Fori d'uscita
La mattina seguente, Thomas si svegliò abbastanza presto, cosa che avevano fatto un po' tutti.
La verità era che nessuno sembrava essere riuscito a chiudere davvero gli occhi, e il silenzio che aleggiava nell'aria lo confermava.
Le immagini della sera precedente, quella violenza insensata, sembravano ancora fresche nella sua mente.
Si voltò e vide che Newt era seduto accanto a lui, gli occhi fissi nel vuoto, le mani avvolte intorno alle ginocchia.
Il biondino sembrava perso nei suoi pensieri, ma quando si accorse che Thomas si era svegliato, lo guardò con un mezzo sorriso, quasi a voler mascherare la pesantezza dell'atmosfera che li circondava.
«Sembra quasi che ieri sia stato solo un sogno» disse Newt, la voce un po' tremante, come se non riuscisse a credere completamente a quello che era successo.
Thomas si mise seduto, sfregandosi gli occhi e cercando di mettere insieme i pezzi della sera precedente.
Si avvicinò a lui, gli cinse il fianco con il braccio, quasi come a cercare un po' di conforto.
Un conforto che, in fondo, nemmeno lui sapeva come trovare.
«Già, vorrei che fosse così» rispose, la voce bassa, mentre poggiava la testa sulla spalla di Newt.
Era un gesto che sapeva già quanto fosse reciproco.
Entrambi avevano bisogno di sentirsi vicini, anche se il mondo attorno a loro era crollato in una notte.
Newt sospirò, scrollando leggermente la testa «Dobbiamo fare qualcosa, Tommy. Non possiamo lasciare che W.C.K.D. la passi liscia. Non possiamo arrenderci così»
Thomas annuì, sentendo una fitta al petto.
Non era solo una questione di vendetta, ma di giustizia.
Non poteva permettere che le vite di tutta la gente che era stata uccisa fossero state spezzate senza che ci fosse una reazione da parte loro.
I due si alzarono, le gambe ancora pesanti, e si incamminarono verso ciò che restava dell'accampamento.
L'aria era densa di fumo e il paesaggio che si presentò davanti ai loro occhi era qualcosa che non avrebbero mai dimenticato.
Le rovine erano un disastro totale.
Oggetti metallici sparsi ovunque, frammenti di costruzioni distrutte che giacevano come pezzi di un puzzle irrisolvibile, e montagne di cenere ancora fumanti.
Sembrava che il mondo avesse perso la sua forma, e ogni angolo dell'accampamento raccontava la storia di una battaglia non vinta.
La devastazione era ovunque, e la sensazione di impotenza aleggiava nell'aria.
Tutti si aggiravano tra le rovine, cercando di raccogliere ciò che era rimasto intatto.
Frypan si trovava seduto su un baule semi distrutto, mezzo bruciato.
Quando parlò, la sua voce sembrò come se stentasse a trovare una direzione «E adesso che facciamo?»
Vince, inginocchiato accanto alla salma di Mary, si alzò in piedi.
Il suo viso era segnato dalla fatica e dalla tristezza «Raggruppiamo chi resta di noi. Come stabilito, portiamo i ragazzi al sicuro. E poi... ricominciamo tutto daccapo»
L'espressione sul volto di Thomas si indurì.
La sua voce, quando finalmente si fece sentire, fu tanto ferma quanto carica di determinazione.
«Io non vengo con voi» disse, le parole taglienti nell'aria come un coltello.
Tutti si girarono verso di lui, sorpresi, quasi increduli, tutti tranne Newt che già sapeva cosa stava per dire.
L'atmosfera cambiò all'istante.
«Che cosa?» chiese Vince, le sopracciglia corrugate dalla confusione.
Thomas alzò lo sguardo, gli occhi colmi di un fuoco che neppure lui riusciva a domare «Non lascerò che W.C.K.D. tenga i miei amici prigionieri»
Vince si avvicinò di poco a lui «Ehi, ragazzino, guardati intorno! W.C.K.D. ci ha massacrato» allargò le braccia per indicare la devastazione tutt'intorno a loro «Pensa bene a quello che dici. Non possiamo permetterci di rischiare altro»
Thomas lo guardò intensamente, ma non si lasciò intimidire «Non vi ho chiesto di venire con me»
Ad un tratto Brenda si avvicinò con passo lento, ma non esitante.
La sua voce, sebbene calda, portava un'ombra di preoccupazione «Thomas, so di essere l'ultima persona che può dirti una cosa del genere, ma quello che vuoi fare è troppo pericoloso. È impossibile»
Jorge, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, aggiunse con tono ruvido: «Più un suicidio direi»
Thomas si voltò verso di loro, ma dentro di sé era deciso.
Impugnò un fucile che si trovava vicino a un mucchio di rottami, se lo legò sulla spalla con il laccio e lo sollevò.
Le parole che pronunciò, pesanti e definitive, si riversarono sul gruppo come un tuono in lontananza.
«Può darsi, ma adesso so quello che devo fare. Questa è una cosa che riguarda tutti noi e tutti quelli che W.C.K.D. ha preso o che prenderà in futuro. Non la smetteranno mai. Non si fermeranno, quindi... li fermerò io»
Dopo aver detto quella frase Newt, che era sempre rimasto accanto a lui, gli strinse la mano e lo guardò accennando un piccolo sorriso come a dirgli che qualunque cosa fosse accaduta lui sarebbe rimasto sempre al suo fianco.
Poi si girò verso gli altri «Devo ammettere che vorrei la rivincita. Voi no?»
Quelle sue parole sembravano essere state sufficienti a far riflettere il resto del gruppo.
Thomas guardò ognuno di loro, uno per uno.
Non servivano parole, solo lo sguardo che attraversava le loro anime.
Forse, alla fine, erano riusciti a convincerli.
*Angolo scrittrice del 2024*
Ciao a tutti!
Era da un po' che non facevo uso dell' "angolo scrittrice".
Siamo arrivati alla fine anche di questa storia (di nuovo).
Ora, finalmente, son felice di annunciarvi che la storia che chiuderà questo lunghissimo viaggio è in fase di scrittura!
Sono passati giusto un po' d'anni da quando ho promesso di pubblicare questa quarta storia ma sfortunatamente non sono riuscita a mantenere la mia parola e spero che possiate scusarmi.
Ci tengo, ancora una volta, a ringraziare chi, dopo tanto tempo, ha deciso di riprendere a leggere queste mie ff e chi, invece, è nuov*.
Non mi resta che augurarvi un ''arrivederci'' perché a breve (questa volta per davvero) ci vedremo nella prossima storia.
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