Capitolo 9
Mi sbatté sul letto violentemente, il suo sguardo era fatto di pura furia. Voleva farmi del male, come sempre da quando avevano ucciso coloro a cui teneva non riusciva a contenere le sue emozioni; ma per lo meno avevo ripreso a respirare.
Annaspai, tastandomi la gola con la mano e massaggiandola, come se questo avrebbe potuto aiutarmi, mentre i suoi occhi semplicemente mi inchiodavano al letto, come nel tentativo di decidere di cosa farne di me. Tuttavia, non provavo alcuna paura.
-Che c'è? Vuoi rinchiudermi qui per poi usarmi come prossima preda delle cellule? - chiesi, nonostante sapessi di giocare con il fuoco. Tuttavia era più forte di me, ma dopotutto era per questo che il mio secondo nome era guaio; oppure era il terzo?
-Sta zitto se non vuoi che ti faccia davvero molto male. - sibilò, togliendosi la giacca di pelle. L'aria si era fatta pesante, l'ossigeno si era fatto rado, ma tutto sommato riuscivo ancora a respirare e questo era un bene.
Il suo potere poteva essere davvero pericoloso; eppure era un vigliacco che non aveva neppure saputo proteggere suo fratello minore. Già, quello stesso legame di sangue che per primo aveva perso nelle sue spedizioni punitive senza alcun risultato.
-Non darmi ordini. Non pendo più dalle tue labbra, non posso dimenticare cosa è successo a Miky. - strinsi i pugni, afferrando saldamente le lenzuola sotto le mie dita, mentre i ricordi di quella notte si ripresentavano davanti ai miei occhi come se fosse stato solo ieri.
Erano passati pochi anni, la ferita era ancora aperta e sanguinava, sia per me che per lui; eppure, non ero mai riuscito a comprendere il suo comportamento. Come poteva semplicemente andare avanti, continuare a sacrificare altri ragazzi innocenti in quella vendetta che non aveva né capo né coda, ma che semplicemente era futile, poiché non avremmo mai potuto vincere contro i nostri nemici. Non senza un capo, senza qualcuno che ci unisse e che potesse capire come poter affrontare coloro che ci volevano morti e che volevano utilizzare il nostra sangue per un futile motivo come sedersi alla destra di quel Dio ignobile che ci aveva punito senza una vera e propria giustificazione. Solo perché un Nephilim per amore aveva condotto la sua amata in paradiso? Questa non poteva definirsi un'accusa, ma solo un pretesto per liberarsi di qualcosa di scomodo, che semplicemente odiava.
In fondo che cosa eravamo noi Nephilim? Non eravamo angeli, non eravamo demoni, ma nemmeno umani. Solo fantasmi, enti senza una guida, senza patria e senza terra.
-Miky è morto per la causa. - asserì Coal duro come il marmo e freddo come il ghiaccio. Sembrava un diamante indistruttibile -E vedrai, presto mi sarai grato di aver eliminato quella feccia che si è insinuato come un topo nella nostra terra. - si tolse anche la maglietta, rimanendo a petto nudo, ma non mi importò. Poteva fare quello che voleva, poteva persino violentarmi se gli andava, ma non avrei mai ceduto o fatto vedere la mia paura.
Confidavo in Neon, sapevo che avrebbe sconfitto quei ragazzi senza ucciderli, che avrebbe preso Samael e Andrey e se ne sarebbe andato da qualche parte e ciò mi bastava. Non mi importava se mi lasciava indietro, non mi importava se ciò che era successo poche ore prima per lui era stato solo un gesto di pietà o di semplice desiderio represso; non mi importava se non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti. Finché era vivo, anche io vivevo. L'unico mio rammarico sarebbe stato quello di non aver mai compreso quale fosse il significato di ogni suo singolo tatuaggio.
-Sono i ragazzi che hai mandato che dovrebbero preoccuparsi. Neon non... - di nuovo mi mancò il fiato e strinsi i denti, cercando di non far scivolare nessuna lacrima dai miei occhi o solo di provare a implorarlo di smetterla.
Salì sul letto e mi sovrastò, mi prese le braccia e me le portò sopra la testa, imprigionandole in una sua sola mano prendendomi per i polsi.
Il suo sguardo era gelido, vedevo il desiderio malsano che li animava; voleva farmi suo, mettermi un collare e rendermi il suo schiavo, il suo cagnolino da mostrare a chiunque solo per il mero piacere di poter dire che aveva sposato il "grande" Matar, il ragazzo irraggiungibile, quello il cui cuore non aveva mai battuto per nessuno e che aveva un sangue speciale; sebbene fossero in pochi a saperlo.
Il mio sangue, quello più simile al Nephilim originario, quello che avrebbe riaperto le porte del paradiso poiché discendente diretto del peccatore. Matar il maledetto, Matar dal cuore che non sarebbe mai potuto battere per nessuno; o almeno così mi avevano sempre spiegato, ma il mio cuore aveva iniziato a battere per davvero e per qualcuno che mai e poi mai avrei pesato di poter amare.
Anche io odiavo le cellule, dal più profondo del mio cuore, ma non Neon. Il suo sguardo così chiaro aveva qualcosa dentro che mi faceva tremare l'anima, poi quella nebbia di mistero che lo avvolgeva mi faceva sentire ancora più vivo di quanto non fossi quando andavo a Città di Sopra a mio rischio e pericolo, con l'unica paura di lasciare da soli per sempre i miei due amati fratelli che volevo proteggere ad ogni costo.
-Che aspetti? - chiesi a fatica -Puoi prendere il mio corpo, non mi importa. Neon lo ha già posseduto e sarà sempre suo. -.
Uno schiaffo mi colpì e percepii un acuto dolore al labbro; doveva essersi aperto.
Gemetti appena sommessamente e poi tornai a guardarlo con i miei occhi color dell'oro e quelle pupille allungate e profonde piene di astio e di sfida.
-Sei sporco Matar. Ti credevo una persona molto diversa. - mi strappò i vestiti, ma non tremai, me lo imposi. Poteva farmi tutto ciò che voleva, la mia tenacia e la mia dignità non si sarebbe mai piegata sotto di lui; ne andava del mio orgoglio.
Con la mano libera mi afferrò la gola e la strinse, amava controllare ogni cosa, farla soffrire. Dov'era finito quel bambino dolce con cui ero cresciuto? Quello che ogni volta tentava di fermarmi quando facevo qualche cosa di insensato e stupido? Dov'era quel migliore amico che si preoccupava sempre per me e che piangeva sempre quando i suoi se ne andavano via, ma solo dopo aver messo Miky a letto?
Il dolore e l'odio erano davvero più forti dell'amore e del ricordo di esso? Più forti della vita?
Cercai di parlare, ma la sua stretta era così forte che le parole non volevano uscire e boccheggiai. Mi lasciò piano, ma non riuscivo comunque a respirare mentre quella mano ruvida mi accarezzava la pelle che ancora portavano i segni di Neon.
Chiusi gli occhi e pensai intensamente a quel ragazzo che avevo capito essere speciale nel mio cuore.
Non importava se ero nel buio, lui sarebbe stata la mia luce.
Sorrisi, non era da me essere così romantico.
-Ti purificherò. - disse Coal, prima che il suo peso mancasse da sopra il mio corpo.
Sorpreso aprii gli occhi e poi il mio cuore esplose nel vedere quella luce folgorante, quell'angelo bellissimo che non volevo lasciar andare via, per nessuna ragione al mondo.
Il mio futuro era con lui, ne ero certo.
Mi gettai tra le sue braccia e lui mi accolse; esattamente come quando mi aveva preso.
-Stai bene? - sussurrò al mio orecchio, allontanando la pistola di ferro che teneva salda in mano.
-Mai stato meglio. - piansi, baciandolo come se non vi fosse un domani.
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