Il crollo
Stava per premere il pulsante, era a un passo dal farlo.
Un'ondata di immagini gli passò davanti agli occhi come una sequenza frenetica: la Radura, con la sua calma apparente che ora gli sembrava un ricordo distante, i volti dei ragazzi che si era dovuto lasciare alle spalle, l'oscurità della prigionia sotto il controllo di W.C.K.D., la fuga frenetica attraverso la Zona Bruciata, e tutti i suoi amici, quelli che ancora erano lì, accanto a lui... e poi, Newt.
Il pensiero del biondino lo colpì come un pugno nello stomaco.
Avrebbe voluto afferrargli la mano in quel momento, sentirne il calore e la forza, ma il solo pensiero che stava per fare qualcosa che avrebbe potuto compromettere anche lui, il suo Newt, gli attanagliava il cuore come un nodo impossibile da sciogliere.
Stava cambiando idea?
La risposta, dolorosa e innegabile, affiorò nella sua mente: sì, non ce l'avrebbe mai fatta.
Non poteva farlo.
Non a Newt, non ai suoi amici, nonostante tutti fossero dalla sua parte.
Non ora, non così.
Poi, un suono improvviso, un clacson che squarciò il silenzio, lo fece sobbalzare, riportandolo bruscamente alla realtà.
Aprì gli occhi, il battito accelerato, e si girò nella direzione del rumore.
Un furgone semi-corazzato, che si avvicinava a gran velocità da destra, sfrecciò davanti a lui come un missile.
Dietro al volante, riconobbe Jorge, che si lanciò tra un gruppo di uomini di W.C.K.D., costringendoli a disperdersi nel tentativo di non essere investiti.
Il furgone proseguì la sua corsa come un proiettile impazzito, schiantandosi contro un piccolo elicottero atterrato poco prima.
L'esplosione di metallo e fiamme avvolse l'aria, facendo rimbombare l'onda d'urto nella sua testa.
I pezzi di metallo volarono in tutte le direzioni e ognuno di loro si gettò a terra, rifugiandosi dietro ogni cosa che potesse offrire protezione.
Le persone che non erano ancora state caricate sui mezzi fuggirono in preda al panico, mentre gli uomini armati si riorganizzavano velocemente, cercando di ricatturare i fuggitivi.
Janson, con un gruppo di soldati, scortarono la dottoressa Paige e Teresa verso l'enorme velivolo che li aspettava.
Thomas guardò frenetico intorno a sé.
Doveva trovare Sonya.
Ma non c'era traccia di lei.
«Tommy, dobbiamo andare!» gridò Newt, la sua voce rotta dalla paura, mentre Thomas rimaneva impietrito, incapace di muoversi.
«Sonya! Hanno preso Sonya!» le sue parole, uscivano spezzate, cariche di frustrazione e impotenza.
«Cazzo» esclamò Newt, l'espressione scurita dal dolore e dall'impotenza.
«Forse si è liberata, sarà qui da qualche parte» cercò di rassicurarlo Minho, ma la sua voce tradiva la preoccupazione.
Erano sotto tiro.
Ogni secondo che passava sembrava allungarsi come un'eternità.
Dovevano trovare un rifugio, un angolo dove potersi nascondere, ma Thomas non riusciva a distogliere lo sguardo, cercando disperatamente la figura di Sonya, che sembrava essersi volatilizzata nel nulla.
«Forza! Dobbiamo andare!» Minho, impaziente, stava per afferrarlo, ma proprio in quel momento un uomo armato gli puntò contro una pistola.
Thomas sgranò gli occhi.
Il cuore gli batteva forte, il respiro si fece affannoso.
Doveva fare qualcosa.
Abbassò lo sguardo.
In mano teneva ancora l'ordigno esplosivo.
Senza pensarci, lo premette, e come un fulmine lo scagliò contro l'uomo armato e i suoi compagni attorno a lui.
«Tutti a terra!» urlò con tutta la forza che riuscì a mettere nella voce e tirando assieme a sé anche Newt.
L'esplosione che ne seguì fu devastante.
Il boato rimbombò nell'aria, facendo tremare il terreno sotto i loro piedi.
Thomas rimase a terra per qualche istante, lo stomaco in tumulto e il respiro affannoso, mentre Newt si rimetteva velocemente in piedi.
Poco dopo il biondino lo afferrò per una spalla, con la forza di chi non poteva permettersi di perdere altro tempo.
Lo trascinò in piedi e, quasi senza che Thomas se ne accorgesse, lo stava già portando verso l'auto lasciata da Brenda e Jorge, poco più in là.
Minho e Frypan, nel frattempo, si erano già messi in azione: stavano sparando agli uomini di W.C.K.D. con delle armi, probabilmente passategli da Vince che si trovava a qualche metro di distanza da loro, usando come protezione un mucchio di oggetti metallici accatastati a casaccio.
«State attenti!» urlò Minho, mentre il suo fucile sparava senza sosta, il suono delle pallottole che rimbombavano nell'aria, mentre Thomas e Newt gli passavano accanto, correndo verso Jorge e Brenda.
«Dobbiamo andarcene di qui!» anche Frypan stava battendo in ritirata, correndo insieme a loro, ma lo sguardo di Thomas non riusciva a distogliersi da Minho.
Gli uomini di W.C.K.D. stavano accerchiando il gruppo, e le munizioni stavano finendo.
Ogni istante sembrava l'ultimo.
«Minho! Vieni!» urlò Thomas, ma il ragazzo non gli diede retta.
La sua voce, per un attimo, rimase sospesa nell'aria.
«Allontanatevi! Ci penso io e vi raggiungo!»
Eppure, in quell'istante, il suo fucile si fermò.
Un silenzio gelido si fece strada tra loro.
Un uomo armato approfittò della sua momentanea disattenzione, scaricando una scossa elettrica su Minho.
La scena fu rapida e brutale.
Il ragazzo cadde a terra, le convulsioni che scuotevano il suo corpo.
«Minho!» urlò Thomas, la voce rotta dal terrore, mentre correva verso di lui, ma fu fermato di colpo da Jorge che lo afferrò per le spalle, trascinandolo via.
«Non puoi aiutarlo!» continuava a gridargli l'uomo, la sua voce ferma ma spezzata allo stesso tempo.
Thomas lottò contro di lui, cercando di liberarsi, di correre da Minho.
Non poteva lasciarlo là, non poteva.
Ma si arrese quando capì che non poteva più fare nulla.
Si inginocchiò, con il cuore che gli martellava nel petto, mentre Minho veniva caricato sullo stesso enorme elicottero sul quale erano saliti Ava Paige e Teresa.
Il velivolo alzò lentamente la sua rotta, il portellone che si chiudeva, portandosi via i suoi amici.
La realtà lo colpì come un muro, mentre lo guardava salire nel cielo, con la consapevolezza che ormai non c'era più nulla che potesse fare.
Era ormai calata la sera.
Il paesaggio che li circondava era una distesa di buio e distruzione: edifici in rovina, macerie e segni di un conflitto che sembrava non finire mai.
Il cielo sopra di loro, privo di stelle, sembrava riflettere l'inquietudine che si annidava nei loro cuori.
Accesero un fuoco, l'unico punto di luce e calore in mezzo alla desolazione.
Le fiamme danzavano e gettavano ombre tremolanti sui volti stanchi dei ragazzi.
Si coricarono per la notte; Newt si era sdraiato accanto a Thomas, sentendo il peso della giornata sui propri muscoli.
«È tutta colpa mia, Minho e Sonya sono stati presi» borbottò Thomas tra sé e sé, la voce bassa e carica di rimorso.
Newt alzò lo sguardo, il volto illuminato dal bagliore del fuoco «Tommy, sai bene che non è così»
Thomas scosse la testa, fissando le fiamme «Teresa ha fatto arrivare W.C.K.D. qui solo perché io ho lasciato che venisse con noi»
«Come potevi fare a saperlo?» Newt cercava di mantenere la calma, ma anche lui era combattuto dentro.
«Non lo so... ma dovevo immaginarlo in qualche modo» rispose Thomas, la sua voce quasi un sussurro nel vento notturno.
Newt si avvicinò e gli prese il viso con le mani, incatenando i suoi occhi a quelli di Thomas nonostante lui cercasse di guardare altrove «Hei Tommy, ascolta...» le sue parole erano un misto di dolcezza e determinazione «Non potevi sapere che sarebbe andata in questo modo»
Thomas cercò di rispondere, ma Newt lo interruppe, stringendo leggermente la presa «Troveremo un modo per salvare Minho, Sonya e tutti gli altri. Te lo prometto, fosse l'ultima cosa che faccio»
Poi il biondino gli diede un bacio sulla fronte, un gesto semplice ma carico di affetto e conforto.
Si sistemò per dormire, sperando che le sue parole avessero alleviato almeno un po' il peso che gravava sulle spalle di Thomas.
Quelle parole, in effetti, gli avevano dato un po' di forza; si sentiva ancora terribilmente in colpa per ciò che era successo, ma adesso sentiva che c'era una piccola speranza.
Guardò Newt che, steso accanto a lui, respirava lentamente, il volto rilassato nella luce soffusa del fuoco.
Thomas chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal suono delle fiamme e dalla presenza rassicurante di quel ragazzo che amava con tutto sé stesso.
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