capitolo 6
Quella sera feci buon viso a cattivo gioco, rimasi alla festa, ma solo perché la mia amica non si meritava che le rovinassi la serata. Fede mi disse che mi avrebbero accompagnato i suoi a casa, e subito precisò che Riccardo era con la sua macchina e che quindi non l'avrei visto. Arrivata a casa volevo solo sprofondare nel sonno più profondo. Tolsi le scarpe, il vestito e tutto il resto, e dopo aver messo il pigiama mi raggomitolai sotto le coperte. Non riuscivo a dormire. Mi alzai per farmi una tazza di camomilla e la bevvi davanti alla stessa finestra da cui vedevo la cupola di San Pietro. Erano le due di notte, e se chiudevo gli occhi riuscivo solo a vedere l'immagine di Riccardo e Luana. Lei che mi diceva che era la sua fidanzata e lui che non smentiva nulla. Ritornai a letto, e sentii vibrare il cellulare, chi poteva essere a quell'ora? Non volevo vedere, poi presi il telefono e lessi il suo nome sul display. Era un messaggio in cui c'era scritto: "non è come credi, dammi modo di chiarire l'equivoco".
Equivoco? Ma quale equivoco! Spensi il telefono, mi girai dall'altra parte e cercai di dormire, ma il cuore mi faceva male, era pesante come un macigno. Mentre dagli occhi scendevano grossi lacrimoni che bagnavano il cuscino, credo di essermi addormentata, perché quando aprii gli occhi era già giorno.
Mi alzai, feci il letto, colazione e subito una doccia, poi mi misi sul divano e iniziai a vedere la tv pur non avendo voglia di fare nulla, tanto meno di parlare con qualcuno. Erano circa le dieci del mattino e sentii bussare alla porta, andai a vedere e da dietro lo spioncino vidi Fede che mi faceva ciao con la mano, quella ragazza riusciva sempre a farmi sorridere. Appena entrò mi disse subito:
- Beh, allora? Perché quella faccia cupa?
- Fede, mi prendi in giro o cosa?
- Assolutamente, penso solo che non puoi stare così per mio fratello, io gli voglio bene ma voglio bene anche a te, e se lui sbaglia non lo difendo sicuro. Ah, comunque, non credere a Luana, sono mesi che non li vedo insieme.
- Beh, se fosse come dici tu avrebbe obbiettato alla sua affermazione, comunque stanotte ho riflettuto e non posso farmi rovinare la vita da un ragazzo con cui non c'è stato nemmeno un bacio. E il primo passo da fare è questo.
Mi diressi verso la mia stanza, aprii il portagioie e presi il bracciale, tornai di là da Fede e le dissi:
- Tieni, fammi il favore di darlo a Riccardo, digli che se cambia l'incisione può darlo alla sua ragazza, ho deciso che da oggi voglio vivere per me e non piangere per lui.
Fede mi guardò, mi abbracciò e mi disse:
- Che peccato, non immagina la fortuna che aveva avuto, comunque farò come vuoi.
Mi salutò ed andò via. La giornata la passai a leggere e vedere la tv, ma nel tardo pomeriggio bussarono alla porta e andai a vedere chi fosse, ed era lui, Riccardo. Ovviamente non aprii, mi limitai a dirgli:
- Vattene via.
- Fammi spiegare, apri, voglio solo parlarti.
- Non c'è nulla di cui parlare, sono stata ingenua o stupida scegli tu, ma ho smesso di esserlo, da oggi ognuno per la sua strada.
- Ti prego non roviniamo tutto così, poteva nascere qualcosa di bello.
- Hai detto bene, poteva. Ma non può essere più, da oggi torniamo a essere come eravamo a Moccone, tu lo stronzo ed io l'ingenua ragazzina rompiscatole.
- Non voglio che torni più come prima perché adesso so che amore di persona sei, mi sei entrata dentro Stasy, se chiudo gli occhi sento il tuo profumo e riconoscerei i tuoi occhi tra mille.
- Riccardo vattene via, non farmi anche questo.
Non ricevetti risposta, ma dallo spioncino vidi che aveva poggiato il palmo della mano sulla porta proprio all'altezza del mio cuore, mi girai di spalle e mi accasciai mentre singhiozzavo. Sentii squillare il telefono, mi aveva mandato un messaggio col seguente testo: "sparirò dalla tua vista, ma ti prego non piangere, non merito le tue lacrime".
La serata continuò nella più totale apatia, ero svogliata e andai a dormire molto presto, anche perché l'indomani avevo lezione all'università e non potevo permettermi di saltarla.
La mattina alle sette, doccia veloce, mi vestii, feci colazione e corsi a prendere il tram per andare a lezione. Giunta all'università mi diressi in classe, seguii le due ore di Istituzioni di diritto privato. Dopo andai alla bacheca per vedere se c'erano novità, e lì incontrai Fede, vedemmo che tra le diverse attività previste per gli studenti di giurisprudenza era stato programmato nel pomeriggio un seminario sul diritto dei lavoratori e sulla sicurezza sul luogo di lavoro, e che il medesimo sarebbe stato tenuto dai vigili del fuoco del Distaccamento Cittadino Monte Mario, e dava diritto a dei crediti extra. Ottima ragione per frequentarlo di sicuro.
Con Fede decidemmo di andare a mangiare un panino lì vicino all'università, poi io sarei rimasta per il seminario, mentre lei sarebbe tornata a casa. Tornata all'università mi diressi verso l'aula dove si sarebbe svolto il seminario, presi posto vicino ad altre colleghe di corso, e mentre aspettavo che iniziasse mi guardai intorno. Ad un certo punto lo vidi, ovvio che c'era, Riccardo faceva pure lui giurisprudenza, quello dei crediti extra era un'opportunità che nessuno si faceva scappare.
Stavano entrando i vigili del fuoco incaricati di farci il corso. Quando si schierarono davanti a noi, vidi un volto familiare. Mentre tutti si presentano, sentii il suo nome, Luca. Ma certo, come avevo fatto a non ricordare che era stato il mio compagno di viaggio sul treno quell'estate? Sapevo lavorasse a Roma, ma non che facesse il vigile del fuoco.
Dopo due ore di corso sulla sicurezza negli studi legali, finalmente andammo in pausa. Mi avvicinai ai vigili del fuoco e quindi a Luca, vidi che mi aveva lanciato un'occhiata, ma era impegnato a parlare con il rettore dell'ateneo.
Chissà se mi aveva riconosciuta.
Mentre mi dirigevo a prendere un caffè alla macchinetta sentivo gli occhi di Riccardo addosso, ma avevo deciso di voltare pagina. Preso il caffè andai ancora in bacheca, a volte mettevano annunci di lavoro, e in quel momento mi sarebbe servito trovare qualcosa part-time.
Neanche a farlo apposta, un bar vicino casa cercava una barista nel turno della sera, ottimo, dovevo andarci per informarmi. Avrei potuto seguire i corsi, studiare il pomeriggio e la sera lavorare. Sarebbe stata dura, ma di sicuro mi avrebbe aiutato a distrarmi.
Mentre stavo buttando il mio bicchierino di plastica nel contenitore, mi sentii toccare la spalla, mi girai ed era Luca che, con un sorrisone, mi disse:
- Ti ricordi di me?
- Mmmm fammi pensare, sei il simpaticone che voleva a tutti i costi mettermi in imbarazzo sul treno,- dissi sorridendo.
- Vedo che ti ricordi Stasy, e noto anche che non sei più timida come mesi fa.
- Sono cambiate molte cose, infatti come vedi sono a Roma, non sapevo facessi il vigile del fuoco.
- Ma se sul treno ti ho detto come mi chiamavo quando te ne stavi andando, ci mancava che cacciavi lo spray al peperoncino dalla borsetta tanto eri tesa!
Mi misi a ridere, nel frattempo ci chiamarono e rientrando Luca mi disse:
- Non mi scappi eh, quando finisco se ti va ci prendiamo un caffè, anche qui stesso, per scambiare qualche chiacchiera.
- Certo.
Entrammo dentro, e riprendemmo a fare lezione.
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