9. Ricerche notturne
- Stupeficium! – gridò Malfoy, e un getto di luce rossa proruppe dalla punta della sua bacchetta.
Ariana schivò il colpo spostandosi rapidamente di lato, prese la mira e sibilò: - Serpeverra –
Un lampo di luce arancione abbagliò il biondo per un istante, ma il colpo finì per infrangersi sul muro dietro di lui, lasciando un buco fumante. Il biondo fece un rapido gesto con la bacchetta, e Ariana si ritrovò sopra a una lastra di ghiaccio.
Tentò di rimanere in piedi, ma l'incantesimo appena lanciato da Malfoy la costrinse ad abbassarsi bruscamente. Perse l'equilibrio e si ritrovò con le ginocchia a terra. Infuriata, alzò la bacchetta e gridò: - Everte statis! –
Malfoy fu spinto violentemente indietro, e cadde rovinosamente a terra. Ariana si tirò in piedi con un mezzo scivolone e si fermò un attimo per riprendere fiato. Guardava il biondo con un sorriso sulle labbra, ormai certa di vincere.
- Così può bastare, signorina Drake – la interruppe la Trollope.
Il Principe delle Serpi si rialzò stizzito, e Ariana a malincuore abbassò la bacchetta. Dal loro primo scontro, una settimana prima, la Trollope aveva deciso che avrebbero fatto coppia fissa, date le loro sorprendenti capacità nel duello.
Per Ariana, però, la motivazione era tutta un'altra. Davano spettacolo, e sapeva che sia la Trollope che tutti i Grifondoro e i Serpeverde si divertivano un mondo a vederli combattere come due felini infuriati. Entrambi non avevano alcuna intenzione di perdere, ma le loro forze si eguagliavano e finivano sempre per essere interrotti sul più bello. La ragazza sospettava che la professoressa lo faceva apposta, per costringerli tutte le volte a combattere con più ardore.
Ariana non si era mai sentita così frustrata: era la prima volta che le capitava di non riuscire a chiudere un duello in breve tempo, ed essere costretta ad accettare la parità non le andava proprio a genio. Malfoy sembrava pensare lo stesso, ma il suo fastidio era doppio: farsi tenere testa da una ragazza non manteneva certo alta la sua reputazione.
A parte cercare di spedirsi a vicenda in infermeria, Ariana e il Serpeverde durante le altre lezioni non si calcolavano per niente. Sembrava che non si vedessero nemmeno, ed era un bene. Se fosse scoppiato un duello per i corridoi, nessuno sarebbe arrivato abbastanza in fretta per evitare che si facessero seriamente del male.
Alla fine Ariana non era ancora andata in esplorazione della scuola: tra la spalla dolorante e la stanchezza accumulata durante le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure, la sera andava a direttamente a dormire, senza la forza di fare congetture su Horcrux o altri oggetti appartenuti al Signore Oscuro.
Quel giorno d'inizio ottobre si sedette a cena affamata come un lupo, e trasse un piatto vicino a sé. Hermione sfogliava ancora la copia della Gazzetta del Profeta di quel giorno, leggendo interessata un articolo sui piani del Ministero riguardo alla chiusura di alcuni negozi che presumibilmente vendevano manufatti dai poteri oscuri.
Un minuscolo trafiletto in fondo alla pagina parlava di un furto avvenuto ai danni di una collezione di oggetti antichi. Si spostò un po' sulla panca per riuscire a vedere cosa c'era scritto e senza dare nell'occhio lesse l'articolo.
"Due giorni fa, in casa del noto storico Dorian Steever, alcuni ladri si sono intrufolati indisturbati nelle stanze in cui il famoso mago custodiva alcuni degli oggetti antichi facenti parte della sua collezione privata. Steever ha reso noto che è stato trafugato solo un manufatto di scarso valore economico. Si tratta di un pettine d'argento, che si creda sia appartenuto a Isabel La Felì, la presunta compagna di Salazar Serpeverde.
Il Ministero sta ora indagando, ma si ritiene sia solo uno scherzo di cattivo gusto da parte di alcuni colleghi dell'illustre mago, noto anche per aver numerosi nemici all'interno della cerchia degli storici della magia..."
Ariana smise di leggere, stupita che Hermione non avesse notato l'articolo. Rimase in silenzio, certa che l'idea che si era appena fatta era corretta: quel pettine poteva essere un Horcrux, visto che sembrava essere appartenuto a qualcuno vicino alla magia oscura. E sicuramente non era sparito per caso.
"Ho rimandato abbastanza" pensò, "Stasera si comincia l'opera".
Ariana attese pazientemente che Hermione, Lavanda e le altre ragazze si addormentassero. Appena nel dormitorio calò il silenzio, e l'unico rumore furono i respiri delle sue compagne, scese dal letto e si rivestì, senza però indossare gli stivali. Aveva imparato che camminare scalza le permetteva di essere ancora più silenziosa.
Lasciò Argo accucciato sotto il davanzale della finestra e scese in Sala Comune. Controllò che non ci fosse nessuno, poi passò attraverso il buco del ritratto elo richiuse alle sue spalle. La Signora Grassa disse, alle sue spalle: - E' proibito andare in giro di notte, non lo sai? –
- Certo – rispose Ariana, - Ma io non vado in giro. Esploro -
Il pavimento era gelido sotto i suoi piedi, ma non ci fece caso. Con passo leggero, avvolta dall'oscurità, si incamminò lungo il corridoio. Era buio, ma non voleva rischiare di accendere la bacchetta e farsi scoprire subito. Dopo qualche minuto i suoi occhi si abituarono all'assenza di luce, ma non le serviva vedere per sapere dove stava andando. In tanti anni di esplorazioni notturne, aveva sviluppato un sesto senso che le permetteva di muoversi abbastanza agilmente anche senza vederci.
"Cominciamo da... " Ariana si guardò intorno, e dovette constatare che faceva freddo. "Potrei andare nei sotterranei".
Con passo rapido si diresse verso le scale, senza produrre nemmeno un rumore. Si muoveva come un felino a caccia, le orecchie tese per cogliere ogni suono sospetto e i muscoli pronti a scattare. Arrivata in un lungo corridoio, notò in lontananza una piccola luce, che si muoveva da quella parte. Forse si trattava di un Caposcuola.
Sperando non si trattasse di Malfoy, si infilò in un corridoio laterale e si nascose dietro una statua, in attesa che la figura passasse. Rallentò la respirazione, riducendola a una serie di impercettibili sospiri, e aspettò.
Pochi minuti più tardi, una ragazza dai lunghi capelli corvini passò nel suo campo visivo: era la stessa che aveva servito da bere alla festa dei Tassorosso. Molto probabilmente era la loro Caposcuola. Ariana trattenne il respiro: sapeva che non poteva vederla, ma poteva ancora sentirla.
Quando la ragazza fu passata, con un movimento felino Ariana uscì dal suo nascondiglio e percorse il corridoio fino alla fine, finché giunse ad una scala. Scese la rampa con leggeri saltelli e arrivò nei sotterranei.
Lì faceva ancora più freddo, e le pareti di pietra la facevano sentire a disagio. Camminava sulle punte dei piedi, per rendere minimo il contatto con quel pavimento gelido, sentendosi una ballerina di danza classica. Il buio era talmente fitto che faceva fatica a vedere: non c'erano finestre da cui poteva filtrare la luce della luna.
Ariana accese la bacchetta e iniziò la sua ricerca. Poggiò una mano sul muro freddo e umido, e percorse tutta la parete in cerca di qualche segno della presenza di un passaggio segreto. A parte le scanalature tra i vari blocchi di pietra che componevano la parete, però, non trovò nulla. Scandagliò attentamente tutto il corridoio, poi il suo piede poggiò contro qualcosa di appuntito. Lo alzò in fretta e puntò il getto di luce della bacchetta sul pavimento. Era un semplice sassolino.
In quel momento le venne un'idea. Forse il nascondiglio poteva nascondersi sotto i suoi piedi.
Ariana impiegò due ore per camminare, saltellare e fare pressione su tutte le diverse mattonelle del pavimento, senza alcun successo. Quando iniziò a sentirsi stizzita decise di cambiare strategia, e cambiò corridoio, diretta alle aule che ospitavano di solito Pozioni.
Camminava con la bacchetta accesa e tenuta davanti a sé, quando un rumore di passi giunse alle sue orecchie. Spaventata, sussurrò: - Nox –
La bacchetta si spense, gettando l'intero corridoio nel buio. Rimase immobile, cercando di farsi venire un'idea. Una lucina comparì all'improvviso una ventina di metri più avanti, e Ariana capì che doveva trovare un posto dove nascondersi, subito. Non poteva tornare indietro, perché senza neanche un po' di luce rischiava di schiantarsi contro qualcosa, e allora sarebbe stata fritta.
Poggiò una mano sulla parete, e la percorse finché non trovò il pomello di una porta. La lucina si avvicinava sempre di più, e con il cuore in gola Ariana aprì con quanta più delicatezza possibile la porta, sgusciò dentro e la richiuse alle sue spalle.
Stava già per cantare vittoria, quando uno dei cardini cigolò malignamente. Si morse un labbro, e accese la bacchetta. L'aula era vecchia e in disuso, ed erapiena di armadi di legno mezzi marciti e alcuni banchi traballanti. Un gigantesco calderone era stipato in un angolo, pieno di cianfrusaglie. In un altro angolo, c'era inspiegabilmente un manichino senza testa che indossava un lungo abito tarlato, dall'ampia gonna di seta in stile ottocentesco, che una volta doveva essere stato veramente bellissimo.
"Cavolo! Cavolo! Cavolo!" pensò Ariana, disperata.
Sicuramente chi stava la fuori aveva sentito il cigolio, e presto sarebbe entrato per dare uno sguardo. Dove poteva nascondersi?
"Perché a me non hanno regalato un fantastico mantello invisibile?" si chiese, guardandosi intorno alla ricerca di un nascondiglio. Gli armadi erano una scelta troppo scontata: chiunque sarebbe andato a guardare dentro. Il calderone poteva essere un'idea, ma al momento era pieno di cose inutili...
I passi si erano fermati, e Ariana fece la prima cosa che le passò in mente. Con la rapidità di un gatto si infilò sotto la lunga gonna dell'abito, rannicchiandosi cercando di farsi piccola piccola. Sul pavimento c'erano almeno due dita di polvere, e le venne da starnutire. Si tappò il naso, mentre la porta dell'aula veniva aperta.
L'orlo della gonna non toccava per terra di un centimetro, così si abbassò e sbirciò sotto. Vide un paio di scarpe maschili nere, di ottima fattura, e l'orlo di una veste scura. Con la fortuna che aveva, poteva benissimo essere Malfoy.
Ariana attese con il cuore che le martellava in petto che l'ombra ispezionasse tutta la stanza. Aprì gli armadi, scostò violentemente i banchi, ma non trovò quello che cercava. Passarono pochi minuti, ma a lei sembrò un'eternità.
Alla fine, chiunque fosse quella persona, sembrò stufarsi e lentamente si avviò verso la porta. Ariana seguì le scarpe finché non le vide sparire fuori dalla stanza, e tutto ripiombò nell'oscurità. Passarono cinque minuti, durante i quali non si mosse ne fiatò, ascoltando il silenzio intorno a lei.
Quando si sentì più tranquilla, uscì da sotto l'abito, sentendosi idiota. Aveva appena fatto esattamente la cosa che non avrebbe mai fatto in vita sua: rifugiarsi sotto le gonne di qualcun altro. Sorrise per l'ironia della situazione. Si tastò addosso e in testa, e si rese conto che si era riempita di polvere. Doveva avere un aspetto terribile.
Trattenendo uno starnuto, sgusciò fuori dall'aula. Vide in lontananza la luce di una bacchetta, e il retro dell'inconfondibile testa bionda di Malfoy.
"Ci avrei giurato" pensò.
Il naso le solleticò in modo insopportabile, così decise che era il caso di tornarsene in camera. Non poteva andare in giro in quello stato: le prudeva un po' dappertutto, ed era terrorizzata all'idea di rappresentare la nuova casa per minuscole creature chiamate pulci.
Con i suoi soliti passi da fantasma, Ariana tornò ai dormitori di Grifondoro senza incontrare nessun altro inconveniente. Le sue compagne dormivano ancora della grossa, e Argo sedeva immobile e con le orecchie tese dove lei lo aveva lasciato. Le corse incontro, scodinzolando.
- Shh! – gli fece cenno lei.
Si infilò nel bagno e accese la luce. Il grosso specchio le restituì un'immagine molto buffa: la sua faccia era tutta sporca di polvere, e i capelli che di solitoteneva sempre in ordine erano scarmigliati e pieni di grumi di qualcosa che non voleva scoprire cosa fosse.
Si spogliò rapidamente e si buttò sotto il getto di acqua calda della doccia, con un sospiro. L'aveva scampata per un pelo, ma tutto sommato adesso che era tornata al sicuro nel dormitorio la situazione la divertì. Le era andata bene: meno male che Malfoy non era andato a guardare sotto l'abito, altrimenti avrebbe trovato un topone antropomorfo di nome Ariana.
- Ariana! Sveglia, è tardi! -
Ariana aprì lentamente le palpebre, e si coprì la faccia con un braccio. La luce splendente del sole che filtrava dalla finestra le faceva male agli occhi.
- Sveglia! – gridò una voce più acuta, quella di Lavanda.
Ariana si mise a sedere di scatto, rendendosi conto che doveva andare a lezione. Saltò giù dal letto e corse in bagno.
- Che ore sono?! – gridò.
- Le otto meno un quarto – rispose Hermione, - E' da mezz'ora che tentiamo di svegliarti. Non sembrava avessi il sonno così pesante –
Ariana si lavò la faccia con l'acqua gelida e si guardò nello specchio: una ragazza dalle iridi verdi e gli occhi affaticati ricambiò il suo sguardo.
- Che hai da guardare? – disse, rivolta al suo riflesso.
"Così impari ad andare in giro di notte" si rispose.
Senza neanche fare colazione, Ariana seguì Hermione e Lavanda alla serra, per la consueta lezione di Erbologia. Si sedette di fianco a Ron ed Harry, portandosi una mano alla testa. Quanto aveva dormito? Due ore?
- Sembri esausta – disse Ron, scrutandola, - Stai bene? -
- Sì – rispose Ariana, ricomponendosi, - Non è niente –
Per la prima volta notò che Harry la stava guardando quasi preoccupato. Gli sorrise e iniziò ad ascoltare la Sprite che parlava di chissà quale pianta malefica.
Lo stomaco iniziò a brontolarle già alle dieci, ma Ariana resistette stoicamente alla fame fino a pranzo. Il cibo non le sembrava così buono da quella volta che aveva digiunato per una giornata intera, l'anno prima.
- Ariana, Malfoy ti sta guardando – disse Ginny, all'improvviso.
La ragazza mandò giù il boccone e si girò: il biondo Serpeverde in effetti la stava scrutando. La guardò in faccia, gli occhi ridotti a fessure, e lei si sentì sprofondare. "Lo sa. Sa che ieri sera ero io".
Si voltò di scatto, e tornò a mangiare, cercando di non apparire preoccupata.
"Non può saperlo. Non ti ha vista"
"Lo sospetta, però"
"Perché dovrebbe?"
- Tutto bene? – domandò Ginny, osservandola in viso.
Ariana annuì e sorrise.
- Non ho fatto colazione stamattina, sai com'è... -
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