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⁷⁶. 𝘚𝘰𝘭𝘥𝘢𝘵𝘪

- Venti.

Il proiettile colpì il bordo più esterno del bersaglio, lasciando un foro grande quanto la punta di un dito. Florian vide il tessuto giallo slabbrarsi, e il rumore dello sparo, nonostante indossasse dei tappi per le orecchie, gli fece serrare le palpebre di colpo.

- Tieni gli occhi aperti - disse la voce attutita di Ann, che strinse la presa sulla canna del fucile.

- Scusa - rispose lui, sentendo una goccia di sudore rotolargli lungo la guancia.

- Non ti preoccupare - disse Yae, alle sue spalle. Gli posò una mano sulla schiena, in un gesto di conforto. - Anch'io lo facevo sempre, all'inizio.

Florian si lasciò rincuorare da quelle parole, e si rimise in posizione. Notando lo sguardo contrariato di Ann, aggiustò l'angolazione del fucile, posandolo nell'incavo della spalla e non su di essa, come aveva fatto inconsciamente.

- Bravo - disse la ragazza, facendo ondeggiare le sue treccine scompigliate. - Adesso mira bene.

Lui eseguì gli ordini e premette il dito sul grilletto, non senza un certo sforzo. Il contraccolpo gli fece tremare la spalla, strattonandolo all'indietro. Questa volta non chiuse gli occhi, e vide il foro del proiettile sbocciare verso il centro del bersaglio, sfaldando il tessuto tinto di rosso.

- Settanta! - disse Ann, mettendo in mostra una corona di denti bianchi. - Non male. Lo sapevo che col fucile sarebbe andata meglio.

Lui si sentì un po' lusingato, salvo poi ricordare quanto fossero mortali quelle abilità che stava apprendendo a fatica. È solo per difenderti, cercò di giustificarsi. Non farai del male a nessuno.

Malgrado ciò, gli parve di vedere una figura bianca stagliarsi di fronte ai bersagli, puntandogli contro un dito innaturalmente arcuato. La Madama Levatrice se ne stava lì, in piedi, con una macchia scarlatta a infiammarle le vesti e le orbite vuote simili a degli abissi. Avanti, sembrò dirgli. Uccidimi per bene.

Florian lasciò cadere il fucile ai propri piedi, con lo stomaco contratto in una spirale di dolore. Si passò il dorso della mano sulla fronte, accovacciandosi sul terreno brullo del poligono di tiro. Intravide molte teste girarsi verso di lui, per la maggior parte appartenenti a LaBo in tuta mimetica, dall'aria leggermente perplessa. Tra un respiro affannato e l'altro, notò uno di loro avvicinarsi al suo gruppo. In mano aveva ancora una beretta, che teneva puntata verso il basso.

- Lascia perdere, Ann. Non ci servono soldati incapaci di reggere la tensione.

Il nuovo arrivato aveva dei capelli neri stretti in un'unica treccia lucida, e uno sguardo corrucciato racchiuso in un viso color amaranto.

- Sta' zitto, Seth. Non deve allenarsi per combattere - gli rispose Ann, stizzita.

Il ragazzo sbuffò, mantenendo un'espressione dura. - Lo spero bene.

Florian si sollevò dalla sua posizione accucciata, prendendo un respiro tremolante. Non è il momento di dare spettacolo, si disse, cercando di ricomporsi un coccio alla volta.

Per via del trambusto, altri giovani si avvicinarono curiosi alla sua postazione di tiro. Una ragazza con dei capelli rossi rasati per metà si accostò al LaBo, tirandolo per un braccio. Attorno al suo collo Ian notò una placchetta di metallo colorata di azzurro, rosa e bianco.

- Lascialo stare, Seth - gli disse, prima di bisbigliargli qualcos'altro nell'orecchio. Nonostante quell'accortezza, Ian riuscì comunque a captare le parole "carceriera" e "ucciso".

- Credevo fosse stato l'istruttore Willas - rispose Seth, a mezza voce. - Mi dispiace. Non sapevo che...

- Sta' tranquillo - rispose Florian, facendolo sobbalzare. Il ragazzo si voltò verso di lui, forse sorpreso dal fatto che avesse udito i loro scambi. - Hai ragione. Nel vostro esercito devono esserci solo soldati validi. E io effettivamente sto meglio a riparare vecchi oggetti -, concluse.

La ragazza dai capelli rossi strabuzzò gli occhi, che si velarono di entusiasmo. Si avvicinò a grandi passi a lui, prendendogli le mani. - Vuoi dire che sei stato tu a riparare il mio DS?

Lui si imbarazzò di quel contatto, e ci mise un po' a comprendere che stesse parlando della consolle che aveva sventrato un paio di sere prima. - Sì - rispose, passandosi una mano tra i ricci. - Anzi, per mia fortuna non avevi lasciato la scheda di gioco... Altrimenti ci avrei passato tutta la notte.

La LaBo rise, e anche Yae e Ann sorrisero di rimando. La cosa lo disorientò lievemente: se c'era una situazione alla quale non era abituato, era stare al centro dell'attenzione.

- Io sono Jay, comunque - disse la ragazza, stringendogli la mano con vigore. - E questo testone è uno dei miei Fratelli, Seth.

Seth sporse un braccio muscoloso verso di lui, fasciato in una maglietta verde a maniche corte. Nonostante fosse inverno, al poligono l'ambiente era piuttosto umido, abbastanza da indossare degli abiti estivi. Ian ricambiò la stretta di mano, cercando di non pensare al fatto di essere l'unica persona con una camicia, o alla dolorosa somiglianza tra il fisico atletico di Seth e quello di Eddie.

Un'altra figura lo distrasse, entrando nel suo campo visivo. Ian abbassò lo sguardo su un ragazzo rotondetto e dall'aria allegra, lasciandosi trafiggere dai suoi occhi gentili.

- Sono Dev - disse il LaBo, sorridendo. - Credo tu abbia riparato anche la mia PSP. Ti ringrazio moltissimo.

Lui permise all'altro di fargli ondeggiare un braccio, seguendo il ritmo della sua stretta di mano esaltata. - Figurati.

- Sai, neanch'io sono molto bravo a sparare - disse Dev. - Oliver però mi ha fatto provare tutte le armi, e ha scoperto che ci so fare con i coltelli.

Il ragazzo tirò fuori un piccolo machete da una tasca, roteandolo gioiosamente tra le dita paffute. - Vuoi provare? - gli chiese.

Florian non ebbe il tempo di inquietarsi, che Ann scostò il braccio del ragazzo, afferrandogli un polso. - Dacci un taglio, Dev, o taglierai un dito a qualcuno.

- Va bene, va bene - disse il ragazzo, riponendo l'arma. Si girò nuovamente verso Ian, speranzoso. - Magari prima o poi fai un tentativo. Oliver dice sempre che ognuno di noi ha un talento, anche se spesso è molto nascosto. Certe volte bisogna curare la radice, prima di poter raccogliere il frutto.

- Come sei saggio, Devin - disse Seth, abbassandosi sul ragazzo per stringerlo in un abbraccio, più simile a una presa di judo. - Pietà - rispose lui, con una voce fintamente soffocata. Anche Jay si aggiunse a quello strano agglomerato, stringendo i due amici tra le risate.

Florian sorrise di quella scenetta, percependo tuttavia qualcosa di strano in essa. Non sono come quelli del mondo di fuori, realizzò. Effettivamente, non aveva mai visto gli altri LaBo così spensierati, o così sinceri; né gli era mai capitato di vederne uno incapace di riparare una semplice consolle dell'ante-Quarta Guerra. I LaBo del Lethe non avevano mai frequentato le Accademie del Regime, e su di loro non era mai stato accasciato il peso della conoscenza. Tuttavia, gli sembrò che laggiù avessero guadagnato qualcos'altro, oltre all'addestramento militare.

- Sono diversi, non è vero? - gli sussurrò Yae. Ian si voltò verso di lei, aggrottando la fronte. Notò il suo sguardo malinconico, fisso di fronte a sé eppure lanciato chissà dove.

- Non ho mai visto Hermes comportarsi così - continuò. - Loro sono più schietti, più aperti. Sembrano quasi...

- ...Più umani - concluse lui, suo malgrado.

Dall'Incidente del Quadrante, tuttavia, Florian aveva notato dei cambiamenti, sia in Eddie che in Rein. Come se avessero imparato a esprimere maggiormente i propri sentimenti. Spesso gli era capitato di ricevere degli abbracci strangolatori da Eddie, e anche Rein si era confidato con lui, quella volta in cui avevano ascoltato insieme la musica. Quando aveva parlato con Yae di quelle sue impressioni, lei gli aveva rivolto un flebile sorriso, come di chi la sapesse lunga. "Tu fai del bene agli altri, Florian", gli aveva detto. "È ora che impari ad accorgertene".

Guardando quei ragazzi che si erano presentati con entusiasmo a lui, ringraziandolo per aver riparato i loro oggetti, Ian sentì una fiammella accenderglisi nel petto, e una forza sconosciuta chiedergli di provare, almeno per una volta, a credere alle parole di Yae.

Serrò le mani sulle braccia, e insieme a esse serrò le cicatrici che vi riposavano al di sotto. Altre frasi gli sovvennero, questa volta appartenenti a Nicholas. "Per vivere bene col prossimo devi innanzitutto vivere bene con te stesso: un albero dal tronco avvizzito non può dare buoni frutti".

Qualcosa nel suo volto doveva aver rivelato un barlume di quei pensieri, perché vide Yae lanciargli uno sguardo preoccupato.

- Che hai? - gli chiese, indagatoria.

- Nulla. Mi è solo venuta in mente una cosa - rispose, mentendo per metà.

Le parole di Nicholas si erano effettivamente legate a quelle di Dev, ricordandogli della domanda che si era ripromesso di fare ai LaBo già da qualche giorno. Ormai ci sono. Tanto vale fare una prova.

- Posso chiedervi una cosa? - disse timidamente.

Per sua fortuna, i tre gli diedero ascolto. Si staccarono dal loro confusionario abbraccio, che nel frattempo si era trasformato in una gara di sberleffi. Jay sollevò uno sguardo incuriosito su di lui. - Certo.

Florian pensò alla frase di Dev di poco prima. "Dice sempre che ognuno di noi ha un talento. Bisogna curare la radice, prima di raccogliere il frutto".

- Siete molto legati al Leader? - sputò fuori, prima di pentirsene.

Seth aggrottò la fronte, perplesso. - Certo - disse. - Ci ha permesso di vivere liberi dalla dittatura. Possiamo solo essergli grati.

Ian vide gli altri due annuire con vigore, e provò a fare un altro tentativo.

- Non pensate mai alle vostre famiglie? A come sarebbero state le vostre vite, se foste rimasti fuori? - chiese, indicando il soffitto.

- Di sicuro non meglio di così - rispose Jay, con un sorriso stanco. - Sappiamo bene che questo non è un paradiso. Ma almeno qui gli anziani non vengono costretti a morire, e chi sta male può essere aiutato. Qui possiamo essere chi vogliamo - concluse. Florian la vide aggrappare le dita alla propria targhetta colorata.

- Già - riprese Dev, seguendo le parole della ragazza. - Là sopra uno come me sarebbe stato scartato da qualsiasi attività. Forse mi avrebbero soppresso già all'ospedale.

Indicò il proprio corpo dalle ossa troppo corte, con un gesto scoraggiato. Florian notò delle enormi cicatrici da chirurgia tirargli la pelle degli arti, e per istinto distolse lo sguardo.

- Non dire così - gli rispose Ann, assestandogli una pacca sulla spalla. Yae fece la stessa cosa, avvicinandosi al ragazzo. Ian notò che le mani delle due si sfiorarono involontariamente, e sospirò nel vedere quella di Yae ritrarsi di lato. Testarda, pensò, incurvando le labbra.

- Però è vero - continuò Dev, ignaro di quegli scambi dietro di lui. - Per questo siamo tutti grati a Oliver. A lui, a Liese. A tutti gli adulti.

- Anche a te - disse Jay, rivolgendosi a Florian. Prima che lui potesse chiedere spiegazioni, la ragazza continuò a parlare.

- Hai salvato Elsi e l'hai riportata qui. Oliver l'ha cercata in lungo e in largo, ma non avrei mai pensato che sarebbe finita direttamente... Lì. Nella tana del lupo.

La ragazza abbassò lo sguardo a terra, ma Seth non parve altrettanto scoraggiato. - Quei bastardi - ringhiò, con un manto buio a velargli gli occhi già scuri. - Non gli basta voler ripopolare la Terra quando saremo tutti morti. Vogliono anche usarci come bambole.

Per un momento Florian pensò che i ragazzi fossero a conoscenza del Progetto Stanca Bianca, e sentì la schiena ghiacciarsi di angoscia. Tuttavia, non ci mise molto a comprendere come in realtà Seth si riferisse alle teorie dei Risveglisti, secondo le quali gli oligarchi della Chiesa del Giudizio avevano conservato in segreto la propria fertilità. Il discorso fatto con Krassnerr riecheggiò in lui, crudele e sincero. "È solo un'ideologia come un'altra per tenerli coesi".

Allora è così, Leader, pensò. "Panem et circenses". Li tieni stretti a te con la gratitudine e le favole.

- Non importa - disse Jay, cercando di scacciare l'oscurità dallo sguardo del LaBo. - Ormai Elsi è al sicuro. Non possiamo più giocare insieme, ma posso sempre insegnarle a sparare - disse, facendo il gesto della pistola verso il bersaglio alle spalle di Florian.

- Ma figurati - disse Seth, posandole una mano sulla testa, qualche centimetro più in basso della sua. - Non prenderesti un bersaglio neanche se fosse alto cinque metri. Sarò io a insegnarle a sparare.

Lei scostò la mano del ragazzo con uno strattone, irritata. - Io sono sua amica più di quanto lo sia tu. Stavamo sempre insieme, da piccole.

- Ma se quando ti ha vista non ti ha neanche riconosciuta!

La ragazza arrossì di colpo. - Lo sai che non c'entra nulla, deficiente!

Ian la vide tornare a stringersi la targhetta che portava al collo, della quale riuscì finalmente a ricordare il significato. È un simbolo, realizzò. Vuol dire che lei è nata nel corpo sbagliato.

Mentre i due continuavano a battibeccare, Ian fu sorpreso di ritrovarsi invischiato in un pensiero potente nella sua chiarezza. Krassnerr non gli ha dato solo delle favole, si disse. Gli ha dato la speranza.

Nonostante l'animo del Leader gli risultasse ancora impenetrabile, trovò innegabile il fatto che una persona come Jay, nel "mondo di sopra", non sarebbe stata altro che una Disallineata irrecuperabile. Di certo la Chiesa non le avrebbe mai pagato alcuna terapia di conversione, e non si sarebbe fatta neanche lo scrupolo di metterla nel limbo degli Attenzionati, prima di farle una Riforma Avanzata. Suo malgrado ricordò come, nei manuali che aveva letto, "disforia di genere" venisse subito dopo "depressione".

Con quei pensieri a girargli in testa, osservò la ragazza con occhi diversi, e fece la stessa cosa con Dev, affetto da microsomia, con Seth e con gli altri LaBo che affollavano il poligono, ormai tornati da un po' alle rispettive mansioni.

Forse ci siamo sbagliati, pensò, confuso. Forse dovremmo davvero fidarci di quell'uomo.

Fu distolto dai suoi dubbi dalla figura innervosita di Ann, che si frappose tra i due LaBo e tirò le loro teste assieme, in un abbraccio ben poco delicato.

- Chiedi scusa, bestione - disse a denti stretti, stringendo il capo di Seth, nonostante fosse più alto di lei. - Avanti.

- Va bene, va bene - si lamentò lui, strizzando gli occhi. - Scusa, Jay. Posso respirare, adesso?

Ann lasciò andare i due giovani, che si sgranchirono il collo producendo degli schiocchi legnosi, tra i sorrisi divertiti di Yae e di Dev, rimasti a guardare. Quest'ultimo prese la parola, sghignazzando.

- Comunque, non credo che la vostra disputa servirà a qualcosa. Elsinore ha già chi le insegna a sparare - disse, alzando le spalle. - L'istruttore Willas.

Ann socchiuse gli occhi, guardandolo in cagnesco. - Non credo proprio. Quel maledetto lampione dovrà passare sul mio cadavere.

Florian sorrise sotto i baffi. Nonostante se le fossero date di santa ragione, probabilmente la ragazza non aveva ancora cancellato del tutto il proprio astio nei confronti dell'ex-Sorvegliante.

- No, no - si affrettò a dire Dev, agitando le mani. - Intendo dire che lo sta già facendo.

Le loro teste si voltarono verso ciò che stava puntando l'indice del ragazzo, notando Willas ed Elsinore in assetto militare una decina di postazioni più avanti. Elsinore aveva in mano una piccola rivoltella, e sembrava puntarla con una certa reverenza verso i bersagli. Il ragazzo le stava indicando come posizionarla meglio, senza toccarla direttamente. Quel dettaglio fece annuire Florian d'approvazione, seppur nascondesse un fondo di tristezza. È giusto così, si disse. Segui i suoi tempi, Willas.

Elsinore rivolse qualche parola in linguaggio dei segni al ragazzo, e lo videro rispondere con altrettanti gesti, seppur più lenti e titubanti. La ragazza sparò quasi al centro del bersaglio, facendo oscillare il suo caschetto di capelli castani, e rivolgendo poi un sorriso imbarazzato a Willas. Gli strinse la mano che lui aveva lasciato a mezz'aria, spiazzandolo. Anche da quella distanza, riuscirono a vedere il volto di Willas accendersi di rosso.

Jay e Dev proruppero in un "oooh" contento, seguiti dal sonoro sbuffo di Ann, e dalla risata di scherno di Seth. Florian, dal canto suo, raccolse lo sguardo addolcito di Yae, rivolgendone uno anche lui ai suoi due compagni di fuga.

- Brava, no? - disse una voce allegra dietro di loro. - Ha preso da me.

Florian si girò, seguito a ruota dagli altri. Dietro di loro stava Oliver Krassnerr in persona, con un maglione di lana a coste arrotolato sulle braccia scoperte. Ian cercò di non puntare lo sguardo sulle sue lunghe cicatrici verticali, sentendosi comunque calamitato verso di esse.

Il Leader sfoggiava uno sguardo soddisfatto, e se ne stava in mezzo allo stuolo di LaBo venuti a salutarlo. Sembrava perfettamente a suo agio, e non mancava di riservare una pacca e qualche parola a ognuno di essi.

Seth si avvicinò a lui, salutandolo. - Che onore - gli disse, aprendosi in un sorriso a trentadue denti. - Ci mostrerai un po' le tue abilità di cecchino?

L'uomo continuò a osservare Elsinore e Willas, ancora assorti nel loro compito. - Non proprio - disse al LaBo, mantenendo un'espressione mite. - Sono venuto a dire ad Ann di staccare. Sua nonna ha bisogno di lei giù in piazza.

- Di già? - disse Ann, passandosi una mano sulla nuca. - Credevo che i preparativi iniziassero oggi pomeriggio.

- Che preparativi? - chiesero Ian e Yae, quasi contemporaneamente.

- Non ve l'ho detto? - disse Ann. - Oggi è il compleanno di Liese. Ogni anno facciamo un falò per festeggiare - concluse, arricciando il naso. A Ian sembrò che con quell'espressione fosse tornata bambina, e sentì il peso nel proprio petto farsi più lieve. Anche Yae sembrò notare quell'addolcimento, e sviò il volto dalle labbra incurvate di Ann.

- Vedrete stasera - tagliò corto il Leader, con uno sguardo scaltro. - Intanto, ci penserà Seth a far sparare il nostro bibliotecario.

- Senz'altro - disse il ragazzo, orgoglioso di quella dose di fiducia riservatagli.

Krassnerr notò la beretta che il LaBo aveva infilato in tasca, e gliela sfilò via con un movimento sinuoso. Fece cenno a Florian di scostarsi dalla postazione di tiro, e si mise in perpendicolare ai bersagli, senza neanche scomodarsi a raddrizzare la postura. Dopodiché lo videro esplodere un colpo, mantenendo il braccio immobile e ritto come il ramo di un albero. Il suono assordante dello sparo sembrò risvegliare l'intero androne.

- Ecco fatto. Ora possiamo andare - disse il Leader.

Florian non ebbe bisogno di voltarsi per sapere che quello era un cento perfetto.






Angolino

Ed ecco qualche new entry: Seth, Jay e Devin (Dev). Quanto bene voglio a questi tre idioti, mannaggia.

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