Capitolo 10
Mi morsi l'interno della guancia, mentre nervoso lo guardavo in viso; entrambi eravamo seduti a gambe incrociate sul mio letto e stavamo giocando a carte.
La casa era ancora a soqquadro, ma non avevo avuto tempo per sistemare e quel dannato di Neon se ne era andato dicendomi semplicemente di trovare un posto sicuro per suo fratello, minacciandomi di morte nel caso in cui gli fosse accaduto qualcosa o avessi alzato le mani su di lui; tuttavia, non credevo conoscesse bene quel dannato angelo con le corna che avevo davanti.
-Tocca a te. - disse con la sua voce dolce, alzando appena le sue iridi chiare su di me e facendomi rabbrividire.
Scostai subito lo sguardo, osservando le mie misera carte. Avrei perso anche quella partita e mi maledii; era troppo bravo.
-Basta. Hai vinto. - mollai le carte sul letto e mi alzai; togliendomi i pantaloni e rimanendo solo con i miei boxer neri. Perché avevo accettato quella stupida condizione?
Lui sorrise caldo, riordinando le carte e tossendo appena.
Era fragile, sembrava una candida foglia pronta a staccarsi dal suo ramo; tutta tremolante. Un piccolo cucciolo bisognoso di attenzioni e di protezione; tuttavia, più stavo a contatto con lui, più comprendevo di quanto in realtà non avesse affatto bisogno di tutto ciò.
Sapeva difendersi da solo nonostante la sua salute cagionevole; era un diavolo travestito da angelo, con iridi color del ghiaccio e capelli corvini raccolti in una morbida coda che gli ricadeva sulle spalle, con le punte leggermente ondulate.
-Giochiamo ancora? - chiese.
-No, l'unica cosa che mi rimane sono i boxer e desidero ancora tenermeli. - lui annuì e posò sul comodino le carte, alzandosi dal letto e venendomi incontro, posando il suo capo sul mio petto e allacciando le sue braccia al mio collo.
Rimasi rigido come una pietra, mentre la mia bocca si faceva arida come il deserto. Che cosa diavolo stava facendo?
-Mio fratello starà bene? - chiese e in quel momento sembrava davvero fragile come cristallo; un ragazzo perso nel buio e afflitto da una delle più grandi paure che mai sarebbe potuta essere estirpata all'interno dell'individuo, che fosse umano, alieno o sovrannaturale: rimanere solo.
Perdere chi si amava, rimanere sulle spine ogni ora passata lontana dal proprio fratello... sapevo cosa stava provando. In fondo, io e lui eravamo molto simili in questo.
Potevo comprendere meglio di chiunque altro quanto fosse frustrante non poter essere al fianco di chi si ama; poter rimanere solo ad aspettare con gli occhi ciechi, pregando la loro buona stella, mentre il cuore martellava nel petto violento, quasi come il metallico e spregevole rumore di un martello che batte contro un incudine.
Le mie braccia lo strinsero per la vita senza che me ne accorgessi; inspirai il suo profumo ancor prima che potessi desiderare di respirarlo.
-Sì, è forte. Forse, l'unico che possa tenere a bada quel combina guai di mio fratello. - sorrisi, mentre dentro mi diceva che ciò non era possibile, perché Matar era una forza indomabile, una calamita che i problemi cercavano senza sosta, pronti a colpirlo con la stessa intensità di una cannonata.
-Samael. - mi chiamò il moro e io non feci in tempo a guardarlo che le sue labbra furono già sulle mie.
Non era il nostro primo bacio, quella bocca si era già posata sulla mia qualche ora prima, mentre quei due mi avevano lasciato solo con lui presentandomelo come un docile agnello; sebbene, quel calcio mi avesse fatto parecchio male.
Cercai di staccarmi, ma lui era più forte e mi buttò sul letto, sedendosi a cavalcioni su di me.
Arrossii violentemente, mentre i suoi occhi azzurri erano velati di malizia. Poteva avere anche la parvenza di un ragazzo di dodici anni talmente era minuto, ma in quel momento non importava da che lato lo si guardava, aveva la mia stessa età.
Solitamente l'appetito carnale in noi Nephilim sorgeva già a quindici anni, per questo molti di noi già a quell'età non erano più vergini e non aspettavano quindi la cerimonia di iniziazione; tuttavia, per me era diverso. Avevo quasi sedici anni, eppure, non nutrivo alcun desiderio; anzi, il solo pensarci mi faceva arrossire ed innervosire.
-Andrey, togliti. - gli ordinai, ma sui si sciolse la coda dei capelli e per qualche motivo quegli orecchini dal quale pendeva una goccia rosso come il sangue, di rubino, sembrarono brillare e risaltare più intensamente di prima.
-No. - rispose calandosi e tornando a baciarmi, tenendomi i polsi cosicché non potessi ribellarmi alla sua presa.
Lo lasciai fare, ricambiando inesperto e impacciato quel tocco che non era altro che un semplice suggersi e danzare: le nostre labbra si inumidirono, diventarono rosse e gonfie in poco tempo, mentre nella stanza regnava uno strano e quasi incredibile silenzio, rotto solo dallo schiocco dei nostri bagnati petali di carne sporgenti.
Anche se non volevo ammetterlo, era piacevole baciarlo; anche se fin troppo imbarazzante.
Sentivo le orecchie fischiare, il cuore battere allo stesso ritmo delle ali di un colibrì.
Quando ci separammo i nostri aliti caldi erano franti e ci accarezzavano i visi, mischiandosi, mentre i nostri occhi continuavano a guardarsi, quasi con sfida.
Lui sorrise, calandosi ancora e baciandomi gli zigomi bollenti e purpurei; chiusi gli occhi, istintivamente, abbandonandomi di nuovo in balia dei suoi gesti.
-Sei carino quando arrossisci. - per me fu inevitabile sentire il sangue fluire di nuovo al mio viso, mentre mi sentivo quasi indignato.
Non ero una ragazza, allora perché continuava con quei dannati complimenti?
-Ti sono diventate rosse anche le punte delle orecchie! - rise, accarezzandole.
Gli scostai la mano, schiaffeggiandola appena, ma senza troppa forza.
-Smettila. - ero serio. Mi stava infastidendo; ancora un po' e lo avrei morso per la frustrazione.
-Allora chiederai scusa? - lo sapevo fin dall'inizio dove voleva andare a parare, ma non lo avrei mai fatto. Non mi fidavo ancora di suo fratello, dopotutto, come potevo abbassare la guardia quando mio fratello si stava innamorando forse del suo peggior nemico?
Sebbene Matar lo avesse negato, magari non ancora conscio dei suoi sentimenti, io lo avevo fatto per lui: avevo visto come i suoi occhi color del topazio, guardassero il fratello maggiore di quel piccolo diavolo che si era steso sopra di me e che per quanto capriccioso e fragile, era anche leale quanto malizioso.
-No. - risposi seccato, mordendolo come mi ero ripromesso.
Raggelai, però, quando al posto di un piccolo mugugno di dolore alle mie orecchie arrivò un gemito acuto di apprezzamento, mentre contro la mia gamba qualcosa di duro aveva iniziato a premere.
Lo lasciai immediatamente, guardandolo mentre desideravo solo sparire.
Lui mi guardò altrettanto imbarazzato, mordendosi il labbro inferiore, iniziando poi a sfregarsi contro di me.
-Che... - le parole mi morirono in bocca quando mi prese la mano e se la portò contro quella piccola erezione che gli era nata spontanea a causa del mio morso.
-E' tutta colpa tua. Ora devi prenderti le tue responsabilità. - disse, guardandomi con quegli occhi grandi e da cerbiatto, le cui palpebre sbattevano peggio di quando era Nadia a fare i capricci.
-Non ti ho mica messo incinto. - cercai di sdrammatizzare, mentre tentavo in ogni modo di togliere la mia mano da... beh da lì.
Lui non rispose e mi continuò solo a guardare supplicante, mentre costringeva la mia mano a premere contro il suo membro teso.
Mi guardai attorno, come nella speranza di trovare una via di fuga; fissai persino per svariati minuti la porta come se quella avesse potuto aprirsi da un momento all'altro, facendo così entrare Neon. Tuttavia, ogni cosa fu inutile e quindi tornai ad osservare lui.
-S... solo questa volta. - accettai e lui felice si calò i pantaloncini e i boxer, mostrando così il suo membro semi eccitato.
Era la prima volta che toccavo l'intimità di un'altra persona, non avevo mai neppure "giocato" con la mia! Eppure, in quel momento, mi ritrovai davanti a quella staffa che chiedeva attenzioni e con il panico che mi scorreva nelle vene. Che cosa avrei dovuto fare esattamente?
Come se mi avesse letto nel pensiero Andrey mi prese la mano e la guidò fino a lui, aiutandomi nei movimenti.
Per tutto il tempo cercai di concentrarmi sul suo viso, non sapendo che quello fu il mio più grave sbaglio: i suoi occhi scintillavano brillanti e liquidi, si erano perfino fatti più scuri e sembravano ghiaccio colpito dal sole con alle porte la primavera; si mordeva poi in quel modo tutto suo il labbro inferiore, nel tentativo di non far uscire neppure un verso, ma senza risultato. C'erano poi le sue guance che iniziavano a colorarsi di un tenue rosso e che dire poi dei capelli che sconvolti che gli ornavano il viso e sembravano essere fiamme nere provenienti dall'inferno.
All'improvviso sentii anche io qualcosa premere dolorosamente contro la stoffa dei soli boxer che indossavo, ma non osavo neppure nominare il nome di quella cosa o pensarci.
Dannato, dannatissimo diavolo di Andrey!
•.•.•.•.•.•.•.•.•.•.•.•.•.•.•.•.•
Un piccolo spin off per introdurre anche la seconda coppia che sarà trattata solo ai lati della storia e in pochi capitoli
Buon sfortunato #venerdì17
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro