Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝚝𝚒𝚗𝚢 𝚕𝚒𝚚𝚞𝚘𝚛 𝚋𝚘𝚝𝚝𝚕𝚎𝚜

!! implied SMUT ALERT (non c'è niente di esplicito ma il linguaggio è piuttosto grafico) !!

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.───

Tutto nel suo corpo comunica... rabbia.

Ogni singola fibra, ogni centimetro disponibile al mio sguardo, ogni muscolo, ogni minuscola inflessione della sua gestualità.

Non è una rabbia controllata.

Non è... contenuta.

Furia.

Rossa, cieca, infinita.

Sembra sul punto di distruggere qualcosa, di mandare in pezzi tutto quello che ci circonda, di uccidere qualcuno.

Non ho mai visto Kirishima così.

Non l'ho mai visto così incazzato.

È... spaventoso.

Ma spaventoso in un senso interessante, in un senso che mi fa tremare le gambe e stringere le cosce fra di loro.

Mi manca il fiato, l'alcol mi circola in corpo come una marea, le mie ginocchia stanno per cedere e il punto in cui la sua fronte incontra la mia spalla è bollente.

Le sue parole mi risuonano addosso.

So che è ubriaco.

Anche io lo sono.

Ma non riesco a convincermi che sia solo l'alcol, non riesco a credere che tutto quello che ha detto lo abbia tirato fuori perché ha bevuto.

Non so come mi sento.

Davvero, non lo so.

So che il mio corpo reagisce.

Che ne voglio ancora.

Che...

– Che cazzo era quella scenetta, Katsuki? –

La sua voce è dura, affilata. È seria ed è aggressiva.

Non so se voglia una risposta da me.

Non so se dargliene una.

Rimango... in silenzio.

– Che cazzo era, eh? –

Deglutisco la saliva.

– Tanto che c'eri potevi anche scopartelo là, no? Tanto che c'eri potevi farti mette a novanta e farti scopare di fronte a me, cazzo. Magari anche metterti in ginocchio e succhiarglielo direttamente di fronte alla scuola. –

Il mio fiato trema.

È incazzato.

Dio, quanto è incazzato.

– Io cerco di fare il bravo cinque minuti e tu mi ripaghi così? Facendotelo di fronte a me? Mettendoti a fare la troia, Katsuki? –

Strofina la fronte contro la mia spalla, poi tira su la testa verso il collo, le sue labbra sono a pochi centimetri dalla mia pelle, dove un attimo fa si stavano stampando quelle di Shindō.

– Hai una minima idea di quanto io sia incazzato, Kat? –

Se ce l'ho?

Forse...

Forse sì.

Però...

Dire che voglio sentirglielo dire è una cosa cattiva?

Prendo un fiato che chiamare tremolante sarebbe sminuirne lo stesso significato.

– Perché sei inca... –

– Stai scherzando? –

Tira su la testa di colpo.

Indietreggio di riflesso, non perché io abbia paura, ma più per un istintiva reazione al movimento così frettoloso.

– Stai scherzando, Katsuki? Dimmi che stai scherzando. Mi stai davvero chiedendo perché sono incazzato? –

Non sto scherzando.

Credo di sapere la risposta ma non sto scherzando, voglio... sentirtelo dire ancora.

Si sposta verso di me.

Il suo corpo torreggia sul mio, mette le mani aperte sull'armadietto basso dietro di me, i palmi contro la lamiera, le sue braccia m'incastrano addosso a lui.

– Mi gira il cazzo quando anche solo ci parli, con i pezzi di merda che vogliono scoparti, Katsuki. Guardarti fare... quello, mi ha fatto... –

Deglutisco la saliva.

Posso dirlo?

Posso...

– È il mio ragazzo, Eijirō. –

Lo sguardo.

Lo sguardo che mi lancia.

È...

Mi arriva fin nel retro della testa. Mi punge nelle iridi e mi trafigge, fa scuotere il mio corpo come se fosse esposto ad una bufera.

Stringe la mascella, tutto il suo corpo è in tensione.

– Quel figlio di puttana non è il tuo ragazzo. –

– Certo che è... –

– Non sa un cazzo di te, non gliene frega un cazzo di te. È solo un bastardo fortunato che ha qualcosa che non si merita e che io darei una gamba per avere. –

Sbatto le ciglia.

– Parli di me? –

– Certo che parlo di te. –

Non sembra incerto.

Il modo in cui lo dice, non sembra... incerto.

Sembra onesto, totalmente onesto e totalmente chiaro.

Mi annienta.

Mi fa perdere completamente ogni grammo d'inibizione o logica che possiedo.

Apro una mano contro la sua spalla e lo spingo indietro. Neppure pare percepire il mio movimento, di certo non indietreggia, ma aggrotta le sopracciglia come a chiedermi spiegazioni.

– E allora perché non mi hai guardato tutta la sera? Non sei nemmeno venuto a salutarmi. Se ti piaccio tanto come dici allora perché cazzo hai fatto finta che non esistessi, eh? –

– Io non ti avrei guardato, Katsuki? –

Si muove contro di me.

Siamo così vicini che quasi neppure l'aria riesce a separarci.

– No, non mi hai guardato! Ogni volta che provavo a guardarti tu distoglievi lo sguardo e ti mettevi a farti i cazzi tuoi e non pretendo che tu mi guardi sempre ma mi hai ignorato tutto il tempo e io... –

Con la coda dell'occhio lo vedo stringere la mano.

Tutto l'avambraccio si contrae, al movimento.

– Guardarti stasera mi fa incazzare. L'ho fatto per cercare di farti un favore, Katsuki. –

– E questo che cosa dovrebbe significare? –

– Ti sei vestito così per lui. Il pensiero che tu ti sia vestito così per lui mi fa uscire di testa. –

Spalanco gli occhi.

– Eh? –

– Il pensiero che tu sia... così per qualcun altro, Katsuki, mi fa impazzire. –

Respira più lentamente di me, ma il modo in cui lo fa comunica qualcosa che sa di aggressività, di rabbia.

– Io mi sono vestito così per me stesso, brutta testa di... –

– Sì ma è lui che ti vede, Katsuki, è lui che ti vede da vicino e che ti tocca e che può metterti le mani addosso e che... –

Lo spingo di nuovo.

Come prima, probabilmente manco lo sente.

Ma lo rifaccio.

– È lui perché almeno mi parla, Eijirō! È lui perché almeno mi ha detto che stavo bene! Tu non mi hai degnato neanche di una cazzo di parola, come cazzo pensi che io possa sapere che anche tu vuoi... –

Mi muoiono le parole in gola.

Lui vuole...

Che cos'è che vuole?

Che cos'è che...

– Sei offeso perché non ti ho detto quanto sei bello oggi? Ti sei messo a fare quella scena da troia in mezzo a tutti perché volevi un complimento? –

Ha il tono sempre arrabbiato.

Ma...

Non sembra... deluso.

Mi sarei aspettato delusione, ma...

No, solo furia. Furia e qualcosa di molto più torbido, più nascosto, più... invitante.

– Non ho detto questo. – rispondo, con la voce ridotta ad un filo.

Non mi sente.

O se lo fa, mi ignora.

– Perché se vuoi sapere cosa penso di te, Katsuki, te lo dico. Se vuoi sapere se sei bello, Dio, sono pronto a dirtelo quando cazzo ti pare. –

Apro la bocca per interromperlo, ma me lo impedisce.

– Sei la cazzo di cosa più bella che abbia mai visto. –

Il mio corpo si ferma.

Rimango... immobile.

– Sei perfetto. Non riesco a capire se vorrei vederti vestito così tutta la vita o se vorrei strapparti ogni singolo vestito di dosso. Non so come sia possibile che qualcuno sia così bello e eccitante e sensuale qualsiasi cosa si metta. Mi fai venire voglia di farti cose che non mi spiego neanche io, e non stasera, sempre. Mi fai completamente uscire fuori di testa. –

C'è qualcosa di minaccioso nella sua voce.

Non mi sta minacciando, per quanto sia ubriaco e irragionevole e sicuramente aggressivo nei toni non ho il minimo dubbio che non abbia la minima intenzione di fare niente che io non voglia.

Però... è come se mi stesse promettendo qualcosa di cui devo avere paura.

– Cos'è che vuoi farmi? –

Porta gli occhi sui miei.

– Vuoi sapere cosa voglio farti, Katsuki? –

– È quello che ti ho chiesto, Eijirō, sì. –

Sembra in dubbio per un istante.

Poi... si avvicina ancora. Finché i nostri corpi non sono praticamente incollati l'uno sull'altro, finché non siamo attaccati, finché non ci separa più nulla.

Tira su le mani.

Ha i movimenti decisi, ma decisamente calmi.

Mi dà il tempo di dire... di no.

Io non dico di no.

Appoggia i palmi contro la mia faccia e l'attimo dopo il collo mi si stira indietro, gli occhi si fondono ai suoi, le sue dita arrivano fra i miei capelli e mi tirano i capelli indietro.

– La prima cosa che ho pensato su di te l'ho pensata il giorno in cui ci siamo presentati. Tu hai chinato lo sguardo per guardare i fogli e ti sei sistemato gli occhiali in faccia. Sai cosa mi è passato per la mente? –

Si china.

– Volevo... voglio scoparteli via dalla faccia, Katsuki. Gli occhiali. Voglio scoparti gli occhiali via dalla faccia. –

Caldo.

Inizio a sentire caldo.

Seriamente, decisamente caldo.

Spalanco gli occhi.

– Poi il collo. Hai il collo così sottile, la tua pelle è così perfetta. Ci starebbero bene i segni dei miei morsi sopra. I segni delle mie mani. –

Sento le ginocchia premersi l'una contro l'altra.

– Gli occhi, Katsuki. –

Afferra la mia faccia dal mento.

Ha la presa salda, non mi fa male, ma è... salda.

– Voglio vederti piangere. Voglio vederti in lacrime a chiedere ancora, Katsuki. Voglio vederti pregarmi. –

Scorre col pollice sulle mie labbra, si ferma su quello inferiore, gli si alza un angolo della bocca ma non in un sorriso, più in un... mezzo ghigno strafottente.

– Sei tanto carino quando fai il broncio, lo sai? Sei adorabile. Mi viene voglia di baciarti. –

Si abbassa.

Penso che stia per fondere le labbra con le mie ma inaspettatamente le evita e approda col viso ad un millimetro del mio orecchio.

Quando parla lo fa col tono calmo, chiaro, diretto.

– Voglio vederti usare la tua bocca per chiamare il mio nome. Per dire che mi adori quanto io adoro te. Per gemere, Katsuki, e non per un figlio di troia qualsiasi che non sa dove cazzo mettere le mani, ma per qualcuno che sa come deve trattarti. –

Si avvicina, affonda il naso fra i miei capelli.

Sorride contro di me, lo sento.

– Sai dove altro voglio vedere le tue labbra, Katsuki? –

So cosa sta per dire.

Non diminuisce affatto l'impatto che ha su di me sentirlo.

– Strette attorno al mio cazzo. È dalla prima volta che ti ho visto che me lo immagino. Voglio vederti in ginocchio per me, Katsuki. Voglio vederti usare quella tua lingua biforcuta per farmi venire. –

Prendo aria.

Non riesco a farne a meno.

Prendo aria e la prendo con un ansimo, le mie cosce spingono sempre più forte le une contro le altre.

Sono ubriaco e sono eccitato e sento caldo e sto sudando, sto...

Mi spingo verso di lui.

Giusto un po'.

Giusto...

Non sposta il viso. Rimane con la bocca a fianco del mio orecchio.

Sposta le mani.

Le slega dal mio viso e le fa passare sul collo, sulle spalle, le lascia scorrere sulle braccia, poi le aggancia alla mia schiena, infila i polpastrelli sotto il retro del top.

– Voglio vederti inarcare la schiena. Così, Katsuki, esattamente... – passa l'indice lungo la mia spina dorsale che d'istinto si piega in una curva – così. –

C'è soddisfazione, ora, nella sua voce.

– Voglio vederti tirare su il bacino, voglio trovarmi il tuo culo di fronte alla faccia, voglio metterci le mani sopra, voglio... stringerti, Katsuki. La vita, i fianchi. Voglio toglierti questa maglietta da troia e vedere come ti si muove il petto quando scopiamo, voglio mangiarti, voglio morderti, voglio... –

Ogni parola arriva più frettolosa.

Ogni parola è più carica di significato e insieme più concitata, più bassa, più eccitata, più... calda.

– Voglio sentire le tue ginocchia sulle mie spalle, voglio sentirmi le tue mani addosso, le unghie sulla schiena, voglio vedere la faccia che fai quando vieni, quando vieni per me, quando sono io a farti venire, voglio sentire i versi che fai, la tua voce, la tua voce che dice il mio nome, voglio farti stare bene, voglio sentirti urlare il mio nome, voglio vederti sotto di me che mi implori di scoparti, voglio... io voglio... –

Si ferma.

