Primavera 2008
Dato che io mi avvicino alle ginnaste,
Cate si avvicina a un altro tipo di ginnastica.
Sabato 23 febbraio 2008
Il pigiama party di gennaio era rimasto l'ultimo tra me e Caterina. Ho le mie colpe, non lo metto in dubbio. Colpe anche piuttosto grosse, che avevano causato un allontanamento progressivo.
Aveva messo su il culo dritto perché mi scappava qualche battuta di troppo su quella che ritenevo una ossessione per certi gruppi musicali, e s'era incazzata a morte quando avevo chiamato i Tokio Hotel "Frocio Hotel".
Probabilmente era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso riempito dal fatto che non prendevo seriamente le sue paure legate al corpo che non cresceva. Mi limitavo a dirle che sarebbe arrivato, e che non doveva farsi venire le paranoie. Dentro di sé mi addebitava un disinteresse legato al fatto che io, per lo meno, il corpo da ragazza lo stavo rimediando.
Era forse colpa mia se mi erano uscite le tette?!
Di lei forse è meglio dire un paio di parole. Proveniva da una famiglia arricchita: suo padre si occupava di edilizia, era una persona abbastanza spiccia, quasi rozza, che aveva delegato gran parte degli aspetti genitoriali alla moglie, perché lui era impegnato a far soldi.
La madre aveva un chiaro stampo religioso come quella della Maty. Per quanto io le voglia bene, non è mai stata una vera aquila, e la figlia se l'è sempre rigirata sul dito. Se siamo andate a Londra durante l'estate tra la seconda e la terza media, tutto spesato, era stato perché la mia amica si era intortata a dovere la mamma, fino a ottenere permesso e soldi.
Su qualcosa però difficilmente transigeva, ovvero i dettami religiosi che imponevano alla figlia praticamente tutte le funzioni religiose. Per lo meno si tenevano compagnia lei e la Maty durante quelle che ritenevo noiosissime messe sempre uguali a sé stesse. Come rivedere continuamente la stessa puntata di Peppa Pig.
Una volta tornata sulla linea di galleggiamento a scuola, fatte le sedute di pianoforte con sempre meno entusiasmo e disbrigate le faccende di parrocchia, la figliuola poteva più o meno fare come le pareva, tra cui avere accesso libero a internet. E il candore della madre a volte sfociava nelle fette di prosciutto sugli occhi, per così dire: nessun limite per i siti visitati, nessun controllo.
Anzi, peggio: cosa dovrebbe essere controlato?
Credo che non sapesse nemmeno come consultare una cronologia, quella madre degenere.
Cosa poteva mai uscire da una situazione del genere?
Cate usava parecchio la rete. Cercava tutte le sue informazioni musicali, i suoi gruppi preferiti, li stampava e li ritagliava e li appiccicava tutta felice. Lo aveva sempre fatto, sin dalla quarta elementare, se non mi ricordo male.
Ma quando hai libertà di consultare qualsiasi contenuto della rete e, soprattutto, ti iscrivi ai social fingendo di avere un'età che nemmeno hai, non è che può andarti sempre bene.
Chat, blog, myspace e youtube avevano aumentato il suo interesse per le sottoculture musicali che le piacevano, ma erano anche i posti dove le persone ci si trovavano per solitudine, e per cercare qualcosa di più del solo parlare. Diversi si fotografavano orgogliosamente davanti allo specchio, riconoscendosi dal pallore del volto, dalla matita sugli occhi, l'ampia frangia che copriva parte del volto, i piercing, abbigliamento skinny, il nero prevalente che lasciava posto a strisce rosa, viola o azzurro brillante.
Cate adorava tutto ciò, perché si sentiva finalmente e profondamente connessa a qualcosa. E proprio perchè non voleva perdere questa connessione, con loro calcava la mano sul suo stato di tristezza, sulla tendenza spiccata alla solitudine e alla distanza dai genitori e dagli adulti che aveva attorno, e sul fatto che avesse grande bisogno di emozioni. Si teneva lontana dai pensieri suicidiari, o anche solo dai tagli, odiava farlo e aveva letto in vari post che i tagli potevano infettarsi e erano solo un modo per essere al centro dell'attenzione, e lei non voleva quello.
Quando chattava, spesso si ritrovava a trattare temi legati al corpo e al sesso. Attorno a lei si condividevano immagini di loro stessi nudi, e Cate, con la sua magrezza e le sue forme ancora poco definite, trovava grandi plausi.
Ma quando esponi così tanto il corpo, senza la consapevolezza di quello che susciti in chi sta dall'altra parte, puntualmente arrivano i guai.
Sabato 26 aprile 2008
Per Cate, l'avvicinarsi di maggio e della Cresima era stato tutto tranne che rilassante. La madre la portava forzatamente a lezioni di piano e prove in chiesa, mentre lei chiedeva disperatamente di scegliere un abbigliamento come desiderava.
Ma era qualcosa di troppo importante per la famiglia, per lasciare anche solo dei dettagli in mano a una ragazzina. Cate, abituata a essere accontentata fuori dal recinto delle sue incombenze, si era ritrovata bruscamente a dover obbedire e basta, beccandosi peraltro alcune considerazioni sul suo vestiario di tutti i giorni da alcune catechiste un po' vecchia maniera.
Dall'altra parte, continuava a frequentare luoghi virtuali dove non veniva nascosta una sessualità "libera" e una orgogliosa androginia. Cate era immersa di continuo in un mare di immagini di "emosessualità" visibile e coraggiosa: ragazzi che si baciavano appassionatamente tra loro, si stringevano, si accarezzavano e si tenevano per mano per strada, davanti a scuola. Si filmavano o fotografavano, e le loro emozioni la emozionavano, e le sue emozioni si riversavano in chat e nei suoi profili, rigorosamente con nomi di fantasia. Ma poi erano arrivate le promesse degli hater del genere:
Una bevuta di birra e vi diamo la caccia, emo di merda
Uccidiamo stì froci e ste lesbiche
Emo, froci suicidi di merda
Tokio Hotel, frocio hotel. Emo ricchioni al rogo
Certi commenti l'avevano letteralmente spaventata. Quando scegli di rifugiarti nella rete perchè dal vivo ti fanno certe battute, vedere quelle stesse battute, cento volte più feroci, invadere anche quello spazio, è traumatizzante.
Per di più lei non si sentiva capace di replicare quanto lo faceva di persona. Voleva solo stare da sola, perchè la famiglia non la faceva sentire a casa in quel periodo. Aveva cancellato molte foto, lasciando quelle neutre, limitandosi a chattare con le singole persone.
E le persone spesso, travisando l'età di Cate, finivano per parlare di sesso in maniera molto più ampia. Pur rosa da un rimorso prevalentemente religioso, ma colpita dalle immagini che aveva potuto vedere sia nei magazzini del padre che sui mezzi dei suoi operai, la Cate non aveva opposto resistenza al contatto col mondo della pornografia. Era il pegno da pagare per tornare in una bolla dove non ci fossero hater. Non poteva essere diversamente.
Spacciarti per una ragazza il più possibile adulta, cercare di imitarne il linguaggio e i contenuti, ti fa incappare in ragazze e ragazzi ma anche in adulti. Molti di questi erano semplicemente persone solitarie che scrivevano della loro solitudine e delle loro fantasie. Spesso senza pensarci troppo, inviavano immagini di loro per ricevere conferma, o conforto.
A volte le rubacchiavano in rete spacciandole per loro, chiedendo in cambio qualcosa di lei.
Molti sparivano, alcuni rimanevano.
All'approssimarsi della cresima e all'aumentare della pressione, non solo scambiava materiale personale ma aveva preso a toccarsi in base a cosa chiedevano i maschi che, per farsi capire, le mandavano link a video espliciti. Con le ragazze chattava molto poco, perché le sembrava che fossero esasperanti e, troppo spesso, gli argomenti finivano per essere il modo di tagliarsi e che tipo di pensieri suicidari vorticavano nella loro testa.
Cate, cazzo, che casino dev'essere stato quel periodo per te sempre più avvolta da video porno, spinta dalle richieste e dalle proposte dei maschi. L'esperienza l'aveva portata rapidamente a introiettare quel modo di vedere i rapporti tra ragazze e ragazzi, senza nessun filtro e nessuno strumento che le consentisse di contestualizzare. Anni dopo, studiando seriamente la questione, avevo imparato che riguardo alla cyberpornografia la peculiarità è il suo carattere anonimo, accessibile e abbordabile; questo la rende più accettabile, più "sicura" perché fatta nella privacy più assoluta, e più variegata, perché offre nuovi spazi per la curiosità sessuale delle persone.
Cate era partita da immagini di ragazzi diafani dai capelli neri che si sbaciucchiavano, ed era finita a muscolosi adulti che circondavano poco più che maggiorenni agitando membri sproporzionati.
Ciò che ha realizzato solo dopo diverso tempo è che i contenuti che man mano era finita a guardare alludevano nemmeno tanto velatamente ad abusi, soprattutto nei confronti dei corpi delle donne e nelle esperienze sessuali ormai estreme, lontanissime da una educazione sessuale reale, scopo per cui moltissimi ragazzi maschi si sfondano di porno.
E lo sapete perchè?
Perchè tanto ormai sto facendo la maestrina antipatica e la faccio fino in fondo: come tutte le produzioni degli esseri umani, ormai si basa solo sul risparmio economico, e risparmiare significa fare produzioni più scarse a livello qualitativo, cercando di sopperire all'erotismo con trucchetti sensazionali. Volete un esempio? Dieci maschi che fanno sesso con una ragazza, poi venti, poi trenta, in una ricorsa continua all'eccesso per assicurare l'eccitazione di chi guarda.
La Cate, sola e immersa in questo universo fatto di rapporti sessuali irreali, dopo ore di discorsi sulla corruzione della carne e sulla condanna dei piaceri della carne, sempre piu spesso immaginava sé stessa dentro cose del genere, forse perchè lo vedeva come una sorta di punizione, o forse perchè se tutte quelle ragazze adulte facevano quelle cose, sarebbe dovuto essere così anche per lei, il prima possibile.
Cosa ho imparato a Primavera 2008: un cazzo di nulla, perchè queste cose sono venuta a saperle troppo dopo.
🌕🌖🌗🌘🌑🌒🌓🌔🌕
SPAZIO "DILLO A CHIARA"!
Qual è il genere porno che prefer-
No no no aspetta, non era così! Volevo sapere quando avete avuto il promo vero grande conflitto con il vostro genitore di riferimento?
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