Polvere di ricordi
(Consiglio:
guardate il video
che ho messo sopra)
Ama chi ti ama,
Non amare
Chi ti sfugge.
Ama quel cuore
Che per te si strugge.
Non t'ama chi amor ti dice
ma t'ama chi guarda e tace.
-William Shakespeare
Una delle tante teste rosse, si muoveva iperattiva per i corridoi della nota scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Raggiunse un'aula vuota, dove versò un qualcosa di troppo.
Non era sciocca, buon sangue non mente mai.
Se la parte femminile di Hermione aveva avuto l'effetto desiderato, Rose non sarebbe stata da meno.
D'altronde, voleva porre fine alle strazianti domande che girovagavano in cerca di risposta così come un assetato cerca l'acqua.
Voleva mettersi l'anima in pace, del perché l'amore tra i suoi genitori non fosse stato abbastanza potente, cosa ci fosse di mezzo a quella faccenda che aveva contribuito al declino della famigliola perfetta.
Non era sicura sarebbe riuscita a vedere il fondo della situazione, ma era colma di grinta al punto da rischiare di essere uccisa, o peggio, espulsa.
Accertatasi fosse sola, immerse il capo.
Pareva inchiostro sbavato quello che sembrava aver preso vita propria e che aleggiava nell'aria, assumendo forma di ricordi.
{ S × L }
Un bambino vestito rigorosamente di nero come fosse il suo colore felice, spuntò da dietro un albero al richiamo, sentito chiamato in causa quando le grida di Petunia Evans non lasciavano scampo.
Come lui avanzò, la sorella indietreggiò spaventata.
Aveva quello strano potere di far allontare le persone e a volte lo usava sotto forma di pregio.
Squadrò l'altra, mentre un raggio di sole le illuminò quegli occhi verdi che la rendeva angelica agli occhi di Piton.
Era speciale, lui sapeva.
Lo aveva capito dal primo momento in cui l'aveva vista.
Sapeva, che non se la sarebbe tolta dalla testa.
Lo scenario cambiò; la ragazzina aveva sentito parlare di un certo Piton.
Oh, con quale modestia, a dir la verità sapeva ogni cosa, dalla più studiata sui libri di testo, alla più piccola sfumatura.
L'uomo più coraggioso che Harry Potter e i suoi genitori avessero mai conosciuto, non collegava come potesse essere la causa di tanto scompiglio nella famiglia unita in cui era nata.
Ed ecco che, inesorabile, qualcosa la spiazzò.
{ D × H }
«Si dà il caso che i Grifondoro vengano selezionati in base al loro talento», assunse un espressione saccente in cui la Weasley si rispecchiò e fece un sorrisetto.
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, Sporca Mezzosangue».
Si guardarono in un intesa d'odio che, a primo impatto, dava l'impressione si sarebbero inceneriti con qualche colpo di bacchetta.
Il tutto si interruppe.
La curiosona era sospesa tra le solite macchie d'inchiostro, come le piaceva chiamarle.
Tutto qui?
Era tutto qui?
Cosa doveva trarre da quella patetica scena?
Come poteva quel Malfoy aver interrotto la storia d'amore più bella di sempre, frutto della sua nascita?
Si aspettava di più dalla madre, una bella donna con profonda devozione alla cultura, poteva essersi innamorata di quell'idiota dalla mentalità chiusa e senza pensiero proprio, sottomesso dal volere del padre rigido con cui non aveva rapporti?
Come poteva lui essere importante se, nella mente di Hermione, l'episodio durava talmente poco?
Un arrogante come lui, come poteva essere entrato nel mondo della Strega-Più-Brillante-Della-Sua-Età?
Perché Piton e Lily?
Non aveva un nesso logico, niente che potesse reggere quel "perché" tanto grosso stampato sulla fronte che le pesava e le causava un emicrania.
{ S × L }
Quasi ironico come il temuto professore Severus Piton fosse in realtà Pivellus.
Tenuto in aria da un incantesimo basilare, umiliato da un gruppo idiota che incitava James Potter a proseguire il suo operato, degno di solo bisogno di attenzione.
Se solo Lily fosse stata lì...
{ D × H }
«Hermione Granger», così fu chiamata l'undicenne dall'anziana signora, posizionata vicino al Cappello Parlante.
Era nervosa, non replicava giustifiche se non fosse smistata nella Casata sperata.
Si ripeteva frasi motivazionali, per mantenere la calma.
Così razionale, così studiosa quanto ansiosa, prese posto sullo sgabello.
«GRIFONDORO!», sorrise, alzandosi davanti a tutti quelli del primo anno per poi raggiungere il tavolo che la accoglieva calorosamente.
Lui la guardò, in silenzio, nascosto dalla massa di sfigati, come li vedeva lui.
«Draco Malfoy».
