41. Vendetta
Merope entrò nella Sala Grande, osservando soddisfatta il lavoro che, con i suoi nuovi poteri, aveva compiuto in pochi secondi: il soffitto era stato sanato, le colonne di marmo erano di nuovo al loro posto, le finestre erano di nuovo integre. Ora, la Sala era piena di gente che parlava a bassa voce. Riconobbe i signori Weasley, i gemelli, Lupin e altri membri dell'Ordine. In più, c'erano anche coloro che avevano fatto parte dell'ES, l'Esercito di Silente: NevillePaciock, Luna Lovegood, Ginny e tanti altri. E poi, tante persone che non conosceva nemmeno di vista.
Qualcosa nell'animo di Merope si agitò. Era l'impazienza. Aveva resistito fino a quel momento, ma ora iniziava a diventare nervosa: fremeva di eccitazione al pensiero di scontrarsi con suo padre.
Sentì gli sguardi di tutti puntare verso di lei, in piedi sulla scalinata di marmo, pronta a dominare la scena. Forse in quella situazione Ariana sarebbe arrossita, ma non Merope.
Passò in rassegna i volti conosciuti, e con piacere notò quando fossero spaventati dalla sua nuova natura. Dovevano temerla, era giusto così.
Harry, Hermione, Ron e Draco non c'erano. Aveva parlato con loro prima di fare la sua teatrale entrata in Sala. Il piano era semplice: Harry si sarebbe tenuto a distanza finchè lei non avesse avuto Voldemort in pugno. Per il resto, erano liberi di fare quello che volevano.
Merope guardò fuori dalle finestre, godendo del silenzio che la sua presenza aveva portato. Era buio fuori, da due ore il sole era tramontato.
- Buonasera a tutti voi – disse, un sorriso gelido disegnato sulle labbra rosse, - Chi di voi è qui, significa che vuole prendere parte all'ultima battaglia che combatteremo per la salvezza del mondo magico... Ci sono poche cose da dire. Ho scelto di diventare mio padre per offrire a tutti voi la possibilità disperare in un futuro migliore... Non mi aspetto che capiate: nessuno tranne chi si trova nella mia situazione può farlo -
- Che cosa sei? – domandò qualcuno, tra la folla.
Merope cercò l'interlocutore con lo sguardo: era un ragazzo giovane, forse un membro dell'ES. Sotto il suo sguardo di ghiaccio, il ragazzo sembrò farsipiccolo piccolo.
- Che cosa sono? – disse Merope, - Sono qualcosa che sfugge alla vostra comprensione. Sono quanto più vicino a una Dea esista su questa terra. Non ho limiti, se non quelli che io stessa mi impongo. E Voldemort è uguale a me. Per questo sono l'unica che può sconfiggerlo -
Sorrise, assaporando un attimo di silenzio.
- Vi chiederete perché vi ho voluti qui – continuò, - Questa notte, io mi rececherò al Ministero della Magia per affrontare Voldemort. Avrei potutobenissimo andarci da sola, ma voglio offrirvi l'opportunità di prendervi la vostra vendetta, esattamente come farò io. Chi di voi vorrà seguirmi dovrà però sapere che una volta entrati nel Ministero, non avrò altro obiettivo che Lord Voldemort. Se vi troverete in una brutta situazione, non sperate nel mio intervento: non ho intenzione di fare da guardia del corpo a nessuno. Se morirete, sarà solo responsabilità vostra -
Tacque, osservando i presenti. Sembravano quasi scossi dalle sue parole.
- Fra un'ora, lascerò Hogwarts – proseguì, - Ho rotto l'incantesimo che era stato posto su questa scuola: ora chiunque può Smaterializzarsi... Se volete seguirmi, tenetevi pronti -
Con queste ultime parole, Merope si voltò e lasciò la Sala, percorrendo uno dei corridoi che portava alla stanza dello Specchio delle Brame. Harry e gli altri la aspettavano lì.
- Allora? – domandò Harry.
Merope si chiuse la porta alle spalle. – Ho detto quello che dovevo dire – rispose, - Tra un'ora partiamo –
Sentiva lo sguardo di Draco trapanarle la nuca, e la cosa la infastidì. Un fulmine squarciò il cielo notturno.
- Harry, le mie istruzioni sono le seguenti – continuò Merope, ignorando il biondo, - Fa quello che vuoi, ma non farti ammazzare. E quando io ti chiamerò per uccidere Voldemort, non dovrai esitare un momento a rispondere, chiaro? Questa è l'ultima occasione che abbiamo, l'ultima, mi sono spiegata? Se falliamo, allora sarò io a ucciderti -
Fissò Harry con occhi di fuoco, e il ragazzo sembrò comprendere appieno. Annuì in silenzio, mentre lei scrutava gli altri.
- Voi potete fare quello che volete – disse, - Le regole sono le stesse per tutti gli altri: non mi intralciate -
Rivolse un'ultima occhiata a Draco. Il biondo continuava a guardarla come se sperasse di veder tornare Ariana da un momento all'altro.
- Malfoy, se vuoi affrontare tuo padre, sei libero di farlo – disse, - Questa è la battaglia dove ognuno di noi prenderà la propria vendetta: è anche un tuo diritto, immagino -
- Credi che abbia bisogno del tuo permesso, Merope? – ribatté Draco, acido.
La ragazza ghignò. – No, non lo credo – rispose, - Era solo un'invito, il mio... -
L'intento del biondo era provocarla, lo aveva capito. Ma non aveva voglia di stare al gioco, perché non capiva dove lui volesse arrivare. Si voltò, guardando fuori da una finestra.
- Preparatevi – disse, - Ci vediamo nella Sala Grande tra poco -
Senza voltarsi indietro, Merope raggiunse il parco di Hogwarts. Come sempre, aveva bisogno della solitudine per prepararsi.
Passeggiando lungo il prato spazzato dal gelido vento che lei aveva evocato, sotto il cielo nero come inchiostro, ripensò alla sicurezza che aveva avuto Ariana quando si era apprestata a combattere contro Voldemort. Questa volta, lei non era pienamente sicura di vincere, nonostante ora si trovasse sullo stesso piano di suo padre. Ma aveva l'intenzione di fare tutto quello che era in suo potere, perché non aveva più nulla da perdere.
Non poteva prevedere il futuro, e non sapeva come sarebbe andata a finire. L'unica cosa che sapeva, era che questa volta non voleva passare inosservata. Si sarebbero ricordati di lei.
Avrebbe dato una eclatante dimostrazione dei suoi poteri, per fare in modo che nessuno si sarebbe mai dimenticato della Chimera, la Figlia delle Tenebre. Era nata per distruggere, e avrebbe distrutto.
La mano corse alla bacchetta magica nascosta nella tasca dei pantaloni. Com'era accaduto quella mattina, le sembrò un semplice pezzo di legno vuoto, ma lei sapeva che dentro il nucleo magico era ancora vivo.
Il cuore dell'Ungaro Spinato pulsava di energia, e lei aveva intenzione di usarlo.
Alzò la bacchetta e mormorò: - Expecto Patronum –
Quando vide la polvere argentata fluire dalla punta, aggiunse: - Rendi reale ciò che fu reale –
Con un guizzo, l'Ungaro Spinato si issò davanti ai suoi occhi, non più fatto di fumo grigio e scintillante, ma di carne e squame vere. Dispiegò le ali nere, ruggendo al cielo senza stelle.
Con un sorriso soddisfatto, Merope osservò la sua cavalcatura. Il drago era enorme, dalle corna ricurve e la coda puntuta e velenosa. Gli occhi gialli rilucevano sinistri, le zanne brillavano bianche e letali.
Senza un rumore, l'Ungaro Spinato abbassò la testa alla sua altezza, e drago e ragazza si guardarono negli occhi. Il fiato bollente scompigliò la chioma ribelle di Merope, ma lei rimase impassibile.
- Ora sei libero anche tu – disse, fissando le iridi oblique del drago, - Ho rotto le catene della tua prigione, e insieme combatteremo in questa battaglia.Vendetta sarà il tuo nome, perché per la vendetta ci ricorderà il mondo -
Il drago continuò a fissarla, poi mosse il capo come in un cenno di assenso e inarcò il collo. Ruggì al cielo tutta la sua rabbia, mentre Merope lo osservava estasiata. Non c'era meglio di una bestia del genere per rendere memorabile l'ultimo giorno della sua vita.
A un suo cenno, il drago si accucciò per permetterle di salirgli in groppa. Quando fu montata, l'Ungaro Spinato aprì le ali e spiccò il volo, diretto al portone della scuola.
Poco dopo, il drago nero atterrò davanti a Hogwarts, sollevando una nuvola di polvere. Merope smontò con un gesto fluido, e spalancò il portone.
Tutti quelli che erano rimasti della Sala Grande si voltarono di scatto, vedendo entrare la figura esile ma al tempo stesso assurdamente imponente della ragazza. Con un sorriso soddisfatto, Merope camminò con il mento in alto e lo sguardo di ghiaccio fino al centro della Sala. Sapeva di incutere timore, ed era contenta.
- Chi di voi vuole partecipare alla battaglia, mi segua – disse solamente.
Si girò e uscì di nuovo dalla scuola, sentendo i passi della gente seguirla a debita distanza. L'Ungaro Spinato indietreggiò per far passare la folla, senza perdere di vista per un momento la sua padrona.
Qualcuno esclamò alla vista del drago nero, in piedi sul prato di Hogwarts. Merope salì in groppa alla creatura, attendendo che tutti si riunissero nel parco. Ai margini del gruppo vide Harry, Ron, Hermione e Draco.
- Ci Materializzeremo davanti al Ministero della Magia – spiegò Merope, - Chi di voi non è in grado di farlo, si faccia portare da qualcuno. Non attaccatefinchè non sarò io a darvi l'ordine. Dopodichè, sarete liberi di fare quello che volete -
Il silenzio che seguì le confermò che le sue parole erano arrivate dove voleva lei. Si sistemò una ciocca di capelli dietro la spalla, poi continuò: - Bene. Si parte –
Schioccò le dita, e nel giro di qualche secondo si ritrovò davanti all'ingresso principale del Ministero della Magia. Le alte colonne di marmo rilucevano sotto la luna, mentre dalle finestre si intravedevano i lampi guizzanti delle fiamme nei camini.
Merope, in sella all'Ungaro Spinato, ispirò l'aria notturna, sentendo nelle narici il sapore di qualcosa a lei conosciuto. Percepiva la presenza di qualcosa di molto simile a lei, ed era certa che fosse altrettanto. Suo padre non si sarebbe mai aspettato di vederla lì, però.
Con tanti sordi pop, alle sue spalle si Materializzarono tutti coloro che avevano deciso di seguirla. Vide i signori Weasley, Remus Lupin, Malocchio Moody, i gemelli Fred e George, Neville Paciock, Ginny Weasley... Ariana avrebbe temuto per loro, lo sapeva, ma lei provava solo una grande indifferenza. Non le importava cosa sarebbe successo loro...
Con uno scatto, voltò il capo verso l'ingresso del Ministero. Aveva fretta, e il tempo passava inesorabile.
Diede una pacca sul collo squamoso del drago, cercando di controllare l'eccitazione.
- Andiamo, la vendetta ci attende -
Gettò un'ultima occhiata alle sue spalle, per accertarsi che fossero arrivati tutti. Vide Harry in fondo alla folla.
Con la coda dell'occhio, Merope notò un volto affacciato ad una delle finestre. Doveva essere un Mangiamorte, perché era vestito di nero.
Poteva ucciderlo, ma non lo fece. Non le importava che potesse andare ad avvertire il Signore Oscuro. Anzi.
L'Ungaro fece un passo avanti, e lei si preparò.
Voleva un'ingresso teatrale, e lo avrebbe avuto.
Con una mano afferrò una delle punte cervicali del drago, e alzò l'altra.
- E adesso, prova a fermarmi – mormorò.
Con un'esplosione assordante, una porzione del muro della facciata del Ministero crollò verso l'interno, con l'Ungaro Spinato che saltava i calcinacci e con un ruggito faceva irruzione dell'ingresso. Una delle colonne si accartocciò su se stessa, mentre i pezzi di vetro schizzavano impazziti da tutte le parti.
Con uno stridore d'artigli, il drago scivolò sulla superficie liscia del pavimento, investendo uno dei Mangiamorte che erano accorsi per vedere la scena. L'uomo finì contro la fontana dei Magici Fratelli, gemendo di dolore.
Un getto di luce verde saettò verso Merope, ma svanì a pochi centimetri da lei. Si voltò per vedere chi l'avesse attaccata, mentre i suoi compagni iniziavanoad entrare dentro il Ministero, cominciando la battaglia.
Bellatrix Lestrange si stagliava nella sala, i capelli neri che ricadevano pesanti sulle spalle e il solito sguardo folle. La fissava come se fosse un fantasma, e ci mise qualche secondo a riconoscerla.
- Buonasera, Bellatrix – disse Merope, smontando dal drago per lasciarlo andare a combattere.
La donna non rispose, continuando a guardarla con la bocca aperta. Indietreggiò di un passo, poi si voltò e di corsa sparì lungo un corridoio.
Merope sorrise davanti al terrore che aveva suscitato. Non cercò di fermarla, perché non era lei che voleva.
Si girò. Decine di Mangiamorte combattevano contro i membri dell'Ordine della Fenice, scagliando maledizioni ovunque. Alcuni lupi mannari cercavano di assalire Neville Paciock, che venne soccorso da Lupin. Malocchio Moody se la stava vedendo con Macnair, mentre i gemelli Fred e George con altri dueMangiamorte.
Merope passò in rassegna i volti delle persone con distacco, alla ricerca del suo obiettivo. Voldemort non c'era. Forse la stava aspettando da un'altra parte.
Vide Harry, Ron, Hermione e Draco in fondo alla Sala, diretti verso uno dei corridoi. Li raggiunse si corsa.
- Seguitemi! – ordinò.
Sentiva la presenza di suo padre, ma non aveva voglia di girare tutto il Ministero alla sua ricerca. Chiuse gli occhi, concentrandosi.
Allora lo vide.
Voldemort, seduto su qualcosa di molto simile a uno scranno imperiale, il mantello adagiato alla sua destra, immobile. Era in una sala molto grande, forse...
- Il Reparto Misteri – disse Merope, aprendo di scatto gli occhi.
Raggiunse le scale e scese, seguita a ruota da Harry e gli altri. Imboccò un corridoio, eccitata, e arrivò finalmente davanti alla porta del Reparto Misteri.
Poi li sentì alle sue spalle.
Due Mangiamorte, e Fenir Grayback, il lupo mannaro. Prima che avessero modo di fare alcunché, Merope li immobilizzò con un solo guizzo delle dita.
- Che diavolo... - sbottò Grayback, con la sua voce roca.
La ragazza li guardò uno a uno, divertita. Erano ridicoli.
- Potrei uccidervi subito – disse, - Senza farvi soffrire più di tanto... Ma non voglio -
Guardò Ron ed Hermione. – Pensate di potervi occupare di loro? – domandò.
I due si guardarono un momento. – Sì – rispose a bassa voce Ron.
Non le sembrò convinto. Tornò a guardare i tre, poi mosse rapidamente la mano, e i Mangiamorte e Grayback stramazzarono al suolo, morti.
Vedere i corpi inerti dei tre non le diede alcuna sensazione, e nemmeno il fatto di averli uccisi con un solo movimento della mano. Come se non fosse accaduto nulla, Merope si voltò e spalancò la porta del Reparto Misteri. Non si accorse nemmeno di come la stavano guardando Harry e gli altri.
Si ritrovarono in una sala circolare dalle molte porte. Vide Hermione farsi avanti, la bacchetta in pugno.
- Siamo già stati qui, so come funziona – disse risoluta.
Merope fece una smorfia. Non aveva voglia di perdere altro tempo.
- Ci penso io – disse.
Hermione la fissò per un momento, poi si fece da parte. Merope raggiunse la prima porta a sinistra, la guardò per un attimo, poi con un botto, il battente volò in avanti, completamente scardinato.
Soddisfatta, attraversò la cornice rimasta, ritrovandosi davanti nientemeno che Lucius Malfoy.
Il Mangiamorte impugnava la bacchetta, lo sguardo beffardo puntanto su di loro, i lisci capelli biondo platino che rilucevano nella poca luce della stanza.
- Ci rincontriamo, ragazzina – disse, viscido.
Merope sorrise. – Già. Come è piccolo il mondo, vero? – ribattè, - Sei ancora vivo? Non lo avrei mai sospettato, sai? –
Il labbro di Lucius si arricciò. – Nemmeno io avrei mai pensato che fossi in grado di sopravvivere così a lungo... E lo stesso vale per mio figlio – disse, gelido.
Merope gettò un'occhiata a Draco. – Non sono qui per te, Malfoy – disse, - E non ho tempo da sprecare per uno stupido Mangiamorte come te, quindi lasciaci passare e minaccia qualcun altro con quella bacchetta –
- Il Signore Oscuro ti ucciderà comunque – disse Lucius, - Sarai anche come lui, ma non hai speranze... -
Merope alzò gli occhi al cielo, esasperata. – Oh, ma quando siete patetici – disse, - Siete troppo stupidi per capire... Ma lasciamo perdere. Draco, se vuoi tuopadre è pronto ad affrontarti –
La ragazza superò Lucius Malfoy e raggiunse la porta seguente, sentendo qualcuno gridare alle sue spalle. Da chissà dove vide sbucare Bellatrix Lestrange, i capelli che le fluttuavano sulle spalle spettinati. Si piazzò di fianco a Lucius, la bacchetta puntata verso di lei.
- Oh, ma guarda chi si vede... - disse Merope, - Cosa ci fai qui, Bellatrix? Non sei a fare la schiavetta del tuo Signore? -
- 'Sta zitta, ragazzina – ribatté Bellatrix, - Non abbiamo paura di te –
Merope fece un passo verso di loro, il ghigno malefico dipinto sul volto.
- Davvero, non avete paura di me? – disse con voce flautata, - Allora perché non mi attaccate? Cosa state aspettando? -
Ma prima che potessero anche solo rispondere, le loro bacchette volarono via, adagiandosi a terra. I due Mangiamorte, basiti, rimasero immobili.
- Ops, scusate, sono stata più rapida di voi! – continuò Merope, divertita – Ma tanto non avete paura di me, o sbaglio? Una bacchetta a cosa può servirvi davanti a una ragazzina indifesa? -
- Avevo sempre saputo che il Signore Oscuro si sbagliava sul tuo conto – disse Bellatrix, - Avrebbe dovuto ucciderti, come fece con tua madre... -
Merope la fissò, incuriosita. – Conoscevi mia madre? – domandò.
- Certo che la conoscevo – rispose la donna, - Tutti la conoscevano... Ma nessuno sapeva che lei e il nostro Signore avevano avuto... te. Evidentemente non avevo studiato bene il mio piano -
La ragazza strizzò gli occhi, senza comprendere appieno le parole della Mangiamorte. Qualcosa le sfuggiva.
- Cosa vuoi dire? -
Gli occhi di Bellatrix scintillarono. – Ho fatto uccidere io tua madre – rispose, - Sono stata io che ho detto al Signore Oscuro che stava facendo il doppio gioco, quando non era vero... Se non fosse stato per me, tua madre sarebbe ancora viva –
Merope incassò quelle parole senza battere ciglio, conscia che Harry, Ron, Draco ed Hermione la stavano guardando. Persino Lucius Malfoy sembrava stupito.
In quel momento la ragazza comprese a cosa potesse portare la gelosia. Che sua madre fosse morta per mano di una sua alleata non le importava: in ogni caso Zahira non le aveva mai voluto bene. Forse con il tempo le cose sarebbero cambiate, ma il tempo non lo avevano avuto...
- L'hai fatta uccidere perché ti aveva soffiato il posto di cocca del Signore Oscuro – disse Merope, sapendo che era così, - La odiavi per quel motivo... Per questo Voldemort non ti aveva rivelato della mia esistenza. Credeva potessi fare la stessa cosa con me -
Bellatrix la fissò. – Con il mio gesto ho liberato il Signore Oscuro della sua unica debolezza – disse, - Mi sarà grato per sempre... Era vulnerabile quando c'era quella donna... -
Merope si avvicinò ancora. Non provava alcuna rabbia per quella donna debole e stupida: credeva veramente di ferirla, dicendole la verità?
- Che mia madre sia viva o sia morta non mi importa, Bellatrix – sibilò, - E che sia stata tu a farla uccidere, non mi interessa. Immagino condividevate le stesse idee, quindi molto probabilmente vi assomigliavate anche... Non avrei mai desiderato una madre come te. Solo... Bè, hai ragione, con me haisbaglianto i tuoi calcoli... Mi stai deliberatamente provocando... -
Merope si avvicinò a Bellatrix, e le due si squadrarono per un momento in silenzio. Mezzo metro le saparava, e nessuno accennava a muoversi.
- Hai potuto provocare la morte di mia madre – continuò la ragazza, - Ma io non sono una stupida strega da quattro soldi. Io sono la Chimera, la Figlia delle Tenebre, e devi temermi quanto temi mio padre -
Merope fissò la Mangiamorte negli occhi, leggendo nelle iridi scure dalle palpebre pesanti la paura. Sorrise davanti al terrore che stava lentamente istillando in quella donna fuori di testa, pronta a idolatrare un mago mezzosangue e seguirlo nella sua causa folle. Prima di farla sparire dalla faccia della terra, voleva farle capire cosa significava provare panico.
Fece un altro passo avanti, mentre Bellatrix rimaneva immobile. Più la donna guardava quelle iridi verdi e demoniache, più il suo volto si deformava dalla paura. Aveva il labbro inferiore che tremava incontrollabile.
Merope si chiese cosa vedesse nei suoi occhi...
La Mangiamorte distolse lo sguardo, puntandolo a terra. Poi, credendo di coglierla di sorpresa, puntò la bacchetta contro di lei e cercò di formulare un incantesimo.
- Ferma – mormorò Merope.
Bellatrix rimase come pietrificata. Spalancò la bocca, e gli occhi guizzarono a destra e sinistra.
- Ariana... -
Merope alzò una mano, infastidita da quel nome.
- Ho tutto sotto controllo, Harry – sibilò, - E non chiamarmi Ariana -
Puntò nuovamente lo sguardo su Bellatrix. Sapeva benissimo che voleva attaccarla.
- Non pensare di essere furba, ragazzina – disse una voce alle sue spalle.
Era Lucius Malfoy, che le puntava la bacchetta alla nuca, baldanzoso. Merope rimase immobile, colta alla sprovvisa ma non preoccupata, con i dueMangiamorte che la accerchiavano. Con la coda dell'occhio guardò per un momento Malfoy senior, poi fece un mezzo sorriso.
- Credete davvero di spaventarmi con due bacchette? – domandò, - Il vostro Signore non vi ha ancora mostrato tutto il suo potenziale, se pensate di potermi fermare così -
La terrà tremò, ed Hermione lanciò un grido. I capelli di Merope fluttuarono leggeri, mentre senza neanche un movimento, i due Mangiamorte finivano in aria e poi contro un muro, urlando. Con un tonfo atterrarono sul pavimento, storditi.
Merope fece un passo verso di loro. Alzò la mano sinistra, e Lucius Malfoy rimase immobile, incapace di muoversi. Bellatrix, senza fiato, si rannicchiò contro la parete.
- Non immischiarti, Malfoy – ringhiò la ragazza, - Non sarò io a uccidere te... Ma farò fuori lei -
- Sei un mostro – sputò Bellatrix, acida.
- Mai quanto voi – ribatté Merope.
La sua mano destra si alzò, disegnando in aria un ghirigoro. Fumò blu comparve dal nulla, avvolse la sua figura e poi guizzò verso la Mangiamorte riversa a terra.
- Addio, Bellatrix – disse.
Con un grido, la donna finì avvolta nel fumo bluastro, si mosse per qualche secondo, poi non rimasero che i suoi vestiti vuoti.
Merope puntò lo sguardo su Lucius: era terrorizzato, e guardava ciò che restava della Mangiamorte con gli occhi spalancati.
- Draco – chiamò Merope, - Tuo padre è pronto ad affrontarti -
Si voltò di spalle e raggiunse la porta, ignorando le occhiate disgustate che qualcuno le aveva indirizzato. Con un cenno invitò Harry, Ron ed Hermione a seguirla, poi appoggiò la mano sulla maniglia.
- Buona fortuna, Malfoy – disse rivolta al giovane biondo, scrutando i suoi occhi d'argento, - Ariana ti manda la sua benedizione -
- E io la mia – ribatté Draco, con un cenno del capo.
Merope annuì, poi aprì la porta e lasciò i due Malfoy al loro destino.
La sala seguente era vuota, ma la ragazza sentiva sempre più vicino la presenza di colui che doveva affrontare. Varcò un altro salone vuoto, poi arrivò davanti all'ennesima porta, questa volta nera.
Si fermò e sorrise. Appoggiò una mano sulla superficie liscia, chiudendo gli occhi.
Lo sentiva. Era dall'altra parte.
- Non entrare finchè non sarò io a chiamarvi – disse ancora con gli occhi chiusi, - Avete capito? -
Era eccitata, sentiva l'energia fluire nelle sue vene come un liquido corrosivo che voleva essere rovesciato. Finalmente, faccia a faccia.
La maniglia cigolò sinistramente quando venne abbassata. Merope varcò la soglia, immersa dall'oscurità, ma la riconobbe comunque: era la sala delle Profezie. In fondo, si distingueva ancora lo strano arco in cui era sparito Sirius Black. Respirò a fondo quell'aria strana, satura di odio.
Lo vide, seduto sul suo scranno d'oro intarsiato. Lord Voldemort, il viso bianco che riluceva nel buio nella sala, gli occhi rossi scintillanti. Il mantello nero sulle sue spalle copriva il bracciolo del suo trono, la veste scura che nascondeva le gambe calzate in stivali marroni.
Merope avanzò, il sorriso disegnato sulle labbra rosse. A due metri di distanza da Voldemort si fermò, senza mai distogliere i suoi occhi da quelli delSignore Oscuro. Piegò il braccio destro e si esibì in un perfetto inchino.
Un vento gelido spazzò la sala, lo stesso che accompagnava sempre la Figlia delle Tenebre. I capelli di Merope svolazzarono, così come il mantello diVoldemort.
- Buonasera, padre – disse.
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