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Domenica 14 giugno 2009

Thomas, codardo, aveva preferito lasciarmi perdere. Capito? Lui che lasciava perdere me. Dopo che io avevo scelto lui al posto di Mirkino!

Codardo maledetto!

«Certo che Chia, solo te potevi incasinare tutto un palasport con i tuoi giri strani» mi aveva preso in giro la Sophy dopo che ero riuscita a liberarmi dall'angoscia della promozione senza debiti.

Lei stava "studiando" in biblioteca con l'Agne e la Bea, facendosi scherzetti idioti con un quartetto di tizi che stavano nel tavolo di fianco, sfogliando i libri per bambini sull'educazione sessuale e ridacchiando a ogni disegno. Quando poi ero tornata a casa da mia madre dopo aver guardato i tabelloni dei risultati degli scrutini, ero tronfia come mai

Lei mi aveva abbracciata, come succedeva un po' troppo raramente da quando avevo iniziato le medie. E un po' mi dispiaceva e un po' lo ritenevo fisiologico, perché noi due ci scornavamo per qualsiasi cosa e mio padre, preso nel mezzo, sembrava più che altro esaperato. Quella scintilla data dall'abbraccio, mi era piaciuta: forse anche lei si era arresa all'evidenza che poi a scuola non ero un bidone totale come a volte lei mi dipingeva.

Tuttavia io un santino della Maty in camera ce l'avevo, e non è una battuta, avevo proprio una foto di lei con dietro scritto "Santa Maty Salvaci dai Debity Amen".

Ero libera ma in realtà il mio inizio di estate non era stato proprio scoppiettante: Sophy e l'Agne erano impegnate a preparare l'esame di terza media, la Maty era una assolutamente "inefficace" in estate e al massimo ci si poteva andare a prendere il gelato. La Cate era partita il sabato successivo alla fine della scuola per andare ospite da un socio del padre, tre settimane dalle parti di Tropea.

Chi c'era rimasta per passarsi un po' di giorni? Ashley, Viola, e Luna con cui andavo al mare o a cazzeggiare in giro qualche volta assieme a Andrea Cantore, che ci aveva rifilato la Sophy dicendo se potevamo fargli da babysitter.

Aveva proprio detto <Dai Chia, se vai al mare, portati anche Andre che ti ama!>

Non era poi male perchè lui aveva un ombrellone tutta la stagione in un bagno di Milano Marittima e noi lo usavamo praticamente a nostro piacimento litigandoci i lettini quando non stavamo a sguazzare o rincorrerci.

Quattro ragazze e un maschio sarebbe stato il sogno di molti ragazzi appena più adulti di Andrea, ma era un ragazzino delle medie, traete le vostre conclusioni. Con lui prevalentemente ci limitavamo a giocare a nascondino tra le cabine e passare un sacco di tempo in un tavolo laterale del bagno a giocare a Uno e a quel fottuto Dobble in cui io facevo schifo ma ci giocavo lo stesso.

Giuro, vorrei avere per le mani quello che ha inventato Dobble! Ma come gli è venuto in mente?! Ma non poteva inventare, cazzo ne so, GiraLaModaTruzza?!

Cantore forse si era sentito in soggezione per la nostra esuberanza e le nostre urla nel giocare, o forse per qualche battuta di Ashley sulle sue incapacità al di fuori della scuola, fatto sta che aveva deciso di imporci la presenza di Edo Marzelli. In realtà anche quest'ultimo non era certo un capopopolo, così ci eravamo trovate con due innocui che potevamo rigirarci sulle dita, portandoli più o meno dove volevamo, non solo in spiaggia: sala giochi, piazzetta, vialetto dietro la palestra di pallavolo, eccetera eccetera.

E loro, buoni come il pane e un po' bambini, appresso a noi. Un incrocio tra paggetti, guardie del corpo e fratelli minori. Ed era ciò che mi serviva per scardinare i miei genitori alla voce "libertà di movimento".

«Dai, mamma, ho tredici anni, mica cinque! Fammici andare al mare per i fatti miei!»

«Chiara, io ti conosco, hai la testa che hai, non è che mi fido molto» mi aveva risposto, come se l'abbraccio degli scrutinii fosse lontano millenni.

«Cioè, spiegami, tutte le mie amiche possono farlo e io sono l'unica scema che-»

«Chiara, ti ricordo che non più di quindici giorni fa sei stata in presidenza per le stupidaggini che fai.»

«Mamma ma non c'entravo un cazzo!»

«Niente parolacce!» mi aveva zittita, o almeno ci aveva provato.

«Io mi sento esclusa. Non è giusto che io sia l'unica sfigata. Ci vanno tutte.»

«Ma chi sono queste "tutte?".»

«La... la Sophy» avevo iniziato, sparando alto.

«Ha finito la terza.»

«L'Agne.»

«Ha finito la terza pure lei! Chiara, ma credi che tua mamma sia scema?!» mi aveva aggredita, così avevo giocato la carta della disperazione.

«Mamma, non andrei proprio sola! Viola, Ashley e Luna vengono con me. E ci sono anche due ragazzi che ci accompagnerebbero. Sono tranquillissimi, bravi a scuola, innocui. Edo e Andrea.

«Ah, beh» aveva detto, cambiando atteggiamento, «Ma li conosco?»

«Ma sì, sono miei compagni di classe, mamma. Ci vado a scuola da due anni! Ti prometto che ci comporteremo in modo responsabile e staremo attenti. Ok?»

Si vedeva a occhio che, appena le avevo nominato un maschio, aveva cambiato subito prospettiva, come se la vicenda ora avesse guadagnato un Cavaliere dall'Armatura Lucente, e per la Principessina Chiara non ci fosse più nulla da temere. Se non fosse per il fatto che Andrea Cantore non sarebbe stato capace di difendermi nemmeno da un paio di mocciosi dell'asilo.

«E va bene, Chiara. Ma mi raccomando, ti mando solo se andate via in gruppo.»

Leggi "Se ci sono dei maschi", perchè quello era il mio fottuto passaporto per la libertà.

«Grazie, mamma!» avevo fatto la parte «Prometto di rispettare tutte le regole e di essere responsabile. Non ti pentirai!»

«Lo spero davvero, Chiara. E apri bene le orecchie: qualsiasi problema o imprevisto, chiamami subito. Capito? Subito.»

Che poi, io e Viola, quelle più disposte a interagire con quei due, parlandone tra noi, ci dicevamo convinte di poterli mollare quando volevamo, se ci capitava un'occasione più interessante. Sarebbe bastato girare un paio di isolati e dire a quei due «Ci vediamo tra qualche minuto al mare.»

Ma per un sacco di giorni non era successo un bel niente di interessante.


Venerdì 19 giugno 2009

Io magari non ero proprio la più sveglia del circondario ma mi ero accorta ugualmente che Ashley non stesse proprio bene: era altezzosa più del solito, a volte con i nervi a fior di pelle, come se in lei stesse vincendo l'energia negativa. Eppure eravamo in estate: eravamo libere da pensieri sulla scuola, stavamo al mare, cazzeggiavamo in lungo e in largo.

In un paio di occasioni aveva fatto battute su Matilde e il suo fisico, o perché avevo detto che forse ci avrebbe raggiunte per poi essere miseramente smentita dai fatti, oppure perchè in giro l'avevamo vista solo un paio di volte la sera, sempre dalle parti della gelateria. Per Ashley, se avevi un certo tipo di corpo in effetti era meglio non mostrarlo in spiaggia, sotto gli occhi di tutti, meglio quando scende il sole «Che il buio aiuta.»

Odiavo quelle battute, ma non dicevo nulla. Di solito era Viola che smorzava l'amica, dicendo che ognuna sceglieva come passare l'estate.

Sapevo che il rapporto tra me e Ash non era riuscito a diventare mai proprio liscio liscio, o per lo meno, dal suo punto di vista non lo era: era una amicizia/rivalità, e non lo dico per immodestia, ma in questo rivaleggiare lei era sempre più in difficoltà e certe battute le faceva, a mio avviso, per scaricare la frustrazione di una gara ormai persa in partenza, cercando di colpire bersagli facili.

All'epoca, nei miei pensieri riferiti a lei, c'era del body shaming: ero più carina e dal corpo più gradevole perché lei oggettivamente aveva messo qualche chilo, di stress? Non era un mio problema: c'erano e mi aiutavano a scavare un solco rispetto a lei. Poi ero più spontanea nel rapporto con i ragazzi, ero come quei gatti a cui lanci i gomitoli e loro, per pura reazione istintiva, li afferrano con la zampa artigliata.

Non importava se erano solo Marzelli e Cantore, per me era normale scherzarci, farci battute, ridere con loro. Cercare persino il contatto fisico anche se innocuo.

Qualche anno dopo, verso metà del liceo mi era capitato in discoteca di incontrare un tipo che io manco mi ricordavo di lui, che mi aveva fermato con un enigmatico e leggermente alticcio «Ehi, ma te sei Chiara La Bombo!» e io, chiedendo spiegazioni, avevo scoperto che tra quelli di terza media aveva girato il sondaggio idiota "La passi o la bombi" e la leggenda diceva che non mi avesse passata nessuno.

Anche se dubito che molti sapessero esattamente il significato di "la bombo".

Durante l'estate tra la seconda e la terza, sebbene dovessi tenere a bada la continua sensazione che le persone, soprattutto adulte, mi considerassero una potenziale troietta, la mia capacità di flirtare allegramente, per quanto mi riguardava, era sana, non maliziosa o costruita. Al mare lo facevo persino con alcuni ragazzetti turisti con un anno meno di noi, onestamente, tutti sapete quanto poco siano appetibili i ragazzi di seconda media, dai, su.

E alla fine, avevamo perso per la strada sia Ashley che Luna.


Cosa ho imparato fino al 19 giugno: basta dire che ti accompagna un maschio e le mamme si ammorbidiscono subito

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