
TREDICI / Lontani come gennaio e dicembre
vita reale
24.12.2015
"Mi sei mancato Mimmi" sussurrò Sara all'orecchio dell'animale. Teneva in braccio il suo amato gatto e lo stava coccolando dal almeno venti minuti, non poteva negare che lo stava usando come scusa per ignorare i suoi parenti. Erano quattro giorni che stava in famiglia e già non ne poteva più, esattamente come aveva previsto. L'idea che le mancavano ancora tre giorni in loro compagnia la faceva impazzire.
A parte le mille domande sull'università, che già la stavano infastidendo a sufficienza, ovviamente non potevano mancare quelle sulla sua nuova casa. Quanto è grande? Non ti farai mica aiutare da tua madre per l'affitto, vero? La spesa? Avete il frigo pieno o vi servono altri soldi? I primi problemi sono arrivati? Mentre rispondeva a tutto si trovava a pensare a diversi modi per distruggere quello stupido appartamento, far scoppiare un incendio? Comprare un'accia e rompere tutto?
Quindi si, era ancora arrabbiata con Simone, e anche parecchio. Non voleva più vederlo, era sicura che lo avrebbe menato se si fossero ritrovati di nuovo faccia a facci. Dopo che l'aveva lasciata a casa da sola ad affondare nelle sue stesse lacrime non aveva più avuto notizie sul moro. Fatta eccezione per un messaggio da parte di Riccardo in cui le diceva che si sarebbe occupato lui del suo amico ma che gli sarebbe piaciuto ricevere delle spiegazioni, visto che Simone non ne parlava.
La bionda aveva visualizzato, e l'aveva ringraziato di assicurarsi che il loro amico in comune stesse bene, ma aveva ignorato il resto dei messaggi. Sapeva che era brutta come cosa, ma non ne voleva proprio sapere di ripensare alla loro litigata. Sopratutto, se il moro non aveva detto nulla perché avrebbe dovuto farlo lei? Per fortuna Riccardo aveva capito, perché lui capiva tutti sempre, e l'aveva lasciata in pace.
Le mancava Riccardo.
Nunzia, la sorella di Simone, le aveva mandato una foto di tutti e tre i fratelli Paciello riuniti e Sara aveva risposto mandando la faccina del bacio. Si vergognava di ammettere che era stata a guardare l'immagine per un tempo indeterminato. Era evidente che il ragazzo non le avesse detto nulla alla sorella e ancora una volta la bionda si ritrovò a pensare la stessa cosa: Se lui non aveva confessato perché avrebbe dovuto farlo lei?
No, lei decise di ignorare la questione per tutto il weekend. Provò a rimanere in quella casa, la loro casa, per quei tre giorni ma lo trovò veramente impossibile. Ogni singola stanza, ogni singolo oggetto, tutto, le ricordava del suo coinquilino e di come l'aveva lasciata ferma in piedi in mezzo al corridoio. Per fortuna anche lei aveva un posto sicuro dove poter scappare quando le cose diventavano troppo complicate, Jasmine. La sua amica la aspettava sempre a braccia aperte e anche quella volta capì subito, con solo uno sguardo fugace, che c'era qualcosa che non andava. Sara le disse tutto, perché al contrario di Simone lei non riusciva a nascondere le cose alla sua migliore amica.
Anime simili ma non le stesse.
Jasmine obbligò la ragazza a stare da lei fino a quando ne avrebbe avuto bisogno, quindi Sara rimase da lei per tutto il weekend. La sua amica si prese cura di lei, se la coccolò, le preparò da mangiare, la aiutò a ragionare su ciò che si erano detti i due in quel momento di rabbia. Sara la ringraziò mille volte per tutti quanto. Tornò a casa giusto per fare la valigia e partire per Roma, quando arrivò nella sua città trovò sua madre e sua cugina ad aspettarla fuori la stazione.
Da lì quando ritorno nella sua vecchia casa rimase nella sua stanza per la maggior parte del tempo, quelle quattro mura le davano un senso di pace e tranquillità che aveva paura di non trovare più a Milano, le faceva piacere vedere che non era cambiato nulla. Sua mamma sapeva che qualcosa non andava ma non riuscì a far sputare il rospo alla figlia quindi decise di far finta di niente e continuare a comportarsi come avevano sempre fatto. Sapeva bene che il problema non riguardava la famiglia e decise che forse non era il caso di immischiarsi. Il loro rapporto non era cambiato e ciò rendeva entrambe felici.
Ma, ovviamente, nonostante la sua determinazione a uscire poco e pensare ancora meno, non poteva scappare dai suoi problemi. Sapeva che si sarebbe dovuta sentire un ipocrita visto che aveva insultato il suo coinquilino proprio per quello ma non ce la faceva neanche ad odiarsi.
Lo schermo del telefono si illuminò e la ragazza le lanciò un occhiata per leggere velocemente il messaggio. Era Marco. Avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo ma sapeva che poi avrebbe ricevuto ancora più domande quindi si trattenne. Il ragazzo in questione non aveva fatto nulla di male, questo Sara lo sapeva bene, ma si trovava spesso ad incolparlo del litigio con il suo coinquilino. E tutti quanti quegli stupidi messaggi che le continuava a mandare non aiutavano di certo visto che le facevano semplicemente ricordare ciò che voleva rimuovere completamente dalla mente.
"E con Stefano? Abbiamo visto le foto, sembra proprio un bravo ragazzo" chiese la zia Marina. Era una donna sopra i settant'anni con cui Sara non aveva nessun legame di sangue, infatti Marina e la nonna della bionda erano amiche fin da piccole e ciò aveva attribuito alla signora il titolo di zia. Quello, e il fatto che non si perdeva nemmeno una delle rimpatriate di famiglia.
Sara accarezzò la testa del gatto che continuava a fare le fusa addosso a lei "Simone" rispose cercando di addolcire il tono, non era colpa della zia se i due si erano quasi menati pochi giorni prima "Si chiama Simone"
"Oh, e come è? Vi trovate bene a convivere?" Sara giurò di vedere un sorriso malizioso comparire sul volto della donna.
Per un secondo la ragazza si fermò, avrebbe voluto ammettere tutto e urlare contro ai suoi parenti che non sapevano fare altro oltre che chiederle stupide domande sulla sua vita. Ma non lo fece, perché sarebbe risultata una pazza scatenata — e perché non voleva far preoccupare troppo sua madre —, invece prese un respiro e sforzò un sorriso, uno che non raggiungeva gli occhi.
"Si si, lui è un ragazzo d'oro sempre molto disponibile e ci dividiamo tutti i lavori in casa senza problemi" odiò dire quelle cose. Fino a pochi giorni prima le pensava veramente e le sarebbero fuoriuscite con tale semplicità che probabilmente la sua famiglia sarebbe rimasta sorpresa, ora faticava persino a tenere su il sorriso mentre parlava.
"Quindi finalmente abbiamo trovato un bravo ragazzo?" domandò suo zio Claudio dall'altro lato della tavola. Lui era uno dei due fratello della mamma della bionda ed era il più piccolo di ben sei anni.
Sara voleva prendere il tovagliolo e tappargli la bocca. Lo odiava, odiava il modo in cui tutti la guardavano per cercare di trovare indizi sul rapporto fra i due, odiava l'idea che non poteva dire nulla di brutto perché se no sua madre si sarebbe preoccupata troppo, odiava Simone perché le stava sempre in testa.
Odiava Simone perché nonostante tutto le mancava.
"No no, no. No." Sara accompagnò la voce con il dito che si muoveva da destra a sinistra a tempo con le parole. "Siamo solo amici, anzi siamo solo coinquilini"
"Non conosco molti coinquilini che stanno insieme anche quando stanno fuori casa, in genere la convivenza basta e avanza" parlò la cugina mentre masticava un pezzo di pane, aveva la voce da so-tutto-io e Sara si trovò ad assottigliare gli occhi in risposta.
"Taci."
La cugina, Alice, le fece una smorfia dal suo posto difronte a lei. In mezzo a loro sulla tavola si trovava un enorme pentola con dentro della pasta alle vongole, era tradizione in famiglia Di Luongo che il 24 dicembre non si potesse mangiare la carne e quel tipo di pasta piaceva a tutti quanti i componenti. Ai lati della pentola c'erano altri piatti, frittate di cipolla e di zucchine, risotto alle fragole, crostini con philadelphia e salmone. Il cibo a Natale era veramente il migliore.
Peccato che l'atmosfera natalizia veniva rovinata dalle solite discussioni familiari, come in quel momento che sua cugina provava di tutto per infastidirla — esattamente come faceva lei con Simone — e Sara che alzava gli occhi al cielo.
"Su tesoro, ci sembravate molto vicini tutto qua"
"Mamma" si lamentò la bionda passandosi una mano sul volto, cercando di nascondere l'enorme
imbarazzo che stava provando in quel momento.
"Sei tutta rossa" commentò Alice facendo aumentare il colorito sulla faccia della cugina. Aveva lasciato da parte il pane ed ora era passata a divorare i crostini, aveva del philadelphia all'angolo della bocca ma Sara non glielo avrebbe detto.
"Lo so!"
"Quindi state insieme?"
"No!"
"Non ancora" la corresse sottovoce la cugina.
"Coglio-"
"Cugina!" rise nervosamente la madre cercando di coprire la voce di Sara e camuffando la brutta parola che stava per urlare.
Nonostante l'insultò non si sentì Alice riuscì ad immaginarselo e fu abbastanza per scaturire una lunga discussione fra le due ragazze. Un'altro anno Sara si sarebbe arrabbiata con se stessa per aver causato tutto quello scompiglio durante una delle poche volte in cui stavano finalmente tutti insieme senza nessuna fretta ma quel giorno era diverso. Perché mentre litigavano riuscì finalmente a distrarsi e Simone non occupò più la sua testa, ovviamente solo per un piccolo momento ma fu sufficiente per alleggerire la mente della bionda.
Tutti i suoi progressi furono annullati quando il suo cervello le propose una domanda: A casa sua era la stessa cosa? Anche lui aveva deciso di rilasciare tutta la rabbia che provava nei confronti della sua coinquilina contro la sua famiglia? Oppure aveva optato per il mutismo selettivo?
Avrebbe voluto saperlo, le sarebbe piaciuto essere una mosca in un'angolo remoto della stanza che osservava ciò che succedeva nella vita del ragazzo. Forse così l'avrebbe capito meglio, forse in quel modo sarebbe riuscita a decifrare i suoi comportamenti.
La verità era che il moro le mancava talmente tanto che la ragazza si ritrovava ad odiarsi ancora di più. Come era possibile che nonostante avevano litigato non riusciva a pensare ad altro se non a come sarebbe stato il Natale passato insieme a lui?
Forse avere un coinquilino non era un'idea così stravagante come aveva pensato in origine, forse la stava veramente facendo impazzire. O forse, più semplicemente — ed anche più assurdamente — , non aveva mai trovato nessuno come Simone.
E magari neanche lui aveva mai trovato nessuno come lei.
Forse questo faceva paura ad entrambi, l'idea che già dopo pochi giorni si erano riusciti a capire solo con uno sguardo. Che era impossibile per loro nascondersi le cose, che bastava guardarsi per poco più di un secondo e l'altro sarebbe stato disposto ad andare in capo al mondo. Magari era la paura a farli comportare così, si sa che l'uomo teme ciò che non può controllare.
Forse erano tutte quelle cose o forse, quella sera di Natale, la ragazza avrebbe dovuto bere qualche bicchiere di vino in meno.
⋆
NOTA DELL'AUTRICE:
I MIEI CUCCIOLIII
Prometto che li faccio riappacificare presto!
Comunque spero di riuscire a finire di scrivere il primo atto entro due mesi ma non prometto nulla
Voglio passare alle cose futureeee, che poi tutto diventa più piccante, più spicyyy
As usual ditemi cosa ne pensate, io ieri
sono andata a questo simil-appuntamento ed
è andata mucho bien però non so se provo vera
attrazione per questo ragazzo, si vedràaaa
Kissessss, Sa
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