La sua voce si affievolisce.

Passa un secondo di silenzio in cui non so che cosa permei la stanza.

Eccitazione, alcol.

C'è aria di...

Sì.

È questo che volevo.

Mentre baciavo lui, mentre mi abbassavo e mi muovevo su di lui, io volevo questo. Volevo te. Volevo la tua voce e le tue mani e tutto quello che solo tu puoi darmi, io volevo...

Che ti arrabbiassi per me.

E non perché mi detesti.

Ma perché... mi vuoi.

E sapere che mi vuoi mi rende...

Apro entrambe le mani sulle sue spalle.

Solide, come tutto il suo corpo, e tese.

Passo le dita verso la schiena, poi sulle braccia.

Ogni singolo muscolo è in tensione... per me.

Mi dai i brividi. Non brividi di paura, ma brividi di... impazienza.

C'è così tanto da pensare, non è vero? C'è così tanto da dire. Noi abbiamo un gioco ben preciso, un equilibrio ben preciso, io ho determinati pensieri riguardo a te e determinati ragionamenti, ma...

Sono un diciottenne sbronzo.

Sono un diciottenne sbronzo ed eccitato che non vedeva l'ora di avere questo.

Il resto...

Può andarsene a 'fanculo.

– Sono tante belle parole, Eijirō. – rispondo, con ogni singolo grammo di coraggio che ho in corpo.

Voglio che reagisca.

Voglio che s'incazzi.

Voglio che faccia il passo.

– Scusami? –

– Hai capito quello che ho detto. –

– Pensi davvero che siano solo parole? –

No.

Ma mi perdonerai se lo fingo per farti... uscire di testa ancora un po'?

– Penso che se sei qui per farmi una scenata di gelosia così a caso tanto vale che mi lasci tornare dal mio ragazzo. Io e te non stiamo mica insie... –

Tira un pugno all'armadietto.

La sua mano si abbassa da me alla lamiera dietro di me.

Il rumore è metallico, mi fa fischiare l'apparecchio acustico, mi fa sobbalzare, mi... spaventa.

Mi giro per guardare che cosa sia successo.

L'alluminio è...

Piegato.

Il mio sangue diventa fuoco.

– Quello non è il tuo fottuto ragazzo. Quel pezzo di merda non è il tuo fottuto ragazzo. Lui non ti merita. Non merita nemmeno la punta di uno dei tuoi capelli. –

Cerco di deglutire ma ho la bocca troppo... secca.

– E non mi merita perché lo dici tu? –

– Perché ti tratta come se fossi una persona qualsiasi. Tu non sei una persona qualsiasi. Tu non sei uno con cui puoi scopare un paio di mesi e poi andare avanti come se niente fosse. Tu non sei un cazzo di gioco, Katsuki. –

Torna col viso sul mio.

Ha la fronte... sulla mia.

– Tu meriti qualcuno che sappia quanto cazzo vali. Tu meriti qualcuno che capisca quanto cazzo è fortunato a poter stare con qualcuno come te. –

Sbatte le palpebre di fronte a me, lo faccio io.

La luce è gialla, fioca, non vedo molto e ho gli occhi lucidi, ma non m'interessa.

– Tu credi che non ti abbia guardato, Katsuki, ma non è vero. Ti ho guardato tutta la sera. Perché credi che abbia bevuto così tanto? –

– Perché avevi vo... –

– Perché era o quello o tirarti via di peso. Anche il modo in cui ti tocca fa schifo. Il modo in cui ti guarda. Non è in grado di avere a che fare con te, non è in grado di reggere il peso di stare con te. –

Incontro le sue pupille con le mie.

Sono dilatate, quelle di Kirishima. Sembrano inglobare completamente l'iride, rigettano indietro la mia immagine specchiata, e quell'immagine è...

Mi fai sentire sexy, Eijirō. Mi fai sentire forte, mi fai sentire bello, mi fai sentire sensuale, mi fai sentire...

Quello che volevo.

Quello che...

– Tu sei in grado? –

– Sì. Io sono in grado. Io sono l'unica persona in grado. –

Non dubita, non farfuglia, non s'interrompe. Lo dice come se fosse una verità, una verità chiara e palese che chiunque sa, un dato di fatto.

Forse lo è.

Forse è un dato di fatto.

Forse...

Prendo fiato.

Il mio petto si dilata fra noi.

Lo faccio?

Lo...

Di nuovo, 'fanculo.

Ti voglio.

Che bisogno c'è di fingere?

– Fammelo vedere, Eijirō. –

È forte.

È una delle cose che di lui mi attrae di più, il fatto che sia forte. Il modo semplice, stupido, quasi ridicolo in cui sia forte, molto più forte di me.

C'è qualcosa di sopito, qualcosa di tumultuoso e torbido e tremante, che si nasconde sotto la sua pelle.

Qualcosa che si risveglia quando l'ultima lettera delle parole che ho appena detto cade e rotola nell'aria attorno a noi.

Qualcosa che...

Mi tira su.

I suoi movimenti, sicuri prima ma misurati, lenti, calmi nell'attesa e nel tentativo di mostrarmisi il più chiari possibile, ora diventano istintivi, forti.

Prende le mie cosce con le mani così grandi da strizzarle senza fatica, mi tira su, mi molla seduto sull'armadietto piegato, viene avanti con il collo verso di me, cancella ogni forma, ogni idea di distanza fra di noi.

È...

Famelico.

Lui, io.

Puro fuoco.

Quando schianta la sua faccia contro la mia e quando le sue labbra incontrano le mie, non c'è niente di contenuto, niente di timido, niente di trattenuto.

È...

Stringo le braccia dietro al suo collo.

La mia schiena s'inarca da sola, il cervello si spegne, mi riduco ad un ammasso di bisogni corporei e desideri, non c'è altro nella mia testa che non sia lui.

Lui che...

Labbra spalancate, denti che sfiorano altri denti, le lingue che s'intrecciano, i corpi che si cercano.

Stringe.

Desidera, brama, vuole, stringe.

Mi strizza così forte che mi fa quasi male.

Sposta il viso premendolo contro il mio, io lo piego per far sì che i nostri nasi s'incastrino perfettamente, tengo gli occhi chiusi, ricambio e seguo il movimento delle sue labbra contro le mie.

Ancora, ancora, ancora.

Ne voglio ancora.

Questo è giusto.

Questo è come lo voglio.

Io voglio... cazzo, Kirishima, io voglio te.

Si stacca per un secondo.

Prende fiato, ha il respiro corto, il petto che si alza e si abbassa quasi più in fretta del mio, il battito del suo cuore risuona dentro di me, nelle mie stesse vene.

Mi guarda.

– Fermami. – mi chiede, e non so se sia una preghiera, una sfida, cos'altro.

So che...

No, non voglio fermarti.

Non voglio...

Spalanco le gambe.

Lo tiro di nuovo verso di me.

S'incastra perfettamente fra le mie cosce aperte, io tiro su le ginocchia e gliele chiudo addosso, le caviglie si allacciano fra di loro, cerco il suo viso con il mio.

No, ancora.

Ancora, ne voglio ancora, fino a scomparirci dentro.

Voglio le tue labbra aperte sulle mie che mi divorano, voglio il tuo sapore, voglio le tue mani che mi toccano, mi tastano, mi fanno sentire come se ogni parte di me, ognuna, ti piacesse davvero per come è.

Aggancia la mia vita, io inarco la schiena, stiro il collo per mescolarmi alle sue labbra ancora, ancora e ancora.

Sa di alcol.

Anche io credo di sapere di alcol.

Ma sa di lui.

Lui che...

Distruggimi. Fammi a pezzi, smontami come se fossi composto di mattoni che solo tu sai come sgretolare, inghiottimi, fammi diventare parte di te.

Prendimi, Eijirō Kirishima.

Prendimi.

– Fermami, fermami, Katsuki, fermami, o... –

– Fammi vedere tutto quello che vuoi farmi. –

La mia stessa voce mi suona quasi estranea.

È annebbiata, sembra melassa. È ariosa, stanca, più dolce del solito, sembra quasi starlo pregando.

Lo sto pregando?

Lo sto...

– Ti prego, Eijirō. Ti prego, ti prego. Per favore. Fammi vedere quello che vuoi farmi, fammi vedere che quello che dici è vero. Fammi vedere che mi meriti solo tu. –

Il verso che gli esce dalla gola non è un gemito, è qualcosa di più... animalesco.

Gli gratta la gola in un raschio gutturale, basso.

– Se non mi fermi tu non sarò in grado di farlo da solo. –

Mi sporgo verso di lui.

Ho le labbra ad un millimetro dalle sue, quando alzo lo sguardo per raggiungere il suo. Mi vede dall'alto, mi divora, mi beve dall'alto, dove dovrebbe essere, dove sta, dove... mi ha.

– Fammi tutto quello che ti pare, Eijirō. –

L'attimo dopo mi sembra di sbilanciarmi.

Le sue mani sulla mia schiena scompaiono, il mio corpo è sul punto di sgretolarsi e liquefarsi sulla lamiera, ma ci mette un attimo a rimettermele addosso per impedire che io ceda.

Una la piazza sul culo.

Stringe.

Fa un verso soddisfatto, pienamente, completamente soddisfatto.

Poi muove l'altra.

E con l'altra stringe i capelli sulla mia nuca, li tira indietro e mi stira come se fossi una preda di fronte ai suoi occhi, prima di calare di nuovo le sue labbra sulle mie.

Mi bacia come se volesse divorarmi.

Mi bacia come se non ci fosse nient'altro al mondo di importante.

Assorbe ogni singolo gemito esca dalle mie labbra, ne cerca altri, altri ancora, mi tira i capelli, mi fa male, mi stringe il culo e il fianco, la coscia, la gamba, con le dita che affondano tanto da farmi pensare che rimarrà un segno.

Così.

Così, Kirishima, così.

La mia pelle irradia calore, la tua irradia...

Sei bollente. Quasi scotti, contro di me. Mi fai contrarre, mi fai muovere e mi distruggi, mi rendi inutile, inerme, giusto un gioco con cui ti è concesso giocare a tuo piacimento.

Tu pensi che io sia qualcosa che le persone debbano meritarsi.

Tu pensi che io sia qualcosa che in pochi hanno il beneficio di poter comprendere.

Io penso che tu...

Distruggimi.

Distruggimi, distruggimi, distruggimi, Kirishima.

Si muove con le labbra verso il mio collo, come un attimo fa stava facendo Shindō, ma non c'è timidezza né tentativo di lasciar condurre a me il ritmo, solo fuoco.

Di nuovo, fa quel verso gutturale, quando annusa l'odore della mia pelle nell'incavo della mia spalla.

Poi sorride.

– Mi viene da ridere se penso che c'era quell'altro, qui, un attimo fa. –

Spingo la mia testa indietro, apro di più le cosce, cerco di spalmarmi ancora di più contro il muro solido dei suoi addominali.

– Ti prego, Eijirō. –

– Mi preghi di fare cosa? –

Slego una delle braccia dal retro del suo collo e lo spingo verso il basso, verso l'incavo della mia spalla.

– Ancora, qui, ancora, a... –

– Non hai passato un'ora a farti baciare il collo dal tuo ragazzo, Katsuki? Che bisogno hai che faccia la stessa cosa? –

Serro le labbra, esce dalla mia gola un versetto frustrato, arrabbiato, infastidito.

– Dai, Eijirō, dai, su, per favo... –

– Non ti basta lui? –

Se mi basta?

No, non mi basta.

Ma non mi basterebbe nessuno, Eijirō, non mi basterebbe nessuno. Anche se qualcuno mi trattasse come mi tratti tu, se non fossi tu, non mi... non mi basterebbe.

Strizzo gli occhi.

– Lui non lo fa bene. –

Ride, contro la mia pelle. È una risata bassa, sprezzante, sembra mi prenda in giro. Probabilmente è esattamente quello che sta facendo, però...

– E io lo farei bene, secondo te? Non ti ho manco mai baciato sul collo, come fai a saperlo? –

– Lo so e basta. –

Prende aria dal naso, poi espira e sento il suo respiro battermi contro il collo.

Mi fa trasalire.

– Proviamo? –

– Ti prego. –

Appoggia la bocca sul mio collo.

E spiegare come mi senta, tutto un tratto, diventa davvero complicato.

So che...

Lo spingo verso di me con le gambe in modo che le sue anche aderiscano completamente sulle mie, la testa mi cade indietro per lasciargli il più completo accesso, i miei occhi si chiudono e la mia bocca si apre.

Il... modo.

Non è lieve.

Non è delicato.

Non è trattenuto.

È...

Pura brama di farlo, pura brama di avere... me.

– Cazzo! –

Sorride contro la mia pelle con le labbra chiuse attorno a me, i suoi denti mi passano addosso e la sensazione da sola mi disfa ogni forma di pensiero razionale, si strofina contro di me.

– Eijirō, cazzo, cazzo, ca... –

Morde.

Stringe la mascella.

Morde... forte.

– Eijirō! –

Le mie mani vagano ovunque, si aggrappano alla sua maglietta, cercano di aggrapparsi a lui, il mio corpo trema.

Dio, è eccitato.

La frizione contro di me è deliziosamente serrata.

È...

Non lo raggiungo abbastanza.

Voglio toccare la sua pelle.

Voglio...

Morde di nuovo, la mia schiena s'inarca, il bacino si muove contro di lui e lo sento gemere accanto a me, stringo le dita ma non è abbastanza, non è ancora abbastanza, ne voglio di più, ne voglio...

Si sposta sulla spalla e infila una mano sotto l'orlo del mio top, di fronte, afferra e stringe, gemo così forte che il rumore si sente in tutto lo sgabuzzino.

Ancora.

Ancora di più.

Di più, di più, levami questi cazzo di vestiti, levati questi cazzo di vestiti, togli qualsiasi cosa ci sia fra noi, strappa, distruggi, manda in pezzi, rivela, mostra, concedi.

Non sono mai stato così eccitato in tutta la mia vita.

Mai.

Io non sono mai...

– Cazzo, Kat, toccami. –

Sbatto le palpebre, cerco di mettere a fuoco quello che ho di fronte.

Ci vedo un po' doppio.

Mi ha detto di...

Prende una delle mie mani con le sue.

Mi sposta il polso verso di sé, sento il palmo entrare in contatto con la superficie liscia della sua pelle, della sua pancia, i polpastrelli mi formicolano.

– Toccami, cazzo. Toccami. –

Muovo le dita.

Lo sto... toccando.

Il suo corpo, il suo...

Sento la sua lingua passarmi sul collo, fino alla base del viso. Mi sale un brivido sulla schiena, sento il sangue, quel poco che è rimasto nel corpo, ribollirmi nelle vene.

Riporta la mano sui miei capelli, li afferra e li tira indietro.

– Toccami. –

Quando torna a baciarmi, lo tocco.

Spingo così forte la mano contro di lui che quasi mi sembra di potergli attraversare la pelle, sento, percepisco, tocco tutto quello che voglio toccare.

È solido, Kirishima.

È solido, è grosso, è muscoli e muscoli e movimenti aggressivi di un corpo che sembra fatto per essere toccato, è la parete degli addominali che si contraggono al passaggio delle mie mani, il petto che trema quando dice il mio nome fra un bacio e l'altro, è la schiena che si muove e di cui sento ogni singolo muscolo quando ci apro le dita contro nel tentativo di spingermelo più addosso.

Dio, Dio mio.

È...

Rifaccio quel che stavo facendo prima con Shindō. Lo porto contro di me, faccio in modo che il mio bacino e il suo siano attaccati, muovo le anche.

È diverso.

È meglio.

È...

Sento quanto sia... eccitato per me. E sento anche quanto sia...

– Cazzo! –

Mi cade la testa indietro con un'enfasi tale che penso mi si staccherà dal collo.

Kirishima sta...

Tenendo le mie cosce aperte, si sta muovendo contro di me, mi sta...

Sposta le mani sui miei fianchi, mi preme contro di sé, muove me come se non pesassi più di una manciata di grammi, non si ferma.

Merda, merda, merda, merda, me...

– Vai da quel figlio di troia e chiedigli di fare la stessa cosa, Katsuki. –

Stringo le mano contro la sua schiena, sento le mie unghie cercare appiglio sulla sua pelle.

Cerco il suo viso a tentoni, non riapro gli occhi, ma quando lo trovo si distanzia per parlare e sento lo spazio che ci separa come se fossero chilometri, più che meri centimetri.

– Torna da lui. Esci da quella cazzo di porta e torna da lui. –

– No, no, io non... non voglio, non... no, no, io... –

– Vai da lui e digli che sei venuto senza che neanche ti spogliassi, Katsuki. –

Le mie cosce si chiudono come una morsa.

Mi aggrappo con la mano libera al suo braccio, le mie dita nemmeno s'incontrano nel tentativo di stringerlo, le mie unghie gli affondano sulla pelle.

– Io sono fatto per te. Nessun altro. Non quel bastardo, non tutti i figli di puttana che pensano di poterlo essere. Io. –

– Eijirō! –

La frizione è troppa e io sono ubriaco, davvero molto ubriaco, davvero molto eccitato, senza la minima inibizione, senza il minimo pensiero.

Schiaccia la sua erezione contro la mia.

Lo sento proprio.

Lo sento.

E sento...

Le mie ginocchia che iniziano a tremare.

Abbassa la voce.

Diventa quasi un sussurro, ma più di petto che vocale, mi accarezza la pelle, mi scende tra i vestiti, mi s'inerpica addosso, mi stringe.

Si muove di nuovo.

– Lo vedi che cosa mi fai, Katsuki? Lo vedi come mi rendi? –

Accetto e ripeto i suoi movimenti.

Mi muovo con lui.

Di più.

Di più, di più, di più, di...

– Mi fai impazzire. Mi fai diventare un coglione, Katsuki. Mi guardi e per me non c'è nient'altro al mondo che te. –

Inarco un po' il bacino e l'angolazione diventa perfetta.

– Sai cosa ho pensato quando ti ho visto stasera? –

Non ho nemmeno il tempo di respirare, sento il piacere salirmi sulla schiena come una scarica elettrica, avvolgermi la spina dorsale come un guanto.

– Che sei perfetto. Che sei bellissimo. Che sono dannatamente perso per te, che non esiste nient'altro, che sei un cazzo di sogno con le gambe. –

Gemo forte il suo nome.

– Ma tu sei andato da quell'altro. C'era lui, con te. Come cazzo è possibile, Katsuki? Lui non ti adora come faccio io. –

La mia schiena disegna un arco.

– Se le cose fossero state come dovrebbero essere saresti venuto da me. E ti avrei detto quanto cazzo sei bello. Quanto cazzo sono fortunato a poterti guardare. Ma la sai una cosa? –

Spinge più forte il bacino contro il mio.

– Alla fine tu lo sai dove devi stare, non è vero? Tu lo sai. –

Toglie una mano dalla mia vita, la pianta contro il muro dietro di me, tutto il suo corpo si muove ed è così... forte, il solo movimento, che mi sembra scuotermi ogni centimetro di pelle, il suo naso sfiora il mio.

– Tu sei tornato da me. –

Apro gli occhi.

Vedo i suoi.

Sì.

Io sono...

– Tu torni sempre da me. –

Porta le labbra ad un millimetro dalle mie.

– Alla fine tornerai da me. E smetterai di andartene, Katsuki. –

Apro la bocca per rispondere ma non riesco, la sua sigilla la mia e tutte le parole che avevo in testa diventano un ammasso di idee confuse, spazzate via dalla sensazione così bollente del suo corpo sul mio.

Sento la sua lingua sulla mia, le sue anche sulle mie, le sue mani su di me, il suo corpo su di me, e...

Semplicemente cedo.

Ad un certo punto, cedo.

Mi lascio andare.

E tutto sale su come se ci fosse sempre stato, sotto, ma come se aspettasse il momento giusto per uscire.

Mi sembra di scappare dal mio stesso corpo.

Mi sembra di...

Mi aggrappo.

Le mani sulle sue spalle, sotto la maglietta, contro la sua pelle, le unghie che strisciano sulle sue scapole, le cosce che lo ancorano a me e i talloni che lo spingono dalla mia parte, le labbra aperte sulle sue e la tensione nel mio corpo che si riaccende e irrigidisce ogni cellula.

Si stacca per guardarmi.

E io dico...

– Eijirō... –

Mi sgretolo.

Cado a pezzi.

Mi perdo.

Mi liquefaccio.

Rimango per un istante stretto, serrato su di lui, poi il calore si esaurisce fra le mie gambe e tutto diventa...

Tremore.

I muscoli si rilassano di colpo, il mio corpo diventa molle, tremo, ansimo, forse ho le ciglia infoltite di lacrime, il mio petto inizia a muoversi in su e in giù col ritmo del mio cuore che sembra volermi distruggere le costole, le mie dita di sciolgono, la mia mente si svuota, il mio corpo smette semplicemente di funzionare.

Non so cosa succeda.

Nei primi cinque o sei minuti, non so cosa succeda.

So che non ho freddo, che il muro e l'alluminio sembrano scomodi ma niente in me mi comunica la sensazione di sentirmi in quel modo, so che non ci sono.

Non ci sono, nella mia testa.

C'è qualcun altro.

Io...

Mi riprendo lentamente.

Mi rendo conto delle cose molto, molto lentamente.

Sgabuzzino.

La luce è gialla, sfarfalla di tanto in tanto.

Mi fanno male le spalle, e la vita. Mi fanno male le labbra, le gambe hanno lavorato al punto che ora tremano completamente, c'è qualcosa di caldo contro di me.

Qualcosa di caldo e confortevole.

Chiudo gli occhi.

– Katsuki, va tutto bene? –

– Ssh. –

Quel qualcosa di caldo si muove. Mi tocca la schiena. Mugugno di pura soddisfazione.

– Katsuki, sei vivo? –

– No. –

Ride.

– Come stai? –

– Distrutto e ci siamo solo strusciati come due quattordicenni, non immagino come starei se mi scopassi sul serio. –

Ride di nuovo.

– Quando vuoi. –

– Non ora. –

– Quando vuoi significa quando vuoi. –

Inizio a riprendere coscienza di quello che mi circonda.

E a circondarmi, c'è solo Kirishima.

Con le mani sulla mia schiena e la fronte contro la mia tempia, i capelli mezzi sciolti che cadono più su di me che su lui stesso, il corpo che mi tiene al caldo e il battito cardiaco che preme contro il mio.

Mi bacia una guancia.

– Non vorrei dovertelo chiedere, ma... –

– Sono troppo ubriaco per le domande esistenziali, Eijirō. –

Preme sulla mia guancia col ponte del naso.

– Volevo chiederti che cosa facciamo adesso. Dovremo uscire da questo sgabuzzino, prima o poi, no? –

Strizzo gli occhi.

– Non ho voglia di tornare da Shindō. Poi mi chiede dove sono stato e di andare a casa sua e non ho voglia di... –

– Non farmi incazzare, Katsuki, o non finisce bene. –

– Scusa. –

Mi bacia di nuovo la guancia, poi l'angolo della bocca, la tempia.

– Se non fossi sbronzo ti accompagnerei a casa io, ma... –

– No, ti direi di no. In macchina no. In macchina... ancora no. –

– Oh, non ti fidi? –

Alzo le spalle come riesco.

– Non è che non mi fido, è che... io non ti metto nelle mani la mia vita, ragazzone. Non ancora. Mi spiace. –

Sorride.

– In macchina con quello ti ci siedi? –

– No. –

– Allora mi va bene. –

Ridacchio, poi cerco di prendere fiato.

– Mi prendi il telefono? È sulla tasca. –

– Sul culo? –

– Mi pare che tu l'abbia già toccato abbastanza per fare il timido, idiota. –

– In effetti. –

Muove il braccio per raggiungere la mia tasca e prende il mio cellulare.

Lo sblocca.

– Ci sono sei chiamate perse da Shindō. Tre messaggi di Kyōka col cuore viola e l'emoticon della bara e almeno una ventina di Denki. Chi è Kyōka? –

– La mia altra migliore amica, è tornata oggi. Poi te la presento. –

– Quella che piace a Yaoyorozu? –

Ridacchio.

– Dovrei indagare perché se non lo facessi sarei un amico di merda, ma al momento sono ridotto uno schifo. Poi te lo chiedo. –

– Ok. –

Mi passa il telefono, io apro gli occhi nonostante farlo mi causi una grande fatica.

Vedo anche io i messaggi e le chiamate, ma... qualsiasi cosa sia successa, so che Denki la sa. Evito ogni inutile congettura e lo cerco fra i contatti preferiti, lo chiamo e appoggio l'orecchio alla cornetta.

La risposta un po' mi spiazza.

Ma non per cosa dica.

Più per la... voce.

– Bakugō? Sono Hitoshi? Dove siete? È successo un mezzo casino. –

Sospiro.

Lascio cadere la fronte contro la spalla di Eijirō, lui mi accarezza la schiena.

– Come fai a sapere che siamo spariti in due? –

– Non sono scemo e non sono cieco. –

– È un casino brutto? –

– Denki domani ti fucila. –

– Seriamente? –

Sento le labbra di Kirishima premersi contro la mia tempia.

– Tu gli hai detto che Kyōka stava male, vero? Perché il pezzo di merda è venuto da me e Denki a dire che "eri sparito, si può sapere dove cazzo è andato e quanto cazzo di vuole a far sboccare una stronza". –

Sospiro.

Sono troppo stanco persino per farmi venire l'ansia.

