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Il centro del mondo

 "Non angustiarti, Charlie" incredibile l'agilità del balzo di cui si avvale Niffty per scendere dal letto di Alastor; beffandosi dell'insulsa statura, le basta fare leva con una sola mano per compiere quasi un salto mortale "ho esaminato tutto a fondo, e ho trovato davvero solo quel vecchio graffio in risoluzione. Una bazzecola per gente come lui."

La principessa inclina la testa perplessa, il frugarsi in testa alla frenetica ricerca delle ragioni di cotanto malessere, le rinsecchiscono in gola ogni eventuale parola o domanda conferendole una pressoché indecifrabile espressione da ebete.

"Ehm... non ho sbirciato in posti, come dire... delicati" l'unico occhio di Niffty crolla sul pavimento mentre lei si accartoccia le mani al petto per arrossire subito dopo.

Charlie flette il capo dalla parte opposta, la bocca ancora spalancata e muta; contrariamente al giudizio della piccola ciclope, nessuna delle ultime parole le ha fatto breccia nel comprendonio ancora impegnato nella comprensione dell'improvviso crollo di Alastor.

"Charlie, sul serio" Niffty deglutisce a fatica "ho resistito persino alla curiosità di verificare se abbia la coda."

"Va benissimo, Niffty, grazie. Il tuo aiuto è sempre indispensabile." la principessa è finalmente riscossa dal tono tremante e contrito della minuta demone. Riesce a sorridere malgrado lo sguardo rimbalzante tra il rosso dell'abito di Niffty e quello, sparso sul cuscino, dei capelli di Alastor.

La donnina ciclope, rincuorata ma velata da una lieve sfumatura malinconica, si avvia all'uscita, indugia gli istanti necessari per le ultime delucidazioni riguardo la salute dell'amico. "Lo conosco da un po', Charlie, e qui c'è di più di una botta incassata di striscio. È un collasso emotivo, ha perso la voglia di vivere. Sono sempre stata dell'opinione che l'affetto sia la miglior medicina. Mi raccomando."

La principessa si illumina sollevata, dentro di sé è perfettamente conscia che non si tratta di un atteggiamento studiato per confortare Niffty. Insomma, sì, anche. Però lo sgravio ha iniziato a serpeggiarle dentro in un momento ben preciso, cioè quando la ciclope ha deciso di farsi da parte per affidarle il suo secolare amico usufruendo di quella parola. Affetto. Non è certo difficile, per Charlie, intuire al volo l'evidente trattenersi di Niffty, in realtà la sua intenzione era tutt'altro che eclissarsi facendo intendere, senza mezzi termini, quanto sia riduttivo il termine affetto.

Come se le leggesse nel pensiero, Niffty annuisce col grosso occhio lucido prima di lasciare la stanza.

Appena si ritrova immersa nel silenzio, il cuore della principessa accelera; trema mentre inizia il circospetto avvicinamento al giaciglio di Alastor. Prima di studiare nel dettaglio le condizioni del demone radio, gli volta le spalle per sedersi sul materasso, leggera come un soffio d'aria per non disturbarlo. Charlie raggranella coraggio osservando gli effetti personali di Alastor che Niffty ha riposto con cura e a portata di mano nel caso lui si svegliasse e ne avesse bisogno. Il microfono è ritto appoggiato alla parete, sul comodino c'è il monocolo in compagnia di un grosso bicchiere d'acqua fresca con cannuccia, gli abiti ripiegati in ordine su una sedia.

Charlie sospira; senza spostare le gambe, ruota il busto per guardare il demone che, poco fa, ha letteralmente tentato il suicidio sfidando suo padre. Cerca frenetica le ragioni della vasta pena sul volto pallido e nelle palpebre vermiglie ostinatamente serrate, le zanne gialle balenano dalle labbra leggermente schiuse da cui Alastor esala il leggero e costante affanno.

Charlie raccoglie la mano che Alastor si tiene abbandonata sul petto, gli affilati artigli rossi adesso sono innocui. "Che ti succede?" La principessa sussurra infilando la mano inerte del demone sotto il piumone, poi gli tira su le coperte fino a far scomparire la soffice felpa che Alastor indossa adesso. È rossa. L'unico autorizzato a sfoggiare il prepotente colore.

Charlie prova a farlo bere, servendosi della cannuccia gli stilla dell'acqua sulle labbra, sorride all'inconsapevole reazione del demone quando lecca via le gocce.

"Ti lascio riposare, ora. Vado a controllare che tu non abbia fatto troppo male a papà." Charlie posa il bicchiere e sfiora le orecchie di Alastor, le piace vederle impegnate negli automatici piccoli scatti.

Si china sul corpo ossuto del demone radio, infila lieve il volto tra i capelli rossi per lasciarci un piccolo bacio, attenta a non ferirsi con le punte delle corna. Non è vero, come sostiene suo padre, che Alastor emana odore sgradevole; la principessa chiude gli occhi per godersi appieno le vaghe note di legno, cuoio e muschio bianco. Ancora più impalpabili e in profondità, evanescenze di olio esausto, fusibili saltati, pallini di piombo, terra e sangue.


"Bambina, guarda come mi ha ridotto quella bestia immonda." Il costante lagnarsi di Lucifero stimolerebbe nervose rotazioni degli occhi e costanti sbuffi seccati, se Charlie non avesse il sempiterno entusiasmo appiccicato addosso. Il Re, accartocciato sullo sgabello del suo bagno, subisce le amorevoli cure della figlia senza alzare un dito. "Aveva brutte intenzioni, non mi ha fatto fuori solo perché alterato da chissà cosa. Secondo me fa uso di droghe. E tu ti sei precipitata a curare lui prima di me."

"Sembrano graffi di un gattino, papà, Alastor è conciato molto peggio." la principessa lascia andare un risolino acuto stringendo le bende, ha solo disinfettato le strisciate già quasi scomparse del tutto grazie al potere rigenerativo dell'angelo "Tra un paio di giorni non vedrai più niente."

Lucifero rivolge alla figlia un'occhiata insolitamente severa, intanto si infila un nuovo completo bianco, identico al precedente, con gesti stizzosi. Poi si alza per dirigersi nel suo studio con decise falcate. Charlie resta lì a meditare sul suo secondo e pericoloso arrischiarsi della giornata, inginocchiata in terra, le mani intrecciate in grembo e le gote in fiamme. Tuttavia, dopo una manciata di istanti, realizza che le conviene ubbidire al silenzioso e perentorio ordine di seguirlo trasmessole dal padre.

"Ti sei innamorata di lui, Charlie, nevvero?" la ramanzina inizia ancora prima che la principessa abbia preso posto sulla pesante sedia di legno alla scrivania di fronte al padre.

Charlie emette un versetto tremante che è tutta un'ammissione di colpa, perlustra convulsa lo studio candido di Lucifero anelando qualcosa di sensato da dire. Almeno lì, niente rosso.

"Lo voglio fuori di qui entro stasera, Charlie" Lucifero è un'altra persona adesso che, con le mani poggiate parallele davanti a sé, squadra inflessibile sua figlia. "Hai una fidanzata che ti ama più di se stessa, Vaggie si butterebbe tra le fiamme per te."

Ha ragione, Charlie si accartoccia schiacciata dalla morsa della vergogna. Vorrebbe scomparire, non essere mai nata, scavarsi la fossa con le sue stesse mani e seppellirsi viva, non sa fare altre che infliggere sofferenza alle persone che le vogliono bene. È solo preda di una sbandata tipica della ragazzina che non sa come buttare il tempo, bisogna che ragioni. La voce le stride di mortificazione mentre supplica suo padre senza alzare il viso paonazzo e gli occhi lucidi. Non smentisce l'imputazione di presunto innamoramento e nemmeno il puntualizzare sul suo mancato apprezzamento di Vaggie "Abbi ancora un poco di pazienza, papà. Lo terrò solo finché necessario, prima di sbatterlo in strada vorrei almeno sincerarmi che si sia ripreso."

Charlie se ne va portandosi appresso il cuore pesante come un macigno. Non guarda il padre, non si volta a salutarlo prima di uscire; le sue lodi, adesso, non le interessano. Temporeggia dietro la porta chiusa per detergersi due lacrime impertinenti col dorso della mano, tira su col naso e prosegue. Passerà. Prima capisce cosa succede ad Alastor, meno impiegherà per dimenticarlo; e suo padre smetterà di trascorrere le giornate costantemente infuriato. Almeno spera.


Persuaso di essere solo, Angel canticchia sottovoce; il sovrappiù di mani sistema le provviste nella dispensa in tempo record. Charlie è alle sue spalle, al momento si fa scudo della penombra regnante nel seminterrato; inclina la testa indaffarata a capire se, quella mormorata dall'attore, sia una canzone a lei nota, l'impegno l'aiuta a gestire lo strazio. No, non conosce il motivo, probabilmente l'attore sta improvvisando. Bravissimo e intonato, il suo spirito e parlantina sarebbero perfetti per...

Charlie si colpisce con due schiaffi in testa, ingolla un nodo di lacrime. No, non adesso. Decide di farsi avanti consapevole dell'ormai sfumata possibilità di raccattare parole congrue e prive di mestizia.

"Angel..."

"Charlie" il ragnetto si gira gaio e per niente infastidito dall'essere stato colto in flagrante, sembra non fare caso al tono tremante e disperato della principessa mentre l'agguanta per condurla in una giravolta sull'impeto della canzone inventata.

Lei sprigiona un'isterica risata d'amarezza, poi abbassa lo sguardo e si intreccia le mani davanti all'addome incapace di perpetuare la recita: "Senti, Angel, io vorrei farti una domanda. Sii sincero, per favore."

Senza perdere il sorriso, l'attore le agguanta le mani in uno dei suoi tipici slanci affettuosi, se le stringe al petto "Tutto quello che desideri."

"Ecco... insomma..." Charlie auspica che il forzarsi il viso in un'espressione neutra possa celare il nero baratro che le rotea, sempre più profondo, al centro del petto. D'altronde la sua posizione richiede, a volte, anche un pizzico di buona facciata "Con questo non intendo accusarti di essere un, diciamo così, intenditore di soluzioni poco adeguate. Però riguarda le condizioni di Alastor, che non sono per niente buone. È per caso venuto da te per chiederti qualche piacere?"

"Ma chi? Quella zitella frigida? Scommetto che rinnega persino di possederlo, un cazzo" Angel assume un'aria da esperto mentre si indica il petto con due mani, tiene le restanti puntellate sui fianchi "No, mi dispiace, non credo di essere la persona che Alastor cercherebbe per un ipotetico consiglio."

Angel insabbia strali dolorosi, impossibile per Charlie non accorgersene. Perciò non è necessario dilungarsi in ulteriori dettagliate spiegazioni. "Hai capito benissimo che non intendo quello. Angel, è importante."

Il canino dorato scompare tra le labbra bianche allo spegnersi del sorriso, messo in allarme dalla supplica tremante e affranta della principessa, Angel si incrocia tutt'e quattro le mani al petto mentre l'espressione gli si fa grave "cercava qualcosa per rincoglionirsi, io credevo avesse voglia di fare una cazzata, un momento di svago, ecco. Chiunque potrebbe sentirne il bisogno. Però ha giurato di vendermi a un museo di storia naturale sotto formaldeide nel gaso qualcuno lo venga a sapere."

Per Charlie è impossibile arginare il singhiozzo che le sale in gola, ci prova, ma tutto quello che ottiene è un informe rantolo strozzato e un nullo potere di frenate le lacrime.

"Tesoro, mi dispiace, non ho colto le sue reali intenzioni. Sono un deficiente, avrei dovuto capire che a uno come Alastor non interessano determinati divertimenti e che non era intenzionato a darmi retta sulle dosi."

Charlie scappa via prima che Angel possa abbracciarla e che il pianto diventi dirompente. Sebbene Alastor si sia fatto dare della droga da Angel, non è il motivo del collasso, su questo ha ragione Niffty. Il demone radio tentava di lenire quella sofferenza irrisolvibile, finché essa non ha preso il sopravvento.

E ora Lucifero vuole sbatterlo fuori. Charlie non potrà mai dividersi tra tutti coloro che la considerano il centro del mondo, ossia il proprio padre, Alastor e Vaggie. Accetterebbe di farsi smembrare dai tre affinché ognuno potesse tenersi un pezzo, se solo servisse. 

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