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Discesa nell'abisso


Dapprima, Vox indovina le voci distorte e ovattate a causa dell'eccessiva elettricità che gli travolge il cervello; i primi momenti antecedenti la ricomposizione sono i più difficili, anche la vista è compromessa ed egli attraversa una fase di estremo spaesamento. Poi il corpo si riappropria della consistenza e tutto si schiarisce, accade comunque con le tempistiche di una saetta, nessuno è in grado di intercettare la presenza di Vox se non è lui a rallentare decidendo di palesarsi di proposito; al massimo qualche effimero tremolio delle luci a cui nessuno, di norma, fa caso.

Il divario di velocità tra Vox e gli altri e così enorme che lui li percepisce bloccati in un fermo immagine, la strada elettrocinetica preferenziale, ossia quella che lo indirizza sempre verso il dispositivo più compatibile con le sue capacità, lo fa emergere dal cellulare di Angel. L'ex dipendente di Valentino è quello che, al momento, dispone della tecnologia più sofisticata; ovvio, a suo tempo ha ottenuto cotanta fornitura grazie alla VoxTek e adesso se la tiene. Peccato che l'attore sia il solito distratto capace di dimenticarsi il cellulare in ogni pertugio girandone sprovvisto per ore senza accorgersi della mancanza, al momento il telefono si trova su un tavolo del bar e ci rimarrà chissà quanto. Troppo rischioso, per Vox, attendere di farsi portare in giro da Angel.

Lucifero, invece, come sua figlia ha il telefono sempre in tasca. Adesso è lì, seduto al bancone che tracanna l'ennesimo aperitivo, intanto millanta le proprie doti musicali con Husk; il demone gatto lo serve seccato ascoltandolo per mero dovere.

"Mettere su dischi e vomitare cazzate al microfono non è arte, quando sento affermare che un conduttore radiofonico suona qualcosa mi escono i capelli bianchi" Vox lo ascolta lagnarsi mentre gli penetra nel telefono, a giudicare dal tono il Re è alquanto alticcio; assorbito dalla sempiterna animosità nei confronti di Alastor, è assai improbabile che si accorga del qualcosa che non va nel proprio cellulare e nell'ambiente circostante "Dimmi la verità, Husk, quanti sanno esibirsi come me? Intendo dal vivo" Lucifero si ferma per ingollare il sorso di superalcolico "la radio ha reso la musica di facile reperibilità e alla portata di tutti. Tuttavia, chi va più ad ammirare un concerto di autentici musicisti? Nessuno, Husk. Sono tutti troppo pigri, ormai, per alzarsi dalla poltrona di casa. Allungano il dito sulla manopola della sintonia e fine della storia."

Vox auspica che Lucifero si muova in fretta, sta consumando un sacco di energia per ignorare la valanga di fanfaronate e, al contempo, restare rimpiattato nel telefono non perfettamente compatibile con lui. Finalmente il Re si alza dallo sgabello, la scarsa statura lo costringe ad atterrare sul pavimento con un balzo. Avvalendosi di un gesto decisamente poco nobile, si gratta il centro delle natiche; pizzica i pantaloni bianchi, tira su e giù facendo traballare il cellulare che, per poco, non gli cade dalla tasca. Vox è disgustato da questo soggetto addirittura peggiore di Valentino, a maggior ragione se dovesse essere lui l'incantatore del cuore di Alastor. Ad ogni modo, si impegnerà affinché il demone radio cambi idea prima del termine della giornata.

Con le guance più in fiamme del normale, Lucifero si avvia alla scalinata che porta ai piani superiori mugugnando tra i denti imprecazioni incomprensibili. Vox avverte la frescura dell'aria aumentare e il chiasso delle voci affievolirsi man mano che Lucifero sale; malgrado da ora in poi debba tenersi pronto all'azione, è bizzarramente sollevato di entrambe le cose. Sbucato nel bivio del corridoio del primo piano e persuaso di essere solo, Lucifero esita; guarda a destra biascicando ancora maledizioni, poi si risolve per imboccare il lato opposto. Proprio grazie alla sua stizzosa reazione, Vox realizza la direzione della torre radio, ala dell'edificio che non è mai riuscito a visualizzare a distanza a causa della rudimentalità.

Il demone TV balza silenzioso dal cellulare, si tuffa sulle scale rotolando qualche gradino nel caso Lucifero si voltasse allo sprigionarsi del lieve sfrigolio elettrico, ma il Re è troppo sbronzo e immerso nelle proprie tetre elucubrazioni per fare caso a chicchessia. Ingollando parolacce di dolore, Vox si sistema l'antenna destra accidentalmente urtata sui gradini, poi sale circospetto per immettersi nel corridoio quando la chiazza bianca dell'abito di Lucifero è ormai lontana.

Vox sa di essere sulla strada giusta, gli basta seguire il profumo di cuoio e vecchio legno, quest'ultimo simile a quello del suo compianto telaio. Gradualmente, si sommano note di muschio bianco e terra, l'olio esausto e i letali pallini di piombo arrivano per ultimi. Vox sorride, è quasi fatta, si tasta il taschino della camicia per verificare la presenza della sigaretta di Valentino e dell'accendino da lui aggiunto. Trasecola di sconcerto quando sta per sbattere la faccia in quello che sembra un vicolo cieco, abituatosi alla penombra capisce che il percorso è tutt'altro che finito, da lì in poi si prosegue su una stretta scaletta di legno che porta a una botola. Ecco dove si annida il vecchiaccio, e chi lo avrebbe detto?

Le antennine di Vox crepitano d'emozione mentre si arrampica, la luce soffusa di monitor e zanne rischiara lo stretto pozzo scavato nel muro. Raggiunta la botola, il demone televisivo la spinge risoluto, balza tra le antiche assi rossastre e scricchiolanti, la nube di polvere sollevata non gli esclude dalla visuale le vetrate orlate di rimasugli di tende strappate e il neon on air sempre acceso all'esterno.

"Vox." il caratteristico tono metallico solitamente assai apprezzato dal demone TV, adesso lo investe sprezzante ancora prima che le sagome siano limpide, le punte delle orecchie all'erta sono già apprezzabili. Alastor alza il viso dal mixer, l'espressione ispirata e malinconica diventa tagliente come una lama. Il demone radio serra i pugni e schizza dalla sedia "Chi è l'incosciente che ti ha concesso il permesso di entrare? Preparati per incontrarlo tra poco al creatore."

"Nessuno, si tratta di una mia iniziativa. Solo tu sai che mi trovo qui." Vox avanza deciso. Esultante di poter guardare gli occhi di Alastor, ansioso per la missione da compiere. L'antennina scoppietta galvanizzata all'inverosimile.

Alastor fa il giro dei suoi rudimentali strumenti per andargli di fronte, non fa niente per celare l'irritazione e per evitare i silenziosi ammonimenti all'insolenza di Vox. Il demone TV lo conosce a menadito, quando Alastor reagisce così significa che è attanagliato dalla paura di cedere a qualche vulnerabilità.

"Alastor..." Vox si blocca e non riesce a proferire altro.

Assapora il suo nome, si abbevera della sua presenza e del pungente profumo. Solo adesso Vox si rende conto di quando lo abbia desiderato, di quanto sia stato costretto a nascondere ogni cosa. Le zanne celesti si ritraggono, lo sguardo disarmonico non è mai stato così dolce; Vox inclina lo schermo, si commuove alla composizione di pixel mai creata prima in quell'espressione del tutto nuova.

Alastor è indecifrabile, inafferrabile. Lo fissa senza esternare emozioni, solo l'eterno sorriso dietro cui si nasconde da sempre, da quando Vox lo conosce. Il demone TV non sa se serva da scudo per gioia o dolore. Magari Alastor è lì solo sotto forma di frequenze, incompleto, un clone d'ombra.

"Alastor..." Vox risuona come una supplica per la prima volta. Vorrebbe chiedergli chi è lo stronzo di cui si è innamorato, per chi cazzo lo ha buttato via come spazzatura. Il bastardo per cui era pronto a dare la vita. Non servirebbe a niente, il demone radio non diventerebbe più tangibile, Vox non potrebbe mai estorcergli verità e sentimenti. "Alastor, io..."

Mi sono impegnato per trasmetterti il mio odio, ma niente è stato mai vero.

Alastor inclina la testa con un'angolazione innaturale, solo il suo corno destro si sviluppa con piccoli scatti.

"Stai per avere un'interferenza, Vox?"

Il demone radio sa dove pungere, conosce i tasti dolorosi di ognuno e li sfiora ad arte. Sa mancare e sa ferire. Lo stridio metallico della sua voce assume una perfida nota divertita.

Vox sente il suo cazzo gonfiarsi e dolere come non accade da anni, dall'ultimo contatto avuto con Alastor. Deve sfregarselo, lo strizza, rigira i pantaloni, ansima e sospira. "Alastor..."

Il demone radio alza un sopracciglio e accentua il sorriso; ecco, sta per banchettare con la sconfitta di Vox.

No, non deve finire così, Alastor non tornerà tra le braccia del pezzo di merda che lo sta distruggendo. Vox racimola lesto il proprio obiettivo, estrae la sigaretta dalla camicia, l'accende e aspira la ripugnante sostanza rossa fino all'esaurirsi del piccolo cilindro, la faccia elettronica accartocciata nel disgusto. Agguanta l'esile corpo di Alastor, se lo attacca addosso e gli soffia la porcheria in bocca.

"Non toccarmi!" Alastor ringhia, gli artigli rossi stridono sul monitor di Vox rigandolo con profondi graffi.

Lo sfregio disturba la vista del demone televisivo che è costretto a fare un passo indietro, tuttavia non gli sfuggono le corna di Alastor ormai ramificate e le ombre della stanza che iniziano a deformarsi.

Non può farci niente, Vox ha il cazzo sempre più duro a causa dell'afrodisiaco e della presenza di Alastor. Sprezzante del rischio che corre a causa del potente demone infuriato di fronte, è costretto a infilarsi la mano proprio dentro ai boxer, strizza, massaggia. La cappella è tumefatta da fare spavento, gli occupa quasi tutto il palmo, il cuore in fibrillazione gli fa temere un infarto; Vox spalanca le zanne per sfogare il respiro affannoso e si sbava la camicia di rosso. Deve resistere, l'effetto assillerà, a breve, anche Alastor.

Il demone radio impallidisce, corna e ombre si ritraggono, gli occhi vermigli fissi e vacui. Impossibile comprendere se e cosa metta a fuoco.

"Allora, Alastor?" Vox lo incalza ansimante e rauco, gli occhi cerchiati, sobbalza a ogni energico sfregamento inflitto al proprio cazzo.

Il mezzo cervo affloscia le orecchie ai lati del capo, immobile e pallido, ansima e stilla saliva dalle fauci aperte. Ma il corpo snello non è animato da particolari slanci, resta inamovibile con le mani lungo i fianchi.

"Allora, Alastor?" Vox sogghigna trionfante, il viso distorto e folle.

L'ultimo brano programmato da Alastor finisce, la puntina slitta sul vinile, sobbalza in un loop senza fine scontrandosi col silenzio e il ritmico ringhio di Vox, la vana attesa del pubblico per il proseguo della trasmissione sembra raggiungerli fin lassù.

Alastor sgrana ancora di più gli occhi, le pupille rosate perdono convergenza; si tampona forte la bocca con le mani e scappa in bagno lasciandosi alle spalle lo svolazzio rosso della giacca. Quando Vox lo raggiunge, è già con la faccia dentro la tazza a vomitarsi l'anima, gli artigli aggrappati ai bordi del gabinetto solcano la ceramica.

"Dannazione" ancora col cazzo gonfio, gocciolante, e mezzo fuori, Vox gli sfila il monocolo prima che faccia una brutta fine; stavolta Alastor non si oppone al contatto quando il demone TV gli afferra forte il busto per sostenerlo. Perciò, Vox ne approfitta per accarezzargli la testa. I capelli di fiamma sono soffici come li ha sempre immaginati, gli irresistibili movimenti delle orecchie saranno il nuovo e imperioso tormento delle sue future notti insonni.

A Vox non rimane che constatare la completa refrattarietà di Alastor al sesso, addirittura il potente afrodisiaco di Valentino sortisce un effetto avverso scontrandosi con lui.

"Ehi, belva" la ben nota voce alterata dalla sbronza fa sobbalzare Vox "Non perdere tempo a nasconderti, la tua puzza arriva lontano un chilometro."

Mentre Alastor continua a contorcersi in violenti rigurgiti, Vox si addossa alla parete dietro la porta ormai impossibilitato a fuggire senza esporsi. Il cazzo estremante sensibile gli arreca insopportabile fastidio ora che è costretto a inguainarlo nei vestiti.

"Avanti, stronzo, fatti vedere. Voglio solo parlarti" i passi di Lucifero si aggirano per lo studio vacante, il Re mantiene un falso tono gentile e canzonatorio.

"Ah, sei qui." sfatto dall'alcol, Lucifero supera Vox senza neanche farci caso, sembra non rendersi conto che il demone radio è riverso sulla tazza "Devi smetterla di rompere i coglioni a mia figlia," Lucifero enfatizza le parole con lo sgradevole picchiettare dello scettro sulle spalle curve di Alastor "è ormai fusa con quelle stramaledette cuffiette da cui ascolta tutte le tue cazzate, sembra un cyborg senza cervello."

Lucifero passeggia nervoso avanti e indietro, non ottenendo risposta agguanta Alastor dal colletto per tirarlo in piedi. Storce la bocca davanti al vomito che cola sulla giacca del demone che gli traballa davanti, perciò si sente autorizzato a inasprire il tono "Non trovi che Charlie sia un po' troppo giovane per una mummia decrepita come te? Le canzoni che trasmetti sono serenate per lei, pezzo di merda?"

Charlie. Alastor è innamorato di lei, dunque? Vox ingolla un groviglio di spine. Questo è troppo. Disperazione. Dolore. Disfatta. Rabbia. Rinnovato e potente odio verso Alastor. Vox non ha più niente da perdere perché Alastor non c'è più. Andato. Smarrito dietro quell'insulsa ragazzina starnazzante. Che Lucifero lo uccida pure, ora è Vox che desidera saltare tra le braccia della morte. Tutto, purché lo strazio che gli dilania l'anima finisca.

Gridando tutto il suo sconforto, animato da un violento vortice di male verso se stesso e il mondo, scosso da scariche elettriche che rasentano le convulsioni, Vox si avventa su Lucifero quando questi è già nel bel mezzo del teletrasporto con Alastor, trattenuto dal bavero, al seguito. A Vox non resta che introdurglisi ancora nel cellulare, l'unico veicolo disponibile per uscire da quella dannata torre radio. Mentre il suo urlo d'angoscia si riduce a un ronzio digitale, il demone TV si rammarica per non essere riuscito a morire neanche stavolta, chissà quanto ancora dovrà combattere con l'inesauribile malsana pena. 

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