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La cosa giusta da fare

Le dita del biondino smisero di tamburellare all'istante.
I loro sguardi si incrociarono e sul volto di Newt, all'inizio sorpreso, comparve un lieve sorriso.
Thomas ricambiò.
«Hei ragazzi, che ci fate qui da soli?» la voce di Minho per poco non gli fece prendere un colpo.
I due ritirarono le mani con uno scatto fulmineo.
Thomas sperava con tutto il cuore che il Velocista non avesse notato quel dettaglio, complice anche la poca luce che li illuminava.
«Ecco, ehm...» ancora una volta Thomas stava facendo la figura dell'idiota.
Newt si alzò in piedi «Stavo dicendo al Pivello che domani è il grande giorno» disse con voce ferma, al contrario di lui aveva la situazione perfettamente sotto controllo.
In effetti, l'indomani, lui e Minho sarebbero finalmente potuti andare a esplorare la Sezione 7.
«Sì, infatti» anche Thomas si alzò «Ora è meglio che vada a dormire»
Si incamminò a passo svelto verso la sua amaca, accanto a essa Chuck dormiva già.

Quella notte fece fatica ad addormentarsi, continuava a ripetere nella sua testa quella scena.
Alla fine non aveva fatto niente di male, no?
Eppure perchè continuava a pensare che in quella stretta di mano ci fosse molto di più?
Cercò di scacciare via quei pensieri, se ne sarebbe occupato un'altra volta.

«Pronto Pivello?» Minho si stava già riscaldando facendo qualche saltello sul posto.
«Prontissimo»
I due corsero nel Labirinto per una decina di minuti prima di arrivare alla Sezione 7.
Ad un tratto il cilindro metallico prese a emettere dei segnali sonori, sembrava che li stesse guidando nella giusta direzione.
Minho gli disse di non riconoscere il corridoio che stavano attraversando, suppose che fosse stato il segnale del cilindro a farlo aprire.
Si fermarono quando arrivarono a un percorso che pareva sospeso nel vuoto che terminava in quello che sembrava un vicolo cieco, un alto muro si parava davanti a loro.
Improvvisamente il numero 7 digitale sul cilindro da rosso diventò verde e quello che sembrava solo un muro in realtà nascondeva un passaggio dietro di esso.
Una serie di altri muri si aprirono sollevandosi verso l'alto mostrandogli un altro corridoio non troppo lungo.
Un'apertura a forma di cerchio, sulla parete alla fine di esso, si aprì poco dopo, non si vedeva dove conducesse poiché era completamente buia.
I ragazzi non ebbero il tempo per decidere se entrare in quel posto, che sembrava proprio essere la tana dei Dolenti, poiché si attivò uno scanner che, dopo averli identificati, fece scattare un allarme che non prometteva nulla di buono.
I muri che poco prima si erano aperti per consentirgli di arrivare fin lì stavano cominciando a chiudersi e i due ragazzi iniziarono a correre per evitare di rimanere chiusi lì dentro.
La Sezione 7 si stava chiudendo, Minho e Thomas rischiavano di rimanere in trappola.
Dopo una lunga e faticosa corsa contro il tempo i due Velocisti riuscirono a tornare sani e salvi alla Radura.

Era stata indetta un'altra riunione nel Casolare per parlare dei risvolti.
«Avete scoperto qualcosa?» Newt si rivolse più a Minho che a lui. Era chiaro che anche il ragazzo non si sentiva ancora pronto per guardarlo dritto in faccia.
«Cos'hai combinato stavolta?» fece Gally scontroso.
Thomas cercò di ignorarlo «Forse ci siamo. Potremmo aver trovato una via d'uscita»
«Davvero?»
«È così. Abbiamo aperto una porta, non l'avevo mai fatto. Forse è la tana dei Dolenti di giorno» rispose Minho.
«Quindi qual è il prossimo passo?»
«Forse è proprio quella la via d'uscita»
«Aspetta, aspetta. Volete portarci nella tana dei Dolenti?» Chuck non era l'unico preoccupato tra i Radurai.
Un mormorio confuso si sollevò tra di loro, ma Thomas non voleva che si spaventassero.
«Potrebbe essere la nostra salvezza»
«Sì, o potremmo trovare decine di Dolenti dall'altra parte»
Perchè Gally continuava ad andargli contro? Si ostinava a farlo nonostante non proponesse delle alternative.
«La verità è che Thomas non sa quello che sta facendo, come al solito»
Non riusciva più a tollerarlo, era stato zitto per troppo tempo «Sì, ma almeno io ci ho provato. Tu che hai fatto finora Gally? Eh? A parte restare nascosto dietro queste mura?»
«Stammi a sentire, Pivello. Tu sei qui da alcuni giorni mentre io sono arrivato più di due anni fa»
«Esatto, due anni e sei ancora qui. Non capisci che forse dovresti cominciare ad affrontarli...»
«Ragazzi» Thomas non si era accorto che Sonya era entrata nel Casolare, infatti nessuno dei due le diede retta.
«Hei!» urlò per sovrastare le loro voci «Alby si è svegliato!»

«Ha detto qualcosa?» chiese Minho che fu il primo ad entrare in Medicheria.
«No»
Il ragazzo era seduto sul letto e teneva le braccia incrociate.
«Alby» Newt si sedette accanto a lui «Ti senti bene?» gli chiese dato che non ricevette una risposta.
«Hei Alby, forse abbiamo trovato una via d'uscita dal Labirinto» Thomas si piegò per arrivare alla sua altezza «Hai capito, possiamo andarcene da qui»
Ma il ragazzo scosse la testa con gli occhi lucidi «No invece... non possiamo andarcene. Non ci lasceranno mai»
«Di che stai parlando?»
«Ora mi ricordo»
«Che cosa ti ricordi?»
«Di te» si voltò verso di lui, una lacrima gli rigò il volto «Sei sempre stato il loro preferito»
Thomas non riusciva proprio a capire.
«Perchè l'hai fatto? Perchè sei venuto qui?»
«I-io non...»
«Basta, adesso è troppo» Gally lo afferrò per una spalla e lo tirò verso di sè.
«Gally, che fai?» chiese Newt allarmato.
«Non hai sentito quello che ha appena detto Alby? Lui fa parte di loro, di quegli stronzi che ci hanno mandati qui!»
«Aspetta, non sappiamo davvero se...»
«Ancora vi ostinate a pensare che lui non sia il responsabile!? Anche dopo tutto quello che è successo?!»
«Lasciami stare!» Thomas cercò di divincolarsi dalla presa del ragazzo.
«Assolutamente no, finché non ne sapremo di più starai dove non potrai più fare danni»
Con uno strattone lo portò fuori dalla Medicheria e per quanto Thomas cercasse di liberarsi dalla sua presa non ci riuscì.
Lo gettò nella cella come se fosse un sacco dell'immondizia «Prova ad uscire di qui e ti giuro che sarà l'ultima cosa che farai» lo minacciò il ragazzo «E questo vale anche per voi!»

Ancora una volta Thomas si trovava chiuso in quella cella.
Sony, Chuck, Minho e Newt si erano avvicinati qualche minuto dopo.
«Non ti preoccupare, ti faremo uscire di qui non appena Gally...» gli stava dicendo Chuck, ma lui lo interruppe «No, non voglio che ci andiate in mezzo per colpa mia»
«Quindi che vuoi fare? Restare qui dentro senza fare nulla?» chiese Sonya con tono duro.
«Sì per il momento. Tanto fino a domani mattina non possiamo entrare nel Labirinto»
Alla fine i ragazzi si arresero dal dissuaderlo e a mano a mano si allontanarono. Tutti tranne Newt.
«Posso chiederti un favore?» era la prima volta che Thomas si rivolgeva al ragazzo dopo quello che era successo la sera prima.
Lui gli fece un cenno con la testa.
«Il pungiglione del Dolente. Puoi prenderlo?»
«Che hai intenzione di fare?» chiese allarmato.
«Secondo te?»
«No, assolutamente no»
«Newt, per favore»
«Sei pazzo se credi che ti permetterò di pungerti con quel coso»
«Abbiamo l'altra fialetta di siero. Mi guarirete con quella, come abbiamo fatto con Alby»
Il ragazzo non sembrava per niente convinto.
«È l'unico modo per ricordare» insistette lui cercando di essere il più convincente possibile.
«Non mi interessa se fai parte di loro. Se ti hanno mandato qui senza ricordi vuol dire che sei come noi»
«Newt ti prego. Posso ricordare qualcosa di utile»
Lui sbuffò «D'accordo, ma se muori ti uccido» poi si allontanò.

Tornò qualche minuto dopo con in mano il pungiglione che Minho e i Velocisti avevano estratto dal cadavere del Dolente.
«Ti sei assicurato che nessuno ti abbia visto?»
«Certo, tu assicurati di non morire» disse passandogli il pungiglione.
Ti prego, fa che funzioni
Dopodichè, senza pensarci più di tanto, si piantò quel coso nella gamba e cadde a terra.
In pochi secondi non vide nient'altro se non l'oscurità.

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