43. Una nuova alba
- Avada Kedavra! -
Il getto di luce verde proruppe dalla bacchetta di Harry, saettò nell'aria e colpì in pieno petto il Signore Oscuro.
Il corpo di Voldemort venne scosso da un tremito, e Ariana lo lasciò andare, esausta. Voldemort si mosse, rotolando di lato e portandosi una mano al cuore, mentre gemiti disperati uscivano dalla sua bocca spalancata. Fumo nero lo avvolse, poi il corpo del più potente mago della storia si immobilizzò di colpo, pietrificato.
Con un brivido, Harry tornò in sé. Fissò il cadavere del Signore Oscuro, la bacchetta in mano che tremava, il fiato corto come se avesse corso per chilometri.
Ariana rimase stesa a terra, tremante e senza forze. Gettò un'occhiata al corpo di suo padre, e strisciando per qualche metro lo raggiunse: le sembianze di Lord Voldemort erano tornate incredibilmente quelle di Tom Riddle. Non aveva più gli occhi rossi e la pelle bianca: sembrava un mago qualsiasi, piegato e distrutto dalla morte come qualsiasi essere mortale.
Vederlo lì, immobile e freddo, fece uno strano effetto ad Ariana: provò una grande e immensa tristezza. Quell'uomo dal viso dai bei tratti e i capelli castani e fluenti come i suoi sarebbe stato suo padre, se non fosse diventato il Signore Oscuro.
Distolse lo sguardo, per evitare di perdersi in ricordi e rimpianti inutili.
"Il tempo sta per scadere"
Ariana se ne rese conto. Voltò il capo verso l'esterno, per vedere la luce dell'alba filtrare e posarsi sulle macerie. Non sentiva niente, come se fosse diventata improvvisamente sorda. Ma vedeva gli sguardi della gente, dei Mangiamorte e dei Membri dell'Ordine, tutti puntati sul cadavere di Lord Voldemort. E su di lei.
Era finita.
Era finita per sempre.
- Hai compiuto la tua missione, Figlia delle Tenebre -
La voce rimbombò nella testa di Ariana, forte e chiara.
In un moto di disperazione, si alzò in piedi. Vide Harry avvicinarsi a lei, ma lo fermò con un cenno della mano. Poteva fare ancora qualcosa prima di andarsene.
Corse verso l'uscita sfondata del Ministero, senza guardarsi attorno ma sentendo che qualcuno la chiamava per nome: Ariana.
Ignorò la voce, sapendo che era quella di Draco. Aveva ancora pochi secondi, non poteva essere egoista e pensare solo a se stessa. Aveva delle cose da mettere a posto.
Raggiunse la gradinata esterna del Ministero, e li si fermò, il petto che si alzava e abbassava convulsamente.
Il cielo color ciclamino si stagliava sulla sua testa, le ultime stelle che si spegnevano all'orizzonte. Il sole, rosso e crudele, si alzava dietro le montagne, pronto a dare una nuova alba a quel mondo martoriato in cui lei non voleva essere ricordata.
Sentì le forze venirle improvvisamente meno. Cadde a terra, in ginocchio, fissando i gradini di marmo.
- Ancora... solo un momento – mormorò.
- Ariana! –
La voce di Draco giunse alle sue orecchie, bellissima e musicale come non lo era mai stata. Provò l'impulso irresistibile di voltarsi, ma non lo fece.
- Statemi lontana! – ordinò.
Poggiò le palme delle mani a terra, sentendosi sempre più debole. Voleva usare l'energia che le rimaneva per rimediare agli errori suoi e di suo padre.
- Coloro che ignoravano, dovranno dimenticare – pronunciò, - Che la magia ritorni a essere del mondo magico, e coloro che non hanno poteri dimentichino ciò che hanno conosciuto -
I Babbani avrebbero scordato tutto, ritornando a vivere nelll'ignoranza...
- Ciò che venne distrutto dall'oscurità, rinasca a nuova luce – continuò, - Ciò che la vita aveva distrutto, la morte ricostruisca –
Sentì alle sue spalle muoversi qualcosa, suoni di pietre e mattoni che si spostavano e tornavano al loro posto. Tutto ciò che era stato distrutto in quella guerra, sarebbe tornato come era all'origine...
- E infine, chiedo che tutti coloro che hanno visto, di dimenticare Merope e Ariana – disse, con le lacrime che le rigavano le guancie – Che il mondo magico ricordi un solo eroe... e dimentichi la Figlia delle Tenebre -
Per quanto le costasse, era giusto così. Harry sarebbe stato per sempre l'unico eroe della gente, così come Silente aveva sempre detto. Ariana sarebbe rimasta nell'ombra: troppi erano stati i suoi errori, per voler essere ricordata. La sua esistenza sarebbe stata cancellata, affinchè tutti potessero vivere per sempre nel mondo che desideravano... Forse coloro che avevano conosciuto la vera Ariana, avrebbero serbato qualche vago ricordo di lei... Forse.
- Figlia delle Tenebre, è giunto il momento di tornare a noi -
Ariana si inchinò davanti a quelle parole, scivolando sui gradini di marmo. Svuotata di ogni energia, cadde a terra, gli occhi rivolti al cielo. Tutto intorno a lei regnava il silenzio, un silenzio che solo lei percepiva.
In fondo, aveva sempre saputo che sarebbe andata finire in quel modo. Inconsciamente aveva immaginato che la morte di suo padre avrebbe comportato anche la sua.
Sorrise, sapendo che, comunque, era finita. Per sempre.
- Chimera, ricongiungiti a noi -
E la Chimera chiuse gli occhi, per sempre.
Era buio. Buio pesto.
E poi, c'era silenzio, un silenzio profondo e irreale.
Potevano passare secondi o anche migliaia di anni, in quel luogo, ma sembravano la stessa cosa. Se il tempo esisteva, in quel luogo fatto di nulla, non era possibile capirlo.
- Bentornata, Figlia delle Tenebre -
La Chimera cercò di aprire gli occhi, vedendo solo buio. Rimase immobile, senza nemmeno riuscire ad avvertire il suo stesso corpo. Il luogo era lo stesso che aveva visto la prima volta a Stonehenge, ma questa volta non avvertiva la rabbia che l'aveva poi posseduta.
- Hai compiuto la tua missione -
La voce riverberò nel nulla come un tuono, lasciando per un momento la Chimera stordita.
- E' giunto il momento per noi di prendere ciò che ci spetta – continuò l'entità che ormai la ragazza conosceva, - Merope Zahira Riddle, vogliamo la tua vita -
La Chimera chinò il capo, sapendo che ormai la sua fine era arrivata. Non c'era altra soluzione se non quella di andare...
- E' stato un onore per me servirvi – disse, - Grazie a voi ho potuto ottenere la vendetta a cui aspiravo da tempo -
- Lo stesso vale per noi, Figlia delle Tenebre – rispose la voce, - Siamo esseri superiori, e otteniamo sempre ciò che vogliamo. Non è saggio per i mortali mettersi contro di noi –
Nel buio iniziò a brillare una luce azzurrina, che si fece sempre più forte. Con un guizzo, si trasformò in una creatura molto simile a un umano, la stessa che lei aveva visto la prima volta. L'essere senza palpebre rimase immobile davanti a lei, fissandola con i suoi occhi a mandorla senza espressione.
Una delle sue mani si mosse, e con un lungo dito azzurro toccò la fronte della Chimera.
Un brivido percorse la schiena della Figlia delle Tenebre, lasciandola per un momento senza fiato. Solo in quel momento tornò a percepire il proprio corpo, fatto di carne e sangue.
Alzò il capo, e allora la vide.
Una ragazza di incredibile bellezza, dai capelli scuri, lunghi e mossi, gli occhi verdi circondati da segni scuri come inchiostro, mani dalle unghie nere e dalle dita affusolate. Le labbra rosse risaltavano sulla carnagione pallida.
Era lei. O meglio, era una parte di lei, Merope Riddle.
Ariana alzò un braccio, riuscendo finalmente a vederlo. Studiò le proprie mani, perfettamente normali, e le passò tra i capelli lisci.
Trattenne il respiro, scoprendo di trovarsi davanti la sua parte malvagia.
La Chimera era l'unione di due parti opposte, perennemente in guerra tra loro, e quelle due parti erano Merope e Ariana.
- Sapevamo che dentro di te esistevano due persone, Figlia delle Tenebre – disse la voce, - Ma credevamo che la luce che viveva in te si fosse definitivamente spenta... Ci hai ingannati, come fece tuo padre -
Ariana guardò Merope, gli occhi demoniaci perfettamente impassibili: le fece paura quella ragazza di ghiaccio, da cui proveniva un odio smisurato. E le fece ancora più paura rendersi conto che quella era lei...
