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Tu vieni dopo. E dopo ancora


Dietro le sgargianti lenti a cuore, gli occhi fucsia di Valentino lo fissano con autentico stupore, senza tuttavia allargare le consuete maliziose fessure. Vox è entrato in camera sua senza avvertirlo, però l'irritazione del demone falena si stronca sul nascere al palesarsi dell'inaspettata -e gradita- visione. La camicia a strisce orizzontali rosse e nere di Vox lambisce il suo inguine libera da qualsivoglia indumento nella parte inferiore del corpo, i due lembi della coda di rondine della giacca blu oltremare posti innaturalmente sul davanti delle cosce, le natiche completamente scoperte. Tra le mani ha una bottiglia di prosecco e due calici. Vox s'impone di non esternare il disgusto suscitatogli dalla predominanza del rosa nella camera, un'ardua impresa per uno impulsivo come lui. Tutto è foderato di cafonaggine, si espande dalla strabordante quantità di peluche con fantasie a cuori che foderano ogni cosa, persino le ante dell'armadio, lampadario, comò e comodini sono imbottiti; le spesse stoffe infarcite di gommapiuma sono intrise di fumo e un misto di essenze che, sommate, farebbero rovesciare lo stomaco a un cadavere. Cuori di diverse dimensioni pendono da ogni pomello disponibile, rossi. Vox non è riuscito a eliminare il tirannico colore dalla stanza di Valentino e, di certo, non può pretenderlo; gli ferisce gli occhi e pugnala il cuore, non potrebbe mai prendere sonno in un ambiente come quello.

Valentino quasi si strozza col fumo afrodisiaco, Vox lo abbaglia apposta con le lievi e continue scariche blu scuro emanate dalla pelle galvanizzata e bollente, intanto il pervertito lo fissa tra le gambe cercando di scorgere il cazzo a ogni passo dei piedi scalzi attutito dalla moquette malva, Vox sa già che difficilmente riuscirà a rimediare un'erezione, ma il suo fondamentale scopo ha la priorità sui pretesti che non riesce a progettare. Niente, neanche uno straccio di giustificazione che finga di essere plausibile. Vox deve raggiungere a tutti i costi la stramaledetta sigaretta che ora campeggia tra gli artigli rosa.

Il mezzo falena ghigna, senza muoversi dalla postazione che usa più volte al giorno per il trucco, allunga una propaggine della sostanza rossa che subito si attorciglia su una coda della giacca di Vox nel tentativo di aprirla per sbirciare, intanto se ne serve per tastargli anche un gluteo. Vox si sottrae all'invadente presa con una scatto di bacino che stuzzica ulteriormente Valentino, accentua il sorriso celeste, bisogna che Valentino scambi per emozione l'elettricità che gli rimbalza tra le piccole antenne, e che non si avveda di quello che realmente è, ossia tremenda ansia.

Vox lo raggiunge, Valentino lascia che gli si sieda a cavalcioni in grembo, si evince lo sforzo del demone falena per guardarlo in faccia piuttosto che tra le gambe. "A cosa devo questa piacevole visita?" la mano di Valentino che non regge la sigaretta si avvinghia alla vita di Vox.

"A niente in particolare" replica Vox fingendo delusione e atteggiando la bocca in un broncio di recitata delusione, gli affonda bene il sedere sulle cosce mentre si affretta a versargli un calice di spumante affinché Valentino lo afferri e sciolga l'indiscreto abbraccio "sono qui per te."

"Vuoi fare ammenda, eh?" Valentino protende come una proboscide le labbra color malva succhiando la bevanda, lo sguardo si fa allusivo ma ancora resiste sulla faccia di Vox "Come potrei non perdonarti, Voxy?"

Vox lo fissa accentuando l'irresistibile asimmetria dello sguardo di fuoco, senza dire niente, si serve un bicchiere a sua volta e sorseggia senza perdere di vista la sigaretta. Se Valentino la finisse sarebbe un disastro, Vox non saprebbe in che modo reperirne un'altra dal momento che il demone falena le prepara con le proprie mani attingendo a una ricetta segreta.

"Questa tua inconsueta gentilezza mi insospettisce" mugugna Valentino dopo aver posato il bicchiere vuoto sul tavolo, gli artigli rosa si fanno strada sotto la camicia di Vox, il demone TV deve combattere per non irrigidirsi d'avversione mentre gli solleticano la sensibile pelle elettrizzata.

"Che cazzo stai dicendo, Valentino?" Vox sbotta aspro nel tentativo di assomigliare il più possibile al solito sé. Almeno per ora, sortisce l'effetto sperato, la viscida falena sorride rassicurata.

"È la prima volta che mi cerchi con tanta solerzia" Valentino scosta le due code della giacca dal pube di Vox mentre il suo sguardo si abbassa cedendo alla curiosità, per fortuna il cazzo floscio resta ancora occultato dalla camicia.

"Scopami adesso" Vox finge di ansimare eccitato, insinua la lingua nella bocca di Valentino lasciando che l'energia elettrostatica sfrigoli leggermente.

"Volentieri" sibila Valentino afferrandogli con forza i polsi, Vox capta di sguincio la sigaretta abbandonata sul dozzinale posacenere a forma di cuore. Il suo obiettivo.

Vox si mantiene malleabile, il sorriso e l'allettante sguardo disarmonico costanti, condisce il tutto con una lieve inclinazione del monitor per rendersi irresistibile.

Quando Valentino compie il gesto di alzarsi per tirarsi dietro Vox e sbatacchiarlo sul letto, le zanne rosa scompaiono nell'espressione sconcertata che gli strabuzza gli occhi. Stramazza all'indietro sulla sedia rischiando di rovinare in terra trascinandosi Vox appresso, la morsa degli artigli rosa si fa più violenta intorno ai polsi del demone TV alimentata dal panico, poi molla e le mani gli ricadono flaccide e prive di controllo. Vox gli sfila gli occhiali, controlla le pupille intasate dal traffico di domande che la lingua paralizzata non riesce a formulare. "Hai sonno, Valentino?" il tono di Vox è morbido mentre lo priva anche del cappello rosso per posarlo sul tavolo.

Il demone falena sbatte le palpebre sempre più pesanti, la testa calva e fucsia ormai riversa su una spalla. Vox auspica che il potente sonnifero appena rifilato nello spumante gli annebbi gli ultimi ricordi evitando che possa ricostruire dinamiche e responsabilità.

"Mi dispiace" sussurra Vox mentre gli serra gli occhi con due dita, li tiene finché Valentino non inizia a russare e un filo di saliva si assorbe nel colletto della pelliccia "È per salvare una persona."

Arraffa il rimasuglio di sigaretta ormai spento e si avvia alla porta dietro cui ha lasciato il vestiario mancante. Non più mezzo nudo, Vox si smaterializza sfrigolando nella trasformazione elettrocinetica e penetra nella prima telecamera di sorveglianza adocchiata.



Qual è il vero significato dell'amore? C'è chi imbocca la strada egoistica, coltiva la propria felicità quotidiana nutrendosi con la vicinanza della persona amata. E poi, esiste un altro tipo di amore. Quello puro e imperituro, dove, per essere appagati, l'unica cosa che conta è il sorriso di chi ami. Non importa se siete distanti e i suoi occhi non sono rivolti a te, piuttosto a qualcun altro. Magari non vi conoscete neanche e non v'è speranza che vi incontriate. A te interessa solo vederlo contento e va bene così, tanto tu vieni dopo. E dopo ancora.


Charlie, seduta sul letto e facendosi scudo della fitta penombra, ricompone il quadretto della fotografia dietro cui Vaggie ha vergato la splendida dedica. La riposiziona sul comodino e sospira afflitta guardandosi sorridere insieme alla compagna immersa in un controluce dinnanzi al tramonto. È rosso, ma al momento dello scatto non ne era disturbata.

Malgrado il capo che rimane chino come schiacciato da un invisibile peso, raddrizza la schiena e si posa le mani sulle cosce nella speranza che rinuncino ad animarsi della ben nota e fastidiosa vita propria e non aprano il comodino. La concentrazione rivolta all'unica cuffia calcata nell'orecchio, ma come fa Alastor a sostenere per ore la fasulla esteriorità del tono gaudioso quando dentro è demolito? Sorride anche adesso, si evince dalla voce metallica. Magari amare lacrime gli stanno solcando la faccia, ma non si vede e l'importante è quello. Si scusa col pubblico per l'assenza degli ultimi giorni e procede, va avanti a scapito di se stesso.

Tanto tu vieni dopo. E dopo ancora.

L'ennesima canzone che Charlie non conosce, l'attenzione le crolla rovinosa in attesa delle prossime parole, del futuro appuntamento per scandagliare dolore e possibili soluzioni nascoste tra le righe, magari esternate inconsapevolmente proprio dal flusso di coscienza che egli affida alle sue antenne trasmittenti quasi ininterrottamente giorno e notte, forse come ultimo e disperato sfogo in uno spazio in cui nessuno giudica o contrasta. Un segreto per restituirgli la persona che crede ormai perduta per propria colpa e di cui solo Charlie ha avuto l'onore di conoscere il nome. Tra tre minuti, la media di un brano; sperando che lui non si barrichi nella consueta e inespugnabile ermeticità.

La dannata canzone sembra più lunga del dovuto, Charlie stringe i pugni, si accartoccia i pantaloni e poi non riesce a esimersi dall'aprire lo sportello che fissa da quando lui ha smesso di parlare. Altre fotografie, raccolte in un album. Lei da piccola, lontani ricordi insieme ai genitori. A un certo punto, l'ingresso di Vaggie nella sua vita riaccende il sorriso che il divorzio dei suoi aveva sopito. Altre persone si aggiungono, Charlie osserva il proprio sguardo arricchirsi a ogni nuova sfida affrontata e superata con successo. Ostacoli, soddisfazioni. E poi, a un certo punto, rosso. Rosso ovunque. Se la Charlie cartacea gioisce, quella in carne e ossa piange il disintegrasti di tutte le sicurezze, il rovinoso traballare dei piedistalli ormai dati per solidi e scontati.

Forse è davvero meglio non incontrarsi mai con l'ipotetico amore assoluto descritto da Vaggie nella dedica; perché, se per caso capita, il dolore del percorrere la seconda strada se ne frega di slabbrarti il cuore come un tritacarne.

"Tutto bene, Charlie?" la frase sommessa giunge immediatamente dopo il lieve bussare, senza attendere risposte o notifiche di presenza.

La principessa si strappa la cuffia dall'orecchio e imbosca il cellulare sotto il cuscino, non dispone di sufficiente tempo per chiudere la finestra della sintonia; meglio pensare all'album, che ritorna lesto dentro l'anta da cui è uscito. Charlie si deterge le guance col dorso della mano appena un attimo prima che Vaggie le si sieda accanto.

"Tesoro, ma che fai qui nascosta al buio?" l'ex angelo allunga una mano verso l'interruttore della lampada, ma Charlie la intercetta fulminea per bloccarla.

"Ehm... mi fa male la testa, ho l'impressione che qualcuno mi stia masticando il cervello" Charlie mente sperando che il sorriso sbilenco non si noti troppo, comunque valida scusa per giustificare la perdita di entusiasmo e l'espressione affranta.

"Sei ancora preoccupata per Alastor?" il linguaggio corporale suggerisce una Vaggie protettiva e rilassata, tuttavia Charlie capta un'evanescente nota di fastidio sull'onda del breve sospiro interrotto.

"Oh, no. Anche se un tentativo di suicidio lascia naturalmente sconvolti gli astanti per diverso tempo" Charlie minimizza con uno svolazzare di mani, le agita davanti al viso nel tentativo di mimetizzare lo sguardo prostrato e dissolvere il tremolio della voce "Comunque papà si sta attrezzando per trovargli una sistemazione più degna."

Vaggie la guarda rincuorata, mentre a lei il respiro si blocca; si sente morire ed è costretta a guardare il pavimento in attesa di essere rianimata dalla prossima azione della compagna.

"Conosco un infallibile rimedio per il mal di testa, se vuoi" i polpastrelli di Vaggie le s'infilano tra i capelli, poi scendono a carezzare la folta coda. Sfila abile gli elastici, uno dopo l'altro "Funziona anche per l'insonnia."

La risata di Charlie risuona troppo acuta, in falsetto. Congela il sorriso affinché non svanisca mentre Vaggie la guida a sdraiarsi sul soffice piumone, in modo che simuli quell'eccitazione che brama, ma che non arriva. Che rabbia.

Vaggie, adagiata su di lei, le afferra delicatamente il mento per comunicarle che le manca la sua esuberanza, il tipico tenere alta la testa. "Come farei senza di te?"

Come ribattere? Che dire? Le parole non sono mai state così stanche, aride, vuote e banali. Charlie chiude gli occhi godendosi il solletico del ciuffo di Vaggie sugli zigomi, si aspetta il giungere delle sue labbra subito dopo, e infatti eccole lì. L'attorcigliasi delle lingue, Vaggie ha sempre detto fino allo sfinimento quanto adori i suoi canini aguzzi, non manca mai di lapparli durante i baci.

La principessa sente la mano della compagna risalirgli la coscia, il corpo che si inarca e il seno che preme sul suo, turgido, Charlie ne avverte calore e peso. Una gamba di Vaggie l'abbraccia, la minigonna sale e le dita della principessa cercano il pertugio tra le calze a rete. Scostano gli slip già bagnati, e si fanno strada. Vaggie, sospira, rotea sinuosa il bacino in modo che le dita spariscano nella femminilità, è questo che Charlie desidera, sarebbe stupida cercando altro.

La principessa ride, sobbalza quando Vaggie le mette a nudo il corpo, strappa il reggiseno e inizia a lappare la soda pelle sottostante. L'eccitazione s'infrange da cima a fondo lungo il corpo di Charlie, poi si ferma lì, arde sotto le dita di Vaggie che le maneggiano il clitoride in cerchi concentrici. La principessa si contorce, sente rimbombare i propri gemiti nella mente ottenebrata dal piacere intenso e nervoso, inaspettato, aguzzo come un affilato coltello. Grida quando Vaggie sostituisce le dita con la lingua, è meglio di un dildo, le labbra calde e piene succhiano, tirano, gli incisivi mordono alternando dolore e smania. Charlie si pizzica forte i capezzoli, l'infliggersi male è una sorta di ammenda, di punizione. È giusto così, le gambe le tremano incontrollate quando viene in faccia alla compagna sfregandole il sesso dove capita e cospargendola di umori scivolosi. Ride e piange allo stesso tempo, Charlie. Un'emozione pungente, tormentosa, prepotente. Non voluta e irresistibile. Non ci capisce più niente, ma forse non sempre è necessaria una spiegazione. 

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