33. Immobile
Ariana percorse il vialetto di casa Riddle a testa bassa, con il vento gelido che le fischiava nelle orecchie, lasciandosi alle spalle la dimora di suo padre. Non sapeva che ore erano, e non le interessava.
Stringendosi il cappuccio sulla testa, varcò i cancelli di ferro battuto che si richiusero alle sue spalle con un lieve suono metallico. Il sentiero che portava a Little Hangleton era sconnesso e fiocamente illuminato dalla luna, che lasciava intravedere le pietroline del selciato.
A passo lento, Ariana scese la collina e arrivò alle porte della città. Sembrava deserta, ma data l'ora tarda era normale non incontrare nessuno. Come un fantasma camminò per la strada principale, fissando il terreno che scorreva lento sotto i suoi piedi.
Non voleva tornare a Grimmauld Place, e nemmeno a Hogwarts. Voleva sparire dalla faccia della terra, dimenticata da tutto e da tutti. Non voleva vedere nessuno, perché si vergognava troppo di se stessa. Non sarebbe stata in grado di guardare nessuno in faccia, non ora che si era resa conto di essere così simile a suo padre.
Alzò lo sguardo. Era arrivata a un piccolo parco dall'aria trascurata, contornato da cancelli di ferro arrugginito. Un gatto fulvo le tagliò la strada, infilandosi in un cespuglio di felci con un miagolio sommesso.
Ariana rimase immobile a fissare il giardino senza vederlo, mentre il vento gelido le scompigliava i capelli. Desiderava parlare con Silente, chiedere consiglio a lui, che aveva sempre saputo cosa fare. Sebbene non lo avesse mai veramente amato, ora le mancava. Avrebbe tanto voluto averlo lì davanti a guardarla con il solito distacco, ma almeno lui avrebbe saputo qual'era la scelta migliore.
Attraverò il parco nel silenzio più totale, sotto la luce dei lampioni Babbani. Per un momento valutò l'ipotesi di sedersi su una delle panchie sgangherate, poi decise che camminare le avrebbe fatto sicuramente meglio.
Fu solo quando vide il cielo iniziare a tingersi di viola, che Ariana si rese conto di che ore erano. La notte era passata così in fretta che lei non se n'era nemmeno resa conto. Era già l'alba, ma non aveva sonno nè voglia di tornare a casa.
Senza sapere bene cosa fare, tornò sui propri passi, ritornando sulla strada principale di Little Hangleton. Lo sguardo venne immediatamente catturato dalla collina dove casa Riddle si stagliava contro il cielo color ciclamino, le luci delle finestre spente. Non c'era più nessuno, dentro.
Un'auto Babbana percorse la strada, il motore incredibilmente rumoroso nel silenzio della città ancora addormentata. Doveva andarsene, perché rischiava di sembrare sospetta sola in mezzo al paesino.
Controllando che nessuno la stesse guardando, girò su se stessa e si Smaterializzò.
Diagon Alley era già sveglia, anche se era solo l'alba. Qualche mago camminava lungo la strada lastricata, portando pacchi e sacchetti, diretto chissà dove. Un cane abbaiò da qualche parte, e una strega tarchiata sgambettò diretta a un negozio di calderoni.
Ariana si sedette su un muretto isolato, guardando il cielo denso di nubi sopra la sua testa. Osservò in silenzio le stradine affollarsi piano piano di gente, le saracinesche dei negozi alzarsi con qualche cigolio, le porte dei negozi aprirsi ed esporre i cartelli "Aperto".
Non aveva mai conosciuto il dubbio, perché nella sua vita aveva sempre avuto solo una certezza: che sarebbe sempre rimasta dalla parte di Harry Potter, perché se doveva morire per qualcosa, voleva che fosse per salvare il mondo magico. Ora, però, si rendeva conto che forse quella a cui si era aggrappata, su cui aveva sempre basato la sua esistenza, era una vana speranza. Forse non c'era possibilità di sconfiggere Voldemort. Forse il fato voleva che fosse lui a trionfare, alla fine.
In tanti, in troppi, erano morti in quella guerra che durava ormai da più di vent'anni. Prima volti sconosciuti, dimenticati, poi Lily e James Potter, poi SiriusBlack, poi Albus Silente. I coniugi Paciock erano impazziti. E c'erano ancora tanti caduti di cui non si aveva memoria, perché troppo anonimi per esserericordati.
Ma alla fine, il Signore Oscuro, nonostante gli sforzi congiunti di centinaia di persone, aveva trionfato lo stesso. Certo, Harry Potter non era morto, ma lui,Voldemort, era ancora vivo. Non era quello già un segno? Forse Harry era stato in grado di indebolirlo, di farlo cadere, ma non gli aveva impedito di rialzarsi e tornare all'apice del suo potere.
Harry Potter contro Lord Voldemort.
Vista così, Ariana non aveva alcun dubbio su chi avrebbe trionfato. Harry non aveva alcuna speranza di sconfiggere il Signore Oscuro, soprattutto se lui fosse venuto in possesso di quel Potere Dimenticato. Tuttavia, a lui spettava il compito di uccidere Voldemort; lei avrebbe dovuto sconfiggerlo.
Ne aveva la forza?
No, non l'aveva. Non ora che suo padre le aveva instillato il dubbio.
Il mondo magico, o i suoi amici. E Draco.
"Ti importa veramente di un mondo che ti considera una nemica?".
No, non le importava proprio nulla. Quello che voleva era solo un pizzico di gratitudine, ma la gente non sembrava disposta a dargliela. E quello che desiderava davvero, era di non perdere ciò che era riuscita a trovare.
Amore, affetto, amicizia.
Fiducia.
"Se non vuoi perderli, accetta. Accetta, e vivrai con loro per il resto dei tuoi giorni".
Lasciare morire Harry Potter in cambio della vita di Draco, di quella di Hermione, dei Weasley era un prezzo equo?
Ariana vagò con lo sguardo lungo la strada, ora percorsa da diversi maghi e streghe. Si alzò di scatto, come se qualcuno l'avesse chiamata. Rimase immobile, perché c'era qualcosa che le impediva di muoversi.
O meglio, qualcuno.
Silente. Il suo ricordo.
Era sempre lì, ai margini della sua coscienza, un fantasma dalla lunga barba bianca che le impediva con la sua presenza di sbagliare strada. Pronto a ricordarle quello che si doveva fare, e non quello che lei voleva fare.
Poi lo vide, riflesso in una delle vetrine di Diagon Alley. Il vecchio Preside la fissava con i suoi occhi azzurri, fermo, la veste blu notte che si muoveva leggera nel vento.
Per un attimo, Ariana fu tentata di corrergli incontro, ma presto si rese conto che era solo la sua immaginazione. Silente era morto, e quella era solo fantasia.
Di colpo, iniziò a camminare tra la gente. E il riflesso di Silente la seguì, mostrandosi nelle vetrine come l'ombra di qualcosa di vero. Fluttuava alla sua destra, la barba argentata che si muoveva lenta sulla veste blu.
Poi, qualcosa guizzò alla sua sinistra, e lei voltò il capo. Il riflesso di Lord Voldemort la fissava dal vetro della farmacia, gli occhi rossi e il sorriso gelido.
Forse stava impazzendo. Vedeva fantasmi che non esistevano.
Camminava, ma era come se rimanesse immobile, perché Albus Silente e Lord Voldemort continuavano a seguirla ovunque andasse, pensieri fissi nella sua mente confusa. Non l'avrebbero lasciata in pace finché lei non avesse preso la sua decisione. Sarebbero rimasti lì, ombre che le oscuravano il sole.
Tra i due, Ariana continuava a guardare Silente, come se sperasse che la sua immagine si staccasse dai vetri per venire a tenderle la mano. Ricordava quanto aveva desiderato la sua comprensione, e ora che lui non c'era più, cercava segni del suo passaggio, del suo pensiero, per trovare la soluzione che da sola le sfuggiva. O meglio, che lei conosceva, ma che non aveva la forza di seguire.
Sta per grandinare
ed io non so tremare... più
stamattina cercavo qualcosa di te
e volavo lontano... immobile
Inconsciamente, la sua mente stava riportando alla mente i ricordi di colui che l'aveva plasmata per essere la nemica del nemico, l'ombra del BambinoSopravvisuto. Viveva ancora dentro di lei, perché aveva lasciato un segno indelebile nella sua anima. Giorni passati a studiare, a parlare, a raccontare.
Guarda quante case
sono tutte storie... d'aggiungere
nella gente speravo i ricordi di te
e mi facevo cullare... immobile
Poi lo vide ancora, nei volti delle persone che incrociava camminando. Nelle loro espressioni assorte, nei loro occhi distanti. Era lì per ricordarle la sua missione, per evitare di fare la scelta più comoda. Per non farle mai dimenticare il suo compito...
Ma quello di Ariana era un canto disperato, perché lei non voleva ricordare... Sapeva esattamente quello che andava fatto, ma voleva essere lasciata libera...
Lasciami sognare
lasciami dimenticare
lasciami... ricominciare a camminare
a passi... più decisi
e fammi immaginare
quanto ancora ho da fare
forse crescere e invecchiare
quanto ancora ho d'amare
quanto ancora ho d'amare
Perché nemmeno da morto la lasciava libera? Perché continuava a tormentarla con il suo ricordo? Perché non poteva scegliere da sola, la sua strada? Perché non poteva vivere la propria esistenza come tutti quanti?
Oggi è già Natale
Tutto è un carnevale... di polvere
Nei negozi compravo regali per te
E a pensarci mi gelo... immobile
Lei, bambina, in quel giorno in cui credeva ancora di essere una persona qualunque. Quel regalo con cui sperava di guadagnare un po' del suo affetto.Quella speranza infranta con la consapevolezza di essere la figlia di Voldemort.
Non voleva sapere, non voleva fare la scelta giusta. Era stanca di essere sempre quella che sapeva cosa doveva fare... Quella che doveva rinunciare.
Lasciami sognare
Lasciami dimenticare
Lasciami... ricominciare a camminare
a passi... più decisi
Fammi immaginare
quanto ancora ho da fare
Forse crescere e invecchiare
Quanto ancora ho d'amare
Quanto ancora ho d'amare
Aveva una vita davanti, aveva ancora tante cose da fare. Voleva essere lasciata libera di amare, ora che aveva imparato a farlo.
Ora che aveva trovato qualcuno per cui vivere.
Fammi immaginare
quanto ancora ho da fare
Forse crescere e invecchiare
Quanto ancora ho d'amare
Quanto ancora ho d'amare
Quanto ancora ho d'amare
Ariana fissò il riflesso di Silente che la guardava a poca distanza, e di fianco a lui, Voldemort. I suoi occhi verdi incontrarono quelli azzurri del vecchio Preside, e poi quelli rossi di suo padre.
"Scegli. Scegli, ora e per sempre".
Ariana Drake o Merope Riddle.
E Ariana scelse. Perché sapeva che aveva solo un'alternativa, ed era l'unica che la sua coscienza le avrebbe permesso. Che il suo cuore rifiutava e avrebberifiutato per sempre, perché sapeva quello che avrebbe perso. Doveva decidere, e sarebbe stato per sempre.
"Hai vinto, Albus Silente. Sarò quello che volevi io fossi: Ariana Drake".
- Dove sei stata?! – chiese Draco, arrabbiato.
- Avevo bisogno di stare un po' da sola – rispose Ariana, abbassando lo sguardo sul pavimento del soggiorno di Grimmauld Place.
- E ti sembra il caso di andare in giro di notte? – disse Draco.
- So guardarmi anche da sola – ribattè Ariana, avviandosi verso la sua camera.
Non voleva dire a nessuno dove era stata, perché non voleva ammettere che per un attimo aveva preso in considerazione l'idea di accettare la proposta diVoldemort.
- Ariana... Dove sei stata? – domandò di nuovo il biondo.
Se fosse stato qualcun altro, Ariana non avrebbe sopportato una tale insistenza. In quel caso, però, sapeva che il biondo Serpeverde aveva capito che lei aveva qualcosa che non andava.
- In giro – rispose evasiva.
Draco tacque, e la seguì in camera sua. Lei si sedette sul letto, l'espressione stanca, e si sfilò gli stivali gettandoli lontano. Il ragazzo la guardò, serio, seduto su una sedia, e disse: - Lo vedo benissimo che hai qualcosa che non va. Magari parlarne ti farà bene –
Ariana sospirò. Davanti a lui era priva di difese, ma doveva almeno tentare di resistere. – Non è importante... Sono solo andata a cercare qualche informazione –
Draco inarcò un sopracciglio. – Non me la dai a bere, carina – disse.
Ariana sorrise. Perché per lui era un libro aperto, e invece a lei appariva sempre imperscrutabile?
- Non dirmi che ti vergogni, perché non mi sembra proprio il caso – continuò il biondo, - Non ti ho mai giudicata, prima d'ora -
La ragazza la guardò dubbiosa, poi sorrise. Si alzò e lo raggiunse, stampandogli un bacio sulle labbra.
- Non ti arrabbiare, però – mormorò.
- Se mi dai un altro bacio, non lo farò – ribatté Draco.
Ariana seguì la sua richiesta, poi si staccò e raggiunse di nuovo il letto. Si sedette pesantemente e disse: - Sono andata da Voldemort –
Attese la reazione infuriata del biondo, ma lui si limitò a rimanere in silenzio. L'unica cosa che lasciava intendere che era arrabbiato erano gli occhi color tempesta, attraversati da un lampo d'argento.
- Volevo scoprire qualcosa su quello strano Potere... - continuò Ariana, - Però, alla fine non sono riuscita a cavare un ragno dal buco... E lui mi ha chiesto di nuovo di passare dalla sua parte -
Draco rimase assolutamente imperscrutabile, le braccia incrociate sul petto.
- Mi ha dato due settimane di tempo – disse Ariana.
- Dopodiche? –
- Dopodiche, se non passerò dalla sua parte, mi ucciderà –
Draco la scrutò come sapeva fare solo lui, cogliendo esattamente i suoi sentimenti.
- E tu non accetterai – disse.
Ariana annuì. – Solo che... Non è per la mia vita, che temo. E' per la vostra. Per la tua –
Draco scosse la testa. – E' una scelta tua, ma posso garantirti che non è per noi che ti devi preoccupare – disse, - Soprattutto per me –
- Non posso... - mormorò Ariana, - Io... Io come faccio senza di te? -
Draco si alzò e la raggiunse, cingendole le spalle con un braccio. Le si avvicinò tanto che sentiva il suo fiato caldo sulla bocca.
- Sai che è la cosa più bella che potevi dirmi? – sussurrò.
Ariana sorrise. – Sai che la cosa più bella che potevi fare per me è esistere? – ribatté.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Draco sembrò scocciato e sbuffò.
- Avanti -
Era Hermione. Entrò nella stanza con un vago sorriso di scusa, poi disse: - Ariana, i membri dell'Ordine vogliono sapere che piani hai... -
Ariana si alzò, sfiorò con una mano il braccio di Draco e seguirono la Caposcuola nella cucina, dov'erano riuniti i signori Weasley, i gemelli Fred e George,Remus Lupin e Malocchio Moody, Harry e Ron.
Si sedette a capotavola com'era solita fare, e attese le domande dei presenti.
- Che cosa volete fare? – chiese Moody.
- Tornare a Hogwarts – rispose prontamente Ariana.
- Non è meglio che rimaniate qui? – domandò la signora Weasley, - Siete stati attaccati due volte, e siete sempre fuggiti per il rotto della cuffia... Qui è più sicuro –
- Si sbaglia – ribatté Ariana, - Voldemort non ci cercherà per qualche tempo. A Hogwarts ci sono molti libri da cui potremo ricavare qualche informazione utile. Penso che il Signore Oscuro abbia altri piani, per il momento –
Moody la scrutò da sotto le sopracciglia cespugliose. – Come fai a saperlo? – grugnì.
- Lo so e basta. E' mio padre, no? -
Ariana fissò l'Auror con sguardo di sfida. Non era vero che voleva cercare altre informazioni: voleva tornare a Hogwarts perché non sopportava di rimanere a Grimmauld Place, perennemente sotto controllo da parte dei membri dell'Ordine. Almeno a scuola non ci sarebbe stato nessuno che l'avrebbe scrutata con sospetto in ogni ora della giornata.
- Harry, tu cosa vuoi fare? – chiese, rivolta al Bambino Sopravvissuto.
Lui rimase in silenzio a pensare.
- Io tornerò a Hogwarts comunque – aggiunse Ariana.
- D'accordo, torniamo a scuola – disse infine Harry.
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