Tutto in fumo
Thomas non riusciva a staccare gli occhi da Teresa mentre la vedeva arrampicarsi con agilità sulla parete rocciosa, superandolo senza nemmeno voltarsi a guardarlo.
Non riusciva a capire come avesse fatto a salire così in fretta, ma quando raggiunse finalmente il punto dove lei era, la trovò immobile, che gli dava le spalle, come se stesse fissando qualcosa al di là del vuoto.
«Hei, tutto okay?» le chiese, cercando di mascherare il lieve affanno nella voce.
Teresa non rispose subito, continuava a guardare il panorama che si stendeva sotto di loro: un paesaggio vasto, silenzioso, come se il mondo fosse sospeso nel tempo.
Poi, finalmente, si voltò verso di lui, ma il suo sguardo sembrava perso «Sto pensando»
Un'ombra si fece più intensa nel cuore di Thomas.
Non era solo la fatica a rendere pesante l'aria intorno a loro, ma c'era qualcosa di inquietante nel suo tono, qualcosa che non riusciva a definire.
«Ti ricordi tua madre?» chiese alla fine la ragazza.
«Ehm, credo di sì» rispose lui anche se in realtà riusciva a visualizzare a fatica i tratti del volto di sua madre.
«Io ricordo la mia» affermò lei, e fece una breve pausa, mentre gli occhi le diventavano lucidi «Prima di W.C.K.D., era tutto quello che avevo»
Thomas la guardò, come se volesse capire cosa stava cercando di dirgli, ma lei continuò senza fermarsi «Quando si ammalò... non sapevo che cosa fare. Ero solo una ragazzina e mi faceva paura, soprattutto quando faceva quei versi orribili» la sua voce tremò appena «Poi, una sera, non urlò più. Andai in camera sua... e c'era sangue ovunque»
Thomas non disse niente, ma il suo viso si fece più teso, percepiva che quella storia nascondeva qualcosa di brutto.
La ragazza continuò, sentendo il bisogno di raccontare, di condividere il peso del passato che portava con sé «Ma lei era seduta lì, calma, sembrava stesse dormendo»
Teresa abbassò lo sguardo, come per cercare di mettere a posto i pezzi di quel ricordo che non riusciva a dimenticare «Si era uccisa, Thomas» disse, la voce che si faceva più bassa, più rotta.
Un nodo si formò nella gola di Thomas.
Ma c'era qualcosa nel modo in cui Teresa parlava che lo colpiva più di ogni altra cosa.
Non era solo il dolore di una giovane ragazza che aveva perso qualcuno, ma qualcosa di più, qualcosa di profondo che si nascondeva dietro quelle parole.
«Nel mondo ci sono milioni di persone che soffrono, milioni di storie come la mia. Non possiamo fare finta di niente. Io non lo farò» disse con una fermezza che lo fece rabbrividire.
«Teresa, ma che stai dicendo?» la sua voce era un sussurro, ma le sue mani si strinsero, il cuore accelerò.
«Sto solo dicendo che voglio che tu capisca» rispose lei, senza guardarlo negli occhi, come se le parole non fossero più sufficienti.
«Cosa c'è da capire?»
A quel punto, mise una mano in tasca e tirò fuori un piccolo oggetto «Il perchè l'ho fatto»
Thomas lo riconobbe solo dopo qualche secondo: una radio, o forse qualcosa di simile, ma di certo non sembrava niente di buono.
Il suono che seguì, un rumore metallico, sgraziato, non fece in tempo a confondersi con il silenzio che li circondava.
I suoni nell'aria diventarono più distinti e, nella direzione in cui Teresa stava prima fissando il cielo, apparvero delle luci, vaghe ma inconfondibili.
Si avvicinavano a gran velocità.
«Che cosa... Teresa?» la sua voce si spezzò mentre lo sguardo della ragazza non tradiva alcuna paura.
Sembrava solo tristezza, ma non quella che si sarebbe aspettato da chi stava compiendo un gesto così devastante.
Thomas non voleva credere che la ragazza era riuscita a mettersi in contatto con W.C.K.D., non voleva credere che li aveva traditi.
«Ti prego, non ribellarti» disse lei, e Thomas vide il dolore nei suoi occhi, ma non riusciva a capire come fosse possibile.
Come poteva esserci tristezza, quando quello che stava facendo avrebbe significato la fine di tutto?
Il sangue gli si raggelò nelle vene «Che cosa hai fatto?» la domanda ruppe il silenzio.
Teresa non rispose.
E Thomas non attese nemmeno un altro secondo.
Si voltò di scatto e cominciò a scendere dalla parete rocciosa con tutta la forza che aveva, senza guardarsi indietro, mentre il panico gli saliva alla gola.
Doveva raggiungere l'accampamento.
Quando finalmente arrivò nel punto in cui si erano fermati prima, non trovò nessuno.
Newt, Minho e Frypan non c'erano più.
Probabilmente erano tornati all'accampamento dopo che lui aveva seguito Teresa per parlare.
Doveva correre, doveva arrivare prima che fosse troppo tardi.
Il suono dell'elicottero della W.C.K.D. lo colpì come un colpo al cuore, ed era ormai troppo tardi.
Un missile esplose sopra di lui, il rumore del razzo che partiva lo scosse fino nelle ossa.
Poi un altro, e un altro ancora.
La terra tremò sotto i suoi piedi mentre l'accampamento veniva inghiottito dalle fiamme.
Thomas si fermò su una collinetta bassa che però gli permetteva di avere una visione d'insieme dell'accampamento, il respiro gli si bloccò.
Le urla, le voci disperate della gente, arrivarono alle sue orecchie.
Un'angoscia opprimente lo prese, ma non riusciva a fare altro che guardare mentre tutto ciò che conosceva veniva ridotto in cenere.
Riprese a correre e quando arrivò sul posto la scena che gli si parò davanti era un incubo che non riusciva a credere fosse reale.
L'aria era densa di fumo e polvere, mentre il terreno tremava sotto il suono incessante delle esplosioni.
Le strutture che un tempo ospitavano il campo erano ormai distrutte, annerite dalle fiamme che le avvolgevano, e il calore era insopportabile.
Ogni angolo era in preda al caos: uomini e donne correvano in tutte le direzioni, alcuni armati e altri che cercavano solo di scappare dalla furia di W.C.K.D.
Gli elicotteri volavano bassi, facendo un rumore assordante mentre scaricavano uomini in tuta protettiva che sparavano con le loro armi scariche elettriche su chiunque si trovassero davanti; lo stesso tipo di armi che avevano usato contro di loro quando erano riusciti a scappare dalla loro base.
Il cuore di Thomas batteva all'impazzata.
In mezzo a quel disastro, la sua mente era ossessionata da un solo pensiero: trovare Newt e gli altri.
Dovevano essere da qualche parte.
Non importava cosa fosse successo, non importava quanto fosse pericoloso, non si sarebbe fermato finché non li avesse trovati.
Si lanciò nel mezzo del caos, schivando le persone che gli passavano accanto, cercando di ignorare la paura che cercava di fargli fermare il cuore.
Uomini di W.C.K.D. correvano e urlavano ordini, mentre esplosioni e grida si mescolavano in un concerto di orrore.
Il fuoco che divampava tra le rovine illuminava le tute nere dei soldati, e Thomas si sentiva inghiottito dal fragore che lo circondava.
«Newt!» urlò a squarciagola, sperando che il suono della sua voce riuscisse a farsi strada tra tutto quel frastuono «Newt!»
Ma la sua voce sembrava venire inghiottita dal rumore delle esplosioni.
Non si diede per vinto, però.
Dovevano esserci, dovevano essere là fuori, da qualche parte.
All'improvviso, qualcuno lo afferrò per le spalle.
Thomas si girò di scatto, pronto a difendersi, ma si rilassò vedendo il volto di Brenda, che lo guardava con uno sguardo carico di preoccupazione.
La sua espressione era dura, ma non c'era tempo per le spiegazioni.
«Thomas, sei uno stupido!» urlò, tirandolo verso di sé con una forza che lo sorprese.
Senza dire una parola, lo trascinò dietro una macchina che ormai sembrava un mucchio di rottami, un rifugio improvvisato mentre il caos continuava intorno a loro.
Jorge stava riparato dietro la carcassa del veicolo, impugnando una pistola, pronto a rispondere a chiunque si avvicinasse «State giù!» ordinò, con un tono che non ammetteva discussioni.
Nonostante il pericolo evidente, Thomas non gli diede ascolto.
Qualcosa, anzi, qualcuno aveva catturato la sua attenzione.
Non riuscì più a distogliere lo sguardo da quello che accadeva a qualche decina di metri da loro.
I suoi occhi erano fissi su Newt e gli altri.
Si stavano difendendo come potevano, i volti tesi di determinazione, mentre cercavano di abbattere più uomini della W.C.K.D. possibili.
Vince, armato di una mitraglietta, stava dando loro una mano, e Thomas sentì una fitta di paura: erano troppo esposti e in evidente difficoltà.
Ma la realtà tornò presto a farsi sentire «Dobbiamo andarcene, adesso! C'è ancora una possibilità!» urlò Jorge, la sua voce rotta dall'urgenza.
Thomas scosse la testa, il cuore che batteva più forte «Io non me ne vado senza di loro»
Non c'era possibilità che lo convincessero a lasciare i suoi amici.
Non l'avrebbe mai fatto.
Jorge sbuffò «Hei, ascoltami: non puoi fare niente per loro» disse, cercando di fargli capire la gravità della situazione «Non c'è tempo, dobbiamo andare. Ora!»
Proprio mentre Jorge finiva di parlare, il forte rumore di un'esplosione li fece sobbalzare.
Una granata elettrica aveva colpito il terreno accanto a Newt e agli altri, e quando esplose, decine di scariche elettriche si diffusero come onde d'urto, travolgendoli e facendoli stramazzare al suolo.
Thomas sentì il corpo cedere, il cuore che batteva in modo irregolare mentre il mondo intorno a lui diventava confuso.
Gli uomini della W.C.K.D. arrivarono pochi istanti dopo, afferrandoli con brutalità e trascinandoli via.
Thomas si sentì morire e si lasciò andare per terra cominciando a respirare affannosamente.
Non riusciva più a pensare chiaramente.
«Mi dispiace» disse Jorge con una voce piena di rimorso, come se ogni parola fosse una condanna «Ma se non ci muoviamo adesso, non avremo alcuna speranza»
Thomas non lo guardò, stava fissando il vuoto «È giusto che voi ve ne andiate» la voce rotta ma decisa.
Brenda lo guardò, incredula «Cosa?» chiese, la sua voce spezzata dalla confusione e dalla preoccupazione.
«Non stanno cercando voi. Dovete andare, adesso»
Brenda aprì la bocca per rispondere, ma le parole le si bloccarono in gola.
Sapeva che non sarebbe riuscita a convincerlo, ma non voleva andarsene.
«Non posso andarmene senza di loro. Andate»
Jorge si mise in piedi «Buona fortuna» poi prese Brenda per il braccio e la tirò via, senza voltarsi indietro.
Thomas rimase solo.
Il caos continuava, ma lui sapeva che non poteva fermarsi.
Doveva agire.
Doveva trovare una soluzione.
Ogni secondo che passava senza una mossa era un secondo perso.
Abbassò lo sguardo e vide qualcosa per terra: un sacco, abbandonato nel mezzo della battaglia.
Forse lì dentro c'era qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo.
Con il cuore che batteva forte, si chinò, pronto a lottare fino alla fine.
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