- Non capisco... - mormorò Ariana, - Io non vi ho ingannati... Cosa significa? -
- Ci hai aiutato a ottenere la nostra vendetta – rispose la voce, - E per questo siamo disposti ad accettare il compromesso... -
Ariana non riusciva a capire: compromesso? Quale compromesso?
Poi guardò Merope, e la ragazza ricambiò con un sorriso strafottente la sua occhiata. I suoi occhi rimasero di ghiaccio quando parlò.
- Complimenti, Ariana. Non pensavo fossi riuscita a sopravvivere... Credevo di averti definitivamente sconfitta. Ma in fondo è giusto così... Sei tu quella che ha trionfato, tra noi due: sono io quella che deve pagare -
Ariana studiò il viso della ragazza davanti a lei.
Merope era la sua parte malvagia, quella con cui aveva convissuto per anni, e ora l'aveva davanti agli occhi. Entrambe facevano parte della stessa persona, quella che la Profezia chiamava la Chimera...
E allora comprese.
- Accettiamo la vita di Merope Zahira Riddle, risparmieremo quella di Ariana Drake –
Ariana guardò Merope, e la ragazza alzò il mento in segno di sfida.
- E' stato un piacere combattere al tuo fianco – disse.
- L'aiuto che ci hai dato è stato prezioso. Ciò che ci hai offerto in cambio dei nostri poteri è stata la vita di Merope Zahira Riddle, e sarà la sua vita che noi prenderemo.Smetterai di essere la Chimera, perché dentro di te non vivranno più la luce e l'oscurità... Il male che albergava nel tuo cuore è stato sconfitto –
Ariana sorrise: non poteva crederci... Forse aveva una speranza...
- Quindi vuol dire che... - mormorò.
- Sì, tu sopravviverai, anche se ci hai ingannati. Non chiederemo vendetta, perché tu ci hai dato in cambio una vita... Una delle due che esistevano dentro di te –
Merope si voltò di spalle e raggiunse la figura evanescente, la testa alza e lo sguardo fiero.
- Addio, Ariana -
- Addio, Merope –
E poi, fu solo buio.
Ariana spalancò gli occhi, di scatto.
Ci mise un momento a riconoscere il volto pallido e insanguinato di Draco, gli occhi color tempesta che la fissavano stupefatti e pieni di sollievo.
- Ariana... - sussurrò.
La ragazza si mise a sedere, guardandosi intorno.
Il Ministero era totalmente integro, come se non fosse mai stato il luogo di una delle più epiche battaglie della storia. Il sole appena sorto illuminava di raggi dorati la sua facciata, mentre maghi e streghe feriti ma vivi uscivano a contemplare la nuova alba del mondo magico.
Vide Harry fissarla in lontananza, prima di venire travolto da un'onda umana che lo issò in aria, cantando e urlando di gioia. Solo Ron ed Hermionerimasero in disparte, guardandola stupiti e stranamente tristi.
- Ariana, stai bene? – domandò Draco.
La ragazza sorrise e annuì, poi gli gettò le braccia al collo. Era vivo, e anche lei.
- Sono tornata normale? – chiese, guardandosi le mani.
- Sì – rispose Draco.
In quel momento Ariana si ricordò di una cosa.
- Ma tu ti ricordi ancora di me... - mormorò, - Non dovresti... -
- Perché? Cosa è successo? – chiese Draco, preoccupato.
Ariana tacque, pensierosa.
Inconsciamente, aveva escluso dal suo incantesimo di memoria le persone che in quei mesi avevano fatto parte della sua vita... Draco, Harry, Ron edHermione. Loro ricordavano, e avrebbero continuato a ricordare sia le che Merope. Loro erano coloro che avevano conosciuto la vera Ariana.
Sorrise, felice che fosse così. Non le interessava la fama, il successo. Voleva solo essere libera di vivere la sua vita, ora.
- Non importa, Draco... - mormorò, sfiorando le labbra con le sue, - Non importa più nulla, ora -
Si aggrappò a lui, per alzarsi.
- Hai ucciso tuo padre? – domandò la ragazza, guardandolo negli occhi.
- Sì – rispose Draco.
Ariana lo abbracciò. Era troppo felice per trovare le parole per descrivere come si sentiva. E che Draco fosse li con lei la rendeva incapace anche di parlare.
Rimasero così, abbracciati l'una all'altro, ascoltando in lontananza la gente che festeggiava. I sopravvissuti alla battaglia, anche se feriti, gridavano la loro gioia al cielo, salutando il nuovo giorno al grido di "Evviva il Bambino Sopravvissuto! Evviva Harry Potter".
- Perché la gente crede che sia stato Potter ha uccidere Voldemort? – chiese Draco, sopra la sua testa.
Ariana sospirò, ma sorrise.
Il mondo avrebbe creduto per sempre che Harry Potter avesse ucciso il Signore Oscuro, quando in realtà non lo aveva fatto avendone le intenzioni. La mano che aveva mosso la bacchetta era la sua, ma non la coscienza.
Era crudele condannare Harry a vivere con la consapevolezza di non meritare tutte le lodi che gli sarebbero state fatte, Ariana lo sapeva. Ma lei voleva così: nell'ombra era nata, e nell'ombra voleva continuare a vivere. Ora libera, però.
- Ti spiegherò tutto con calma – rispose, - Ci sono delle cose che devo capire anche io -
Si staccò da Draco, mentre vedeva Ron ed Hermione avvicinarsi a loro. Erano entrambi pallidi, ma sembravano stare abbastanza bene.
- Ariana... - iniziò Hermione, ma la ragazza la fermò con un sorriso.
- Vi prego, le domande non adesso – disse, - So che anche voi vi chiedete perché gli altri credono che sia stato Harry a uccidere Voldemort, ma c'è un motivo. Vorrei spiegarvi tutto, ma non qui. Dite a Harry di raggiungerci a Hogwarts, nell'ufficio del Preside, per favore –
I due annuirono, poi corsero verso la gente in festa. Draco la guardò senza capire.
- Mi accompagni, per favore? – disse Ariana con un sorriso.
Il biondo le porse il braccio e lei lo afferrò. Un attimo dopo erano a Hogwarts, nell'ufficio che una volta era stato di Albus Silente. Il suo ritratto appeso alla parete li guardava incuriosito, gli occhi azzurri dietro che lenti che scintillavano.
- Cosa vuoi fare? – domandò Draco.
- Ti ricordi che quando sono arrivata a Hogwarts non sono stata smistata? – rispose Ariana, raggiungendo uno scaffale.
Vide il Cappello Parlante appoggiato su una mensola, afflosciato su se stesso. Quando si rese conto che la magia non rispondeva più ai suoi comandi, Ariana ricordò di essere tornata una semplice e normale strega. Tirò fuori la sua vecchia bacchetta dalla tasca, con un po' di apprensione.
Si chiese se funzionasse ancora...
- Accio Cappello Parlante! – pronunciò.
Il Cappello si alzò in volo e lei lo afferrò. Sotto lo sguardo incuriosito di Draco, raggiunse la scrivania del Preside e si sedette davanti, in modo da vedere il quadro di Silente.
Si sedette sulla sedia, e poggiò il Cappello davanti a lei.
Da tanto tempo desiderava conoscere la casa a cui sarebbe stata assegnata, se avesse avuto modo di essere smistata. Ora che aveva portato a termine la sua missione, credeva di meritare almeno quello.
Trattenne il respiro, e alzò il Cappello sulla testa. Alle sue spalle sentì il pop di tre persone che si Materializzavano: Harry, Ron ed Hermione.
Con un gesto deciso, Ariana calò il Cappello, e attese.
- Sai meglio di tutti noi qual è la tua Casa, mia cara – disse solo il Cappello Parlante.
Ariana taque, e lo stesso fece il suo copricapo. In apprensione, attese che rendesse pubblico il suo verdetto, sentendosi una sciocca e ingenua allieva del primo anno.
- Grifondoro! -
La ragazza sorrise radiosa all'indirizzo del quadro di Silente, dove il vecchio mago la fissava sereno. Poi, inaspettatamente, il Preside ricambiò il suo sorriso, illuminando il volto dello stregone di qualcosa che sembrava gioia pura.
- Brava, Ariana. Sono orgoglioso di te – disse Albus Silente.
Qualcuno le poggiò una mano sulla spalla, e lei si voltò. Draco sorrideva, felice quanto lei, e lo stesso facevano Harry, Ron ed Hermione.
Era finita, finalmente.
Avrebbe smesso di combattere.
E mentre la luce dell'alba invadeva la stanza, i cinque ragazzi rimasero in silenzio, guardandosi tra loro e sorridendo senza riuscire a dire nulla. La guerra era finita, e una pagina della storia era stata appena scritta. Si chiudeva un'era di paura e di sangue, per lasciare spazio a giorni di pace e felicità. Per tutti.
Ariana strinse la mano di Draco, continuando a sorridere.
Era libera. Libera di essere sé stessa, libera di scegliere la propria strada, libera di vivere finalmente la propria vita.
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