Chi sono io per trascinarla a fondo?
Quell'odio-amore esternato dall'arazzo💫
"My past has tasted bitter for years now
So I weild an iron fist
Grace is just weakness
Or so I've been told
I've been cold, I've been merciless
But the blood on my hands
scares me to death
Maybe I'm waking up today".
- Jaymes Young
Draco's pov
S
ebbene pensavo sarei stato bene al mattino come la notte, mi sbagliavo. Mi sono svegliato con Pansy addormentata e piena di trucco. Assonnato, mi alzo dal letto e raggiungo il bagno. Nel ritorno, mi imbatto nella stanza della Granger, dove la porta è socchiusa. Entro di soppiatto, per alcuna ragione imminente. Batto le palpebre un paio di volte, scosso. Le gambe mi tremano e lo stomaco manda fitte di avvertimento, mentre una leggera nausea mi annebbia il cervello. Riesco ad arrivare alla scrivania e sprofondo sulla sedia di fronte ad essa. Prendo un pezzo di pergamena lì di fronte ed afferro una boccetta di inchiostro ed una piuma d'aquila, pronto a scrivere. Ma ora sorge la domanda colossale: cosa diavolo devo scrivere? Butto giù qualche frase di rassicurazioni, facendo però ben quattro copie, per via della mano difettosa. La nausea diventa sempre più forte così nel traggito verso il letto di lei mi accascio contro il muro, portando le ginocchia al petto, e facendo toccare la parete con la mia nuca.
Guardo quella piccola Mezzosangue da terra; Ha i capelli sparpagliati sul cuscino ed un viso rilassato, con le sopracciglia leggermente aggrottate, facendole prendere una buffa espressione. Il respiro lento in un qualche modo rilassa anche me, mentre tiene una mano davanti alla bocca, come fosse una bambina. È così perfetta che mi sorge un dubbio: è vera? Quella ragazza è reale? Magari io sto delirando per via di qualche incantesimo di troppo e sto vedendo un qualcosa che realmente non c'è. Quello che stronca definitivamente i miei pensieri è un conato, che mi fa correre in bagno ed inginocchiarmi di fronte al cesso. Vomito solo bile e sangue e poi rimango lì in silenzio, regolando il mio respiro a quello della ragazza nell'altra stanza.
<<Malfoy...>>, Mormora con la faccia affondata sul cuscino, <<hai bisogno d'aiuto, per caso?>>
<<Torna a dormire.>>
<<Non hai risposto.>> Incrocia le braccia,sorreggendosi alla porta.
<<Sei in pied->>
<<Lo so.>>
<<Cadrai.>>
<<No.>>
La squadro, colgo la sua determinazione nel impiantare i piedi sul pavimento.
<<Non ho bisogno d'aiuto.>>
<<Ah, sì? Sono state sufficienti settimane per immedesimarmi in te. Dimmi, Malfoy, cosa ti spaventa di più? Sai, a volte chiamarti per cognome è l'unica cosa che mi fa rimanere ancorata alla persona che conosco da anni ma effettivamente non so chi ci si nasconda dietro. Per anni avrei voluto coglierti in questa situazione, dimenticato dal mondo, completamente senza nessuno. Ma io non sono così. In quanto a te...non lo so. Hai infranto ogni mia motivazione di ricerca in questo istante. Cosa temi, si può sapere? Farti odiare perché la gente pretende che tu sia buono e nel tuo cuore non c'è spazio? Hai paura di sparire perché non si sa cosa ci possa essere dopo il vuoto? O conosci già il senso di invulnerabilità e lo trasmetti a chi hai attorno? Sai cosa? Puoi testarlo su di me, avanti. Ho un aspetto tutt'altro che invitante e sensuale, a tratti rischio di caderti addosso e probabilmente ti accontenteresti di un piacere da cui ne sei rimasto privato. Sono l'ultima persona che vorresti fosse qui, eppure dovrai prendere quello che ti è stato dato. E ti detesto perchè mi mandi in crisi, mi togli il suolo da sotto le scarpe prima che possa camminarci sopra, mi togli il respiro, abbondi ed elimini le lacrime. La verità è che continuo ad odiarti perché, nella nostra diversità, siamo maledettamente simili. Quindi, continua a mentire e dire che va tutto bene quando entrambi sappiamo cosa ci accumuna. Però, smettila di giocare. Finiscila di sentirti un problema perché qua lo siamo tutti, nessuno escluso. Posso dimenticare quello che sto vedendo, ma non il resto. Finiscila di essere forte a prima vista e debole quando gli altri si interessano di cosa fanno le tue mani nel buio. La vita non è mai come vorremmo. La vita non è semplice, è imprevedibile e bastarda. La vita non aspetta noi, scorre. La vita non ha sempre risposte a tutto. Dobbiamo assumerci il compito di andare avanti, perché indietro non possiamo andare>>, mi tende la mano, <<ora, la scelta è tua. Ignorami, come vuoi, ma io non nego quello che sono. Possiamo decidere chi essere. Beh, io sono una Grifondoro. Ma non possiamo evitare altro. Sono una Mezzosangue, divertente, giusto? Potrai disinfettarti più tardi. Quindi? Accetti?>>, mette in evidenza la mano propensa all'essere sfiorata e afferrata, <<mi mancava la sensazione d'altruismo>>, sorride, tristemente, <<non è una predica, nè un morale, avevo solo bisogno di sentirmelo dire. Non è egoismo, è cercare di scovare il tuo fantasma sepolto da macerie e macerie polverose. Distruggerti non è una scelta saggia. Ma io non posso fare niente per te. Devi rifugirarti nel tuo te stesso. E, se come penso, lui ti fa ribrezzo...io sono qui.>> Dice tutto d'un fiato, ma il peso in lei non si è alleggerito a mio parere.
Rimango a terra, senza fiato ormai. Guardo la sua mano tesa ed ho la tentazione di afferrarla e di farmi portare via, non importa dove, basta solo che mi possa estraniare da me stesso. Ma poi mi chiedo una cosa, quello che forse mi porta a fare la scelta migliore o peggiore della mia vita. Ha parlato di altruismo, allora chi sono io per trascinarla con me, facendo toccare anche a lei il fondo? Mi sono sentito dire così tante volte che quando arrivi alla fine, c'è una risalita, ma allora perché non arriva? Magari è lei, o forse la Mezzosangue potrebbe cadere giù con me. <<Granger...>>, sussurro, alzandomi piano, senza sfiorare la sua mano, o il suo corpo. Mi avvicino a lei, ma non la tocco. Mi avvicino solo al suo orecchio e le sussurro la risposta a quello che più frequentemente mi aveva chiesto. <<Vuoi davvero sapere di cosa ho paura? Di cadere Granger, non di sparire, non di soffrire o morire, ma di crollare definitivamente. Perché quello che tu hai visto dietro a quelle sbarre era una piccola parte di me, tu non hai idea, di quello che ho dentro. Perché tu non sai cosa si deve passare quando hai il mondo contro. Le maschere che tu conosci sono il risultato dell'indifferenza, quindi Granger, sì non smetterò di nascondermi dietro a maschere, perché la sicurezza che mi da il sapere di essere nascosto e non finire di cadere è troppo grande per abbandonarla.>> Esco dal bagno in silenzio, consapevole di essermi esposto troppo.
Lei si sorregge al muro, incapace di rimanere al passo con me. Si serba allora della lama all'interno delle parole.
<<Credi davvero che io non abbia capito com'è il tuo interno emotivo? Pensi davvero che io e te siamo così diversi? Non so cosa si deve passare quando hai il mondo contro, no? No, perché io ero una di quelle che avrebbe dovuto salvarlo, il mondo. Invece lo ha lasciato andare. L'universo si è perso. E non mi riconosco più nemmeno io, la verità è che mi sono persa e non voglio che nessuno mi cerchi. Mai e poi mai avrei pensato di dirlo al mio nemico per eccellenza, eppure è accaduto. Forse sono patetica, ma sono comunque umana. Quella divisa rossa e oro non mi si addice più. In questo siamo diversi: tu hai paura di cadere, io no. Io sono già caduta. Io...ho paura di vivere.>> Si accascia al muro, sfregando la schiena contro di esso e conducendo le mani tra i capelli con fare disperato.
Mi fermo dandole le spalle. Ascolto ogni gesto, parola, suono. Mi giro ed appoggio la schiena alla parete opposta alla sua. <<Capisco quello che provi, capisco la paura di vivere, capisco la sensazione di cadere, perché è esattamente quello che ho provato quando->> Mi fermo, scuotendo la testa. Non devo dire tutto, o anche l'ultimo briciolo di autocontrollo andrebbe a farsi fottere. Riprendo a parlare, consapevole della nota di dolore nella mia voce, dovuta ad un ricordo. <<Alzati e affronta la vita, te lo dice uno che non riesce a farlo. Perché non ti lascia scampo, si prende tutto, non lascia indietro nessuno. Ti scava dentro, trovando le tue insicurezze e sfruttandole a suo vantaggio. Perché vuole buttarti giù, non per un motivo preciso, ma solo per godere della disperazione della gente. Quindi quando cadi rialzati, perché se non rimani al passo, verrai dimenticato, e per le persone dimenticate non esiste né inferno né paradiso, ma solo l'oblio.>> Sospiro e poi sussurro sperando di non farmi sentire. <<Non fare i miei stessi errori.>>
<<Chi sei davvero?>>
<<Non lo so.>>
<<Io sí.>>
<<E chi sono?>>
<<Sei un angelo vestito da diavolo.>>
<<Pensi di conoscermi?>>
<<No.>>
<<Come puoi->>
Poggia una mano sul mio cuore che aumenta di battiti.
<<Sento che sei un angelo. Un angelo in contrasto con il diavolo.>>
Mi sento legato a lei, da un filo invisibile.
Ma non glielo confideró.
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