5.
Novembre
Suonare di domenica? Non mi convince.
Nereo sbuffò, bloccato nel traffico del rientro dal lavoro del venerdì sera.
«Jean, la mia compagna è incinta e non mi va di lasciarla sola nel weekend», disse al telefono.
Adocchiò un parcheggio sotto casa, e mise la freccia. Si guardò alle spalle per fare manovra.
«Allora portala con te», la voce del giovane venne fuori dalle casse dell'auto.
«Non se ne parla proprio, e se poi si sente male?»
Jean tacque per un momento, «E va bene, allora ci vediamo in settimana.»
Riattaccò e finì di parcheggiare, soddisfatto. Scese dall'auto e corse verso il portone. Già si pregustava una doccia bollente per togliere tutto lo stress della settimana di dosso, e chissà cos'aveva fatto Nadia per cena. Di solito il venerdì faceva qualcosa di cicciuto.
Salì le scale quasi di corsa ed entrò in casa, salutando allegro.
«Bello il weekend, eh?» La ragazza si sporse dall'angolo cottura, «Ci credo che sei tutto contento. Ti ha chiamato Jean?»
La felicità si sgonfiò come un palloncino in Nereo, che rovesciò gli occhi all'indietro. Nadia stravedeva per Jean, e sapeva bene che quel rifiuto si sarebbe trasformato in una discussione.
Il piglio della sua compagna stava trasmutando in prepotenza, ma era anche conscio che, se lei non si fosse imposta, lui si sarebbe abbandonato alla solitudine più totale.
«Sì», disse dirigendosi in camera da letto per sfuggirle, «ma ho detto di no.»
E fu inutile, perché lei lo seguì armata di cucchiarella di legno, «Cosa? E perché?»
«Beh, di domenica... mi dispiace lasciarti da sola. Sei pure incinta.»
La vide sospirare divertita, «Nero, sono solo incinta, mica malata. E poi posso venire anche io.»
Gli prese un colpo: nelle sue condizioni, i loro pezzi estremi le avrebbero almeno provocato un aborto.
«Non se ne parla», rispose.
Quella si portò le mani sulla vita, e Nereo annusò il litigio nell'aria.
Sbuffò, «Ok, ok, chiamo Jean e gli dico che vieni anche tu, basta che non mi stressi e mi fai fare una doccia in pace.»
La bocca della sua ragazza rimase aperta dallo stupore, poi scrollò le spalle, «Ok, tanto è già pronto.»
Ecco, era stato facile.
In fondo non gli dispiaceva l'idea di passare la domenica con quei quattro. Stava imparando a conoscerli e ne apprezzava le caratteristiche peculiari. Jean ci sapeva fare con le persone, tanto da aver conquistato il brutto carattere di Nadia. Cass non aveva più lo sguardo arrabbiato che gli rivolgeva prima, anzi, gli aveva addirittura regalato un sorriso. Ashley sembrava tenere in maniera particolare al progetto, e Seth era una sorta di mascotte che amava passare il tempo con la band.
Ne intuiva il disagio a causa delle sue ferite, ma gli dava l'impressione di essere serena in loro compagnia.
Si denudò dei suoi abiti, infilando la camicia nella cesta dei panni sporchi, aprì l'acqua calda della doccia e si appoggiò al lavello. Lo specchio gli restituì l'immagine del proprio corpo, ma si soffermò in modo particolare sugli occhi.
Diventerò padre.
Dannazione, è tutto così veloce.
Entrò nella doccia, beandosi del calore del getto. Buttò i capelli corvini all'indietro e lasciò che l'acqua calda scorresse sul viso senza barba. Molte cose gli tornarono in mente, e rimase qualche attimo in relax, finché la porta della cabina si aprì.
Senza uno straccio addosso, Nadia fece il suo ingresso, «Ti lavo la schiena.»
Le regalò l'espressione di chi non c'aveva creduto, «Se vuoi fare l'amore, basta dirlo.»
