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Dicembre 2007

Quando passiamo gli ultimi giorni di relativa serenità prima di entrare in un burrascoso 2008


Lunedì 10 dicembre 2007

«Mamma! Per favore, posso avere le Air Max 90? Le adoro, e sono fighissime!»

«Le cosa?!»

«Le Nike Air Max 90 2007 per la precisione» avevo ripetuto, perplessa. Mi ero persino fatta la forza di non dire quelle frasi trigger tipo "Ma ce le hanno tutti!".

Mia madre aveva fatto la solita faccia della madre che sta per dare una lezione di vita alla figlia degenere.

«No, assolutamente no. Abbiamo già discusso di queste cose, e non spenderò una fortuna per un paio di scarpe che tra sei mesi non ti metterai più perché sarà piena estate e finita l'estate saranno fuori moda. Chiara, dai, giù!»

«Ma non capisci! Non è questione di essere come gli altri o 'ste cose! Le voglio perché le adoro! E ce le ha pure la Cate e dice che ci sta comodissima.»

In realtà, Cate ce le aveva ma non le usava, preferendo le Converse nere. Aveva anche provato a "prestarmele" ma non ci entravo nemmeno piangendo in turco.

«Caterina, su, mi sembra che lei possa spendere parecchio più di noi in queste cose» aveva detto, con disappunto, «Il tuo è un capriccio. Credi davvero che avere quelle scarpe ti renderà felice? La vera felicità non deriva da ciò che indossi.»

'Sta stronza che postava su Facebook le foto di quando usciva con le amiche. Ma mi ero trattenuta.

«E poi, Chiara, lo sai che continui a chiedere cose che... sono scarpe orrende, carrarmati da maschiaccio, giusto perché sono un po' colorate. Devi imparare a gestire le tue aspettative. Non posso soddisfare ogni tuo desiderio.»

«Non sei mai dalla mia parte! Sembra che ti ho fatto un dispetto a nascere» avevo detto, giusto per tirare una bomba e vedere cosa succedeva.

«Chiara, a scuola stai facendo schifo e non so nemmeno se riuscirai a essere promossa. A casa aiuti zero e avere a che fare con te è una continua lotta» mi aveva risposto, scocciata, «Tu devi crescere con valori solidi e capire il valore delle cose. E non mi sembra che tu lo stia facendo.»

«Vuoi che apparecchi o mi rifaccia il letto? Lo farò.»

«Prima voglio vedere che lo fai, e comunque devo parlare con tuo padre e sai che la pensa anche lui così.»


Venerdì 21 dicembre 2007

Pensando all'inizio delle medie, l'ultimo brandello di normalità da scuole elementari per noi tre era stato il periodo di festività natalizie. Erano saltati gli schemi dei pomeriggi di recupero per le altre due, e lo spirito natalizio era sceso su mia mamma che non mi rompeva le palle con punizioni assurde.

Avevamo potuto vederci con più tranquillità e io un giorno, entrando in casa di Matilde, avevo persino abbracciato la signora Castelli dicendole che era sempre bellissimo entrare nella loro casa nel periodo delle feste perché era addobbata meravigliosamente.

C'era giusto quella cosa che avevano l'alberino di natale alto come il Grande Puffo, mentre il presepe occupava mezzo salotto e sembrava il plastico di tutta la Palestina del primo secolo, dal Lago di Tiberiade al Mar Morto. Sullo sfondo probabilmente c'era il Monte Ararat.

Non dovendo più vedere tutti i giorni Aaron, i calciatori, le smorfiose letterate e compagnia cantante, ci si era disinnescato un po' quell'astio che ci seguiva durante i normali giorni scolastici. Si potrebbe obbiettare che eravamo ragazzine particolarmente irrisolte se la nostra vita ruotava attorno a dei compagni di classe, ma l'adolescenza è anche questa: ossessionarsi su chi non vuole rientrare per nessuna ragione nella tua visione della vita.

Non so se, ad esempio, le nostre compagne letterate facessero altrettanto con noi, non credo ma era probabile così.

Una mattina avevamo accompagnato Matilde in biblioteca a cercare non so quale saga in tre volumi tipo Le guerre del mondo emerso, e quelle le avevamo viste, ma loro avevano deliberatamente fatto finta di non vederci, finché non era stata la stessa Maty a salutarle. Solo allora si erano degnate di ricambiare il saluto, con fintissimo entusiasmo. E si erano pure interessate di che libri prendeva Matilde.

Era seguito un quarto d'ora in cui inizialmente ci eravamo sorbite una discussione noiosissima sui fantasy, ma poi io e Cate ci eravamo allontanate qualche passo e lei aveva trovato la sezione per ragazzi che riguardava il corpo umano e l'educazione sessuale. Eravamo state beccate dopo qualche minuto dalla Maty mentre sghignazzavamo guardando i libri dove si parlava di peni e vagine, con tanto di illustrazioni.

La nostra paffuta amica ci aveva rifilato uno sguardo di disapprovazione, ma la Cate prontamente aveva risposto «Beh, ognuno ha il suo genere preferito.»

«Ma il tuo non era l'emo?» aveva replicato Maty

«Sei fortunata che sei mia amica» aveva replicato la Cate, quasi sibilando.

Durante le vacanze, oltre a questo episodio divertente ma anche imbarazzante, avevamo passato il tempo a fare cose da undicenni come andare al cinema a vedere Bee Movie e lamentarsi per i finale, oppure La Bussola d'Oro e lamentarsi con la Maty perché c'eravamo quasi addormentate. Essere accompagnate nei posti, essere attese, vedere i genitori con lo sguardo stanco, costretti a guardare film di cui non gliene fregava nulla.


Sabato 29 dicembre 2007

Cate poi era partita per trascorrere il capodanno in montagna, quella stronza piena di soldi. Eravamo andate a salutarla mentre il padre caricava gli ultimi bagagli nella loro station wagon grande come casa mia, trattenendo a stento le più colorite parolacce.

«Ci sentiamo tutti i giorni, ok?» le avevo detto.

«Dobbiamo fare i turni per decidere chi chiama chi» aveva risposto lei, torturandosi il ciuffo sempre più lungo.

Così sul marciapiede, con un sasso, la Maty aveva diligentemente scritto il calendario delle chiamate con gli orari, e quando la macchina era partita, eravamo tornate con carta e penna e ce l'eravamo trascritto.

Orfane della Cate, io e Matilde eravamo tornate ad essere due, e io mi ero lasciata trascinare nel suo mondo di fantasia.

«Ho iniziato a fare questo laboratorio di scrittura e mi piace tantissimo» mi aveva detto appena eravamo rientrate a casa sua.

«Lo fai con le tizie che abbiamo beccato in biblioteca?» le avevo chiesto.

«Sì sì» mi aveva risposto, tutta entusiasta.

«Ma ti stanno simpatiche, quelle?» avevo cercato di indagare, perché non mi sembrava una amicizia sentitissima, tra loro.

«Sì sì, alla fine sono simpatiche, parliamo molto di libri» mi aveva risposto, «poi al corso facciamo degli esercizi per migliorare la creatività e ho iniziato a scrivere una storia, la vuoi sentire?»

Ancora prima di aspettare la mia risposta, si era fiondata a colpo sicuro in un piccolo zaino, prendendo un blocco note dove un paio di pagine erano scritte con tre o quattro tipi di penna diversa. In vari punti dei fogli erano presenti piccoli e semplici schizzi dei personaggi. S'era seduta sul suo letto e aveva iniziato a snocciolare:

Hilary frequenta la seconda media, è una ragazza dolce con dei grandi occhi scuri, ma nella classe non si trova molto bene perché è una vittima di bullismo.

Questo nonostante ha delle amiche e degli amici.

Lei disegna per sfogarsi. Disegna moltissimo, praticamente ogni minuto disponibile che ha lo dedica a disegnare. Disegna e inventa un sacco di personaggi che nella sua testa partecipano a tante bellissime avventure che lei sogna la notte.

Un giorno un bullo della sua classe, che chiameremo Aronno.

E qui ero esplosa a ridere. Era chiaramente un riferimento a certi personaggi presenti nella nostra classe, mi era venuto automatico abbracciarla mentre ancora cercavo di calmare le risate. Ma lei si era limitata a sorridere e dirmi «Fammi finire e poi dimmi che te ne pare.»

Aronno il bullo però trova il blocco dove Hilary disegna tutti i suoi personaggi, allora lo prende, inizia a sventolarlo in mezzo alla classe. Inoltre prende in giro Hilary per i suoi personaggi e gli dice che è una sfigata che fa disegnini delle scuole elementari come le bambine.

Claire e Cathy la difendono, essendo le sue amiche del cuore, allora Aronno se ne va scocciato.

Da quel momento Hilary ogni giorno lo vive così e non sa più cosa fare.

Una sera però sogna i suoi personaggi prendere vita dalla carta e aiutarlo nello sconfiggere chi la fa stare male.

Quando si sveglia ha capito che era solo un sogno!

Ma pensa che quel sogno può diventare realtà, così ogni giorno disegna personaggi nei cambi dell'ora sul suo diario.

Un giorno alla ricreazione, Aronno con i suoi amici le ruba il diario e gli strappa i disegni di Froggy che stava facendo. Gli amici di Hilary corrono dalla prof di italiano.

Aronno, quando arriva la prof, prova a dire che non ha fatto niente ma la prof non ci crede e gli da una nota. Ma solo una nota!

Finita la scuola, Hilary sta tornando a casa in bici e incontra Aronno e i suoi due amici bulli, che se la prendono con lei per avergli fatto mettere una nota. Le rubano di nuovo il diario.

Ma dal nulla arriva Froggy, gigantesco, con la bocca fiammeggiante. È identico a quello del disegno! Hilary si prende un colpo ma Froggy va dai tre bulli e da loro una leccata bollente, facendoli scappare urlando.

Aronno il giorno dopo, con la guancia incerottata aspetta Hilary, Claire e Cathy. Si scusa perchè si è comportato male.

Tutti si abbracciano e finalmente diventano amici, senza più prendere in giro nessuno.

«Ti piace?» mi aveva domandato.

«Eh, io pensavo che Froggy se li mangiasse» avevo replicato, quasi delusa da quel finale troppo buonista.

Lei era parsa scandalizzata, e mi aveva detto «Ma Chiara ma no! Dobbiamo dare una seconda possibilità a chi ha sbagliato! Lo dice pure Gesù!».

Si era allargata in un sorriso disarmante. Era Matilde, era così, ed era splendida.


Cosa ho imparato a Dicembre 2007: Matilde è troppo buona, e i buoni nella vita fanno poca strada



🌕🌖🌗🌘🌑🌒🌓🌔🌕

SPAZIO "DILLO A CHIARA"!

Ma voi la storia di Aronno e Froggy come l'avreste fatta finire?

E soprattutto, come le vedete le Air Max 90 2007?

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