Odi et amo
Quell'odio-amore esternato dall'arazzo💫
" I hate you
I love you
I hate that I love you."
-Gnash, Olivia O' Brien
Draco frugava disperatamente nella dispensa. Aveva bisogno di energie se voleva andare a fondo di quella storia. Estrasse perciò qualche biscotto, mentre si sedette su una vecchia poltrona nera mantenuta bene nel tempo. Unì le gambe, poggiando l'aratro antico sopra di esse. Ne studió la forma, la compattezza, il materiale, il volume e ci scivoló lentamente le dita, bagnandosi le labbra con la saliva.
Chiuse gli occhi.
“𝙶𝚞𝚊𝚛𝚍𝚊, 𝙳𝚛𝚊𝚌𝚘”.
Il biondo si fossilizzó davanti a quell'immagine. Sotto al nome, in perfetta calligrafia annunciante la famiglia dei Malfoy, si estendeva un altro cognome. Avvicinandosi meglio, poté leggerne una frase.
𝑂𝑑𝑖 𝑒𝑡 𝑎𝑚𝑜.
𝑄𝑢𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑑 𝑓𝑎𝑐𝑖𝑎𝑚, 𝑓𝑜𝑟𝑡𝑎𝑠𝑠𝑒 𝑟𝑒𝑞𝑢𝑖𝑟𝑖𝑠.
𝑁𝑒𝑠𝑐𝑖𝑜, 𝑠𝑒𝑑 𝑓𝑖𝑒𝑟𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑜 𝑒𝑡 𝑒𝑥𝑐𝑟𝑢𝑐𝑖𝑜𝑟.
Il biondo, nella sua ignoranza della lingua latina, dovette rimanerne nel caos.
Come poteva aver pensato, sua madre, che avrebbe decifrato qualunque cosa ci fosse stata scritta?
Si torturó sfiorando, nel caso, il cognome che prima si era imbattuto e nel quale aveva dimenticato l'esistenza.
GRANGER.
C'era scritto il cognome di lei.
Lesse più volte, incredulo che quel cognome potesse stare accanto a quello della prestigiosa famiglia Purosangue da cui proveniva.
Che stregoneria era mai quella?
In quanto ad Hermione, aveva fatto rientro alla Tana.
Le era dannatamente mancata quell'idea di famiglia unita nel tempo, per la quale lei provava un vuoto grande da bucarle il cuore.
Sorrise, sentendo Molly sgridare il marito.
Era molto invecchiata, non proprio lucida, ma era pur sempre la signora Weasley.
Arthur, guardó oltre il corpo della moglie in furia e sorrise a sua volta.
«Hermione cara», ciò fece scattare l'altra donna che la squadró, commossa.
«Sono venuta a farvi visita, dopotutto ve lo meritate. Siete da sempre importanti e non vorrei ve lo dimenticaste», esordì con voce ovattata dalla felicità.
«Allora stai bene...vuoi un caffè o preferisci un dolce? O, perché no, entrambi?», si pulí le mani sul grembiule da cucina, imbrattato di farina.
«Non ti scomodare troppo. Opto per un buonissimo dolce dalle tue mani, non mi deluderà».
«Credevamo di averti persa, Harry e Ron non hanno spiccicato parola. Ginevra ci aveva accennato qualcosa ma da come ci aveva descritto non stavi come ti vediamo ora», si grattó la testa l'uomo.
«Tra alti e bassi, si è risolto per il meglio ogni cosa. O quasi».
«Fatemi capire, Hermione è in casa mia e nessuno mi ha avvisato?», una voce pungente e bassa di tono la fece sobbalzare.
«Oh, Godric», sentiva le lacrime pungerle gli angoli degli occhi.
«Beh? Ti faccio questo effetto? Perché mio fratello è così bastard-», abbozzó uno dei tanti rossi, riferito a Ronald.
«GEORGE WEASLEY!», tuonó la madre.
«Mi diverte farlo», rise sottovoce nel confessarlo all'amica.
«Tu come stai?», si fece seria lei.
«Quando cammino c'è ancora chi non ha afferrato il concetto e mi scambia per chi non sono. Una volta potevo dire di essere parte del mio gemello, ora niente. Non sono quello di prima, ma cerco di esserlo per tutti e due».
«Sei più forte di quanto credi, Fred sarebbe fiero di te», gli posó una mano sulla spalla, tristemente.
«È bello rivederti, Herm», la abbracció.