«Sì», gli schiacciò i seni sul torace in un'abbraccio, «ma volevo sorprenderti.»
Lo baciò.
«Ho visto diversi porno iniziare così», disse il ragazzo.
«Ecco, bravo, è proprio quello che voglio fare.»
*
«Siamo arrivati.»
Nadia si bloccò sul posto, osservando l'entrata nella saletta. Poi guardò Nereo, «Sarebbe questa? 'Sto palazzo vecchio e stravecchio?»
«Sei abituata troppo bene, tu», la prese in giro. Le aprì la porta con un inchino, «Dopo di lei.»
La ragazza entrò e scese le scale, guardando di qua e di là con aria curiosa. Di fronte alla saletta numero 2 si fermò, «Oh, ciao!»
Si fiondò all'interno, distribuendo baci sulle guance di tutti. Si erano già conosciuti in precedenza, Nereo conosceva la sua espansività e non se ne preoccupò.
«Wow, ammazza che gnocco», osservò Jean non appena il ragazzo si affacciò sulla soglia, «Me lo presti, stanotte? Prometto che non te lo sgualcisco troppo.»
«Jean!» esclamò Cass, ma Nadia rise.
«Mah, sì, almeno ho il letto tutto per me!»
«Piantala di fare la zoccola», lo redarguì Ashley, «questo qui sta per diventare padre, stai a cuccia.»
«Ma ancora non lo è, e poi è uno spreco che questo ben di Dio sia tutto per una persona sola, non ti pare?»
Nadia era ormai accasciata a ridere sul muro, complice anche l'espressione stralunata di Nereo, che aprì la bocca per parlare, «Tranquilla, Ashley. So che sta scherzan...»
«Ah, lui pensa tu stia scherzando», osservò Seth, «che tenero!»
Il ragazzo si voltò verso la propria compagna, che scuoteva il capo, divertita. «Guarda che quello non scherza mica», disse lei.
«Sei gay?» domandò Nereo a Jean, che aggiustò il microfono.
«Sono intelligente», rispose il giovane con un sorriso, «non mi faccio mancare niente.»
«Sei istrionico», lo rimbeccò Cass, «e tanto zoccola.»
«Invidiosa.» Jean le fece l'occhiolino, ricavandone un medio alzato.
«Ok, va bene, ora basta», Nereo divise i ragazzi, «siamo qui per suonare, no?»
Gli altri si guardarono tra loro. «No», rispose Seth.
«Non hai ancora capito come funzioniamo, eh», constatò Ashley, «vedi, noi siamo un po'... losers, sfigati.»
«Ce la siamo vista brutta», si accodò Cass, «e ci troviamo bene solo fra noi stessi, perché possiamo capirci. Gli altri non c'arrivano, sono ancora troppo immaturi.»
«E noi con la gente normale ci annoiamo.» concluse Seth. Nereo ci credeva che lei dovesse aver passato qualcosa di terribile, il suo viso lo testimoniava.
Ma gli altri?
Osservò meglio il vestiario di Cass, ed ebbe una brutta sensazione che tenne per sé.
«Beh, spero che non vi annoiate con noi», rispose Nadia, «io non ho avuto casini nella vita, lui ha praticamente la strada spianata...»
«Vedremo», Jean fece spallucce, «ci piacete. Per ora, basta e avanza.»
«Quindi oggi facciamo un pomeriggio conoscitivo», disse Ashley, rivolgendosi poi a Jean, «ecco, vorrei approfittare per dirvi una cosa.»
«Sei incinta anche tu», Cass le sorrise, guadagnando uno scappellotto sulla nuca in risposta.
«Riascoltavo quella roba che abbiamo composto in settimana, e pensavo... non vi sembra che il sound sia un po' troppo superficiale?» chiese la bionda.
Jean si portò una mano al mento.
«Beh, ci manca ancora il basso. Grazie tante, Seth!» esclamò Cass all'indirizzo della goth, che alzò la mano.
«Non c'è di che», rispose l'esile ragazzina.
«No, proprio a livello di chitarra. Forse potremmo cercarne una seconda.»
La proposta di Ashley fece sbuffare Cass, «Un'altra persona? Che palle...»
«Se vogliamo fare una cosa fatta bene...»
«Nero, tu che ne dici?» Jean si voltò verso il ragazzo, che rifletté.
Si prese qualche secondo prima di rispondere.
«Mah... non ci sta mai male una seconda chitarra.»
Il giovane annuì, «Beh, Cass, vieni a patti con il tuo carattere di merda. Bisognerà cercare un'altra persona.»
Seth alzò la mano, «L'altro ieri ero per Frascati, sulla passeggiata...»
«Che sei andata a fare lì? Sta dall'altra parte dei Castelli», Ashley era stupita.
«Volevo cambiare un po'. Vabbè, ma che ti frega? Insomma, sulla passeggiata c'era un tizio stranissimo, aveva i capelli rossissimi e suonava la chitarra su una panchina. Dall'impostazione, mi è sembrato abbastanza tecnico. Potrei tornare là e chiedergli qualcosa.»
«Era carino?» La domanda di Jean fece sì che Cass rovesciasse gli occhi al cielo. Ashley ridacchiò, «Vuoi scoparti anche lo stipite della porta?»
«Se è fattibile...»
Ma questo pensa solo a scopare?
Nereo si voltò verso Nadia. La sua ragazza sembrava dovesse esplodere a ridere da un momento all'altro, e le sorrise. Era felice che si stesse divertendo, e il divano della saletta le permetteva di stare seduta come meglio preferiva.
«Sì, dai», Ashley tirò fuori dalla salopette le solite sigarette, «se lo becchi, fermalo.»
Si alzò insieme a Cass, dirigendosi all'esterno per fumare. Seth si alzò e attaccò il basso, iniziando ad arpeggiare qualcosa.
Nereo non capì, ma fu Nadia a dar voce alla domanda più che elementare, «Scusa, ma perché non suoni tu il basso?»
La giovane goth scoprì la parte del volto offesa, dando loro modo di ammirare la cicatrice che la sfregiava, «Loro hanno l'abitudine di filmarsi e mettere i video su Instagram. Io non voglio farmi vedere.»
Nereo sapeva già come sarebbe andata a finire. E infatti, Nadia partì con uno dei suoi soliti rimproveri, «Ma non è giusto. Sei brava, e poi hai mai pensato al laser? I tuoi non te lo farebbero fare?»
La ragazza sospirò triste, e Jean le si accostò. Le mani le andarono sulle spalle, stringendole tra le dita. Si abbassò, «Selvaggia ha un piccolo problema di memoria.»
«Non ho idea di chi io sia», confessò la giovane con un sorriso amaro, «non ricordo nulla. Nemmeno come mi chiamo. Mi sono svegliata in ospedale con Jean vicino, mi ha salvata da un'incidente ma... capite? Sarebbe difficile.»
Nadia batté le palpebre un paio di volte, «Capisco. Però... però così non ti precludi qualcosa di figo? Cioè, io penso che avere una band sia figo, puoi sempre nasconderti un po' nei video, no?»
«Le dico sempre la stessa cosa», rispose Jean, «inoltre mostrandosi forse potrebbe uscire fuori qualcuno che la conosce, ma...»
«Con questa faccia?» Seth sospirò, e si alzò, «Scusate... esco un attimo.»
La guardarono andare via.
«Che peccato, sembra una ragazza tanto carina...» commentò Nadia.
«Lo è», annuì Jean, «ma già a scuola la prendono di mira. Devo sempre intervenire con quelle puttanelle della sua classe, sto pregando il preside di cambiarle sezione, ma senza tutori legali... è difficile.»
Nereo abbassò lo sguardo.
Seth sì che ha dei motivi per essere insicura.
Si vergognò di se stesso e delle sue mille ansie.
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