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Il risveglio

Quell'odio-amore esternato dall'arazzo💫

"When we all fall asleep where do we go?"
-Billie Eilish

️L'aria era eccessivamente afosa persino per accogliere il mese di giugno ormai alle porte.
La Battaglia di Hogwarts era impressa nella mente di studenti e non, seppur fosse trascorso tempo dal drammatico evento.

Il cuore martellava nel petto di Hermione Jean Granger, con le dita ancorate alla propria bacchetta dal nucleo di corda di cuore di drago e i capelli disordinati per i conti propri, mentre si affrettava ad ampie falcate a raggiungere il suo destino.
La polvere riempiva le narici, bruciava gli occhi divenuti rossi quando, contemporaneamente, la pelle candida era mascherata dal suolo il quale spesso aveva constato la compattezza.
Le labbra impregnate di sangue, le nocche bianche, il respiro agitato di chi si avviava all'azione, le orecchie poco funzionanti a seguito delle urla strazianti bisognose di pietà mai giunta.
L'adrenalina scorreva nelle vene rapidamente in un processo infinito, lo stomaco era sottosopra dalle diverse emozioni contrastanti dentro lo spirito da leonessa caratteristico della promettente strega.

«Signorina Granger?», si odeva una voce imponente e sicura, senza lasciar trasparire emozioni precise. Il buio l'aveva accompagnata per momenti che le parevano attimi insignificanti, ma che si sarebbero rivelati significativi.

«I parametri vitali?», domandó con tono più sottile l'uomo.

«Sono buoni. È stabile», rispose l'infermiera, con voce assottigliata.

«Riesce a sentirmi?»

Si morse il labbro inferiore, per sentire se il sangue aveva lo stesso sapore che rammentava impeccabilmente.

«Stringa il mio dito una volta per un sì, due per un no. Intesi?»

Seguí l'indicazione, riuscendo solo a sfiorare la pelle del Medimago.

«Si ricorda chi è? Ha una vaga idea di dove possa trovarsi?»

Tentó, forzandosi, e ottenne il risultato di stringere l'indice una volta. Possibile che fosse frastornata? Completamente impassibile? Insensibile?

«Bene. Immagino sia pronta a quanto le spiegherò seduta stante».

Dedusse che il rumore doveva essere la cartella clinica sfogliata da chi stava parlando e non poté non pensare subito al peggio.
Percepiva la luce forte su di lei, il lenzuolo caldo ma scomodo tipico d'ospedale, la conferma della flebo che giurava di avere ovunque.

«È stata trasferita qui in uno stato profondo di coma per cinque lunghi anni. Mi dispiace essere diretto, ma si tratta del mio mestiere. Credevamo non sarebbe tornata con noi, con immensa sorpresa ci ha fatto assistere ad un miracolo. Appena sarà in condizioni di fornirci la versione dei fatti, vedremo più chiaramente come poterci comportare nei suoi confronti. Avviseremo la prima persona della lista in caso di recapito telefonico, come lo chiamano i Babbani. Se non erro, le ha fatto visita la settimana scorsa».

La paziente sapeva bene chi fosse; niente di meno del Bambino Sopravvissuto, Harry James Potter.
Le era immensamente grata del calore d'amicizia che le aveva trasmesso in quei sette anni nella scuola di magia e stregoneria nel quale custodiva la giovinezza come dono più prezioso.
Quel bambino dai capelli corvini, gli occhiali rotondi, la cicatrice a saetta sulla fronte, lo avrebbe riconosciuto tra mille.
Era il suo migliore amico, per non affibbiargli l'appellativo di fratello, per cui provava senza ombra di dubbio una forte stima e un gran bene.
Rimase sola, a quanto aveva avuto modo di capire non condivideva la camera con nessuno e ciò non fece che assottigliare lo strato di pazienza in lei.
Il rumore del tocco sulla porta, la fece sussultare.

«Hermione», la voce di Ronald Weasley ed Harry suonó in contemporanea.
Automaticamente, sorrise nei riconoscere un qualcosa di familiare.

«Eravamo così preoccupati per te», il rosso parló, «Come ti senti?»

Era nettamente debole, tanto da non aprire le palpebre, ma non avrebbe rinunciato alla compagnia dei due per niente al mondo.
«Chi...chi ha vinto?»

Il rosso decifró l'espressione del ragazzo al suo fianco. «Noi, Herm. Noi abbiamo vinto».

«E...ci sono state vittime?»
In silenzio portentoso caló nella umile stanza. «Cosa non so?», avrebbe potuto captare l'ansia nei loro movimenti agitati, toccare la palpabile sofferenza ancora in vita in punta di piedi.

«Abbiamo perso Nymphadora Tonks, Remus Lupin, il cui figlio cresce sanamente. Colin Canon, Vincent Tiger, Severus Piton e Dobby come ricorderai e-»

«Fred Weasley», terminó per lui l'altro Grifondoro, nonché il fratello del caduto con onore.

Un senso di angoscia fu il minimo tra ogni senso di colpa che lottava nel suo corpo. Rabbia, delusione, impotenza dominavano supreme, avrebbero seguitato in eterno.
I visitatori, cautamente, si avvicinarono al letto e la abbracciarono.
«Torneremo, d'accordo?», il rosso le strinse la mano, il moro le baciò la fronte in segno d'affetto.

«Vi voglio bene».

«Rimettiti, ci servi», scherzó uno, sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso.

«Anche perché saremmo fottuti senza di te. Se mi sentisse mia madre...», riprese l'altro.

Rise appena ed i due amici ne furono contenti.
«Sbarrerebbe porte e finestre, Ron?»

«Non solo, immagino», accennò un lieve sorriso pure lui, in mezzo a quelle facce rassenerate, «torneremo».

«Ci conto».

La Strega-Più-Brillante-Della-Sua-Età realizzò quanto effettivamente cinque anni erano passati con lei fisicamente presente ma non mentalmente.
Si trovavano nel 2003 e non sapeva come avrebbe dovuto reagire, quale fosse la compostezza che doveva mantenere flessibile per non sprofondare nel baratro della disperazione.
Un vassoio si posò sulle sue gambe, l'infermiera la rassicuró.
«È la colazione, tesoro», doveva essere piuttosto anziana, poiché aveva erroneamente tastato la sua pelle ruvida.

«Oh...grazie», detestava la fascia bianca sui suoi occhi, era frustrante.

«A breve arriverà chi le terrà compagnia, sarebbe anche l'ora», sbuffó, «questi giovani d'oggi...»

«Prego, scusi?»

«Il suo assistente. Non è sufficientemente in grado di badare a sé stessa adesso».

«Sta cercando di dirmi che...sarò dipendente da qualcuno?»

«Mi dispiace molto».

«Scusate il ritardo», era una voce fredda, diffidente, ghiacciata, ma affannata dalla corsa.

«Alla buon ora! Ti pare il caso di presentarsi a quest'ora tarda della mattinata?!», lo riproverò la donna, se Hermione non fosse stata scossa, avrebbe certamente riso.

«Non è colpa mia, il capo mi aveva affidato questo caso perché non era fiducioso delle mie capacità e non sapeva se lei si sarebbe risvegliata».

«Io sono qui», ricordó l'unica vittima della faccenda.

«Svolgi il tuo lavoro, per piacere», marcó severa l'addetta al servizio in camera. Affermato quanto ripetuto, si congedò.
La riccia fu abbandonata a sé stessa con un ragazzo il quale avrebbe dovuto sopportare per chissà quanto.
Aveva riconosciuto qualcosa in lui di non estraneo, ma non seppe trovare risposta soddisfacente.

«Mezzosangue», il biondo platinato studió attentamente la figura di lei.

Esitó, interdetta.
Che fosse quel Malfoy?
Che l'assistente fosse quel bastardo?

«Malfoy».

SPAZIO AUTRICE (se così mi si può definire).

Non avrei mai immaginato di scrivere una Dramione con un titolo simile e invece... eccola!
Spero possa essere di vostro gradimento.

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