«È bello sentirmi ancora parte di qualcosa», sorrise tra le lacrime mentre la stretta di lui la incoraggiava ad essere la ragazzina che aveva conosciuto.
La torta venne servita impeccabilmente, prese la forchetta e inizió a far godere le proprie papille gustative.
«Serve dirti che sei eccezionale?», le fece i complimenti, portando una mano davanti alla bocca per nascondere il masticare del cibo.
«E dimmi, cos'hai intenzione di fare adesso?»,la figura femminile della casa passó una mano sulla ruga aggiunta alla collezione.
La verità era che non lo sapeva.
Era come sospesa in aria tra terra e cielo.
Non sapeva come muoversi, come la gente si aspettava che si muovesse, come le due parti di sé stessa avrebbero agito, come si sarebbero spartite il da farsi.
Si pulí gli angoli della bocca con il tovagliolo, «Ricominciare dove mi sono persa».
«Come?», domandarono all'unisono, mentre si stringevano in cerchio.
«Lasciando andare l'appiglio che mi incatena».
Non sapevano, però, che si trattava di una persona in particolare.
Il silenzio venne spezzato da degli applausi allo spumante innaugurativo, ma nella sua testa girovagava una serpe dalla "D" come iniziale di nome.
Chi chiamato in causa, intanto, camminava per le vie nel bel mezzo della notte fonda.
Aveva aspettato la quiete per poter andare da sua madre.
Era geloso, di quanto fosse sua.
Nessuno avrebbe dovuto coglierne l'amore, anche dopo tutta l'amarezza che aveva subíto la Black.
Si inginocchiò sulla lapide, accarezzando il marmo gelido, ciò che gli rimaneva.
«Madre, dimmi cosa devo fare», si mordeva il labbro da farlo sanguinare con tanto di suppliche. Non ne parlava mai, ad eccezione che con la prima donna dal momento della sua nascita. Aveva delle vere e proprie sedute psichiatriche tra lui e la risposta che si immaginava potesse ricevere in cambio.
«Sono patetico, ne sono consapevole. Non c'è nessuno, non possono cogliere la mia vulnerabilità, come tuo marito mi ha stampato in testa. Non lo rispetto totalmente, perché un Malfoy non piange mai e io sono caduto. Mamma, non so veramente cosa fare. Era un segnale, quell'aratro? Tu sapevi che lei è destinata ad essere una Malfoy? Sapevi che la Granger è destinata ad essere mia moglie?», mentre accarezzava la tomba, una lacrima cadde sulla pietra e luccicó un qualcosa.
Incastró una mano dentro una fissura stretta, dalla quale fece uscire una chiave.
La giró più volte e si alzó, ancora più incasinato.
«DANNAZIONE, NON CAPISCO!», tiró un calcio potente a un vaso lí vicino, il quale si frantumó.
«Cazzo», sussurró, raccogliendone i pezzi.
Nel buio, vide un pezzo di carta sgualcito.
Su di esso, la poesia era stata ripetuta.
A grande fortuna, accanto vi era la traduzione.
“ 𝑂𝑑𝑖𝑜 𝑒 𝑎𝑚𝑜. 𝐹𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑚𝑖 𝑐𝒉𝑖𝑒𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑖𝑜 𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎.
𝑁𝑜𝑛 𝑙𝑜 𝑠𝑜, 𝑚𝑎 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑐𝒉𝑒 𝑐𝑖𝑜̀ 𝑎𝑐𝑐𝑎𝑑𝑒, 𝑒 𝑛𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑡𝑜𝑟𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜 ”.
Si poteva essere in bilico tra due sentimenti talmente opposti? A quanto pare era positivo, come risultato.
Rivolse un occhiata fugace a cielo stellato e colse una stella cadente.
Era lei, era lei fin dall'inizio.
Quella figlia di Babbani, per la quale nutriva amore.
Quell'incantevole ragazza saccente e sveglia, per la quale nutriva odio.
Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha inoltre la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi.
Negó, perché non gli rimaneva altro.
Negó, negó, negó.
Negó quel che sapeva.
In un girone infernale, senza termine, si cruciava da solo, metaforicamente.
L'odio verso di lei era l'odio verso sé stesso, per quel che ammirava nel riflesso, per non essere il principe che lei meritava.
L'amore verso di lei appassiva e fioriva, in eterno.
Buon San Valentino in ritardo!🌹
Spero vi piaccia, nonostante sia insicura di ogni parola pubblicata sin dal primo capitolo. Che ne pensate finora?🤷🏻♀️
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