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Chapter 23: Waking Up

Un profumo familiare mi solletica l'olfatto mano a mano che mi sveglio, avvolta nel plaid lilla, il corpo rannicchiato come al solito, e non appena apro piano gli occhi mi rendo conto di un paio di braccia che mi stringono morbidamente, quasi avessero timore di farmi male.
Un altro battito di ciglia, e Luke compare davanti ai miei occhi, ancora addormentato, il naso dritto e le labbra socchiuse, con gli accenni della barba che lo rendono meno bambino e più uomo.
È bello, lo è sempre stato e lo sarà sempre, ma lui non se ne accorge del tutto.
Arrogante sul suo aspetto fisico, troppo modesto per quello che si nasconde dietro, quello che lo rende veramente bello.
"È maleducazione fissare, Princess Peach".
La sua voce mi fa sobbalzare leggermente ed arrossire, colta in fallo, proprio come non mi piace essere.
Ma Luke ha questo straordinario potere che me lo fa odiare un po' di più.
E che me li fa amare piano piano.
"Sei cosí fastidioso anche di prima mattina, è incredibile" sbuffo, cercando di nascondere il mio rossore alzandomi dal letto, raccogliendo i capelli, troppo fastidiosi di prima mattina.
"È anche questo un talento".
"Preferirei avessi del talento in cucina, sarebbe mille volte più utile, ameba che non sei altro" borbotto, chiudendomi in bagno, e non appena vedo il mio riflesso allo specchio mi viene una tremenda voglia di sbuffare.
Uffa ai miei capelli scomposti.
Uffa al brufoletto pre ciclo sulla fronte, vulcano inesploso.
Uffa alla mia pelle cadaverica.
E soprattutto uffa alle labbra ancora rosse per i baci notturni di Luke.
Maledetta me, che cedo sempre ai suoi occhi.
Ma lui è capace di leggermi come nessuno prima, forse anche meglio di mia madre.
Basta.
Mi sciacquo nervosamente il viso, asciugandolo con forza, prima di sistemare meglio i capelli e prendere i vestiti per oggi lasciati sulla lavatrice, indossandoli in fretta e furia.
La maglia, leggera, mette in mostra il fiore tatuato sotto la clavicola, e mi piace il modo in cui decora la pelle, semplice e significativo.
Senza guardarmi un'ultima volta esco dal bagno, pronta a trovare Luke ancora mezzo addormentato davanti a me, ma al suo posto trovo solo il letto rifatto e un foglio con su scritte poche parole.
"In amore vince chi fugge. Hai vinto, Pesca, non fuggire più".
Arrossisco a quelle parole, notando poi al fondo della pagina una piccola frase, appena accennata, quasi volesse mettermi alla prova.
"Omnia vincit amor" mormoro tra me e me, sorridendo leggermente.
Esistono pochi deficienti al mondo come Luke Hemmings.
Ma lui è un deficiente di cui so occuparmi, e anche se a volte mi fa venire voglia di prenderlo a pugni, la voglia di baciarlo è sempre più forte.
Cosí, con lo zaino su una spalla e le cuffiette in mano, digito velocemente un messaggio destinato a quel cretino di Luke Hemmings.
"Non darmi più ragioni per fuggire. Omnia vincit amor".
E sí, forse saremo strani, forse saremo folli, forse saremo disfunzionali, malati, idioti, ma è cosí che funzioniamo, a diciassette anni, innamorati dell'amore e delle emozioni forti.
Perchè a quest'età non puoi accontentarti di qualcosa di tiepido.
O brucia o gela.

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