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Capitolo 1

L'ennesimo squillo del suo cellulare le fece aumentare il già grave mal di testa che la perseguitava ormai da ore, Jennifer, la sua manager, la stava perseguitando da quella mattina: quando aveva deciso all'improvviso di prendere la macchina e andare via, il più lontano possibile da tutto e tutti. Odiava gli sguardi pieni di compassione e pena che leggeva negli occhi di chi le stava vicino, il solo pensare a tutti gli articoli di giornale su di lei...

La povera Anna Kasey non riesce ad accettare il rifiuto del noto attore Sean Stuart e tenta l'insano gesto...

Quando una donna impazzisce per amore può arrivare a fare di tutto, la triste e sfortunata storia di Anna Kasey...

Sean o Anna? Chi dice il vero? Chi è la vera vittima di tutta questa insana storia?

Scosse la testa e batté una mano sul volante per allontanare da sé quei pensieri avvilenti. Che la maggior parte del mondo si fosse schierato dalla parte di Sean non la stupiva, ma l'aveva lo stesso gettata nello sconforto. Durante il suo soggiorno in ospedale, oltre alla vergogna, si era quasi sentita in dovere di provare del senso di colpa, nonostante di colpe ne avesse ben poche rispetto al suo "carnefice". Ma cosa ne potevano sapere le persone? Loro si limitavano a credere e giudicare da ciò che leggevano sui giornali, non avevano una mente propria e questo era triste. Cosa ne potevano sapere di ciò che aveva sopporto, di cosa era stato capace Sean, di quanto l'avesse illusa e manipolata...

"Mi dispiace per quanto è accaduto alla signorina Kasey, mi sento terribilmente in colpa per non aver capito prima come si sentisse e quanto le mie parole e i miei gesti l'avessero illusa nonostante tra di noi ci fosse solo una semplice amicizia, se potessi tornare indietro chiarirei subito ogni equivoco."

Quando lo aveva sentito pronunciare quelle parole in un noto show televisivo si era sentita mancare nuovamente il terreno sotto ai piedi. Era ancora ricoverata in ospedale, imbottita di antidepressivi, e nonostante tutto quello che era successo sperava di vederlo varcare la soglia della sua stanza ogni secondo che passava, ma quelle parola erano state l'ennesima coltellata. Sua sorella, che non l'aveva lasciata nemmeno un giorno, aveva spento subito il televisore quindi non sapeva com'era continuata quell'intervista, e forse era stato meglio così. Ricordava anche come i giornalisti si erano improvvisamente interessati a lei, un'attrice emergente e sconosciuta che aveva nel suo curriculum solo due film in cui aveva avuto poche battute; in uno di quelli aveva conosciuto Sean e se n'era perdutamente infatuata. Lui era famoso, affabile, carismatico e affascinante, non si era nemmeno impegnato molto per conquistarla. Si era fatta trascinare da lui dopo nemmeno due settimane di riprese e avevano iniziato una storia clandestina. All'inizio era stato eccitante tenere tutto segreto, lui non voleva che qualcuno scoprisse la loro storia a causa dei giornalisti e perché, stando a quanto le aveva detto, la loro relazione avrebbe potuto eclissare la sua nascente carriera. E lei ci aveva creduto, come una sciocca, nonostante dopo le riprese lui non si fosse più fatto vivo e le loro conversazioni telefoniche si erano fatte via via sempre più sporadiche. Fino a quel weekend... il weekend in cui lei aveva lasciato tutto e si era diretta da lui, soltanto per sentirsi rivolgere parole che l'avevano definitivamente spezzata.

Il gorgoglio del suo stomaco la salvò dai suoi ricordi, erano due giorni che non mangiava qualcosa di sostanzioso e aveva promesso a sua sorella che non avrebbe saltato più nessun pasto. Guidò per qualche altro chilometro prima di notare un'area di servizio alla sua destra, cercò in fretta il parcheggio e vi si fermò. Non le serviva soltanto qualcosa da mettere sotto i denti ma anche la benzina, stava guidando senza meta ed era meglio non restasse a secco. Chiusa l'auto si avviò verso il piccolo negozio. Nonostante quel posto si trovasse nel bel mezzo del nulla, notò un bel po' di gente che stava facendo benzina o semplicemente comprando qualcosa di fretta, esattamente come lei. Prese gli occhiali da sole dalla borsetta e si affrettò a indossarli, non era affatto una giornata soleggiata anzi, fitti nuvoloni grigi minacciavano quella che sarebbe stata una forte pioggia estiva, tuttavia da quando era uscito lo scandalo che la riguardava non era riuscita a fare più di due passi senza che qualcuno la fotografasse di nascosto o che si ritrovasse circondata dai paparazzi. Anche se quel posto le sembrava lontano dai gossip e dalla notorietà di Hollywood, non voleva rischiare di essere riconosciuta nuovamente. Aveva guidato per tutta la notte senza fermarsi, era stanca e affamata e non sarebbe riuscita a sopportare un'altra invasione della privacy senza avere un altro esaurimento nervoso. Quando aprì la porta del negozio, lo scampanellio che seguì la fece sobbalzare, le sembrava che anche quella maledetta porta volesse denunciare la sua presenza lì. Fortunatamente il commesso che siedeva accanto alla cassa, un adolescente magro e alto, alzò per pochi secondi gli occhi dal suo cellulare, ignorandola subito dopo.

Si sistemò gli occhiali sul viso con lei mani che le tremavano mentre afferrava un cestino, senza guardarsi troppo intorno, partì spedita verso il frigo e prese qualche bottiglia di acqua gassa, del latte freddo al caramello e una bevanda gassata dietetica. Infilò anche qualche sandwich già pronto e si avviò verso la cassa, ansiosa di pagare in fretta e scappare da lì, il contatto con altri essere umani, che non fossero sua sorella, le erano diventati insofferenti. Prese gli articoli dal cestino e li mise davanti al ragazzo, Daniel, secondo la targhetta che teneva appuntata sulla camicia rossa che indossava. Lui scansionò i prodotti con fare svogliato e senza nemmeno guardarla.

«Sono dieci e ottanta.»

Quasi sobbalzò al suono della sua voce, non si aspettava che le rivolgesse la parola. Anna gli mostrò la carta di credito e il ragazzo annuì mostrandole dove avrebbe dovuto inserirla. Dopo aver pagato, prese la busta e si diresse a passo spedito verso la propria auto. Notò con disappunto che il numero di auto parcheggiate accanto alla sua era notevolmente aumentato. Una coppia scese da un pick-up bianco costeggiato proprio di fronte alla sua auto, la donna puntò lo sguardo su di lei e dopo qualche secondo la sua espressione da semplice curiosità si trasformò in sorpresa. La vide tirare una delle maniche della giacca del marito per attirare la sua attenzione, l'uomo si voltò spazientito e dopo qualche secondo di confabulazione di cui, Anna sapeva essere la protagonista, anche lui si voltò nella sua direzione.

Dannazione!, pensò esausta.

Si affrettò a salire in auto e ripartì di tutta fretta, prima di lasciare quel parcheggiò, però, diede un ultimo sguardo allo specchietto retrovisore e vide la donna fotografare la sua auto che si allontanava. Sicuramente lo aveva fatto per poter riconoscere modello e targa, entro sera si sarebbe ritrovata con qualche giornalista di nuovo ai piedi. L'unica soluzione era abbandonare quell'auto e procurarsene un'altra, ma dove? C'era qualche concessionario che affittava auto nella zona? Guidò ancora qualche minuto prima di accostarsi per poter prendere il cellulare e cercare qualche noleggio auto, ne trovò uno che distava una mezz'oretta da dove si trovava in quel momento, e non avrebbe saputo dire in che posto si trovasse ma era comunque ancora troppo vicino, pregava solo di avere il tempo di raggiungere quel luogo prima che qualcuno la rintracciasse. Abbandonò il cellulare sul sedile del passeggerò e ripartì a una velocità che non le era per nulla abituale ma che le dava uno strano senso di calma e controllo, sensazioni che da mesi le erano sconosciuti.

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