– Avete retto il gioco? –

– Sì, e ti è andata bene che Kyōka è imboscata e non s'è ancora fatta vedere. Ma Shindō ti cerca e non sappiamo che cazzo dirgli. L'ho salvato da Denki che voleva prenderlo a botte in testa con le scarpe almeno tre volte. Puoi tornare e tranquillizzare il pezzo di merda? –

– Lo farei... ma... –

– Katsuki non è nelle condizioni, Shinso. È conciato una merda. Mi sa che non è il caso che quello lo... veda così. – m'interrompe Kirishima.

– Merda. – sentiamo dall'altra parte della cornetta.

Passa qualche istante.

Si sente il rumore della festa sotto, qualche parola detta a metà e un po' di casino, poi la voce di Shinso torna chiara e distinta.

– Mi sentite tutti e due, vero? –

– Sì. – confermo.

– Sì. – si accoda Kirishima.

– Ok, perfetto. Allora... – lo sentiamo sospirare – prima di tutto, Kiri, tu mi piaci ma se vengo a sapere che hai fatto qualcosa che non dovevi ti sfondo. Intesi? –

Aggrotto le sopracciglia, ma Kirishima annuisce e sorride.

– Intesi. –

– Poi, io un'idea ce l'ho. Ma... mi sa che ti devi fidare a far guidare me, Katsuki. Oppure non funziona. Non voglio metterti pressione, ma... –

Devo fidarmi a...

L'ho detto un attimo fa che per me equivale a mettere la mia vita nelle mani di qualcuno e che non mi fido a...

Denki si fida.

E lui sta cercando di darmi una mano nonostante con questa storia non c'entri niente.

Ed è il ragazzo del mio migliore amico.

E...

– Denki non può guidare, vero? –

– No, è sbronzo marcio. So che viene a prendervi il padre di Kyōka ma non hai tutto quel tempo, secondo me. –

– Cos'hai in mente? –

– Dimmi dove siete e te lo dico. –

– Non so se... –

Lo sento prendere fiato con calma.

– Katsuki, non ho nessuna intenzione di giudicarti. Giuro che voglio solo darti una mano. –

Mi mordo l'interno della bocca.

Poi guardo Kirishima.

Risponde lui, perché io non sono affatto sicuro di dove siamo.

– Nello sgabuzzino prima della palestra. È chiuso, bussa e ti apro. –

– Ok, perfetto. Complimenti, comunque, luogo romantico dove portare la tua cotta. –

– Ero di fretta e... –

– Non importa. Arrivo. –

Chiude la telefonata in un attimo.

Io rimango col cellulare in mano per un istante di troppo, prima di guardare Kirishima e chiedergli senza farlo di rimetterlo a posto.

Lo fa, lo capisce dallo sguardo.

Lo rimette a posto.

Poi respira contro il mio viso, mette le mani su entrambe le mie guance e mi lascia un bacio sulle labbra.

Così, tanto per.

Sorrido, quando lo fa.

Sorrido e mi sporgo verso di lui per farglielo fare ancora.

Mi piace.

Mi piace tanto.

Il modo in cui le sue labbra si muovono sulle mie, il modo in cui mi tocca. È aggressivo, a volte, prima lo era. Altre è dolce ed è comprensivo ed è carino e...

Mi apre la bocca con la sua.

Gemo.

Lui sorride, poi piega la testa, mi spinge verso il basso, sento il mio corpo che inizia a risvegliarsi e il sangue che ricomincia a circolare e...

Sentiamo bussare alla porta.

Ci stacchiamo.

Ok, basta.

Basta, per stasera. Basta.

Ridacchio quando Kirishima si allontana per aprire.

Animali, cazzo. Stasera sembriamo due... animali.

Sembriamo...

Apre la porta.

La figura di Shinso, spalle larghe, capelli viola e occhiaie, si staglia sul cornicione. Guarda me, guarda Kirishima, entra e non chiude la porta.

La prima cosa che fa è...

– Tu non ci servi. Vai. Sparisci. –

Kirishima s'irrigidisce.

– Eh? –

Anch'io mi sento confuso, mi sento...

Shinso alza le spalle.

– Prima te ne vai meglio è. Fuori, su, vattene. –

– Ce l'hai con me? –

– No, non... tanto. Ancora no. Ma questa cosa non si risolve se tu non te ne vai. Sei l'ultima persona con cui Katsuki deve farsi vedere. –

– Ma io... –

– Kirishima, devi andare via. –

Per un attimo la vedo... orribile. Per un attimo vedo solo due cretini troppo alti e troppo grossi squadrarsi come se fossero due animali inferociti sopra un ring e inizio a chiedermi se anch'io sopravviverò a tutto questo. Poi, però, qualcosa si... rompe.

Eijirō si gira verso di me.

– Forse ha ragione, Kat. –

– Ha ragione. – borbotto, con la voce tutta strascicata e una buona dose di fastidio.

– Io dovrei... –

– Dammi un bacino e poi te ne vai. –

Kirishima sorride, quando mi sente dirgli queste parole, e fa per avvicinarsi a me, ma Shinso lo prende dal retro della maglietta e lo tira indietro.

– Le mie palle che vi mettete a scopare qui con me in mezzo. Non ho bevuto, non voglio vedere questa merda. A casa vostra. –

Kirishima si gira.

– Dai, cazzo, un bacio, io passo le mie fottute giornate a girarmi dall'altra parte quando tu e Denki scopate nella rimessa del campo. –

Shinso sospira.

– Colpa tua che ti avvicini. Lo sai che il turno dalle tre alle quattro è nostro, non dovresti venire. –

Aggrotto le sopracciglia.

– Fate i turni nella rimessa? –

– Certo che li facciamo. Siamo persone civili, noi. –

Avrei così tanto da chiedere che la voce non mi esce nemmeno dalla gola.

So solo che...

Kirishima sospira.

Si libera dalla stretta di Shinso.

– Niente bacio, quindi? –

– No. –

Si gira verso di me.

– È colpa sua, non mia. –

– Lo so, non importa. –

Rimango a guardarlo per un secondo. Ha l'espressione... indecifrabile, immagino. Continuo ad essere molto ubriaco e molto confuso, quindi non sono proprio lucidissimo, però...

– Scrivimi quando arrivi a casa. Chiamami, mandami un messaggio, quello che ti pare. Solo... fammi sapere qualcosa. – dice.

Alzo i bordi delle labbra.

– Ok. –

– Ok. –

Shinso apre la porta, Kirishima fa per uscire ma continua a guardarmi fino all'ultimo, finché non è costretto a girarsi per non sbattere contro lo stipite, finché può.

Mi guarda.

Mi sento... su un altro pianeta.

Ma poi se ne va, poi scompare, e a me non resta molto, a cui aggrapparmi, che non sia il ragazzo del mio migliore amico e una sensazione davvero, davvero piacevole in fondo alla pancia.

Sospiro, quando se ne va.

Mi lascio cadere su me stesso come un cumulo di ossa tutte mollicce, chino la testa, mi lascio andare.

Shinso chiude la porta.

Poi... si avvicina a me.

– Va tutto bene? –

– Sì. No. Non ne ho idea. Sto bene, ora come ora, ma sono sbronzo e so che domani mattina sarà un casino e non voglio pensarci e devo tornare di là e non so che cazzo... –

– Katsuki. Piano. –

Mi muoiono le parole in gola.

Shinso si sposta di fronte a me.

Ho la testa china e non lo vedo, per cui si... abbassa sulle cosce, per entrare nel mio campo visivo. Non sorride, ma mi guarda con un po' di... calore.

– Stai bene? Fisicamente. –

Annuisco senza rispondere.

– Ti ha fatto qualcosa che non volevi? –

Scuoto la testa.

– Ti ha costretto? Ti ha minacciato? –

– No, no. È stata una stronzata ma volevo. Gliel'ho... chiesto io. –

– Perché l'armadietto è piegato? –

Sposto lo sguardo di lato.

Oh, è vero.

– Ci ha tirato un pugno. –

– Solo all'armadietto? Ti ha colpito in qualche modo che non vole... –

– No. No, no, lo giuro. Sto bene davvero, Hitoshi. –

Sospira.

– Menomale, l'idea di uccidere un amico era quella più problematica. Ok, allora vediamo cosa fare. Fammi tirare su. –

Si rimette in piedi, mentre lo fa anch'io stiro di nuovo la schiena, rimettendomi in una posizione non dico dritta, ma... umana.

Mi squadra.

– Si vede lontano un chilometro che ti sei appartato. E si vede lontano un chilometro che quelli... – mi indica il collo – non te li ha fatti quella mezza sega del tuo tipo. E le mani sulla vita, manco quelle sono le sue. È un bel casino, sì. –

Non parlo.

Non ho niente da...

Si afferra l'orlo della felpa con le mani, poi la tira su e se la toglie.

– Metti questa. Copre la pancia e il collo. Se ti chiede perché ce l'hai gli diciamo che Kyōka ti ha vomitato addosso e non sapevi che metterti, ok? –

Annuisco.

– Poi gli diciamo che ti sei sentito male anche tu e ti porto a casa. Lo so che non vuoi che qualcuno a caso guidi con te in macchina, ma se ti lasciamo con lui poi si accorge dei... segni, e non credo tu voglia far succedere quella cosa. –

Annuisco di nuovo.

– Però devi dirmi che posso portarti a casa. Posso? –

Questa volta non annuisco.

Lo guardo e basta.

Può?

Lui...

Mi si avvicina.

– Giuro che guido piano. Non faccio stronzate. Non ho bevuto una goccia di alcol e non prendo strane medicine. –

Mi mordo l'interno della bocca.

– Perché? –

– Perché cosa? –

Sposto lo sguardo da lui al retro della sua testa, lo punto verso il muro.

– Perché mi stai aiutando? Perché tutti mi state aiutando? –

– Oh. –

Tende una mano verso di me per... aiutarmi a scendere, immagino.

Anche se non mi ha ancora risposto, la prendo.

Appoggio i piedi per terra.

– Perché ti meriti di essere felice e credo che... Kirishima possa renderti felice. E perché sei il migliore amico di Denki e se Denki è Denki è per buona parte merito tuo. Perché mi piaci, come persona, perché sei un tipo davvero... sveglio. –

– Credevo di starti sul cazzo. –

– Perché? –

– Perché abbiamo litigato quando tu e Denki vi siete messi assieme. –

Mi aiuta a mettere la felpa.

– No, in quel momento hai iniziato a piacermi. Dio, non ero mai stato messo al mio posto con tanto stile. E poi... avevi ragione, cazzo, avevi ragione, all'inizio ero una merda. –

Ridacchio.

– Lo so. –

– Già. –

Sistema la felpa sulle mie spalle, controlla che copra bene il collo.

Mi schiarisco la voce.

– Anche tu mi piaci, per la cronaca. Se non mi piacessi non ti permetterei di stare col mio Denki. –

– È tuo? –

Annuisco.

– Denki? Sì. –

Ridacchia.

– Giusto. –

Mi arruffa i capelli in un gesto distratto, quasi affettuoso, poi appoggia una mano sulla porta.

Non so se sia l'alcol, l'orgasmo o cosa, ma un'ondata di qualcosa di caldo e piacevole mi si spande nel corpo.

Sorrido.

– Puoi portarmi a casa in macchina, Shinso. Va bene. –

– Sul serio? –

– Sì. –

Apre la porta.

Mi fa cenno di uscire.

Esco.

Mi giro.

– E grazie. Davvero. Grazie, Hitoshi. –

Mi sorride anche lui, poi mi segue.

Mi sento bene quando gli cammino a fianco verso la palestra.

Sarà tutto quello che ho bevuto.

Saranno i trenta minuti più eccitanti che io abbia mai vissuto nella mia intera, fottutissima vita.

Saranno i miei amici.

Sarà...

E chi cazzo lo sa.

E chissenefrega.

Tanto, ormai.

È andata, no?

È andata.

I cocci li raccogliamo domani.

Per ora divertiamoci e basta a sguazzarci dentro.

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.───

ALLORA MIEI DOLCI CUORI DI PANNA io so che avevate aspettative su questo capitolo e spero con tutto il mio CUORE DI PANNA di non avervi deluso nel senso davvero raga mi sono iper impegnata per renderlo un po' sexy nonostante non ci sia sesso esplicito quindi sto sperando fortissimo che vi sia piaciuto davvero

shinso x katsuki amici è una cosa che mi piace da sempre non vedevo l'ora di metterlo (io grande fan delle broship)

kirishima uccidimi

e niente SE STATE LEGGENDO IL 25 DI SETTEMBRE RAGAZ SE POTETE ANDATE A VOTARE

e boh non so che altro dire tranne che martedì ricomincio l'uni e atm sono sepolta dalle cose da fare e il mio piano di portarmi avanti con le storie è fallito causa shakira in vacanza bastardo ma IO NON DEMORDO E CI PROVO NONOSTANTE TUTTO e niente fatemi gli auguriz per questo semestre perchè la prospettiva si staglia piuttosto complessa +++ quest'anno ci si mette sotto che vorrei laurearmi entro settembre dell'anno prossimo

ok thats it

have a nice day

see u soon bbies <3

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro