42. Scontro finale
Merope alzò lo sguardo, incontrando gli occhi rossi di suo padre, illuminati da quello che lei riconobbe come stupore. Sì, Lord Voldemort era stato appenapreso alla sprovvista.
- Non credevo potessi arrivare a tanto – disse lui, mascherando la sua sorpresa dietro un ghigno divertito – Hai avuto fegato -
- Quella che hai conosciuto era Ariana – disse Merope, - E Ariana il coraggio non lo aveva. Ha lasciato che sia io, Merope, a fare quello per cui a lei mancava la forza –
Voldemort fece un cenno di assenso con il capo. – Giusto. La ragazza allevata da Silente non poteva essere in grado di fare una scelta simile... Capisco ora quello che ho perso, non riuscendo a farti passare dalla mia parte... Ma non importa –
Merope fece un passo indietro, per lasciare che suo padre si alzasse. Con un gesto fluido, il Signore Oscuro fece indietreggiare lo scranno imperiale e raccolse il mantello.
- Potter è qui? – domandò.
- Sono tutti qui – rispose Merope, - Sono venuti a prendere la loro vendetta... -
Era impaziente. Non voleva continuare a parlare, e la mano destra le tremava convulsamente.
- E io la mia – aggiunse.
Un enorme globo di luce rossa si formò tra di loro, quando la Figlia delle Tenebre diede inizio all'ultima battaglia. Con un rumore di tuono si scagliò controVoldemort, lasciando una scia bruciata sul pavimento.
- Padre contro figlia? – gridò il Signore Oscuro, schivando l'incantesimo, - Ci uccideremo a vicenda, lo sai! -
Merope indietreggiò, pronta a continuare a lottare. Era troppo impaziente per stare a discutere, ma comprese le parole di Voldemort.
- Morirò comunque, padre! Ma verrai via con me! – gridò.
"Avanti, Figlia delle Tenebre, scatena tutta la tua potenza. Umilialo, sconfiggilo... uccidilo".
E Merope non attese.
La Chimera era pronta.
La Sala venne inondata di luce azzurra, mentre il pavimento si crepava davanti alle iridi spalancate della ragazza. I capelli iniziarono a fluttuare impazziti, davanti alla furia della Figlia delle Tenebre.
E lo stesso accadde con Voldemort.
Entrambi stavano scatenando tutta la forza che era contenuta nei loro corpi ora mortali.
"Vieni a me, Vendetta. Conduci qui la tua furia".
E dal nulla, comparve l'Ungaro Spinato che poco prima aveva lasciato nell'ingresso del Ministero. Il drago ruggì in direzione di Voldemort, poi balzò dispiegando le ali e gli saltò addosso.
Prima che la bestia avesse modo di spalancare di nuovo le fauci, un altro drago, anch'esso nero come la notte, comparve e gli si lanciò addosso. Le due creature rotolarono di lato, avvinghiate l'una all'altra.
- Rifiuti il corpo a corpo, Merope? – gridò Voldemort, ghignando.
L'espressione di suo padre la fece imbestialire. Le stava dando della codarda.
Il pavimento si crepò ancora quando la ragazza fece un passo avanti, le mani tese a creare una barriera di luce bianca. A pochi metri dall'obiettivo fu costretta a scartare di lato, per evitare i due draghi che si affrontavano a morsi e unghiate.
Voldemort passò all'attacco.
Si Smaterializzò per poi ricomparire dietro di lei, scagliandole addosso un globo di fuoco nero.
Merope svanì nel nulla, e l'aria prodotta dal suo spostamento fece fluttuare il telo dell'arco in fondo alla sala. Riapparve vicino ad alcuni degli scaffali piedi di palle di vetro contenenti profezie, e li fece crollare tutti in un colpo solo.
Uno dei lampadari del soffitto si staccò all'improvviso, e Merope lo schivò appena in tempo. I draghi rotolarono di nuovo vicino a lei, lasciando sul pavimento una scia di sangue nero e bollente.
Con un fischio, richiamò l'Ungaro Spinato. Il drago si divincolò e la raggiunse con un balzo. La ragazza salì in groppa con un agile salto, mentre con la mano imprigionava l'altro drago.
- Qual è il tuo piano, Merope? – domandò Voldemort, osservandola sul dorso dello Spinato.
- Distruggerti – rispose la ragazza.
Il drago di Voldemort si liberò dall'incantesimo, raggiungendo il suo padrone e piazzandosi davanti a lui. Merope colpì con i talloni i fianchi dell'UngatoSpinato, lanciandolo all'attacco.
- Smettila di usare quello stupido animale! – gridò Voldemort, Smaterializzandosi, - Sono stufo di giocare! -
La ragazza si voltò in cerca del Signore Oscuro, individuandolo vicino all'arco chiuso dal telo...
Balzò giù dallo Spinato, lasciandolo libero di affrontare l'altro drago, e scagliò un'incantesimo verso Voldemort.
Il getto di luce bianca saettò rapidissimo, cozzando contro l'arco con un fragore assordante e facendolo crollare a terra. Per un attimo credette che il SignoreOscuro perdesse l'equilibrio, rischiando di cadere oltre il velo, ma scomparve nel nulla per riapparire alle sue spalle, vicinissimo tanto da sentirne il fiato sul collo.
- Facciamo sul serio – soffiò Voldemort, - Vediamo di cosa siamo capaci -
Merope si voltò di scatto, alzò le mani e lanciò un incantesimo. Voldemort lo parò creando una barriera di luce nera, poi attaccò a sua volta.
Con un guizzo, Merope svanì per un momento, poi riapparve.
"Avanti, Merope, scatena tutta la tua ira... la nostra ira"
La voce risuonò nitida nella mente della ragazza, rimbombando come in una grotta. Ma non era la stessa voce che aveva sentito quando era stata a Stonehenge... Le risultava stranamente familiare, come l'eco di un ricordo perduto...
Spiazzata, non si accorse che Voldemort aveva lanciato contro di lei un getto di fuoco viola... Fece appena in tempo a pararlo, ma il contraccolpo la fece volare indietro di dieci metri, scaraventandola sul pavimento.
Stordita, Merope si portò una mano alla testa senza capire. Il dolore fisico in quel momento non le interessava... Voleva comprendere...
"Rialzati, Merope. Cosa stai facendo? Non possiamo perdere tempo..."
La voce risuonò di nuovo nel suo cranio, assurdamente familiare. Rimase immobile, fissando senza vederlo il pavimento sotto di sé, dimentica di tutto. Non poteva essere...
- Cos'hai, Merope? – domandò Voldemort, - Ti arrendi già? -
Le parole del Signore Oscuro la riscossero immediatamente. Stampandosi un ghigno sul viso, la ragazza si rialzò, spolverandosi i pantaloni.
- Scusa – disse, - Ero distratta... Dove eravamo? -
Come se niente fosse, tornò all'attacco, scagliando getti di luce colorata contro il Signore Oscuro, che li parò senza sforzo. Non stavano ancora facendo sul serio, lo sapeva.
La maledizione andò a colpire il muro alle spalle della ragazza, facendo crepare le pareti. I due draghi, ancora avvinghiati l'uno all'altro, rotolarono a pochi metri da loro, finchè uno dei due, Vendetta, finì scaraventato contro la parete.
Con un rumore assordante, il corpo enorme della bestia sfondò il muro già ricoperto di crepe, fino a rotolare nell'altra stanza sollevando una nuvola di polvere bianca.
"Harry!"
Fu di nuovo la voce nella testa di Merope a parlare per prima. La ragazza si voltò verso il muro sfondato, dove il drago nero si stava rialzando scrollando il capo. Sentì le grida di qualcuno, molto probabilmente Hermione.
Girando su se stessa, si Smaterializzò per poi ritrovarsi di fianco al Bambino Sopravvissuto.
- Allontanatevi! – gridò Merope, avvertendo la presenza di Voldemort a pochi metri da lei. – Allontanatevi! -
Si voltò di scatto, pensando a un modo per metterli in salvo.
- Anche tu qui, Potter? – sibilò la voce glaciale di Voldemort.
Il Signore Oscuro comparve dal nulla, troppo vicino a Harry per i gusti di Merope. Il ragazzo alzò la bacchetta velocissimo, pronto a scagliare l'incantesimo che avrebbe dovuto uccidere il suo nemico.
Merope scattò come una molla. Compiendo un balzo che non avrebbe mai potuto fare se non fosse stata la Figlia delle Tenebre, saltò addosso a Voldemort, cercando di immobilizzarlo con un incantesimo. Rotolarono per alcuni metri, finendo sopra i calcinacci della parete caduta.
- Harry! Allontanati da qui! – gridò.
Sapeva che ormai Voldemort lo aveva visto, e che avrebbe tentato di ucciderlo il prima possibile. Non poteva rischiare.
Si rialzò di scatto, pronta a dare fondo a tutte le sue energie.
Alzò le mani, disegnando nell'aria uno strano arabesco. Fumo rosso comparve alle sue spalle, scagliandosi contro Voldemort e facendolo finire trenta metri più indietro.
Merope ne approfittò. Si voltò, e con un incantesimo che produsse un'onda d'urto bianca, sfondò le pareti davanti a lei, una dopo l'altra, come le tessere di un domino. Solo quando vide le scale che portavano di sopra si fermò.
- Andate! – disse a Harry, Ron ed Hermione, - Aiutate gli altri mentre io mi occupo di lui! -
Merope tornò a voltarsi, giusto in tempo per schivare la maledizione di Voldemort. Contrattaccò, quando la voce si fece ancora viva.
"Draco"
Spinta da una forza invincibile, Merope fu costretta a lanciare un'occhiata alle sue spalle: aveva dimenticato i Malfoy... Avrebbero dovuto essere ancora lì...
Qualcosa la colpì forte sulla fronte, provocandole un dolore lancinante alla testa. Liquido rosso e caldo le colò sugli occhi. Gemendo, si accorse di aver abbassato la guardia per colpa di quel pensiero, e tornò ad affrontare Voldemort.
- Non distrarti così facilmente, Merope – la redarguì il Signore Oscuro, sorridendo malignamente, - Potresti farti male... -
Con un tuono che squarciava l'aria, Merope alzò un muro di fuoco tra lei e suo padre, un fuoco nero e viola, che eruppe dal pavimento con un ruggito. Sentì il soffitto sopra di lei scricchiolare sinistramente, ma non spostò lo sguardo dal Signore Oscuro.
Non sapeva quanto tempo aveva ancora, ma si rendeva conto che era comunque poco. Lei e suo padre si eguagliavano, e sarebbe stato così fino alla fine. Doveva escogitare un modo per poterlo battere, in fretta.
Voldemort attendeva oltre il muro di fuoco, fissando la figlia con un sorriso sardonico sul volto serpentesco.
- Cerchi di guadagnare tempo, Merope? – domandò, beffardo, - Cosa stai aspettando? Vieni qui e uccidimi, se credi di poterlo fare -
- Io non ti ucciderò – ribatté Merope, - Sono qui per umiliarti, per farti provare quello che tu hai fatto soffrire a tutti gli altri... -
"Avanti, Merope, non ci rimane molto tempo... E' uguale a noi, ma noi siamo due... Lui è uno solo".
Merope mosse leggermente il capo, infastidita e confortata al tempo stesso da quella voce familiare.
"D'accordo, mi darò da fare".
Con un guizzo, le fiamme di spensero, lasciando campo libero alla Figlia delle Tenebre. Merope corse in avanti, poi compì una piroetta su se stessa e attaccò.
Voldemort indietreggiò di alcuni metri, colpito dall'onda d'urto scagliata dalla figlia. Alzò le mani e dal nulla sbucarono serpenti neri che cercarono di avvolgersi intorno al corpo della ragazza.
Con un sibilo, i rettili svanirono, bruciati dal fuoco prodotto dalla Chimera.
Per quella che parve un'eternità, padre e figlia di scambiarono attacchi sempre più violenti e sempre più mortali, senza che nessuno riuscisse ad avere la meglio. Persino quando i due draghi si annientarono a vicenda, stramazzando al suolo avvolti da un globo di fuoco nero, Merope e Voldemort non diedero segno di riuscire ad avere la meglio sull'altro.
Poi, la ragazza si accorse di una cosa. Il soffitto, ormai pieno di crepe che ogni istante si allargavano sempre di più, sarebbe crollato. Da sopra provenivano le grida della battaglia, e se la volta sarebbe veramente crollata, ci sarebbe stata una strage...
"Non puoi permette che muoiano. Fai qualcosa"
Digrignando i denti davanti a quell'ordine, Merope spinse lontano Voldemort, imprigionandolo in una gabbia di sbarre fatte di luce, e pronunciò: - Vieni a me, Spirito della Terra, sostieni il mondo affinchè l'umanità non cada –
Come enormi dita fatte di roccia e terra, pilastri naturali sbucarono dal pavimento martoriato del Reparto Misteri, andando a sostenere il soffitto pericolante. Il suolo tremò per un momento, lasciando poi nella Sala il silenzio più assoluto.
Merope tornò a guardare Voldemort, ormai libero dalla sua prigione. Lui la fissò con una strana luce negli occhi, e poi prima che lei potesse fare qualcosa, con un solo cenno della mano sfondò il soffitto, producendo un buco perfettamente concentrico. Un paio di quelli che sembravano membri dell'Ordine della Fenice caddero a terra insieme alle macerie, gridando.
Senza aggiungere altro, il Signore Oscuro si alzò in volo e raggiunse il piano superiore. Merope, infuriata dalla sua fuga, fece altrettanto. Si Smaterializzò, ritrovandosi nella sala di Ingresso del Ministero.
Mangiamorte e membri dell'Ordine e dell'ES si affrontavano da ogni parte, lanciando incantesimi a raffica, mentre quelli che dovevano essere lupi mannari stavano accerchiando un gruppo di maghi del Ministero. La Fontana dei Magici Fratelli era distrutta, e l'acqua per terra rendeva il pavimento scivoloso.
Con la coda dell'occhio, Merope vide Harry combattere contro un Mangiamorte, insieme a Ron ed Hermione. Lupin, pochi metri più avanti, era appena caduto a terra, ma si rialzò subito. I signori Weasley erano alle prese con un gruppo di servi del Signore Oscuro, insieme a Fred e George. Degli altri, Merope non vide nessuno.
- Vuoi dare spettacolo, vero? – chiese la ragazza, tornando a guardare Voldemort.
- E' giusto che il mondo veda ciò di cui siamo capaci – replicò il Signore Oscuro.
Merope attaccò, dirigendo un getto di luce azzurro contro suo padre. Gli incantesimi degli altri maghi, lanciati a caso, li colpivano senza produrre alcun danno. Erano i soli in grado di distruggersi a vicenda.
E anche questa volta, come due fronti temporaleschi, i due contendenti si affrontarono con la furia degli elementi, distruggendo tutto ciò che c'era intorno a loro, senza distinzione alcuna.
Ogni secondo che passava, i due erano sempre più stanchi, e Merope iniziava a rendersi conto che le sue speranze di vincere diminuivano sempre di più. Per quanto si impegnasse, non riusciva a batterlo.
Qualcuno gridò quando uno dei pilastri di marmo cadde con un fragore assordante, inondando la sala di schegge acuminate. Merope finì a terra,scrisciando fino quasi all'uscita del Ministero. Sentì la pelle delle mani bruciare mentre sfregava sul pavimento di marmo pieno di macerie e sassi.
In lontananza, vide Harry gettato all'indietro da un incantesimo di un Mangiamorte, solo. Si rialzò, ma non fu abbastanza veloce, perché il mago lo disarmò, afferrando al volo la sua bacchetta.
Merope scattò in piedi, gettando un'occhiata a Voldemort, e uccise il Mangiamorte con un solo colpo.
Gli occhi di Merope si ridussero a due fessure, quando lanciò il suo nuovo attacco. Lampi squarciarono il cielo nero, mentre il vento entrava a forza nel Ministero della magia. La gente che lottava lì intorno fu costretta a indietreggiare, perché un cerchio di fuoco nero e giallo si fornò intorno a i due contendenti. Il muro di fiamme si alzò per un attimo, quando la ragazza fece un passo avanti.
Il terreno si crepò sotto i piedi di Merope, mentre Voldemort lanciava il suo incantesimo non verbale contro di lei. Saltò di lato, e il pavimento crollò lasciando un buco dal quale si intravedeva il piano di sotto.
- Acqua, vieni a me. Purifica ciò che è melvagio – pronunciò.
L'acqua della Fontana dei Magici Fratelli sparsa sul pavimento si condensò in una nuvola di vapore, formando quello che sembrava una sorta di enorme serpente marino traslucido. L'essere fluttuò scagliandosi contro Voldemort, che contrattaccò creando un mostro di terra. Le due creature si scontrarono l'una contro l'altra, annullandosi a vicenda.
Fuoco azzurro avvolse la figura di Merope, quando invocò il nuovo incantesimo.
- Aria, vieni a me. Spazza via tutto ciò che incontri -
Anche questa volta, l'elemento rispose al suo richiamo. Un turbine grigio si formò al centro dell'anello di fuoco, diventando sempre più grande man manoche i secondi passavano. L'aria frustava il volto di Merope, scompigliandole i capelli e gettando nello scompiglio la sala. Poi, a un suo cenno, il vortice si spostò dirigendosi verso Voldemort.
Il Signore Oscuro evocò una maledizione, e il tornado implose dall'interno scagliando tutt'intorno dardi infuocati. Merope lì parò con una barriera magica, ma vide che molti di coloro che stavano combattendo vennero colpiti in pieno.
- Terra, vieni a me. Riprenditi ciò che ti spetta -
Il terreno sotto i piedi di Voldemort prese a tremare violentemente, crepandosi in più punti. Radici nodose, nate chissà dove, spuntarono fuori tentando di avvolgere la sua figura, ma invano.
Il suo attacco fu devastante, tanto da far volare Merope indietro di diversi metri, cadendo dritta nel fuoco nero e giallo. Rotolò, imprigionata in una specie di rete invisibile, fino a ritrovarsi fuori dall'anello di fiamme, immobile, a terra.
Si issò sulle braccia, per rialzarsi, ma si rese conto di non riuscirci. Fece forza, richiamando a sé i suoi poteri, ma si accorse che non dipendeva daun'incantesimo. Era la fatica, a impedirle di rimettersi in piedi. Improvvisa, incontrollabile, la fatica si faceva sentire, sottraendole energie.
Subito, alla sua mente tornò la situazione in cui si era trovata Ariana, di quando aveva capito di essere stata sconfitta. Di quando aveva chiesto, urlato, di essere uccisa.
Stava accadendo di nuovo? Era stata appena battuta?
Digrignò i denti, reprimendo con tutta la determinazione che aveva in corpo la volontà di sbattere violentemente i pugni sul pavimento e gridare. Fissò il proprio riflesso sul pavimento bagnato, gli occhi verdi e demoniaci spalancati, i segni neri sempre più visibili sulla carnagione pallida.
Non poteva fallire di nuovo, non poteva. Era già successo una volta, ed era stata Ariana a immolarsi per lei...
Ariana...
Vide i piedi di Voldemort avvicinarsi, ma il suo sguardo fu catturato da qualcun altro, lontano ma ben riconoscibile.
Draco.
Draco Malfoy era ancora vivo, ferito e sanguinante, ma vivo. E combatteva, combatteva come una furia contro qualsiasi Mangiamorte gli si parava davanti, con un solo e unico obiettivo: raggiungere lei.
E poi loro: Harry, Ron ed Hermione. Feriti anch'essi, ma che continuavano a lottare, mettendoci tutto l'impegno di cui erano capaci.
Combattevano, perché lei gli aveva dato la speranza.
Fissando il pavimento, Merope rimase in silenzio, dimenticandosi persino dove si trovasse. Le mani le tremavano, e solo ora si rendeva conto di avere maled'appertutto. Sangue viscido le colava dalla ferita sulla testa, e uno squarcio sulla gamba pulsava dolorosamente.
"Rialzati"
- Devo ammettere una cosa – disse Voldemort, puntando contro di lei un dito per tenerla ferma, - Nonostante tu abbia deciso di rimanere la serva di Silente, sei davvero qualcosa di speciale. Sei davvero degna di essere mia figlia -
Qualcosa di strano prese possesso della Chimera, qualcosa che non era più orgoglio o compiacimento. La Figlia delle Tenebre sarebbe stata felice di quelle parole, suggello del suo immenso potere. Ma non Merope, in quel momento.
Non Ariana.
- Io non sono tua figlia -
Le parole di Merope uscirono dalla sua bocca contro la sua volontà, dure come il ghiaccio. Continuando a fissare il pavimento, i capelli che coprivano il suo viso, rimase pietrificata.
- Io non sono tua figlia, perché io sono meglio di te -
Non era possibile... Pensava di averla definitivamente sconfitta...
"E' giunto il momento che io torni a prendere il comando"
No... Ariana era morta... Non poteva essere ancora viva, dentro di lei...
Allora, capì le parole di Silente: la Chimera era formata da due esseri, da due opposti...
"Hai perso... Lascia che sia io a condurci in questi ultimi istanti"
Ariana non se n'era mai andata: si era solo fatta da parte. Aveva lasciato che la rabbia prendesse possesso del suo corpo, ma non aveva lasciato che invadesse la sua mente. Si era accucciata in un angolo, a guardare quello che la sua gemella del buio stava facendo, ma non si era lasciata morire... Nonostante la sconfitta, nonostante l'odio, nonostante la sofferenza, era sopravvissuta, guidando in modo impercettibile le azioni della Figlia delle Tenebre.
Era Ariana la più forte tra le due, lo era sempre stata.
E allora, Merope si fece da parte, lasciando Ariana libera di tornare a vivere.
La ragazza sorrise, guardando il proprio riflesso distorto sul pavimento insanguinato. Sorrise, sapendo che Silente aveva ragione, che in fondo non era totalmente malvagia...
Mosse leggermente il capo, issandosi sulle braccia. Guardò Draco, troppo distante per potergli parlare, ma per lei incredibilmente vicino. Lui lo sapeva, lo aveva visto nei suoi occhi quando Merope gli aveva intimato di non avvicinarsi: aveva visto che Ariana era ancora viva. Aveva creduto in lei.
Sorrise, mentre i suoi occhi tornavano a essere di quel verde naturale e così simile a quello del Bambino Sopravvissuto. Sorrise, felice di poter essere lei a mettere la parola fine.
- La sai una cosa, padre? – disse, ancora senza guardarlo, - Non mi rendi orgogliosa di essere come te... Semplicemente perché io sono e sarò sempre meglio di ciò che sei tu -
Sorretta da un fuoco bianco, Ariana si rialzò sorridendo, costringendo Voldemort ad arretrare. Si rialzò, perché la sconfitta non doveva essere sua, questa volta. Aveva battuto Merope, la sua parte malvagia, avrebbe sconfitto anche il Signore Oscuro.
- Fuoco, vieni a me. Purifica il male di questa terra -
Voldemort volò in aria, avvoltò da fiamme scarlatte, gridando di dolore e colto alla sprovvista.
Aveva ancora pochissimo tempo, lo sentiva. Doveva chiudere il sipario.
Senza lasciare il tempo al Signore Oscuro di formulare un incantesimo, lo attaccò di nuovo, rinchiudendolo in una cella fatta di fuoco color acciaio.
Con lo sguardo, cercò Harry, pronta a chiamarlo quando fosse stata pronta.
Voldemort afferrò le sbarre, il volto deformato dal dubbio. Aveva creduto di averla in pugno, ma si era sbagliato.
Con un ultimo sforzo, Ariana costrinse il Signore Oscuro a rimanere immobile, ma non servì. Con un colpo, si liberò e corse verso di lei.
Ariana gli saltò addosso, e caddero a terra, rotolando. Cercò di immobilizzarlo, avvolgendogli intorno corde invisibili, ma lui si opponeva ostinatamente.
- Harry! Tieniti pronto! – gridò mentalmente al Bambino Sopravvissuto.
La luce dell'alba iniziava a filtrare all'interno di ciò che rimaneva del Ministero della Magia, e il tempo a disposizione di Ariana stava finendo.
- Non riuscirai ad uccidermi! – gridò Voldemort, colpendola alla testa.
Ariana incassò il colpo, poi afferrò i polsi di suo padre, cercando di prendere possesso del suo corpo. Riuscì a immobilizzarlo, ma sapeva sarebbe bastato solo per pochissimo tempo.
- Harry, uccidilo adesso! -
Vide Harry avvicinarsi, ma esitare. Aveva la bacchetta in mano, sapeva la formula, ma non agiva.
- Harry, ora! -
Non sapeva se ci sarebbe stata un'altra occasione. Non sapeva se sarebbe riuscita a immobilizzarlo di nuovo. Sapeva solo che le rimanevano pochi secondi, e che Harry non era in grado di ucciderlo. Non aveva mai provato cosa significa avere il peso di una vita sulla coscienza...
Come Silente aveva sempre voluto, Harry era rimasto l'eroe dal cuore puro e l'anima candida, quello che gli aveva permesso di sopravvivere tutti quegli anni davanti all'odio del mondo. E così doveva rimanere.
Ariana guardò suo padre negli occhi rosso sangue, accesi in un sorriso glaciale. Vedeva la luce dell'alba avanzare sempre di più verso di lei, decretando la sua fine.
- Nemmeno Potter hai il coraggio di uccidermi – disse Voldemort, - Lo avrai tu, che sei mia figlia? Non è questo l'amore? -
Non era l'amore che bloccava la bacchetta di Harry, Ariana lo sapeva. Era la pietà, pietà che Voldemort non conosceva, ma che il Bambino Sopravvissuto sapeva ancora inspiegabilmente provare. Pietà, e forse anche paura. Paura di dover vivere nel rimorso di aver stroncato una vita, anche se quella del peggior mago di tutti i tempi.
Ma secondo la Profezia, Harry doveva uccidere Voldemort... A lei spettava il compito di sconfiggerlo...
Sentiva le membra sempre più deboli, e sapeva che non poteva andare avanti ancora per molto. Guardò un'ultima volta Harry, ma lui non sembrava in grado di parlare.
"E' sia"
Credeva nella Profezia, ci credeva ancora perché era l'unica cosa che le aveva dato la forza di combattere. Ma poteva aggirarla, e fare in modo che tutto andasse come era stato previsto.
- Imperio -
Ariana prese possesso del corpo di Harry, costringendolo ad avvicinarsi. Il ragazzo alzò la bacchetta, gli occhi verdi che mostravano il suo stupore. Rimase immobile sopra di loro, le iridi che si muovevano ansiose come per cercare di comunicare qualcosa.
- Mi dispiace, Harry – disse Ariana, - E' l'unico modo che ho. Non ti sentire in colpa per qualcosa che io ti ho costretto a fare -
- Merope... -
La voce di Voldemort arrivò strozzata alle orecchie di Ariana, e lei si voltò a guardarlo per l'ultima volta negli occhi rossi. C'era paura, in quello sguardo demoniaco, la paura di chi ha fallito.
- Addio, padre -
Poi, Ariana costrinse Harry a pronunciare l'incantesimo:
- Avada Kedrava! -
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro