32. Scelta e promessa
Ariana aprì il libro che aveva davanti agli occhi, e cercò la pagina che le interessava. Seduta al tavolo della sua stanza a Grimmauld Place, lesse attentamente le righe scritte in inchiostro azzurro corredate dall'immagine di un cerchio di pietra.
"Stonehenge è un monumento antico, situato nel Wiltshire, in Inghilterra, formato da un cerchio di pietre del neolitico. Attualmente, per i Babbani rappresenta uno dei più misteriosi siti archeologici del mondo, in quanto essi credono si tratti di una specie di "osservatorio astronomico antico" eretto millenni or sono dagli uomini primitivi.
"Per la comunità magica, Stonehenge non è mai stato considerato altro che un rudimentale cerchio di pietre Babbane. Tuttavia, diversi studiosi ritengono che esso sia una specie di santuario di Magia Nera. Narra la leggenda che, tramite uno scambio equo, si possa ottenere un potere di immani dimensioni, tale da essere considerato alla stregua di quello di un dio. Non ci sono stati fino ad adesso riscontri che facciano pensare che questo mito sia vero, ma in molti ritengono che vi sia un fondamento di verità. Infatti, su una delle pietre che compongono Stonehenge, sono state rinvenute delle scritte attualmente non ancora decifrate, che fanno pensare a una specie di preghiera di invocazione..."
Ariana smise di leggere e alzò lo sguardo. Era quello che stava cercando di ottenere Voldemort? Un Potere simile a quello di un Dio?
In effetti, questo poteva spiegare perché avesse cercato tutti gli Horcrux... Se per doveva dare qualcosa in cambio, perché non i suoi Horcrux? Dopo non ne avrebbe avuto più bisogno...
Afferrò il libro e uscì dalla stanza, recandosi in soggiorno. Trovò Harry seduto sul divano con Ginny, e quando la vide arrivare la guardò in cagnesco. Erano passati tre giorni da quando aveva scoperto chi era, ma non sembrava voler accettare la cosa.
- Leggi qui – disse, porgendogli il libro.
Harry lo prese, lesse tutto, e poi la guardò con un sopracciglio inarcato. – E' solo una leggenda – disse, - Come quella Profezia che abbiamo trovato... -
Ariana non disse nulla e se ne andò, diretta in camera sua. Aveva passato la maggior parte del tempo lì dentro, perché non riusciva a sostenere gli sguardi degli altri. Hermione e Ron non sembravano disprezzarla quanto Harry, ma erano diventati piuttosto freddi nei modi. Solo Draco non era cambiato nei suoi confronti: anzi, la trattava con ancor più gentilezza. Senza di lui non sarebbe riuscita ad andare avanti.
"Sarai tu a venire da me. Allora, saprai dove trovarmi"
Le parole di Voldemort continuavano a rimbombarle nella testa. Era consapevole di non doverle ascoltare, ma non poteva non provare una certa inquietudine. Suo padre era l'unico a sapere tutto, e poteva fornirle le risposte che non aveva altro modo di ottenere...
Gettò il libro sul tavolo e si sdraiò sul letto, le braccia dietro la testa.
Si era sbattuta per anni, e quello che riceveva in cambio era solo disprezzo. Harry non le credeva, e gli altri la consideravano un pericolo. Perché diavolo continuava ad aiutarli? Poteva benissimo andarsene e lasciarli lì a sbrigare tutto da soli, visto che era quello che volevano...
Non le rimaneva che un dubbio: lei era un Horcrux?
Rimase immobile come una statua finché non sentì bussare alla porta, e diede il permesso di entrare. Draco varcò la soglia con lo sguardo preoccupato, e la squadrò lì sdraiata con ancora gli stivali addosso.
- Ho trovato una cosa – disse lei.
Gli mostrò il libro.
- Sempre peggio, allora – disse Draco, - Se tutto questo è vero, le possibilità di sconfiggere Tu-Sai-Chi si riducono... -
- Già... - Ariana guardò il soffitto, - Tu ci credi? –
- Se ci credi tu, ci credo anche io – rispose il biondo.
Ariana si sporse e lo baciò sulle labbra, grata per la sua presenza.
Non poteva però aspettare di avere la conferma degli eventi. Doveva affrontare la realtà e togliersi il dubbio. Voldemort voleva incontrarla, e Ariana volevaincontrare lui. Non rimaneva che cercarlo.
Ariana attese che tutto il Quartier Generale andasse a dormire. Nell'oscurità si rivestì e prese il suo mantello nero da viaggio, poi uscì nel corridoio con il suo solito passo felpato. Raggiunse la porta e uscì nella piazza davanti al numero 12, illuminata solo dalla luce dei lampioni Babbani, e scese i gradini. Con un po' di apprensione, guardò un'ultima volta il Quartier Generale, poi girò su se stessa e si Smaterializzò.
Little Hangleton era una cittadina piccola e abitata da gente semplice e curiosa. Villa Riddle, arroccata sulla collina che dominava il paese, era illuminata dall'interno. Per molti anni era stata disabitata, ma ora il suo vecchio padrone era tornato a vivere lì, insieme alla sua stregua di strani amici.
Ariana si avvicinò ai cancelli della casa, il cappuccio ben calato sulla testa. Non dovette chiamare nessuno, perché i battenti si aprirono al solo tocco delle sue mani, lasciandola entrare nel giardino. Guardandosi intorno con aria timorosa, arrivò davanti alla porta e bussò.
Le venne ad aprire un mago basso e grassoccio, con pochi capelli e denti sporgenti, che lei riconobbe come Codaliscia. L'omuncolo la guardò con sorpresa, poi le fece un inchino e la lasciò entrare.
- Benvenuta, signorina -
Il tono deferente colpì Ariana più dei suoi modi timorosi. Le tenne aperta la porta mentre entrava e la condusse in un grande soggiorno riccamente arredato. Dentro, c'erano alcuni Mangiamorte, tra cui Rookwood e Bellatrix Lestrange. La donna la guardò sconvolta, e si alzò in piedi di scatto.
- Cosa ci fai qui? – sibilò.
- Sono venuta per incontrare il tuo Signore – rispose Ariana, per niente intimorita.
- Attenda qui – disse Codaliscia, - Avvertirò il mio Signore del suo arrivo –
Ariana rimase immobile nel soggiorno, sotto lo sguardo di Bellatrix. La donna, però, non accenava a volerla attaccare, come se le fosse stato proibito. Si limitava a guardarla con occhi di fuoco e le narici che fremevano. La ragazza, intanto, studiava con noncuranza l'arredamento in stile barocco della stanza.
- Come osi mettere piede nella casa del Signore Oscuro? – domandò la Mangiamorte, sputando veleno.
- Appartengo a questo posto molto più di te – rispose Ariana, con un sorriso affettato.
Bellatrix spalancò gli occhi. – Cosa stai dicendo? – sbottò.
In quel momento entrò nel soggiorno una terza persona, e il cuore di Ariana ebbe un sussulto: capelli biondissimi, tratti affilati e occhi di ghiaccio. LuciusMalfoy fece il suo ingresso con portamento altero e sorriso beffardo, accomodandosi su uno dei divani di pelle nera.
- Buonasera, Drake – disse, come se vederla lì fosse del tutto normale.
Ariana fece un cenno con il capo. – Buonasera, Malfoy –
Lucius la squadrò da capo a piedi, valutando ogni centimetro del suo corpo. Il sorriso beffardo divenne un ghigno soddisfatto.
- Vedo che mio figlio ha conservato almeno il suo buon gusto – sentenziò, prima di far comparire dal nulla una calice di vino.
Ariana sentì la rabbia montare in corpo, ma tenne a freno la lingua.
- Lucius... - borbottò Bellatrix, confusa, - Cosa ci fa qui lei? -
Solo allora Ariana capì: Bellatrix non sapeva chi fosse lei realmente. Sapeva che il Signore Oscuro la stava cercando, ma diversamente da Lucius non sapeva che fosse sua figlia.
- Il Signore Oscuro ha i suoi buoni motivi – rispose evasivo Malfoy.
- Lestrange, non sai chi sono, vero? – chiese Ariana, con un sorriso sardonico sul volto.
Bellatrix la guardò, infuriata. No, non sapeva chi era.
- Parla chiaro, ragazzina – sibilò.
Ariana incrociò le braccia, sempre sorridendo. Trovava la situazione assurdamente buffa.
- Davvero Voldemort ti ha tenuto all'oscuro di me? – disse, provando una macabra soddisfazione sentendola in pugno, - Davvero il Signore Oscuro non ti ha rivelato nulla? -
Malfoy arricciò il labbro in una smorfia infastidita, ma non intervenne. Bellatrix continuava a guardarla, furiosa e rosa dalla curiosità.
- Signorina, mi segua -
Ariana si voltò di scatto e trovò Codaliscia alle sue spalle, che con un lieve inchino la invitò a percorrere un corridoio. La ragazza gettò un'occhiata e, prima di seguirlo, tornò a guardare Bellatrix Lestrange.
- Io sono sua figlia – disse, poi si girò e seguì Codaliscia.
Pronunciare quelle parole le fece uno strano effetto: provò un insensato orgoglio, nel dirlo. Voldemort era comunque uno dei maghi più potenti della storia.
Codaliscia la fece fermare davanti a una porta scura, e l'aprì. Le fece cenno di entrare e Ariana ubbidì.
La prima cosa che vide fu un grande, enorme camino di pietra scura. Dentro scoppiettava un fuoco dalle fiamme rosse e gialle, riscaldando l'atmosfera. Era una specie di studio, ma non c'erano scrivanie; solo due belle poltrone di pelle, e tanti quadri alle pareti.
Lord Voldemort era seduto su una di esse, e la aspettava. Sul suo volto serpentesco era dipinto un sorriso freddo e distaccato, che non si allargava agli occhi. Il lungo mantello nero era adagiato su un bracciolo della poltrona.
Ariana fissò suo padre cercando di non far trasparire la sua apprensione. Non aveva paura, ma temeva di provare la stessa identica sensazione che la prima volta l'aveva bloccata.
- Siediti – disse Voldemort.
Ariana seguì il suo ordine, accomodandosi nella poltrona di fronte alla sua. Non gli tolse mai gli occhi di dosso, perché non ci riusciva.
- Sapevo che saresti venuta – disse il Signore Oscuro, - Ti aspettavo -
- Dovevamo vederci, prima o poi – disse Ariana, - Sei stato tu a chiedermi di incontrarci –
Voldemort continuava a sorridere, scrutandola con le iridi rosse. Non c'era minaccia al momento, nei suoi occhi demoniaci.
- Hai detto a Bellatrix di essere mia figlia – disse divertito.
- Come mai lei non lo sapeva? – chiese Ariana.
- Odiava tua madre – rispose Voldemort, - E odierà anche te, ora –
Non era la risposta che voleva, eppure sentire il Signore Oscuro parlare di Zahira le fece uno strano effetto. Erano stati veramente insieme, un tempo.
- Perché volevi vedermi? – domandò Ariana.
- Perché ti voglio dalla mia parte – rispose Voldemort, - Il tuo potenziale è lo stesso che avevo io alla tua età, e devi farlo fruttare. Lo stesso Silente ha riconosciuto le tue qualità, facendoti diventare la balia di Potter. Tuttavia, ha soffocato i tuoi poteri. Con la giusta istruzione, a quest'ora avresti potuto avere il mondo ai tuoi piedi... -
- Non voglio che il mondo si prostri davanti a me – ribatté Ariana, gelida.
- Allora è anche inutile per te continuare a essere l'ombra di Potter – disse Voldemort, sempre sorridendo, - Che cosa ci stai guadagnando? Nulla, se non il disprezzo. Lo sai meglio di me –
Ariana si rese conto che stava dicendo la verità, ma capì anche che il suo obiettivo era fare leva sulle sue debolezze per convincerla...
- Io sto cercando di ripagare ai tuoi errori – disse, - Sto cercando di rimediare ai tuoi sbagli. E' l'unico modo che ho di riscattarmi e essere una persona normale -
Voldemort rise. – Davvero credi che basterà questo a farti apprezzare dalla gente? – disse, - Il mondo è un luogo crudele, Merope. Per quanto tu possa sforzarti, sarai sempre e comunque quello che sei. Sarai sempre la figlia di Lord Voldemort. E la gente non lo dimenticherà –
Riconoscere un fondo di verità in quelle parole spaventò Ariana. Aveva avuto la conferma pochi giorni prima, quando aveva sopportato lo sguardo di disprezzo di Harry e di tutti gli altri. Nonostante avesse cercato di dimostrare da che parte stava, non erano riusciti ad andare oltre al suo sangue.
- Vorrà dire che accetterò di rimanere nell'ombra – disse piano.
- Ti sto offrendo la possibilità di salvare te stessa e chi ami – disse Voldemort, - Mi sembra un'offerta ragionevole –
Ariana trattenne il fiato. Chi ami. Draco.
Se fosse rimasto con lei, avrebbe rischiato la vita. E lei non voleva nemmeno pensare di poterlo perdere per sempre.
Non sapeva se fossero state le parole di Voldemort o solo il suo cervello, ma Ariana si ritrovò a rivalutare l'offerta che il Signore Oscuro le stava facendo.
- Ora che ho trovato il Potere che mi mancava – continuò Voldemort, - Non avete alcuna speranza di potermi sconfiggere. L'unica cosa che mi rendeva vulnerabile, gli Horcrux, sono tutti nelle mie mani. E presto non esisteranno più... -
- Io sono un Horcrux, vero? – domandò Ariana, secca.
Voldemort sorrise. – No, tu non sei un Horcrux... - rispose, - Non aveva molto senso, no? Fin dall'inizio ti volevo dalla mia parte... -
- Per questo non mi hai ucciso? Per questo la notte in cui è morta mia madre mi hai risparmiata? -
- In quanto sangue del mio sangue, era per me lecito pensare che saresti stata una strega di indubbio potere – rispose Voldemort, - Così è stato, infatti. Saresti stata il mio perfetto braccio destro... -
- Dimmi la verità – disse Ariana all'improvviso, - Mi hai voluta, oppure sono stata un incidente di percorso? –
Voldemort la guardò, gli occhi rossi attraversati da un lampo. – Né io né Zahira avevamo valutato l'ipotesi... Tuttavia, quando l'ho saputo, ho ritenuto che era meglio lasciarti nascere... -
Tacque, come se non volesse rivelare altro.
- Cos'è il Potere che hai trovato? – chiese Ariana.
- Qualcosa che non ti rivelerò finchè non sarò sicuro che starai dalla mia parte – rispose Voldemort, - Nessuno dei miei servi ne è a conoscenza... Solo Pitonaveva scoperto qualcosa, ma non è poi così importante –
- Che cosa vuoi offrirmi, di preciso? – domandò Ariana.
- Se passerai dalla mia parte, ti farò diventare la strega più potente e temuta che abbia mai solcato questa terra – rispose Voldemort, - Ti insegnerò incantesimi che Silente non immaginava nemmeno. E ti darò la possibilità di salvare chi ami. Non toccherò nessuno a cui sei legata, tranne Harry Potter, si intende. Potrai lasciarti alle spalle il disprezzo della gente, perché tra noi sarai considerata al pari di una regina. Nessuno oserà opporsi a te, perché sarai la figlia del loro Signore. Sarai libera di fare ciò che vuoi –
Ariana guardò Voldemort negli occhi rossi. Poteva salvare Draco... Avrebbe smesso di essere odiata per quello che era...
Si morse un labbro, riconoscendo dentro se stessa quando quell'offerta fosse allettante. Se veramente Voldemort era intenzionato a entrare in possesso di un potere simile a quello di un dio, non avevano speranze di sconfiggerlo... Ma la profezia diceva che loro lo avrebbero battuto...
- Tu credi nella Profezia? – chiese.
- No. Ho commesso un errore, credendo a quella che riguardava Potter. Non lo commetterò di nuovo. In fondo, siete solo tre ragazzini... -
Ariana scrutò il volto di suo padre. Non gli credeva. Perché cercarla, allora, e tentare di farla passare dalla sua parte? Stava mentendo per darle l'impressione di avere la situazione completamente sotto controllo.
- Perché pensi che io possa accettare? – domandò Ariana, la voce neutra e distaccata.
- Perché sei come me. E farai la scelta che ti darà più possibilità di portare a termine il tuo piano. Silente ha cercato di piegare la tua natura, ma non aveva speranze di riuscirci –
Ariana guardò Voldemort con l'espressione confusa: non capiva le sue parole. Suo padre sembrò accorgersi del suo smarrimento, perché continuò: - Merope, Merope... Non puoi negare quello che sei. L'altra notte lo hai dimostrato. Hai ucciso tre persone senza provare un minimo di rimorso, e una di quelle era un tuo caro amico. Hai mantenuto un sangue freddo che ha impressionato anche me. Non c'era pietà nei tuoi occhi, l'ho visto. Hai sfoderato la bacchetta e hai agito, fredda come marmo –
- Non è vero... - mormorò Ariana, - Non è stato così... -
Voldemort sorrise. – Non è stato così? Chi ti ha visto, ha riconosciuto in te quello che sei. La figlia del Signore Oscuro. Hai agito come avrei agito io. Se non fossi stata quello che sei, non avresti ucciso il tuo amico. Avresti scelto il perdono per lui, oppure lo avresti lasciato a crogiolarsi nel rimorso per ciò che aveva fatto –
Ariana rimase in silenzio, guardando il pavimento. Perché aveva dannatamente ragione?
Ripercorrendo con la mente l'attacco all'Accademia, si rese conto che non aveva perso il sangue freddo nemmeno per un secondo, e quando aveva vistoVoldemort per la prima volta era solamente vacillato. Vacillato, appunto. Con un gelida freddezza aveva stroncato la vita di Gabriele senza neanche domandarsi se era giusto o meno. Non era necessario che morisse: avrebbe potuto lasciarlo immobilizzato con un incantesimo e fuggire. Ma no, lei l'aveva ucciso. Aveva provato piacere nel togliergli la vita.
Si alzò di scatto, fissando Voldemort con il fiato corto. Non voleva accettare la verità che le si parava davanti agli occhi. Non voleva riconoscere che lei era quello che era.
Era come Voldemort.
Aveva ucciso, ma nessuno dei volti a cui aveva negato la vita era venuto a infestare i suoi sogni. Non c'era rimorso per quello che aveva fatto, nel suo cuore. Non c'era paura di doverlo rifare ancora.
Davanti al tradimento di Gabriele aveva reagito come avrebbe reagito suo padre: con la morte. Esattamente come il Signore Oscuro aveva ucciso Piton. Per anni aveva cercato di essere diversa da lui, ma alla fine aveva fallito. Non era stata in grado di perdonare, e come Voldemort si era arrogata il diritto di essere giudice e decidere la sentenza...
Ariana scrutò il Signore Oscuro in volto, riconoscendosi per un attimo in lui. Aveva cercato di scappare, ma alla fine il suo destino l'aveva raggiunta.
- Giurami – disse con la voce bassa, - Giurami che se io accetterò la tua proposta, non toccherai nessuno dei miei amici -
Voldemort sorrise. – Ti do la mia parola – disse, - Non toccherò nessuno dei tuoi amici. E tu verrai elevata al di sopra di chiunque altro mio servo –
Una parte di lei voleva accettare, e smettere di combattere. Un'altra parte le ricordava chi era stato il suo tutore, e che per cosa aveva lottato durante tutti quegli anni. Aveva bisogno di tempo per pensare, per trovare una soluzione migliore.
- Che cosa succederà se non accetto? – chiese.
- Sarò costretto a ucciderti – rispose Voldemort, come se fosse una cosa normale.
Ariana deglutì.
- Ho bisogno di tempo – mormorò.
- Avrai due settimane – disse Voldemort, - Mi sembra un tempo equo. Dopodichè non potrai aspettarti altre possibilità. Ho atteso di poter parlare con te, per agire. Da questa notte uscirò dall'ombra, e tu dovrai darmi la tua risposta. Finchè non avrai deciso, non ti cercherò –
Ariana fece un passo verso la porta, tenendo gli occhi fissi su suo padre.
- Spero di rivederti presto, Merope – disse Voldemort, immobile come una statua di pietra. – E spero anche che la tua sia la scelta giusta. Sei comunque mia figlia -
Con passo incerto e senza sapere cosa dire, Ariana raggiunse la porta e uscì, quasi imbambolata. Trovò Codaliscia nel corridoio, che la scortò fino al soggiorno dove Bellatrix e Lucius ancora sedevano. La donna sembrava sconvolta, e la guardò con espressione incredula.
- Tu... - mormorò, puntanto un dito contro di lei, - Non ci posso credere... -
Anche se turbata, Ariana cercò di riguadagnare il suo solito tono sprezzante. Fissò Bellatrix con una smorfia sul volto.
- Nemmeno io, se per questo – borbottò.
- Saluta mio figlio Draco – disse Lucius, - E digli che se le nostre strade si incroceranno di nuovo, lo ucciderò –
Ariana annuì, perché non aveva colto molto il senso delle parole del Mangiamorte: la sua testa era distante.
- Penso di poter togliere il disturbo – disse, uscendo nel corridoio.
Codaliscia le aprì la porta con un inchino e la fece uscire nella notte gelida, poi le rivolse un cenno si saluto e sparì dentro la casa.
Con un ultimo sguardo alla dimora di suo padre, Ariana si voltò e scese le scale del porticato, coprendosi il volto con il cappuccio del mantello. Almeno, poteva cercare di nascondersi dal mondo. Non al suo destino.
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