4. Il primo giorno di una lunga serie?
Ariana si svegliò per prima, la mattina seguente. Il dormitorio era ancora avvolto nel silenzio, e udiva solo il respiro regolare delle sue compagne che dormivano a poca distanza. La luce del mattino filtrava attraverso le tende, rischiarando un po' la camera. Si alzò senza fare rumore e si stiracchiò come una grossa gatta.
- Shh! – sibilò, rivolta ad Argo, che la guardava vestirsi.
Si lavò rapidamente la faccia e poi si infilò gli stivali. Avvolta nel mantello scese in Sala Comune, ancora deserta visto che erano le sei, seguita dal dobermann che trotterellava dietro di lei.
Fu abbastanza difficile trovare l'uscita per il parco, e Ariana esultò quando finalmente vide il portone che portava fuori. Non sapeva se aveva il permesso di uscire a quell'ora, ma voleva rischiare.
"Avrei dovuto dare uno sguardo alla mappa della scuola" pensò, mentre apriva il portone di legno.
L'aria frizzante di settembre la svegliò completamente, e si diresse a passo rapido verso il lago scuro. L'acqua era immobile, e il cielo si era finalmente rasserenato. Sarebbe stata una bella giornata.
Ariana afferrò una grossa pietra e la lanciò nel lago. Argo iniziò a saltellarle intorno, pronto a giocare. Cercò un grosso bastone e lo tirò con forza, divertita nel vedere il grosso cane correre come un forsennato per prenderlo al volo.
Argo. Un cane. L'unico amico fedele che era riuscita ad avere nella sua vita. Gli voleva bene come se fosse stato un fratello, ed era sicura che non sarebbe riuscita a vivere senza di lui.
Aveva comprato il dobermann durante il suo primo anno di scuola, a Durmstrang, nell'unica uscita natalizia che gli era stata concessa. Tra i tanti cuccioli morbidi e coccoloni che c'erano nel negozio, aveva scelto proprio lui, un dobermann, una razza che tutti credevano aggressiva e pericolosa. Perché avesse voluto lui, non lo capì mai.
Lo aveva chiamato come una costellazione, nella speranza che le stelle lo proteggessero da un destino difficile e doloroso come quello che era capitato a lei. Lo aveva addestrato con dedizione e affetto, quell'affetto che non era mai riuscita a riversare su nessun umano.
Poi Argo era cresciuto, diventando un cagnone dall'aspetto feroce ma dal cuore gentile. Ricordava con quanto terrore lo guardavano alcuni dei suoi compagni, e lei non faceva quasi nulla per cambiare la situazione. Avrebbe tenuto lontano coloro che volevano farle del male.
Ariana era sempre stata un po' timida, e anche a causa della lingua, in tutte le scuole in cui era stata non era mai riuscita a fare amicizia non nessuno. I ragazzi le stavano lontani per via del suo cane, per via di dei suoi lunghi silenzi e per via della sua straordinaria capacità di mettere paura.
"Speriamo non sia un anno come tutti gli altri" pensò, sapendo che invece lo sarebbe stato.
Il suo sguardo percorse il grande parco della scuola, dove la foresta nera si stagliava davanti a lei senza fine. Qualcosa di luccicante attirò il suo sguardo: c'era una costruzione bianca, un centinaio di metri più avanti.
Si alzò e camminò velocemente da quella parte, finché non capì di cosa si trattava: la tomba di Albus Silente. Argo annusò il marmo bianco, mentre lei leggeva il nome del vecchio Preside e la data di morte.
Giugno, qualche mese prima.
Ariana, nascosta all'ombra di uno degli alberi al limitare della foresta, attese che tutte le persone dessero l'ultimo saluto ad Albus Silente gettando un fiore sulla sua tomba. Nessuno la notò: forse l'avevano scambiata per una studentessa di Hogwarts. Era una giornata serena, con il sole che brillava alto nel cielo.
Centinaia di studenti passarono davanti alla lapide bianca, qualcuno piangendo e qualcun altro con un'espressione triste sul viso. Prima di loro, professori, Auror, vecchi alunni della scuola, volti noti e sconosciuti avevano dato l'estremo saluto a uno dei maghi più potenti della storia.
Quando il parco fu quasi deserto, Ariana si avvicinò titubante alla tomba bianca, ormai coperta di fiori colorati. Rimase immobile, gli occhi puntati sull'elaborata scritta che riportava il nome di Albus Silente.
I suoi occhi erano asciutti, e si lasciò scappare solo un flebile sospiro. Non riusciva a piangere, e si odiò per questo. Sapeva qual'era stata la perdita per il mondo magico, sapeva che si era spenta una delle ultime speranze in cui avevano creduto molti maghi e streghe, sapeva quando dolore e rabbia scatenava la sua morte, ma sapeva anche che lei era una delle poche che non aveva avuto l'onore di amarlo.
Gettò sulla tomba il piccolo fiore bianco che teneva in mano, lasciando che si posasse sul mucchio di quelli portati dalla gente. Allungò una mano per toccare il marmo bianco, ma la ritrasse subito. Era freddo. Freddo come era sempre stato Albus Silente nei suoi confronti.
"Farò il mio dovere" pensò Ariana, stringendosi le dita gelate, continuando a guardare la lapide, "Farò tutto ciò che sarà in mio potere. Cercherò di non deluderla, anche se lei non mi ha mai amato".
Ariana si riscosse. Guardò l'orologio e decise di tornare al dormitorio. Richiamò Argo con un fischio e si voltò, lasciandosi alle spalle la tomba di Silente. Non si voltò nemmeno una volta, e tornò alla torre dei Grifondoro con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
La Sala Comune era affollata di studenti assonnati, che iniziavano a scendere per fare colazione. Ariana, sentendosi spaesata in tutto quel trambusto dopo il silenzio del parco, lasciò Argo ai piedi del suo letto e poi andò in Sala Grande per la colazione.
Vide Hermione, Ginny, Harry e Ron seduti tutti assieme, e si unì a loro quando la Caposcuola le fece un cenno. Si sedette prendendo del caffè, e vide laMcGranitt distribuire qualcosa a tutti gli studenti. Dovevano essere gli orari delle lezioni.
- Signorina Drake - disse la strega, - Se ha bisogno di aiuto per trovare le aule chieda alla signorina Granger -
- D'accordo professoressa -
Ariana lesse velocemente il foglio: alla prima ora avevano Trasfigurazione, con i Serpeverde. Gettò un'occhiata al gruppo, e come aveva previsto Hermionele si avvicinò.
- Vieni con noi Ariana? - chiese.
- Sì - rispose, - Anche perché non ho la minima idea di dove si trovi l'aula -
Mentre percorrevano un corridoio affollato di studenti, Ron le si affiancò.
- Hai detto che vieni da Bauxbatons - disse, - Allora conosci Fleur Delacour? -
Ariana annuì. - Sì. Anche se a dir la verità non ci parlavamo molto. Ha partecipato al Torneo Tremaghi, tre anni fa. Perché me lo chiedi? -
- Perché mio fratello Bill si è sposato con lei quest'estate - rispose Ron.
Ariana rimase in silenzio, mentre Hermione faceva strada verso l'aula di Trasfigurazione. Arrivati davanti alla porta, incontrarono un folto gruppo di studenti, tutti di Serpeverde. Tra loro, Draco Malfoy.
- Guarda chi si vede - sbottò il biondo, - Il Trio dei Miracoli! Fatto belle vacanze, Sfregiato? -
- Sta zitto Malfoy - ribatté secca Hermione.
- Va a... - iniziò Ron, ma la vista della McGranitt lo zittì.
Senza ulteriori commenti, gli studenti entrarono in classe, e Ariana si sedette in uno dei banchi in fondo, poco lontana da Malfoy. Con la coda dell'occhio, guardò il ragazzo.
Era un bravo attore, quel Draco. Probabilmente se non lo avesse saputo, non avrebbe mai sospettato che faceva parte dell'Ordine della Fenice. Anche lui, come lei, agiva in incognito, ma non sapeva di preciso cosa facesse: forse doveva tenere semplicemente d'occhio Harry e riferire tutto all'Ordine.
La ragazza tirò fuori la sua bacchetta, legno di quercia e corde del cuore di drago. La McGranitt distribuì a tutti un grosso pezzo di legno, e spiegò: - Prima di iniziare la trasfigurazione umana, dovrete imparare a trasformare un oggetto senza vita in un'animale. E' necessario che siate altamente concentrati, perché questa è una delle trasfigurazioni più difficili -
Con un colpo di bacchetta, la professoressa trasformò il suo pezzo di legno in un gatto striato, che miagolò acuto sulla sua scrivania.
- Avanti, provate. La formula è Gattenis -
Immediatamente, tutta la classe si mise all'opera. Nel giro di qualche tentativo, Hermione trasformò il suo pezzo di legno in un perfetto gatto marrone, mentre a quello di Ron spuntarono solo le zampe e la coda, e iniziò a miagolare insistentemente. Ariana attese qualche istante prima di compiere l'incantesimo, senza che nessuno la guardasse.
- Gattenis - disse, e il suo legno divenne immediatamente un gatto identico a quello della McGranitt. Nessuno si accorse di niente, tranne Malfoy che la fissò un attimo prima di distogliere lo sguardo, quasi disgustato.
Poi, la McGranitt si voltò e guardò allibita la ragazza e il gatto che ora si leccava pacatamente una zampa. Sembrò sorpresa, ma assunse immediatamente il solito contegno.
- Splendido lavoro, signorina Drake - disse, - Non ho mai visto una cosa del genere. Venti punti a Grifondoro -
Tutti i compagni la guardarono, ma Hermione sembrava un po' offesa. Ariana le sorrise, cercando di assumere un'espressione di scusa: sapeva che battereHermione Granger a scuola non era una mossa saggia. Lei inarcò un sopracciglio e si voltò.
"Brava, hai appena offeso una delle persone che non dovevi assolutamente offendere" si disse.
La lezione proseguì, mentre Ariana osservava i ripetuti tentativi di Neville Paciock di trasformare il legno in gatto. Per tre volte era riuscito solo adappicargli il fuoco.
Alla fine delle due ore, suonò la campanella e tutti uscirono per recarsi a Erbologia, nelle serre. Ariana si unì a Harry, Ron ed Hermione, sperando di non averla offesa. Fortunatamente, lei sorrise quando la vide.
- Eravate più avanti di noi nel programma, a Bauxbatons? - chiese.
- Sì - rispose lei, - Avevamo fatto la trasfigurazione oggetto-vivente a fine anno -
In realtà, Ariana aveva imparato quel tipo di incantesimo a tredici anni, ed era stato proprio Silente a insegnarglielo. Ma naturalmente, quello faceva parte dei suoi innumerevoli segreti.
La serra era un luogo umido e freddo. La professoressa Sprite li aspettava girando tra i lunghi tavoli di legno, osservando delle strane piante bitorzolute sistemate a intervalli regolari.
La lezione fu poco interessante per Ariana, che conosceva già le proprietà di quella pianta, ma questa volta evitò di togliere la soddisfazione a Hermione di guadagnare qualche punto per Grifondoro con le rispose giuste.
Erano insieme ai Tassorosso, e Ariana li osservava incuriosita, prima di accorgersi che la Sprite aveva appena ordinato di tagliare a fette i frutti della strana pianta che avevano davanti per utilizzarli nella lezione del pomeriggio di Pozioni. Controvoglia afferrò il coltello e si mise ad affettare lentamente.
- Avevate già fatto anche questo, a Bauxbatons? - le chiese Hermione.
- No - mentì Ariana, - In realtà non eravamo molto avanti con Erbologia -
- Chissà come sarà la nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure - domandò Ron, grattandosi la testa.
Ariana osservò un momento Harry, per leggere la sua espressione. Lui non disse niente, ma sembrava furioso. Non le aveva ancora rivolto la parola, e le dispiaceva non scambiare nemmeno due chiacchere con la persona che segretamente doveva aiutare. Sapeva cosa comportava quello che stava per dire, ma era l'unico modo per farlo parlare.
- Non c'è più il professore dello scorso anno? - chiese, innocente.
Harry si irrigidì ed Hermione assunse un'espressione terrorizzata. Ron fece finta di niente.
- No - rispose Harry tra i denti, - Non credo abbia il coraggio di presentarsi qui dopo aver ammazzato Albus Silente -
Ariana assunse un'espressione dispiaciuta, anche se conosceva tutta la storia.
- Oh, mi dispiace. Non lo sapevo... -
Forse non fu la mossa ideale, perché Harry non parlò più fino a pranzo. Hermione, quando uscirono dalla serra, le si affiancò e le disse a mezza voce: - Non ti offendere per il suo comportamento, ma è meglio evitare di parlare di Silente o di Piton davanti a lui -
- Gli era molto legato? - chiese Ariana, con un sussurro.
- Sì, penso che lo considerasse quasi come un membro della famiglia che non ha mai avuto -
Ariana fece una smorfia: considerare Silente un parente era un privilegio che lei non aveva avuto, nonostante lo conoscesse da molto più tempo del Bambino Sopravvissuto.
A pranzo Ariana si sedette vicino a Hermione, che sembrava averla presa in simpatia. Chiacchierarono riguardo ad alcuni libri che la ragazza aveva preso in biblioteca, finché Ron non si avvicinò con un foglio in mano.
- Ariana? - disse, quasi intimorito.
- Sì - rispose lei.
- Giochi a Quiddich? - domandò.
- Perché? -
- Harry mi ha incaricato di fare una lista con tutti gli aspiranti giocatori. Ti interessa? - chiese.
Ariana scoppiò a ridere. - Oh, no grazie Ron - rispose, - Non sono una brava giocatrice -
- Ah, va bene - Ron si allontanò.
- Paura di volare? - chiese Hermione.
- No, solo non è il mio sport preferito - rispose Ariana, - Ho giocato come riserva il primo anno di scuola, e l'unica volta che sono entrata in campo mi sono rotta tutte e due le gambe -
Entrambe scoppiarono a ridere, mentre Harry le guardava torvo. Ad un tratto, Ariana si accorse che dal tavolo di Serpeverde qualcuno la stava guardando. Era Draco Malfoy. Hermione se ne accorse e si voltò a vedere di chi si trattava.
- Oh, lascialo perdere - disse, - Malfoy è solo uno stupido... Odia tutti quelli che non sono purosangue, e tutti quelli che non sono della sua casa. Probabilmente sta pensando come prenderci in giro nell'ora di Pozioni -
Ariana spostò il suo sguardo su di lui, per vedere se smetteva di guardarla. Odiava essere fissata. Malfoy non fece una piega, così lei continuò imperterrita a puntare gli occhi nei suoi. Voleva vedere chi avrebbe ceduto per primo.
Un ragazzo dai capelli scuri e un bel viso si chinò su Malfoy, e con un sorriso gli bisbigliò qualcosa. Il biondo fece un gesto con la mano e continuò a fissarla, finché non fu costretto ad alzarsi da tavola e seguire i suoi compagni. Mentre attraversavano la sala, passò loro vicino, alle spalle di Hermione.
- Che hai da fissare? - grugnì Malfoy ad Ariana.
Hermione si girò per dirgli qualcosa, ma lei la zittì con uno sguardo.
- Hai iniziato tu a fissarmi - rispose impassibile Ariana.
- E con questo? - ribatté Malfoy, - Faccio quello che mi pare -
- Oh, d'accordo. Bè, era solo un avvertimento - Ariana sorrise, quasi divertita. - Di solito chi mi fissa in quel modo si ritrova con due begli occhi da rana - Portò la mano alla bacchetta, senza l'intenzione però di estrarla.
Hermione la fissò sconvolta, mentre Malfoy rimase zitto, senza capire le sue vere intenzioni. Estrasse la bacchetta e la puntò verso Ariana, che non si mosse.
- Non oseresti - disse Malfoy.
- Davvero? Se vuoi un duello basta chiederlo -
- Io non mi batto con una stupida ragazza - sibilò Malfoy.
- Che cavaliere... Però non ti fai nessun problema a insultarmi -
I Grifondoro e i Serpeverde li guardavano sconvolti. Nessuno aveva mai osato provocare così deliberatamente Draco Malfoy, a parte Harry Potter naturalmente. Lui però non contava: conoscevano tutti la sua straordinaria capacità di ficcarsi nei guai.
- Ariana, lascia perdere... - iniziò Hermione.
Malfoy la guardò con uno strano sorriso, poi rinfoderò la bacchetta e disse: - Hai fegato, Drake. Ci vediamo oggi a Pozioni -
Si allontanò con i compagni, lasciando i Grifondoro ancora più sconvolti. Ariana guardò Hermione, che la fissava con occhi pieni di rimprovero. Sorrise.
- Lo stavo solo provocando - disse, a mo' di scusa.
- Hai rischiato grosso... Ti avrebbe attaccato, se non fossimo stati in Sala Grande -
Ariana gettò uno sguardo verso Harry. La stava guardando sospettoso.
- Bè, ogni tanto mi piace prendermi qualche rivincita -
Nell'aula di Pozioni, nei sotterranei, tutti aspettavano l'ingresso del professor Lumacorno. Malfoy era seduto in fondo alla classe, e Ariana non distava molto da lui. Gli gettò uno sguardo, poi sentì qualcuno entrare in aula.
- Buongiorno ragazzi - disse Lumacorno - Spero abbiate passato delle belle vacanze, almeno voi -
Era una frase di cortesia: come poteva il mondo magico passare delle belle vacanze, quando era stato appena sconvolto dall'omicidio di Albus Silente tra le mura di Hogwarts? Infatti, molti studenti si guardarono tra di loro imbarazzati, e qualcuno tossì.
Lumacorno rivolse alla classe un ampio sorriso e spiegò come fare la pozione oggetto della lezione, poi scrisse gli ingredienti sulla lavagna e lasciò gli studenti fare il proprio lavoro.
La ragazza tirò fuori dalla borsa l'occorrente, e iniziò ad attizzare il fuoco sotto il suo calderone. Con sua sorpresa, vide Malfoy scambiarsi di posto con il suo vicino, in modo da essere seduto vicino a lei. Forse voleva continuare la loro gentile discussione di prima.
- Cosa ci fai a Grifondoro? - sussurrò Malfoy, - Conosco il cognome Drake. Sei una Purosangue, e tutti i Purosangue finiscono a Serpeverde -
Ariana si rese conto che lui aveva notato che non era stata smistata con il Cappello Parlante, e molto probabilmente non era l'unico. Tutta colpa dellaMcGranitt: se l'avesse fatta entrare con un po' più di discrezione, forse la cosa sarebbe passata inosservata.
Lo guardò in faccia, per notare che era davvero carino, e rispose, secca: - Per essere della tua casa non occorre solo essere Purosangue; bisogna essere anche delle serpi. E io non lo sono -
Malfoy non rispose e tornò al suo lavoro. Ariana non aggiunse altro, e finì in fretta la sua pozione. La lasciò sobbollire per qualche minuto, e si allontanò a prendere una fiaschetta dalla cattedra della professoressa. Quando tornò, però, il liquido azzurro che aveva lasciato era diventato nero. Qualcuno doveva avergli messo dentro un ingrediente non previsto.
Ariana guardò furiosa Malfoy, che si era piazzato sulla faccia un sorriso innocente.
- Ops! - disse, - Devono esserci accidentalmente cadute dentro delle uova di rana... -
Nessuno sembrava essersi accorto di nulla; il professore si stava avvicinando per controllare l'andamento dei lavori. Arrivato davanti ad Ariana, disse: - Cara, credo tu abbia sbagliato qualcosa...- Guardò la pozione di Malfoy. - Dovrebbe essere di questo colore -
Malfoy sghignazzò. Ariana afferrò la fiaschetta e noncurante dei commenti di Lumacorno la riempì di pozione.
- Purtroppo ho avuto un incidente di percorso - disse, senza smettere di guardare il biondo, - La prossima volta prenderò esempio dal signorino Malfoy -
Hermione aveva drizzato le antenne, li guardava dall'altra parte della classe. Sembrava essersi accorta che qualcosa non andava. Infatti, la aspettò fuori dall'aula, e andarono insieme alla Torre di Grifondoro.
- Problemi con Malfoy? - chiese.
Ariana alzò le spalle. - Niente a cui non sono abituata - rispose.
Era la verità: nei lunghi anni trascorsi tra una scuola e l'altra aveva incontrato ragazzi che le avevano fatto ogni genere di dispetti, salvo poi essere ripagati con la stessa moneta. Ariana non amava essere cattiva, ma a volte era necessario non farsi mettere i piedi in testa.
- Devi aver avuto una vita dura a Beauxbatons - disse Hermione.
- Non immagini quanto - rispose Ariana, - Non sono mai stata particolarmente simpatica a nessuno -
- Bè, ricordando come si comportavano gli studenti francesi durante il Torneo Tremaghi non mi stupisco proprio - disse Hermione, - Erano vagamente pieni di sé -
- Grazie - disse Ariana. Era la prima volta che qualcuno le diceva una cosa del genere. Sorrise alla riccia e pronunciò la parola d'ordine per entrare.
La Sala Comune era affollata di studenti che parlavano del primo giorno di scuola o di quello che avevano fatto durante le vacanze. Hermione si sedette su una delle poltrone vicino al fuoco, vicino a Harry e Ron.
- Rimani con noi a fare due chiacchere? - le chiese.
- No, grazie - rispose Ariana, - Vado da Argo -
Ariana salì e trovò il dormitorio vuoto, esattamente come si aspettava. Argo si era appoggiato con le zampe anteriori al bordo della finestra e guardava fuori. Quando la sentì entrare si voltò e le corse incontro.
Ariana posò la borsa e i libri e accarezzò il dobermann. Come primo giorno non era stato male: si era aspettata di peggio. Era stato piacevole trovare compagni così gentili nei suoi confronti, così amichevoli. Parlare la stessa lingua aiutava molto, e finalmente aveva passato un giorno abbastanza normale. Lezioni, chiacchierate con gli amici e qualche screzio con altri ragazzi: una giornata ordinaria per tutti gli studenti del mondo, tranne per lei, abituata a passare anche pomeriggi interi senza proferire parola.
Forse era la volta buona che trovasse degli amici... Lo sperava. Tanto più se erano coloro i quali avrebbe dovuto segretamente aiutare.
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