Non siamo soli
Quell'odio-amore esternato dall'arazzo💫
"Se mentre ci odiamo,
in fondo ci amiamo."
-Aiden
Un tunnel non lasciava trasparire alcuno spiraglio di luce. Correva a passo svelto ma, per mancanza di fiato, si trovó costretta a fermarsi. «Ancora qualche passo», si disse. I muscoli delle gambe erano in tensione, i piedi bruciavano sempre più vicini alla meta. Sentiva letteralmente il peso di un qualcosa che non doveva esserci, come una fitta alla ventre, come un macigno al petto che non permetteva un respiro naturale.
«Non avevo dubbi, Signorina Granger, di trovarla di nuovo qui».
«Chi parla? Fatti vedere!» Ordinó a voce che non ammetteva repliche.
«Mi sorprende che si sia dimenticata la mia voce».
«Lumos Maxima», quel che i suoi occhi catturarono, la fece sobbalzare.
L'anziano ex preside il quale credeva fosse immortale si trovava esattamente a dirimpetto a lei.
«Vorrei offrirle qualcosa, ma il motivo per cui sono qui non è buono».
«Signore, io non-».
«Noto con piacere che non è affatto cambiata. Mi avete vendicato», cera una dose di risentimento nell'ultima frase, «Hogwarts è in piedi, ed è merito vostro.»
«Io-».
«Solo perché sono morto non significa che non sia al corrente. Ha donato anima, corpo e coraggio per la salvezza del Mondo Magico. Questo rende di lei una strega brillante, degna del titolo in carica. Tuttavia, oltre alle congratulazioni, c'è altro».
Albus Silente scorreva la pelle ruvida sulla massa folta e lunga di barba bianca, preoccupato.
«Vede; ogni giorno, ogni ora, in questo istante magari, forze oscure tentano di penetrare nelle mura di questo castello. La difesa più grande, siete voi».
«Lo ricordo, ma non riesco a collegare cosa possa andare a parare con l'attuale presente».
«È intelligente, le servirà solo tempo. Capirà,in un modo o nell'altro».
«Su cosa sta cercando di mettermi in guardia?».
«Anni fa conobbi un ragazzo che fece tutte le scelte sbagliate».
«Signore, sta scomparendo».
«Devo andare. Si sta svegliando», constató con un sorriso amaro.
«No, aspetti! La prego!».
***
Girava in senso orario e anti-orario il cucchiaino dentro la tazza di cappuccino caldo di prima mattina.
Il biondo innarcó un sopracciglio, mentre teneva "La Gazzetta Del Profeta" sotto la sua stretta.
«Quindi hai perso il lavoro?».
«Sì.» Riprese a leggere le notizie del giorno, bagnandosi distrattamente le labbra.
«Harry e Ron mi verranno a trovare oggi».
«Salazar, ancora?!».
«Sii gentile».
«Non li sopporto, diverró calvo dall'esasperazione! Mi ci vedi bene senza i miei amatissimi capelli?!».
«Non essere tragico! Resteranno-».
«Un ora? L'ultima volta, due giorni fa, sono stati capaci di rimanere fino a cena inoltrata ed erano arrivati alle sette del mattino! La Weasley come lo accetta? E Weasley non è sposato?».
«Ginny è alle prese con il lavoro. Ron si sta sentendo con una ragazza».
«Che facciano presto a sfornare figli allora!»
Il campanello suonó. «Di quanto sono in anticipo questa volta?».
«Quattro ore.» Sorrise angelica andando ad aprire ed ignorando il bofonchiare di Draco.
***
«Granger, sei sveglia?».
«Se continui a farmi domande idiote, ti avveleno».
«Sì, sei sveglia. Secondo te perché le coperte riscaldano?».
«Ti prego, abbi pietà».
«Perché abbiamo sonno?».
«Che problemi ti affliggono?».
«Tanti. Perché viviamo se poi dobbiamo morire?».
«Hai finito?».
«No. Perché ci chiamiamo per cognome? Io lo faccio perché tu lo fai».
«Perché smancerie come "amore", non rispecchierebbero la nostra storia d'amore. Io credo in noi».
«Perché "tutto attaccato" si scrive staccato e "staccato" si scrive tutto attaccato?».
«...Ti soffoco con un cuscino se non mi lasci dormire».
Era tarda notte, quando un bussare insistente sveglió i due fidanzati.
«Chi è il coglione che rompe il cazzo ora?», domandó cauto il biondo.
«Non lo so», sbadiglió in totale risposta, indossando le pantofole da notte.
Determinata ma scombussolata, investì qualcosa a causa del buio ingannatore.
Spalancó la porta nell'istante in cui un lampó illuminò il cielo e, con lui, ciò in cui entrambi si sarebbero dovuti imbattere.
La riccia stupita si portó le mani alla bocca, incapace di parlare.
Si abbassó, prese una cesta e richiuse il portone.
«Non vogliamo niente, per la miseria! Ma che cazzo di problemi avete?! Non ho intenzione di essere educato a quest'ora dell-Oh, Salazar».
«Malfoy...».
«È un bambino quel che vedo? Per la miseria, ho le allucinazioni!».
«È un bambino quel che vedi», confermó l'altra, cullando la creaturina infreddolita rannicchiata tra le sue braccia.
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