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•Capitolo 37•



Capitolo 37

Natasha

«che ci fai qui?» ringhia minaccioso saettando lo sguardo da me a suo fratello.

Kyle non sembra per niente preoccupato, ghigna strafottente giocando con il piercing al labbro.

Rimango in silenzio ancora confusa. Mai, mai avevo contemplato l'idea di un incontro ravvicinato tra me, Josh e Kyle,  non avevo nemmeno mai preso in considerazione l'idea di dirglielo.

È diventata un'abitudine ,l'unico momento spensierato delle mie giornate, non credevo nemmeno sarebbe stato un problema in realtà e ora non so cosa dire.

«qualcuno può darmi spiegazioni?» ora si rivolge al fratello.

«stiamo facendo un giro, dovevo mandarti un telegramma per avvisarti?» lo sfida Kyle. «non ti devo spiegazioni, e nemmeno lei» e in modo del tutto inaspettato prende le mie difese.

«Josh» intervengo richiamando l'attenzione dei due fratelli «avevo bisogno di parlare con tuo fratello e quindi eccoci qui» lo fisso intensamente per fargli capire di cosa volevo parlare.

Non sembra però rassicurato dalla mia risposta

«c'era bisogno di vedervi qui?» urla inferocito «o fai parte anche tu di questa merda?» si avvicina

«non urlarmi in faccia» rispondo a tono «non faccio parte di nulla, non ti devo spiegazioni,datti una calmata»

«che fai fratellino, sputi nel piatto dove hai mangiato?» Josh si pietrifica e cerca qualcosa nei miei occhi, una reazione, forse.

Non ho mai pensato che Josh fosse un santo. Però sapere che era coinvolto in questo genere di cose mi fa riflettere su quel "Josh" di qualche tempo fa a cui tutti accennano.

«torna a casa, adesso» ordina categorico fulminandolo con lo sguardo.

Kyle alza gli occhi al cielo ma non ribatte e infila il casco sbuffando prima di farmi un cenno con la testa e partire.

«è una caccia al tesoro per caso?» gesticola «devo sempre scoprire qualcosa, ogni giorno è una novità»

«Ti intrometti in situazioni che non ti riguardano» dico calma.

«mio fratello sarebbe qualcosa che non mi riguarda?» incrocia le braccia al petto.

«non era in pericolo, il tuo intervento è stato inutile, io me ne vado» sono ancora arrabbiata con lui, non so per cosa, forse il suo non prendere posizione e ignorare ciò che succede tra noi due mi irrita.

«non sapevo guidassi» indica con la testa la mia moto.

«già, quante sorprese» dico senza entusiasmo legando il casco sotto al mento.

«è la prima volta che vi vedete?» chiede sospettoso. Ormai il danno è fatto, inutile mentire.

«no» scuoto il capo. «quando l'ho conosciuto non sapevo nemmeno fosse tuo fratello» ammetto senza guardarlo.

«quando vi siete presentati a casa mia hai mentito quindi? Hai fatto finta di niente» mi attacca.

«non ho mai mentito» rispondo velocemente «non mi hai chiesto nulla a riguardo e non sapevo se la tua famiglia sapesse che frequentava questo posto, non è compito mio comunicarglielo» spiego.

«avresti potuto dirmelo»

Rido amaramente «quando avrei dovuto dirtelo? Mentre scappavi pur di non vedermi e affrontare la situazione? Per favore» borbotto.

Sbuffa frustrato mentre tortura una ciocca di capelli.

«ciao Josh, a domani» rispondo dopo un minuto di totale silenzio.

«aspetta» tenta di afferrarmi il braccio ma prontamente evito il contatto.

Non farti illudere.

Non lo faró.

«per favore» dice fissandomi «non andare» e leggo qualcosa in quegli occhi neri di più profondo, come un tacito dolore. Scosto lo sguardo.

«hai qualcosa da dire?» Poggio le mani sulla sella, pronta ad andarmene.

Passa le mani nei ciuffi ramati «io...non lo so, cazzo» tira un calcio ad un bidone al suo fianco «vorrei dire qualcosa, darti le spiegazioni che vorresti, ma la verità è che non saprei cosa dirti, non so perché mi comporto in questo modo, non riesco a tenerti lontana come dovrei, non voglio mentirti» mi guarda sconfitto «io non voglio una relazione, questo » indica noi due «non diventerà più di quello che è»

E di nuovo, trova le parole perfette per ferirmi. Non credevo che qualcosa, o qualcuno, dopo mia sorella mi avrebbe mai scalfita davvero, quando accadono certe cose, il resto perde di importanza, nulla sembra terribile come prima, quelli che un giorno definisci problemi, diventano niente rispetto al dolore che provi ogni secondo.

Paragonerei questo dolore come alla fastidiosa sensazione di angoscia che si prova prima di un'importante evento, o un'esame, ma provarla in maniera costante sempre, per anni. Lo stomaco chiuso in una morsa, la voglia di scappare o urlare o piangere, o magari di fare tutte e tre le cose contemporaneamente.

Ci sono semplicemente degli aspetti che non posso accettare, lei doveva essere qui accanto a me, aveva il diritto di vivere e questo mi fa perdere la testa, è stata spenta come un animale al macello, senza pietá, senza sapere, che lei era il centro vitale di altre persone, era il mio, dei miei genitori, di Denny e Jack che l'hanno cresciuta, e loro hanno distrutto tutti noi senza rimorso, nemmeno il pensiero dell'eterna prigionia mi consola, nemmeno saperli morti mi consolerebbe, l'inferno è un posto troppo dignitoso per feccia come loro, la terra riserva dolori peggiori. E glieli auguro tutti.

Rinsavisco bruscamente. Io sono davvero qui a lasciare che qualcuno rovini le mie giornate?

«va tutto bene?» mi rendo conto che Josh mi tiene per le braccia e mi guarda un po' preoccupato.

Mi libero velocemente allontanandomi «non ti avvicinare» gli intimo con le mani che tremano.

«sicura di stare bene? Non credo sia il caso tu guid..» lo interrompo

«credo sia il caso che tu te ne vada» armeggio con le chiavi senza guardarlo in volto. Scandisco le parole lentamente con i denti stretti. Non sono il ripiego di nessuno, e se Josh crede di poter far pagare le sue delusioni amorose agli altri si sbaglia.

Parto senza degnarlo di una parola, inspiro profondamente concentrandomi sulla strada. Faccio lo slalom nel traffico senza intoppi e dopo poco arrivo a casa.

E se credevo che finalmente questa giornata giungesse al termine, sono costretta a ricredermi alla vista di un paio di fari dietro di me.

Ignoro la sua presenza, si stancherà prima o poi, Josh è abbastanza orgoglioso da non rincorrere o insistere.

Parcheggio nel garage e lui mi segue senza proferire parola.

Spegniamo i motori, mettendo fine al trambustò creato.

«la smetti?» sbotto di spalle

«non sto facendo nulla» alza le spalle offeso.

«dimmi Josh, vuoi che impazzisca?» mi allontano di un passo «perché mi hai seguita? No avanti, ora non te ne vai fin quando non mi spieghi perché sei venuto fin casa mia, cosa devi dirmi? Aspetto una risposta»

Sembra per un attimo confuso e senza parole

«pensavo non ti sentissi bene» si gratta la nuca distogliendo lo sguardo «volevo solo...controllare»

«non ce n'era bisogno, sto bene» mento torturando la bocca.

«non sembrava»

«beh ora sono qui no? Ti sembra stia male?» sbotto

«non lo so, non credo di averti mai vista stare bene» dice lentamente, ogni parola mi spezza in due, come uno scagliarsi di pugni in petto e sento scendere un'ombra sulla mia figura.

La bocca, incollata,non ha il coraggio di mentire ad una verità così evidente, a quanto pare. Eppure ho cercato in tutti i modi di tenere da parte quel macigno, ho cercato di aprirmi, almeno fin quanto il mio carattere me lo ha permesso, ma credevo che quella bambina imbronciata con il mondo che tutti guardavano con pena fosse sparita, e invece no, rimarrò sempre un vaso scalfito, un frammento incongruente.

Una mano mi sfiora, muove i mie capelli, ma che importanza ha? Perché me la prendo? Perchè pretendo delle spiegazioni?

Una voce mi chiama e una mano mi cinge il braccio, ma niente brividi, nessun tremore, perchè non mi importa più, qualsiasi cosa mi venga fatta non ha importanza, perchè non c'è nessuna speranza di riprendermi o... dimenticare.

E nonostante ció, me la prendo con Josh, che non mi da delle stupide spiegazioni, come se cambiassero la situazione, dovrei aprire gli occhi, non vuole nessuna relazione, quindi spiegazioni o meno, questa rimane la sua posizione.

E di nuovo il mio nome rimbalza nelle orecchie, un fiato leggero si infrange sul mio viso, i capelli vengono spostati di nuovo e dei polpastrelli ruvidi sfiorano il collo nel farlo.

Metto a fuoco ciò che ho intorno, è tutto nero e...profumato, ho il viso immerso nella giacca di Josh mentre lui continua a chiamarmi, eppure la bocca è ancora incollata.

Non lo so, non credo di averti mai vista stare bene.

Perchè lui vede? Non può ignorare, far finta di niente? Lo hanno sempre fatto tutti, è più semplice, tanto "con il tempo si riprenderà" e io invece affogavo nella mia pozza di dolore mentre centinaia di occhi ignoravano le mie richieste di aiuto.

«Natasha» mi richiama preoccupato «sei a casa, a casa tua, torna qui» mi sussurra, come se sapesse che la mia testa si trova altrove.

Rifocalizzo sulla stanza e Josh mi analizza il viso come un cane da caccia.

«parlami» mantiene due dita sotto al mento per scrutarmi bene.

«è tutto...ok» balbetto.

Sorride amaro «io non credo proprio, lo diró ai tuoi genitori, sono abbastanza sicuro che non sappiamo di queste tue crisi» mi tocca il viso, ancora tremolante.

«Josh no» mi impongo evitando di concentrarmi sulla sua mano che mi sfiora la guancia «loro si preoccuperebbero inutilmente e..»

«invece credo che debbano preoccuparsi» continua a sorreggermi da un braccio,forse teme che cada.

«io...» mi arrendo «non voglio che lo sappiano»

Sospira e mi dedica uno di quegli sguardi che ho sempre disprezzato. Mi guarda come se fosse un'animale ferito da curare.

«non farlo Josh» supplico «non avere pena per me»

«è impossibile» poggia il palmo della mano sul viso, coprendo tutta la guancia «tu...sei costantemente afflitta, in pensiero, lontana da chiunque, non posso fare a meno di chiedermi perchè» rivela «non è un mio diritto, lo so,non pretendo che tu me lo dica, ma lasciati aiutare Natasha, non potrai vivere così per sempre»

Gli rivolgo un sorriso flebile, perché nonostante non sappia nulla, riesce a dire sempre la cosa giusta, difficile da digerire si, ma giusta.

«grazie» Poggio la mia mano sulla sua che cinge il mio braccio e la stringo per farglielo sentire.

Vale la pena provare? Lasciarsi andare? Anche solo un po'?

Infondo alla mia età dovrei dire tutto ciò che mi passa per la testa, senza pensare alle conseguenze o alle possibili delusioni, eppure sono così codarda che quasi preferisco vivere nel dubbio piuttosto che ricevere un rifiuto o essere usata.

Trascino la sua mano, che allenta le presa gradualmente, verso il mio petto, il suo sguardo non è convinto ma continuo fissandolo negli occhi.

Fermo il sentiero delle nostre mani al centro del mio petto, , dirottato verso sinistra, dove quel muscolo abbandonato corre all'impazzata, solo grazie al tocco delle sue mani.

Rabbrividiamo entrambi quando il silenzio ci permette di avvertire i battiti del mio cuore.

«lo senti?» chiedo tremolante a causa dell'emozione «ha iniziato di nuovo a farlo solo grazie a te» un velo trasparente lucida i nostri occhi, in un miscuglio di corpi tremolanti e una miriade di emozioni che fluttuano tra di noi.

Vivi.

Arpiono delicatamente la sua nuca.

Senza pensare

Lo avvicino a me mentre mi guarda ipnotizzato.

Adesso

Incollo delicatamente le nostre bocche, uno schiocco sonoro fa vibrare le pareti e non solo.

Sento il corpo esplodere di una gioia fibrillante,  lo stomaco reagisce agli impulsi stringendosi dolorosamente, le gambe cedono contro la parete.

L'ho baciato

La sua lingua spinge tra le mie labbra e senza pensarci troppo le schiudo approfondendo il bacio, esploro timidamente la sua bocca mentre lui pare voler memorizzare ogni centimetro della mia, aggancia le mani ai lati del mio viso per non farmi allontanare, tra le dita gli si avvolgono ciuffi di capelli corvini.

Spinge il suo corpo sul mio, sovrastandomi, ogni centimetro della sua pelle è attaccato alla mia, e un ansimo sfugge incontrollato dalle mie labbra.

Grugnisce arpionandomi un fianco, mi schiaccia sulla parete e approfondisce ulteriormente il bacio.

Mi alzo sulle punte giocando con i corti ciuffi ramati. Non ho il minimo controllo di ciò che sta accadendo, riesco a malapena a formulare due parole messe in croce.

Con uno schiocco si allontana di qualche millimetro dalle mie labbra, entrambi affannati ci guardiamo negli occhi come abbiamo fatto poche volte da quando ci conosciamo.

Dopo l'ennesimo respiro si avventa di nuovo su di me, con meno foga, entrambi gonfi del respiro dell'altro. Le bocche si muovono lente ma bisognose di sentirsi, una mano incontrollata di poggia sul suo collo e avverto subito le vene pulsare insistenti sulla pelle del palmo.

Ansima prima di staccarsi e poggiare la fronte sulla mia. Rimango ad occhi chiusi, avverto prontamente l'imbarazzo tingermi le guance, e anche se mi vergogno di questa mia ingenuità, non posso farne a meno, non riesco a reggere il contatto visivo dopo un momento simile.

«puoi guardarmi...se ti va» sussulto al suono della sua voce, rauca e balbettante. Alzo lentamente lo sguardo sul suo viso notando subito le labbra lucide e e rosse, senza pensarci porto un dito sulle mie avvertendole affettivamente gonfie e umide.

Lui pare ipnotizzarsi al mio gesto e ritiro velocemente la mano.

Le pupille ormai hanno coperto l'iride scura che lo contraddistingue e le guance sono rosate.

Incastra i suoi occhi nei miei mozzandomi il fiato, non ho la forza di spiccicare una misera parola, ne cerco una adatta, ma finirei come al solito a creare ancora più di imbarazzo. Mi limito a nascondere la timidezza affondando la testa tra le spalle.

Senza dire niente mi cinge le spalle facendomi scontrare contro il suo petto. Rimango inerte per una manciata di secondi, poi lentamente avvolgo le braccia intorno al busto ampio.

Rimaniamo così, abbracciati, per qualche minuto, tra sospiri e parole ingoiate. Vorrei dire qualcosa, ma la paura che questa sia l'ennesima presa in giro mi divora le viscere.

Rimango incastrata nel suo collo a cullarmi dei suoi respiri, dei suoi battiti, prendo tutto ció che gli appartiene, il profumo, i sospiri, i tremori, e li conservo.

Lo allontano gradualmente cercando un po' di coraggio, quello che non mi è mai mancato, per dirgli le cose che non gli ho mai detto.

«Josh» sussurro «che vuol dire...questo?» indico lo spazio tra noi due.

«non lo so» ammette «non riesco a trattenermi da te» mi guarda negli occhi e non riesco a vedere altro che sincerità, quella che ho sempre cercato negli occhi delle persone.

Vorrei fargli tante di quelle domande...eppure mi accontento e annuisco perché forse tante cose non vanno dette.

«devo andare» pesca le chiavi della moto dalle tasche dopo una rapida occhiata all'orologio «è tardi, e devo parlare con Kyle» confida.

«non essere duro con lui» mi guarda immobile prima di abbozzare un sorriso.

«ora capisco..» abbassa il casco sulla testa prima di partire.

***

⚠️ RICHIESTA: dovrei cambiare la copertina, se qualcuno di voi sa farle o sa indirizzarmi verso qualcuno che le fa scrivetemi in privato⚠️
Okay, è passato di nuovo un po' di tempo, a quanto pare non riesco ad essere più veloce. Ho il brutto difetto di correggere in continuazione ogni cosa, parto con un'idea e poi correggendo esce tutta un'altra situazione. Io tengo a questa storia e sto cercando di renderla il più chiara possibile visto che ci sono tante tematiche e problematiche che non mi va di affrontare con superficialità, siamo ad un punto della storia dove qualcosa deve uscire a galla, questo periodo di calma sta finendo e inevitabilmente qualcosa deve venire allo scoperto. Ho molta pura, di non essere all'altezza, di apparire superficiale nella stesura del capitolo, di non rendere intense alcune emozioni. Insomma, a questo punto della storia ho parecchia ansia.
Detto ciò RINGRAZIO TUTTE le persone che
mi supportano con i commenti, non avete idea di quanto è emozionante per me leggere i vostri pensieri. GRAZIE 🙏🏼, davvero.

Al prossimo capitolo💋

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