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Marzo 2010

Quando in effetti potevamo giocarci meglio le confidenze che ci aveva fatto Luna, ma che cazzo volete?! Eravamo in terza media!


Martedì 9 marzo 2010

Non era una balla, quella storia aveva vinto una specie di concorso tra tutte quelle che i ragazzi avevano prodotto per il laboratorio di scrittura che aveva come tema la legalità. La sera dell'otto marzo, durante il pigiama party avevo chiesto alle vincitrici «Ma chi recita?»

«Boh, hanno detto che vengono a scuola a presentare la seconda parte, ma non chiedermi quando» aveva risposto Alessia.

Ma quando ci eravamo messe a discutere su chi potesse interpretare Jamie, il dialogo era miseramente degenerato in valutazioni da mercato del bestiame sui maschi della scuola e non solo. E su cosa combinavamo nel fare pensieri su di loro.

Matilde si era trovata molto in difficoltà, una difficoltà crescente quando, scioccamente, l'avevamo incalzata sul tema del toccarsi. Me ne ero accorta troppo tardi e avevo cercato di rimediare cambiando discorso, ma alla fine la serata era diventata un po' smorta, e Matilde aveva trovato il modo di tornare a casa verso le undici e mezza, salvo poi scriverci dicendo che le dispiaceva aver rovinato la serata.

«Madonna quanto sono stata cogliona» aveva sospirato Alessia subito, appena ricevuto il messaggio.

Avrei tanto voluto dirle "Si, hai ragione, cogliona" ma me lo ero tenuto per me.

La mattina dopo, ancora prima di salutare, lei stessa era andata ad abbracciare Matilde chiedendole scusa per le insistenze. Io invece avevo altri pensieri a riguardo. Volevo aiutarla veramente, dopo le mille volte in cui mi aveva aiutata lei, così avevo insistito per andarla a trovare quel pomeriggio.

Avevamo finito i compiti a tempo di record e poi ero uscita allo scoperto con il mio piano di aiuto.

«Capisco l'imbarazzo di parlarne con le altre lì davanti, ma tutto ok sulla questione toccarsi? Cioè, hai problemi non so, di dolori, o cose così?».

«No, no, sto benissimo!» aveva risposto, secca.

«Ok, meglio, quindi è solo una questione di desiderio di farlo, in pratica» avevo filosofeggiato, sicura dall'alto della mia esperienza.

«Si, si, nel senso che non mi fa impazzire l'idea di farlo.»

«Ma senti dei freni a farlo? Non so, tipo il fatto della religione.»

«Non c'entra la religione, ma figurati!» mi aveva interrotta.

Ciao sono Chiara, tredici anni, empatia zero. Ero ricaduta nell'errore della sera prima, non accorgendomi di quando era ora di farla finita.

«Ok, ok, però che ne so, avrai sicuramente le tue motivazioni. Ma se vuoi ti aiuto io

Ecco, avete presente quando dici la cosa sbagliata nel momento sbagliato? Dovevo aver preso la Mirkite.

«In che senso?» mi aveva chiesto, sporgendosi verso di me, incredula.

«A toccarti, possiamo farlo insieme. Ti aiuto, cioè non voglio mastur... aspetta, non pensare che sono lesbica, è solo per darti una mano. Cioè da parte mia che l'ho già fatto. E, dai, me la cavo abbastanza bene, direi» avevo risposto, piuttosto orgogliosa.

«Chià, no» mi aveva risposto, più recisa del solito.

E io avevo lasciato stare. Avevamo parlato di altro, avevamo parlato della sera prima, delle amiche, delle compagne di scuola, della fine delle medie che si avvicinava.

Quando la sentivo parlare del suo futuro, della scuola che aveva deciso, capivo che lei era una ragazza matura tanto quanto (o forse più di) me, che flirtavo con i tipi e ogni tanto usavo le dita per passarmi il tempo solitario. Al momento di salutarci, le avevo dato i soliti tre baci ed ero uscita. Ripensando a quanto avevo fatto la maestrina sul tema del toccarsi e maledicendo le mie pessime capacità di counseling.


Venerdì 12 marzo 2010

Un paio di giorni dopo, il fato aveva terminato l'opera di abbattimento su di noi. Diverse classi erano andate in aula magna a fare gli applausi alle vincitrici e a raccogliere le adesioni per chi voleva recitare, fare il cameraman, truccare, ecc.

Già mentre Alessia leggeva la storia vincitrice, avevo notato il volto scurissimo di Ashley: probabilmente aveva notato come il racconto fosse ispirato a ciò che si sapeva della sua storia, e non ne era rimasta contenta.

E infatti, tornando in classe, era scoppiato un mezzo casino.

Ashley aveva aggredito Matilde, Gaia e Alessia a colpi di «Come cazzo vi siete permesse di mettere in piazza i cazzi miei?»

L'imbarazzo era evidente, soprattutto da parte della nostra amica che aveva caldeggiato la scelta di quel tema per il racconto. Cercava di stare dietro Gaia, sperando che parasse tutti i colpi.

«Ash» s'era messa in mezzo Alessia, «la fai finita? Se ti senti chiamata in causa sono problemi tuoi, cazzo. Io so solo che negli ultimi dieci anni hanno fatto quasi trecento arresti e più di cinquemila denunce di 'sta roba. E mi devo preoccupare se parlando di un fenomeno così grave, sto mettendo in piazza i cazzi tuoi?! Sei te che ti devi fare due domande!»

La rabbiosa reazione di Alessia aveva chiaramente ferito Ashley, che aveva girato i tacchi ed era andata in bagno. Luna era rimasta un attimo in più, guardando me e Matilde.

«Giuro, io non pensavo che foste due merde così.»


Sabato 13 marzo 2010

Cate compiva quattordici anni il lunedì dopo. Caspita Cate, sai, passano gli anni ma tu non li dimostri! Dicendo una battuta del genere sul serio, avrei rischiato la morte per squartamento.

Ma comunque, anche senza fare battute così, ci eravamo rovinate il sabato precedente perché la serata festosa per la vittoria della storia di Matilde, Gaia e Alessia era finita in una specie di discussione con Caterina.

«Non sai quanto mi scoccia dirlo, non ha un'idea. Ma ha ragione Ashley su questo. Potevate evitare alla grande.»

«Senti, ma ti pare che perché una nostra compagna si diverte a fare la bimba di un porco che potrebbe essere suo padre, noi dobbiamo far finta che sta cosa non esiste?»

«La metti giù in termini di merda ma è così. Anche perché se non aveste saputo di 'sta cosa sua, col cazzo che avreste scritto la storia da oscar.»

«Al massimo Nobel» l'aveva corretta Gaia, improvvidamente.

«Sì, dai, non fare la saputa, che hai capito!» poi aveva sbuffato «E quindi avete esagerato a tirare in mezzo la storia di Ash.»

«Senti Cate» aveva provato a spiegare Alessia, «abbiamo fatto un progetto sul tema della legalità. Legalità, ok? Qualsiasi tema avrebbe toccato qualcuno! Se parlavamo, che ne so, della violenza domestica, arrivava Gabri e ci rompeva perchè suo babbo lo riempie di mazzate. Se parlavamo di droga i pusherini della classe potevano dire uguale. Se parlavamo di alcol, poi non ne parliamo. Dai, non fare l'avvocatessa.»

«Beh, io la vedo così. Per lo meno dovevate chiederle se potevate scriverla.»

«Ma te Cate, non stai proprio bene per niente. Ma te hai presente di cosa stiamo parlando? Ma te lo sai di cosa cazzo stiamo parlando?» si era di nuovo scaldata Alessia.

«No, spiegamelo te, Miss So Tutto.»

«Questi, cazzo, questi si chiamano pedofili, lo vuoi capire? Questi che ti stanno attorno quando hai tredici anni e ti fanno bacini bacini quanto sei bella, si chiamano così, pedofili, ok? Non si chiamano "amici grandi", non si chiamano "amori adulti", si chiamano ped-»

«Ho capito, non mi rompere il cazzo. Intanto, per farti capire di quanto state facendo un casino per niente, tra due giorni io compio quattordici anni e potrei andarmene a scopare chi mi pare, senza che questi vengano messi in galera come pedofili, come dici te. E tra me e Ashley ci sono due mesi. Oh, madonna, due mesi, io sono donna e lei bimba? Ma davvero ci credi a quello che dici?»

Alessia era rimasta un po' a bocca aperta.

«Ditemelo se non avete pensato mai al sesso, dai, se avete il coraggio ditelo. E ditemi che se qui non ci fosse, che cazzo ne so, Robert Pattinson che... Te Ale, che fai tutto 'sto pippotto, arriva Pattinson e ti dice "Ale dai vieni, ho una voglia tremenda di fare l'amore con te", tu gli dici di no? Dai, onesta.»

«Smettila di fare ipotesi assurde. Rimani sul concreto.»

«Dici così perchè te lo faresti, eccome! E, ti svelo un segreto, Robert tuo c'ha ventisei anni, dodici più di te. È un pedofilo?» aveva chiesto Cate, quasi ruggendo.

«Cate. Non è la stessa cosa. Ashley sta parlando con uno sconosciuto online. Appena gli ha detto che dovevano sentirsi meno, lui ha sbroccato e ha tirato fuori tutti quei mezzucci per far sentire lei in colpa. Lui è una merda. E basta.»

«E allora spiegami perchè Ash s'è così incazzata per 'sta storia? Se lui fosse solo una bestia che le vuole spillare quattro foto per masturbarsi» aveva replicato Cate.

Sinceramente non ci stavo capendo molto di questo suo scagliarsi. E le avevo chiesto delucidazioni, con il massimo della calma.

«Scusa Cate, sì, magari potevamo dirglielo prima e tutto quanto, però non capisco perché ti sembra così grave che loro ne abbiano parlato, è un argomento serio. Non puoi negarlo.»

«Non ho mai detto che l'argomento non è serio, ma loro hanno usato la storia di Ashley per fare un racconto con la morale: bimbe non parlate con sconosciuti, non fate come Ashley. È lei che sbaglia tutto, è lei il cattivo esempio»

«E cosa c'è di sbagliato?»

«Che Ashley non vi ha mai chiesto aiuto, magari, che cazzo ne sapete, sta benissimo così. Magari lei si sente adulta e adatta. Voi vi sentite bimbette o adulte? Magari lui le sta facendo da mezzo psicologo per quella testa di merda che ha lei e lei sta meglio quando parla con lui. O che ne so, magari sono innamorati veramente.»

«Ma cosa?! Che ha detto Luna che ormai non vive più. E salta i giorni di scuola! E questo ha cinquant'anni e lei tredici e sono innamorati, dai! Giusto nei manga porno! Dai Cate. Falla finita con 'sta storia.»

Il «cambiamo argomento, ragazze» di Matilde, era stato così pacato ma così ragionevole che le avevamo dato retta, ma si vedeva che nessuna di noi si era spostata di un millimetro dalle sue posizioni.


Cosa ho imparato a Marzo 2010: con la sfiga che ho, io devo sempre farmi i fatti miei, altrimenti mi succedono i casini.


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