Chapter 10: Waking Up
"I feel it in my bones, enough to make my sistems grow".
Spengo la sveglia con una ditata ancora assonnata, ripetendo il gesto meccanico di ogni mattina prima di emergere, con tutta la lentezza di cui sono capace, da sotto le coperte, stropicciandomi piano gli occhi.
"Welcome to the new age" mormoro tra me e me, tenendo gli occhi chiusi, prima di scendere dal letto, ma non appena poggio i piedi per terra...
"Ahi!".
Ma cosa...
I miei occhi si spalancano a quella voce, ed improvvisamente sveglia noto Luke sdraiato sul mio pavimento con una coperta ed uno dei miei numerosi cuscini.
"Si puó sapere cosa diamine ci fai qua? Sei forse entrato mentre dormivo? Devo chiamare la polizia?" Urlo, strattonando via con forza la coperta dal suo corpo, rivelando semplicemente una t-shirt e un semplice paio di boxer neri.
"Calma, pesca, calma! Mi hai invitato tu a dormire qui!" Risponde, alzandosi in piedi e alzando le mani in segno di resa, cercando probabilmente di non ricevere calci o gomitate in zone delicate, ma ció non mi impedisce di minacciarlo con il telecomando della televisione.
"Ti ho invitato io a dormire qui?".
"Sì, lo giuro! Non ti ricordi di ieri sera?".
E, a quelle parole, magicamente ricordo.
"Sai di pesca" sorride Luke sulle mie labbra, scostandosi leggermente, ed immediatamente, guardando quegli occhi azzurri come l'oceano Pacifico, il senso di colpa per ció che è successo invade il mio corpo.
Avevo promesso.
Avevamo promesso.
"Lasciami andare, Luke" è tutto ció che mormoro, girando la testa per evitare di incrociare il suo sguardo, sapendo che quando c'è qualcosa che non va divento come trasparente, e in questo momento essere letta da Luke è l'ultima cosa che voglio.
"Ma...".
Non lo lascio finire, mi divincolo dalla sua presa, gli sfuggo, ma non abbastanza velocemente, e presto sento le sue dita avvolgersi intorno al mio polso.
"Abbiamo un rapporto piuttosto malsano, lo sai?".
"Ne sono consapevole".
"Mi dici di starti alla larga ma finisci per inseguirmi, poi scappi e sono io ad inseguire te. In tutto questo tu affermi di odiarmi ed io...".
Aspetto che completi la frase, curiosa in cuor mio di sapere cosa lui pensi di me, ma la mia curiosità rimane insoddisfatta e quelle parole appese nel vuoto, lasciate in sospeso.
"Lasciami andare, Luke" ripeto, sfuggendo nuovamente alla sua presa, ma stavolta non mi insegue, lasciando che mi precipiti giù dalle scale, raggiungendo il giardino, inspirando a pieni polmoni l'aria fredda della notte.
Non so cosa mi prenda, non sono mai stata così.
Non sono mai stata fragile, una ragazza di cristallo. Neanche una di quelle dure che vedi in giro per scuola o di cui leggi nei libri, una sana via di mezzo, ma non mi sono mai sentita così fragile senza motivo.
Detesto ammetterlo, ma l'aver infranto questa promessa mi destabilizza come mai prima.
E l'unica persona con cui potrei parlare e che probabilmente mi capirebbe è in viaggio di lavoro.
"Vuoi che ti riaccompagni a casa?".
"Perchè non mi lasci da sola, Hemmings? Dentro è pieno di ragazze che farebbero carte false per passare la nottata con te mentre io voglio solo che mi lasci in paci".
"Non mi sembra che tu voglia stare da sola".
Rimango in silenzio a quelle parole a malapena sussurrate, che riconosco come vere in cuor mio, ma non voglio cedere.
"Hai ragione. Ma come sai che voglio la tua compagnia?".
Luke sospira alla mia risposta non aspra nè dura, semplicemente stanca, prima di posare qualcosa di pesante, caldo e profumato sulle mie spalle che riconosco essere la sua giacca.
"Andiamo" sussurra, e mio malgrado mi ritrovo a seguirlo, chiudendo gli occhi e lasciandomi guidare dal mio corpo nella notte mentre sento i nostri respiri leggeri e rumorosi, godendomi il silenzio piacevole.
"Mi dispiace per prima" mi ritrovo a dire dopo qualche secondo, e Luke si gira stupito verso di me, scuotendo poi le spalle.
"Lo prometto".
Sorrido tra me e me a quelle parole, annuendo piano.
"Lo prometto".
I nostri mignolini si intrecciano piano a pochi passi da casa mia, e guardando la piccola casa buia e dall'aria tetra in penombra una paura infantile mi assale, spingendomi ad andare contro ogni mio principio.
"Vuoi fermarti a dormire da me?".
"Scommetto che sei rimasto sperando di dormire nel mio letto insieme a me" sbuffo, incrociando le braccia al petto, osservando un sorriso malizioso aprirsi sulle labbra del biondo.
"Mi ferisci, pesca. Pensavo avessi un'opinione più elevata di me" sospira, fingendosi affranto, facendomi alzare gli occhi al cielo mentre infilo la mia coperta con le maniche per la colazione.
"Se ti muovi ti faccio i pancakes, razza di mollusco".
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro