PROLOGO

Non possiamo beffare il destino. Mi ero illuso di poterlo cambiare, o quantomeno combattere.
Sono stanco... Stanco di veder morire le persone, di essere testimone del dolore della gente nella sofferenza fisica e mentale, senza farne parte.
Sono stanco di vagare tra macerie, polvere, distruzione. Ovunque vada, ovunque sia richiesto. Vittima e carnefice di qualcosa che non ha più senso, di una guerra che, comunque andrà a finire, lascerà soltanto un profondo oblio.

Ho visto la Terra spazzata via da una follia architettata dalla perversione più malvagia e oscura.
Ho visto l'uomo suicidarsi, seppellirsi  nel cemento e nell'acciaio, felice della sua effimera cupidigia, divorare come un cannibale dissennato tutto ciò che aveva attorno, relegandolo solo al suo uso e consumo.
Ho visto la natura impazzire, la sua essenza fagocitarsi per vomitare poltiglia e rifiuti di se stessa, ridursi come feccia umana all'asservimento di qualcosa di troppo grande anche per lei.
Vedo due mondi bruciare tra fuoco e radiazioni, accomunati da due orbite nere che sorridono sprezzanti, mai sazie di cibarsi, come un abominio bulimico, della sofferenza provocata.

Ha senso vivere così tanto per assistere a tutto questo?
Ha senso vedere le rughe farsi più profonde sul volto di chi ami? Assisterli divorati da mali incurabili, guardarli mentre si spengono lentamente, la pelle diventare una barriera sottile e quasi trasparente sopra ossa fragili e malferme?
L'umanità non esiste, non per come la conosciamo.

Siamo stati sedotti da una finta realtà, fatta di storie trasmesse dalla tv; supereroi mai esistiti, combattimenti tra fazioni di mitici eserciti di mondi fantasy impegnati ad annientarsi tra loro, elfi, orchi, draghi volanti sputafuoco.

Le mode del momento, la vuota bellezza di chi fa dell'apparire il suo stile di esistenza ci hanno fuorviato, facendoci perdere il senso della realtà. Abbiamo chiuso con intenzione gli occhi ignorando quanto la nostra civiltà si stesse svilendo, vittima della propria ipocrisia, colpevole della devastazione del mondo che la ospitava. Come locuste, ci siamo cibati di tutto ciò che incontravamo sulla nostra strada, fino a farlo verso noi stessi.

Millenni di finta evoluzione, in cui ci siamo illusi della nostra creatività e intelligenza, di essere degli illuminati eletti da un Dio superiore, eterno e onnisciente. Una falsa adorazione il cui unico scopo è stato quello di giustificare "sacre guerre" e ingiustizie.

Speravo di poter spezzare i folli fili del burattinaio che l'ha portata alla sua fine. Dopo essere sopravvissuto a un inferno nucleare che ha distrutto ogni briciola di memoria e speranza, imprigionando la vita sopravvissuta a una schiavitù senza tempo, che significato ha continuare a esserne testimone?

Sono stato richiamato per assistere alla distruzione di una Nemesi di cui io stesso faccio parte.   

Sono Erik Low
Nato a Londra, nel 1874.

«Svegliati soldato, il tuo compito non è finito...»