Il biondo platinato, sicuro di sé con i capelli tirati indietro, prese posto in maniera tranquilla.
Era certo di quale fosse il proprio posto in quella scuola, non rimase stupito quando...
«SERPEVERDE!».
{ S × L }
Il serpeverde osservava con disgusto e amarezza come Lily passava le giornate con quel Potter.
Cosa aveva quello, che lui non aveva?
La guardava, la studiava, di nascosto.
Di sottecchi, rinasceva dai suoi sorrisi luminosi e da quegli occhi che ispiravano la più bella opera d'arte a sua modesta opinione.
Ma lei si stava avvicinando a James, e lui era solo Serverus.
Le avrebbe dato il cuore, come quella volta in cui le aveva trasferito nelle mani un fiore.
Perché lui voleva spiegarle, quanto lei e quel fiore fossero simili.
Voleva farle capire con quel gesto quanto per lui fosse bella, di quella bellezza da rimanerne estasiati.
Purtroppo, però, le persone nella media non sono ingegneri nell'interpretare i segnali muti.
{ D × H }
Si permise di allontanarsi, di isolarsi per un solo battito di ciglia. Volto' le spalle e si copri' con la divisa di Hogwarts, l'ultimo oggetto rimasto che potesse rammentare i bei tempi prima che, qualcosa e qualcuno, rovinasse la magia di cui splendeva. Si perse nell'osservare l'incisione. La scritta ormai secca "Mudblood", opera di Bellatrix Lestrange, spiccava sulla pelle chiara. Era e sarebbe rimasta li' per sempre a ricordarle chi era. Il tutto stabilito da una semplice questione di sangue impuro, a detta di chi si valuta insegnante ma che poi, alla fine, non era a conoscenza dei valori di base tra cui il rispetto. Tentava di rimanere impassibile, paragonando esso ad un tatuaggio babbano voluto da non sobri. Però purtroppo lei era lucida e mai avrebbe volutamente espresso volere nell'essere macchiata. Godric, se ricordava le grida in cui venne torturata su quel suolo. Maledisse il dolore nella sensazione di impotenza, tanto forte da superare quella fisica. Come un lampo, l'udito si azzerro'. Un eco, chiaro frutto della sua immaginazione, parlo' nella sua testa.
"Se vuoi sapere com'è un uomo, guarda bene come tratta i suoi inferiori, non i suoi pari". Lei quindi era inferiore? Leggeva più del dovuto da paragonare la mentalità di chi aveva osato tramite Hitler e Mussolini. Immergendosi in pagine di un buon libro sotto le coperte, si sarebbe detta di non sminuirsi. Eppure, quando si vive in prima persona, si cambia. E lei stava cambiando molto tempo prima, appunto prematuramente. Stava cambiando poco a poco.
Dall'occhio uscì una piccola ma lunga lacrima scorrevole fino al mento.
Si annientò fino a sparire e confondersi sul pavimento.
Lo guardò farsi confuso, non riusciva più a distinguere la sua espressione né a captare i suoi movimenti.
La vista era completamente appannata, il dolore era troppo forte.
Tentò di alzarmi con le forze restanti, ma rimase bloccata anche nel fare il più insulso movimento.
Quegli occhi azzurri non avevano smesso un attimo di guardarla, tant'è che per un attimo sperò fosse colto da un improvviso atto di genuità, che non giunse.
Quando il cigolio del lampadario stava per cadere, quindi, si gettò tra le braccia di Ronald.
Rose riemerse, aveva il fiato affannato e gli occhi lucidi.
Deglutì, sistemandosi il colletto della divisa.
Non ogni puzzle era stato ricongiunto e l'avrebbe scovati tutti.
Uno ad uno, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto.
* * *
Scorpius Hyperion Malfoy era in piedi davanti allo specchio delle Ebarb con riluttanza.
Non era un grande interessato alla scuola, ma sapeva abbastanza su quel pezzo di vetro che aveva davanti.
C
amminava avanti e indietro, finché non si posizionò esattamente al centro.
Vide immediatamente la piccola Weasley, che evidentemente aveva un debole per lui e che quindi ricambiava il sentimento.
Esitò, finché non si avvicinò meglio per osservare quel che stava accadendo.
Incredulo, vide l'immagine di suo padre davanti alla medesima lastra di vetro quando aveva più o meno la sua età.
Lo lasciò di stucco, poiché mai avrebbe pensato che la migliore amica del Bambino Sopravvissuto avesse fatto breccia nel cuore di Draco, al punto da averla come visione desiderata più di qualunque altra cosa.
Indietreggiò, scappando via.
Le scale lo condussero da tutt'altra parte.
«Maledette scale a cui piace cambiare, è la seconda volta oggi che mi conducete nell'ultimo posto di cui ho bisogno!», imprecò tra sé e sé, meritandosi le occhiatacce di qualche studente del sesto anno.
Poi... una voce.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro