40. Lo Specchio delle Brame
Merope si Materializzò al centro della Sala Grande di Hogwarts, ancora ridotta in macerie. Il portone spalancato lasciava entrare il vento freddo che si portava dietro come un compagno d'avventure.
Si guardò intorno. Non c'era nessuno, ma lei percepiva le scie magiche di alcune persone. Una era la McGranitt, che andava avanti e indietro nel suo ufficio. Le altre appartenevano a quattro persone, che si trovavano nei Sotterranei dei Serpeverde.
Si incammò verso le scale, mentre i blocchi di granito si spostavano al minimo movimento delle sue mani, lasciandole libera la strada. Scese, e raggiunse la porta della Sala Comune.
Draco, Harry, Ron ed Hermione erano seduti su uno dei divani verdi, davanti al camino spento. Voltarono immediatamente la testa a guardarla, rimanendo pietrificati.
Merope si sentì soddisfatta. Dalla loro espressione, capiva che ora avevano paura di lei.
Studiò i loro volti uno a uno, in silenzio. Fu su quello di Draco che si soffermò di più.
Sapeva che Ariana aveva amato quel ragazzo, ma lei per lui non sentiva nulla. Era bello, lo riconosceva, ma non provava quel sentimento struggente e travolgente che la sua gemella aveva sperimentato. Per Merope era un semplice ragazzo, nulla di più che un mago mediocre.
- Ariana?! – gridò Hermione.
Merope fece una smorfia disgustata, sentendosi chiamare con quel nome. Entrò nella stanza, sotto lo sguardo allibito dei quattro che una volta erano statisuo amici.
- Non chiamarmi Ariana – disse, gelida.
- Cosa hai fatto? – domandò Harry, sconvolto.
Draco rimaneva in silenzio, a fissarla come se fosse stata un fantasma. In effetti, per lui doveva esserlo.
- Ho fatto la scela che nessun'altro poteva fare – rispose secca Merope, - Mi sono presa il Potere che mi farà sconfiggere mio padre -
Nessuno di loro quattro si avvicinò, come se avessero paura di farlo. Rimasero a distanza, intimoriti e spaventati.
- Ariana... - mormorò Hermione.
Merope chiuse gli occhi: non voleva essere chiamata con quel nome. La irritava profondamente.
- Non chiamarmi più Ariana – sibilò, fredda come il ghiaccio, - Ariana è morta. Io sono Merope, la Chimera, Figlia delle Tenebre -
- Ma... - iniziò la Caposcuola.
- Silenzio – la zittì Merope, - Non sono qui per spiegare ciò che ho fatto. Sono qui per Harry, e basta –
Si voltò verso il Bambino Sopravvissuto. – Ora che sono diventata come mio padre, abbiamo una possibilità di eliminare Lord Voldemort. La Profezia dice che io lo sconfiggerò e che tu lo ucciderai. Così accadrà –
Mantenendosi sempre a una certa distanza, Harry disse: - Hai già provato a combattere contro di lui, e non lo hai battuto... Perché la Profezia dovrebbe avverarsi, questa volta? –
Merope sorrise. – Perché ora io sono la Chimera. La Profezia si riferiva a me, non ad Ariana. Non ho più limiti che possono fermarmi, io e mio padre siamo uguali –
- Chi ti dice che vincerai? -
- Nessuno. Ma almeno io proverò a prendermi la mia vendetta. Se fallirò, ci sarà qualcun altro al mio posto –
Merope fissò in silenzio il Bambino Sopravvissuto. Non le interessava cosa stesse pensado, che avesse paura o che semplicemente non credesse alla Profezia. Avrebbe fatto quello che voleva lei.
- Hai sempre detto che Voldemort ha ucciso i tuoi genitori – disse gelida, - Che ti ha rubato l'infanzia, senza permetterti di vivere una vita normale. Ebbene, non volevi anche tu la vendetta? Ti sto dando la possibilità di prendertela. Io sconfiggerò Voldemort, ma tu lo ucciderai, esattamente come è stato detto dalla Profezia... Accetti? -
- Io non credo nella Profezia... - disse Harry.
- Io sì – ribatté Merope, - E per questo si avvererà. Tu ucciderai Voldemort, che ti piaccia o meno. Prenditi le responsabilità che ti spettano, e sarai ricordato come l'eroe che salvò il mondo magico. Fuggi come un coniglio, e ti odieranno alla stragua di mio padre. Chiudiamo la storia, e potrai vivere la tua vita,dopo –
Harry la guardò. – Hai un piano? –
Un ghigno perverso si disegnò sulle labbra rosse di Merope. – Non mi serve un piano – rispose, - Andremo al Ministero, dove si trova Voldemort, e combatteremo. Chi vorrà venire con noi, sarà libero di farlo. La nostra sarà l'ultima battaglia, quella in cui ognuno potrà prendersi la propria vendetta –
- Ma è da pazzi! – disse Ron, inserendosi finalmente nella conversazione.
- Non è da pazzi – ribatté Merope, - Non serve un piano: io andrò lì e sconfiggerò Voldemort... -
- Ma i Mangiamorte? –
- Non saranno un problema, per me –
Merope soffermò lo sguardo su Harry. – Mi rimane solo una cosa da fare. Intanto, radunate qui tutti i membri dell'Ordine della Fenice, e tutti coloro che vogliono combattere. Questa sera, daremo inizio all'atto finale –
- Cosa devi fare? – domandò Hermione.
- Parlare con Silente – rispose Merope, e uscì dal Sotterraneo.
Sapeva dove si trovava l'oggetto di cui aveva bisogno, lo sentiva.
Non poteva riportare in vita i morti, ma poteva fare in modo di richiamarli dal loro oblio per poter parlare con loro. Le serviva un oggetto magico potente, uno specchio che riflettesse l'anima di chi non poteva più solcare questa terra... Lo Specchio delle Brame.
Camminò fino al secondo piano, accorgendosi di qualcuno che la seguiva.
- Cosa vuoi? – domandò, senza voltarsi.
- Ariana, cosa hai fatto? –
Era Draco. Aveva la voce strozzata, spaventata, di chi non riconosce qualcosa nonostante la conosca da sempre.
Merope si girò di scatto, digrignando i denti, irritata per come l'aveva chiamata.
- Ariana è morta – ripetè, - Smettetela di chiamarmi con il suo nome. Io non sono lei -
- Non è vero – ribatté Draco, - Cosa hai fatto per diventare così? Non ti riconosco più... -
- Non mi riconosci perché sono Merope, non Ariana! – disse la ragazza, - Ariana ti ha fatto l'onore di morire tra le tue braccia l'altra notte... Rassegnati, se n'è andata. Ti amava, ma non era il suo destino vivere in pace con te... Lei stessa te lo aveva detto all'inizio: trovati un'altra. Fallo –
Fissò il biondo, notando la sua espressione sconvolta e triste. I suoi sentimenti non la toccavano minimamente, ma si rendeva conto che quello che aveva detto era doloroso. Fare male era la sua missione.
- Tu non puoi essere lei... - disse, - Ariana era troppo forte per morire. Non avrebbe mai accettato di diventare quello che sei tu -
Merope fece una smorfia. – Invece ha accettato. Di lei non rimane più nulla. Non cercarla in me –
Si voltò per andarsene, ma Draco l'afferrò per un braccio e la costrinse a guardarlo in faccia. Si fissarono, occhi negli occhi, per quella che parve un'eternità.
Merope non capiva cosa volesse da lei: ricordava ogni momento che Ariana aveva passato con lui, quanto fosse stata felice di appartenere a quel ragazzo dalle iridi color tempesta, quanto lo avesse amato, al punto da essere disposta a tutto per salvarlo... Ma lei era un'altra, non provava nulla per lui...
- Che cosa vuoi da me? – domandò, a un centimetro dalla bocca di Draco.
- Rivoglio Ariana – rispose lui, - La rivoglio, e sono disposto a tutto per lei. La tua è solo una maschera, lo so. Sono stato in grado di capirlo già una volta... Lo so che stai facendo di tutto per mostrare quello che non sei, ma non ci riuscirai con me. Io ti conosco –
Merope sorrise amaramente. – Mi dispiace, biondino, ma di Ariana non rimane più nulla – disse, - Ti stai sbagliando, perché era Ariana la maschera che tentava di nascondere me... Ora che è caduta, hai scoperto chi è veramente la ragazza che amavi –
Continuarono a guardarsi negli occhi, con Merope che ogni secondo che passava si sentiva sempre più nervosa. Quegli occhi grigi le stavano trapanando le iridi verdi, sondando dentro la sua anima.
- Smettila di guardarmi in questo modo – sibilò la ragazza, infastidita.
Draco la lasciò andare, e lei ne approfittò per girarsi e proseguire per la sua strada. Aveva la sgradevole sensazione che quella battaglia mentale l'avesse vinta lui.
Spinta da qualcosa di inspiegabile, si voltò un momento e lanciò un occhiata a Draco, in piedi in mezzo al corridoio.
- Rivoglio Ariana, Merope – disse lui.
Senza dire nulla, Merope si girò e raggiunse la scala, salendo al quarto piano. Aprì una porta, poi un'altra ancora, fino a raggiungere una sala nascosta e non molto grande. In un angolo, un grosso oggetto era coperto da un telo bianco.
Con passo deciso, Merope raggiunse l'oggetto e con uno strattone tirò via il lenzuolo. Lo Specchio delle Brame, dalla elaborata cornice dorata, riluceva nella luce soffusa del mattino.
Con un sorriso soddisfatto, Merope alzò una mano, e lo Specchio fluttuò al centro della sala, le zampe di leone che si poggiarono con un tonfo sordo sul pavimento.
Il grande vetro era impolverato, e riusciva a distinguere a malapena la sua sagoma. La sua mano si mosse ancora, e la superficie tornò di nuovo pulita.
Erano due le cose che desiderava più al mondo: sconfiggere Voldemort e parlare con Silente.
Non vide nessuna delle due.
In realtà, non vide proprio nulla.
Lo Specchio delle Brame non rifletteva la sua immagine, ma solo quello che le stava intorno. E non mostrava nemmeno quello a cui il suo cuore anelava di più...
Perplessa, studiò la superficie liscia, passando sopra un dito dall'unghia nera. Possibile che quello che desiderasse di più fosse il nulla?
Con un alzata di spalle, fece un passo indietro e fissò lo Specchio.
- Io, Figlia delle Tenebre, chiedo di parlare con Albus Silente – recitò, con una nota minacciosa nella voce.
Sapeva che avrebbe funzionato, perché poteva fare quello che voleva. Non stava infrangendola la regola che le era stata imposta.
La superficie dello Specchio tremolò come acqua, poi diventò bianca. All'inizio sembrò fumo, poi si delineò una sagoma, seduta su una sedia, avvolta dalla candida nebbia.
Albus Silente sedeva immobile, le mani giunte in grembo e l'espressione serena. La lunga barba argentea poggiava sul petto, gli occhi azzurri che scintillavano dietro le lenti degli occhiali.
- Salve, professor Silente – disse Merope, con un sorriso.
- Salve, Ariana – disse il vecchio mago. – Posso sapere come hai fatto a metterti in contatto con me? Mi incuriosisce molto... Sei molto più dotata di quanto immaginavo –
Merope ghignò. – Non finga di non sapere – ribatté, - Sa benissimo cosa ho fatto... Altrimenti non sarebbe stato così tranquillo. Ah... non mi chiami Ariana –
Silente annuì. – Scelta difficile, la tua – disse, - Diventare come tuo padre... Non avevi detto che non lo eri? –
- Ciò che sono o non sono credo non sia di suo interesse – ribatté Merope, - In fondo, ha lasciato che diventassi quello che sono ora, o mi sbaglio? -
Silente sospirò, quasi rassegnato. – Perché mi hai chiamato, Merope? – domandò.
- Voglio sapere se lei era a conoscenza della Profezia – rispose la ragazza, - Voglio sapere se lei aveva previsto che alla fine sarei diventata quello che lei aveva sempre cercato di farmi combattere... Lei sapeva? -
Silente abbassò lo sguardo sulle sue mani strette in grembo, e scosse leggermente il capo. – Cosa ti serve saperlo, Merope? – chiese.
- Mi serve per capire se il destino esiste o meno – rispose secca Merope, - Mi serve per rendermi conto se quella di Ariana era una battaglia persa in partenza, oppure se aveva una speranza di vincere... -
Silente la guardò, ma lei non seppe dire cosa passava nei suoi occhi. – Parli di Ariana come se fosse un'altra persona – disse, - Come se lei non esistesse più... -
- Ariana è morta – disse Merope, irritata dal fatto che il mago non le stesse dando le risposte che voleva, - Lo sapeva meglio di me che dentro di lei vivevo io, Merope Riddle. Entrambi avete cercato di soffocarmi, rinchiudendomi in una prigione di speranza che Ariana aveva costruito credendo di poter essere diversa... Ma lei, sapeva, non è vero? Sapeva che non sarei rimasta nell'ombra per sempre, perché diceva sempre quanto Ariana assomigliasse a suo padre -
- Mi dispiace per il trattamento che ti ho riservato – disse Silente, calmo, - Ma non ho potuto farne a meno. Tutte le volte che ti guardavo, vedevo tuo padre. Non posso negarlo –
- Che bisogno c'era di ricordarmelo tutte le volte? – domandò Merope, - Sapeva di ferirmi –
- Certo che lo sapevo – ribatté Silente, - Ma dirtelo ti ha fatto crescere nella convinzione di non voler essere come lui... -
- Non mi dica che era necessario – sbottò Merope, - Non venga a dirmi che aveva previsto tutto, perché non ci credo –
Silente abbassò un momento il capo. – No, non avevo previsto assolutamente nulla – disse, - Non sapevo cosa sarebbe successo. Non conoscevo nemmeno la Profezia che voi avete trovato. Non sapevo nulla, di tutto quello che sarebbe accaduto dopo –
Merope rimase in silenzio, irritata. La risposta che aveva ottenuto non la soddisfava.
- Non ci credo – disse, - Lei sospettava qualcosa... Perché ha sempre cercato di soffocarmi? -
- Io non ti ho mai soffocato – disse Silente, - Se ricordi, ho sempre detto che assomigliavi in modo stupefacente a tuo padre, e che potevi diventare come lui.Ma non ti ho mai detto che se lo fossi diventata, saresti stata malvagia quanto lui –
- Cosa sta dicendo? –
- Sto dicendo che, forse, non sei ancora esattamente come tuo padre – spiegò calmo Silente, - Sto dicendo, che diversamente da quanto credi tu, Merope, Ariana è ancora viva dentro di te –
Merope socchiuse gli occhi, fissando la sagoma seduta del vecchio mago. Non lo capiva.
- Si sbaglia – obiettò, - Ariana è morta, perché tra noi due solo una poteva vincere. Quella sono io. Sono io la Chimera -
Silente sorrise. – Esatto, tu sei la Chimera. Ma la Chimera è l'unione di due elementi opposti. Se Ariana non fosse ancora viva dentro di te, non saresti quello che sei ora –
Merope si innervosì. No, Ariana era morta, non la sentiva più. Se n'era andata, le aveva lasciato campo libero...
- Se Ariana non fosse ancora viva, - continuò Silente, - Tu non staresti cercando di sconfiggere tuo padre, ma ti saresti unita a lui -
- Non è vero – protestò Merope, - Io voglio uccidere mio padre perché è per colpa sua se sono stata imprigionata per anni, e ho divuto ingoiare tutta la rabbia e il dolore di Ariana... -
Silente sorrise di nuovo, di fronte alla sua cocciutaggine. – Non capisci? Ariana non aveva la forza di compiere la scelta che ha fatto Merope, ma è rimasta perché può ancora guidare le tue azioni. Se lei non ci fosse, in questo momento tu non saresti qui a pormi le sue domande –
Incrociando le braccia, Merope fissò il vecchio. – Parla di lei come se la stimasse molto, ma non lo ha mai dimostrato... -
- Ho sempre detto che è una strega molto dotata – convenne Silente, - Ha enormi capacità... La stimo molto, certo -
- Ma non le voleva bene, vero? –
Silente taque un momento. – Ha rinunciato a tante cose per seguire la missione che le ho assegnato – disse, - Ha fatto scelte che non avrei augurato a nessuno di fare... Tuttavia... Mentirei dicendo che provavo per lei lo stesso affetto che provavo per Harry Potter –
Sul viso di Merope si disegnò un ghigno: lo aveva immaginato.
- Non sono stupita... - disse, - Nemmeno Ariana le voleva poi così bene... Voleva il suo affetto, ma quando ha visto che non aveva speranza di riceverlo, halasciato perdere -
- C'è molta rabbia dentro di te, Merope – disse Silente, tranquillo, fissandola con i suoi occhi azzurri.
La ragazza fece una smorfia. – E come potrebbe essere altrimenti? – disse, - Ho cercato di essere quello che non sono per anni, e sono stata disprezzata per il sangue che mi scorre nelle vene. Avrei potuto seguire le orme di mio padre e diventare la più potente delle sue serve... Non l'ho fatto, ma non per questo mi sono state risparmiate tante sofferenze. Ariana ha sofferto perché le sono state tolte le poche cose che amava, e di riflesso anche io ho provato dolore. La rabbia che credeva di aver soffocato in realtà ha alimentato me, rendendomi ogni giorno più forte. E io non sono come lei. Non sono disposta a subire in silenzio, a rimanere nell'ombra in nome di un piano che salverà il mondo magico. Non lascerò che mi usino come una marionetta esattamente come ha fatto Ariana... Sarò io a dettare le regole del gioco, questa volta –
- Sei veramente orgogliosa di quello che sei diventata? – domandò Silente.
- Orgogliosa? – disse Merope, - Non c'è orgoglio nel diventare un mostro... Nonostante Voldemort sia mio padre, lo disprezzo. Mi ha rinnegata per anni, per poi cercarmi quando ha capito che potevo diventare pericolosa. Forse se mi avesse cresciuta lui, lo avrei adorato... Ma così non è stato, e per questo io lo odio. Voglio ucciderlo non perché voglio salvare il mondo magico, ma per vendetta personale –
- Egoismo, dunque? – esordì Silente.
- Egoismo – annuì Merope, - L'unico sentimento che Ariana non ha mai provato... E' per puro egoismo che sto facendo tutto questo. E ne sono contenta –
Silente sembrò voler dire qualcosa, ma rimase in silenzio. Si guardò le mani per un momento, sospirando.
- Cosa sta pensando? – domandò Merope. – Ha capito di aver sbagliato, contribuendo a far nascere un mostro? Anzi, due. Mio padre, e me -
- No, non è questo che penso – rispose Silente, - Mi dispiace. Non volevo costringerti a un destino del genere... Ma credo sia stato necessario –
- Né Harry né Draco sarebbero stati in grado di fare una scelta del genere – concluse Merope, - E nessuno dei due avrebbe potuto comunque farla. Sono una creatura del male poteva ricevere il Potere, sono stati loro a dirmelo. Quindi, immagino che l'unica che rispondeva alle loro rischieste, fossi io –
- Già... Non avrei mai immaginato che Voldemort trovasse una fonte di magia così potente – disse Silente, osservandola quasi incuriosito, - Che cosa sei in grado di fare? –
- Tutto. L'unica regola che non posso infrangere, è quella di riportare in vita i morti –
- Per questo per parlare con me hai usato lo Specchio delle Brame, vero? – Silente sembrava divertito, - Sapevi che una delle cose che desideravi di più al mondo era parlare con me... Ma non ti viene un dubbio? –
- Quale? – domandò Merope, sospettosa.
- Forse quello che ti sto dicendo è esattamente quello che vuoi sentirti dire – rispose Silente, - Che le risposte che ti ho dato sono quelle che volevi avere. Se lo Specchio mostra i nostri desideri, perché non dovrebbe anche farci sentire quello che desideriamo? Chi ti dice che questa sia la vera verità? –
Merope fissò il vecchio. Aveva ragione lui.
- Non mi avrebbe posto questa domanda, se non fosse stato il vero Silente – disse, - E lei lo è. Sta solo cercando di confondermi... -
- Potrei benissimo essere un semplice riflesso – disse Silente, - Potrei essere un fantasma che risponde ai tuoi desideri... Non pensi che forse quello che ti ho detto è solo quello che volevi sentirti dire? –
Merope fissò il vecchio mago con il disprezzo dipinto sul volto. Sorrise, comprendendo quello che Silente aveva in mente.
- Non è facendomi credere che Ariana sia ancora viva dentro di me, che riuscirà a farla tornare – disse, - Ormai se n'è andata per sempre... Non tornerà, e anche se lo farà, moriremo insieme -
- Quindi è la tua vita che hai dato in cambio di questo? – disse Silente.
- Sì – rispose Merope, - Ed è per questo che Ariana ha lasciato che fossi io a condurla alla fine. Che io sia buona o malvagia, alla fine morirò, perché è il prezzo che devo pagare per ottenere la mia vendetta. E Ariana, morta o viva che sia, perirà con me. E siccome la più forte tra le due sono io, è giusto che sia io a mettere la parola fine a questa storia –
Silente abbassò il capo e lo scosse tristemente. Merope si voltò, dandogli le spalle.
- Ho avuto le mie risposte – disse, - Addio -
Alzò una mano per interrompere il suo incantesimo, ma si fermò. Tornò a guardare il vecchio, in silenzio.
C'era qualcosa che le diceva che non era ancora finita. Doveva fare ancora un'ultima cosa.
- Harry Potter, vieni qui – disse, sapendo che la sua voce avrebbe raggiunto il Bambino Sopravvissuto.
- Cosa vuoi fare? – domandò Silente, apparentemente sereno.
- Le darò l'illusione che Ariana sia ancora viva – rispose Merope, - Lascerò che Harry parli con i suoi genitori –
Silente spalancò gli occhi azzurri. Merope sorrise davanti al suo stupore: lo stava prendendo in giro? No. Sentiva che per guadagnare la fiducia di Harry, dargli la possibilità di parlare con i suoi genitori serviva allo scopo.
- Addio – disse Merope.
- Addio, Ariana –
E l'immagine nello Specchio svanì, lasciandolo vuoto.
In quel momento la porta della stanza di aprì, ed entrò Harry, solo. Si guardò intorno, incuriosito. Fissò lo Specchio, quando lo riconobbe.
- Che cosa vedi? – chiese Merope, invitandolo ad avvicinarsi.
Harry guardò la superficie, rapito. – Vedo la mia famiglia – rispose.
Merope alzò una mano e toccò la superfice dello Specchio. Di nuovo, il vetro sembrò incresparsi, poi li vide: James e Lily Potter salutavano felici e tristi al tempo stesso.
- Salve, signori Potter – disse Merope, - Avete fino al tramonto -
Harry la guardò confuso, prima di tornare a fissare lo Specchio.
- Harry – chiamò Lily Potter all'improvviso.
Il Bambino Sopravvissuto sembrò pietrificarsi. Rimase immobile, mentre tutti i membri della sua famiglia lo chiamavano per nome, felici.
- Questo è il mio regalo per te – disse Merope, avviandosi verso la porta, - Parla con la tua famiglia. Hai tempo fino al tramonto -
E senza aggiungere altro, Merope si chiuse la porta alle spalle, lasciando Harry solo con i propri desideri.
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