L'amara notizia
Quell'odio-amore esternato dall'arazzo💫
"I hoped would be impossibile."
-James Arthur
Se c'era una sola cosa in cui Hermione si reputava felice di avere Draco Lucius Malfoy al suo fianco era la sua insensibilita' di cuore.
Non c'era alcuna traccia di pietà, era una dei tanti pazienti come gli altri e come tale veniva trattata.
Beh, più o meno.
«Andiamo Granger, com'è possibile che non riesci nemmeno a mangiare?!».
«Pensi che sia al settimo cielo per questo?! Ho una benda agli occhi, non vedo te come non vedo nient'altro!».
«Salazar, ma perché ho accettato questo lavoro?», sussurrò, puntando lo sguardo al soffitto bianco.
«Ce lo stiamo chiedendo tutti», tastó il cibo.
«Non sei simpatica».
«Non era quello il mio obbiettivo. Perché sei qui?».
«Perché si dà il caso che il denaro non cresce sugli alberi».
«Sarebbe stato tutto più bello».
«Non credere che a me piaccia rimanere qui, per giunta con te. Sei solo una lurida-».
«Ops», portó fintamente mortificata una mano alla bocca, «Non volevo rovesciarti addosso di proposito il latte».
«Maledetta-», venne interrotto nuovamente, dal tossire del Medimago in attesa di attenzione sullo stipite della porta.
«Come procede qui?».
«Affatto bene», si lamentò l'ex Serpeverde.
«Male. Dovresti veramente impegnarti se non vuoi-».
«Certo, certo, lo so».
«Signorina Granger», iniziò.
«A sinistra», la informò evidentemente seccato il Purosangue.
La ragazza si voltó come indicato.
«Stavo dicendo, tra poche ore potremmo toglierle la benda e potrà tornare a vedere».
«È magnifico!», esclamó, elettrizzata.
«Davvero? A chi sarò assegnato quindi?», chiese felice.
«A lei. Il problema non è la vista».
«Che cos'ho che non va allora?», la strega si era rabbuiata in una frazione di secondo.
«Ha perso la funzionalità dal bacino in giù», rispose prontamente l'uomo, scrollando le coperte di dosso, «provi a muovere le gambe».
Strinse gli occhi e, con la propria forza di volontà, tentó di alzare la gamba destra, invano.
«Si è mosso qualcosa?», chiese, speranzosa.
Gli occhi chiari di Malfoy s'imputarono su altro.
«No. Mi dispiace tanto. Tra due ore sarò qui per gli accertamenti. Avete tempo per conoscervi meglio», si allontanó.
La giovane era rimasta immobile, in un oblio di depressione, a parere altrui irriconoscibile.
«Finisci di mangiare».
«Non ho fame. Portalo via».
«Non ho intenzione di obbedire ai tuoi capricci. Mangia e non complicare la situazione».
Fece cadere volontariamente il vassoio.
Poteva sembrare un comportamento immaturo, soprattutto se da lei, ma dietro a quel gesto si nascondeva tanto dolore.
«Grandioso, sei nella fase numero uno; la negazione».
«Vuoi finire come al terzo anno?».
«Non saresti in grado di centrarmi».
«Sei un idiota».
Sfioró le lenzuola e si coprí, in sottofondo al coccio del vassoio frantumato nella pattumiera.
«Che tempo fa fuori?», improvvisamente, gli rivolse un quesito.
«Vuoi giocare alla metereologa? C'è il sole».
I due protagonisti rimasero in silenzio per l'intera durata della mattina.
«Posso chiamarti Hermione, sì?», sistemando la benda, sorrise l'uomo di mezza età.
«Sì, certamente».
«Okay, Hermione, ora rimani ad occhi chiusi e non fare niente fino a nuovo ordine», rimosse benda e garza, con un po' di disinfettante le pulí gli occhi.
Con un atmosfera migliore e meno luminosa, venne spronata ad aprire lentamente gli occhi.
Lei così fece, sbatté le palpebre e le iridi ambrate si mostrarono ai presenti.
Incontró la faccia di Malfoy con disgusto, dietro al Medimago.
«Come ti senti?», la voce del Medimago pareva incerta, quella volta.
«Ci vedo», guardó ancora il coetaneo con senso di nausea, «perfettamente».
Rimasti soli, incastrarono occhi negli occhi in un intesa di puro odio.
«Non m'incanti. Cosa vuoi in cambio di questo posto?».
«Niente».
«Non farmi ridere. Sei qui per i tuoi sporchi comodi, non per opere altruiste».
«Pensa per te», ringhió.
«Tua madre? Dov'è? E tuo padre? Oh, tasto dolente».
«Non si potrebbe dire lo stesso di te».
«Sai quello che devi sapere. Non si sfugge alla realtà».
«Che carino il fatto che la tua camicia d'ospedale sia stata sbottonata. Che taglia hai? Una quarta?», ghignó.
«T'interessa?».
«Ho capito, hai una seconda».
«Devi averne viste per far centro», rispose ironica.
«Hai una terza. Bingo».
Incroció le braccia in un broncio.
«Uno a zero per te, Furetto».
«Non chiamarmi Furetto».
«Altrimenti?».
«Altrimenti... Dannazione, non posso fare niente!».
«Uno a uno, Furetto», sorrise.
Mezz'ora dopo, cercò di alzarsi quando Draco si era allontanato per fumare una sigaretta.
La serpe velenosa avrebbe infierito nel vederla incapace, perciò aveva approfittato dell'assenza.
Una mossa non furba, il suo pensiero in alto era quello dell'orgoglio.
Prevedibilmente, era stesa sulle mattonelle fredde.
Non si arrese e continuó a provarci, però una certa testa bionda fece capolino.
«Bene, bene, bene. Chi abbiamo qui?».
«Lascia perdere», sbuffó.
«Che avevi intenzione di fare, si può sapere?».
«Lasciami in pace».
«Vediamo, di cos'hai bisogno? Di una mano, forse? Ad una condizione».
«Sarebbe a dire?».
«Perdonami».
«Che...Che cos'hai detto?».
«Sei sorda?».
«Credo di esserlo diventata».
«Non lo ripeterò».
«Come vuoi», rimase, inerme.
«Non vale, ci rimetto sempre io!».
«Chiamo l'infermiera».
«Perdonami, Granger».
«Per cosa?».
«Per non aver impedito che accadesse», il braccio incitasi la scritta impressa "Mudblood" era visibile.
Le tese la mano senza aspettare risposta.
Si attaccó a lui per non perdere equilibrio.
«Devo andare in bagno. Voglio fare una doccia».
Lui si torturó i capelli. La prese tra le braccia e la condusse là. La fece sedere sopra il wc.
«Devo...».
«Lo so», acconsentí.
Le sfiló ogni indumento ad esclusione della maglia, incluso l'intimo.
L'acqua tiepida scorreva imperterrita all'interno della vasca, mentre lei lasciava che il suo nemico la spogliasse.
Sentiva i leggins scivolarle fino alle scarpe, la zip del reggiseno sganciarsi sotto il tocco freddo di lui.
In quei minuti, vide Malfoy diverso.
La sua anima sembrava alleggerirsi, inspirava ed espirava nello sforzo di tenerla aderente al suo petto e delicatamente veniva poggiata con l'acqua a coprire le sue forme.
«Chiama appena hai finito».
Non ottenne alcuna risposta da parte di lei, lo guardò uscire senza proferire parola.
Draco, dal canto suo, ghignó.
La sera si prospettava non male.
Era stata una giornata stancante per Hermione, ma optó di leggere qualcosa di leggero.
«Solitamente preferisco non entrare nei fatti altrui, ma non ho niente da fare e mi sto annoiando a morte».
«Si chiama "Orgoglio e Pregiudizio"».
«Leggimi qualcosa».
«Signorina Elizabeth... ho lottato invano e non c'è rimedio! Questi mesi trascorsi sono stati un tormento, sono venuto a Rosings con lo scopo di vedervi, dovevo vedervi! Ho lottato contro la mia volontà, le aspettative della mia famiglia, l'inferiorità delle vostre origini, il mio rango e patrimonio, tutte cose che voglio dimenticare e chiedervi di mettere fine alla mia agonia. Vi amo, con grande ardore».
«È una dichiarazione d'altri tempi...è molto bella».
«L'autrice si chiamava Jane Austen».
«Non la conosco».
«Questo perché era Babbana».
Per poco il ragazzo non si strozzó con la sua stessa saliva e lei non poté non riprendere a leggere ad alta voce.
» Non mi interessa più».
«Immaginavo, però preferisco leggere in questo modo. Mi aiuta ad esprimere i concetti con la mia voce e immedesimarmi in quanto ha scritto».
Preannunciato, riprese la lettura tranquilla e priva di problemi.
«Grazie», sussurrò, lei sentí e le labbra si incresparono in un piccolo sorriso.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro