29. Comprensione
- Cosa vuol dire "Siamo noi"? – chiese Ron, perplesso.
Ariana rilesse ad alta voce la profezia, gli occhi che ogni tanto guizzavano da Harry a Draco.
- "Quando il tempo dell'Oscuro Signore sarà nuovamente giunto, il Potere Dimenticato verrà risvegliato e riportato alla luce": Voldemort è tornato dall'oblio, come è stato previsto qui – spiegò, - Harry, tu sei la Fenice, perché avresti dovuto morire, invece sei sopravvissuto. In questo modo Voldemort ti ha designato come il suo peggior nemico... E tu Draco, sei il Drago, perché porti proprio il nome di questa costellazione. Sei stato il primo della tua famiglia a tradireVoldemort... E io, io sono la Chimera. Sono... Sono... -
Aveva parlato senza nemmeno riprendere fiato, ma ora le ultime parole le morirono in gola. Non poteva, non voleva rivelare chi era. Rimase a guardare i quattro, che la fissavano sorpresi e perplessi al tempo stesso.
- Ma... Ma ne sei proprio sicura? – domandò Harry. – Non è che c'è stato un errore? Insomma, è una leggenda... -
Ariana guardò il libro e lesse la descrizione che accompagnava il testo che aveva appena letto. Si trattava di un libro di vecchie leggende, storie senza senso e profezie mai avverate. Ma quella, quella era vera. Tutto combaciava. La Fenice, il Drago e la Chimera... Loro tre, così diversi l'uno dall'altro, riuniti per sconfiggere il Signore Oscuro. Era perfetto.
- Harry – esalò, - Non può essere una coincidenza. E' esattamente quello che è accaduto... E molto probabilmente quello che accadrà. Sapevo già di essere la Chimera -
- Come lo sapevi già? – chiese Hermione, colpita.
- L'ho capito la notte in cui Hogwarts è stata attaccata – rispose Ariana, modulando la voce per sembrare distaccata, - Lucius Malfoy mi ha fatto capire che potevo essere io. I Mangiamorte hanno sempre attaccato scuole che io ho frequentato... La Fenice e il Drago li aveva già trovati... Mancavo io –
Draco la guardò, un lampo di comprensione che gli illuminava gli occhi d'argento. Si avvicinò a lei e sbirciò nel libro, con l'aria seria.
- Cosa sarebbe "il Potere Dimenticato"? – domandò.
- Non... Non lo so – rispose Ariana, - Non ne ho idea... -
Lesse le ultime tre righe: sarebbe stata lei a sconfiggerlo? E come poteva?
Scoprire la verità le diede un sollievo inaspettato. Quello che doveva fare era già stato scritto, doveva solo farlo. Aveva un compito, per quanto difficile. Aveva uno scopo nuovo.
- Harry, tu ci credi? – domandò, guardando il Bambino Sopravvissuto.
- E l'altra profezia? Non ha più alcun valore? – disse, - No, io non ci credo –
Ariana sospirò. – L'altra profezia si integra perfettamente con questa – disse, - Qui dice che "Nella notte in cui il destino della Fenice sarà tracciato, Egli designerà il suo eguale". E' accaduto proprio così. Quando Voldemort ha sentito la profezia della Cooman, ha scelto te... Il tuo destino era stato tracciato, e lui ha scelto. Capisci? –
Per Ariana era tutto chiarissimo: solo, non sapeva cosa fosse "il Potere Dimenticato". Si voltò verso Draco.
- Tu ci credi? – chiese.
Il biondo non rispose subito. Rimase a guardarla un momento immobile, l'espressione imperscrutabile. – Vorrei non doverci credere – disse piano, - Ma cicredo –
Ariana sorrise. Erano in due a vedere la verità. Appoggiò il libro sul tavolo, sentendo gli sguardi di tutti su di lei.
- Perché dovresti essere tu la Chimera? -
Ariana si aspettava che la domanda venisse posta da Harry o Hermione, invece fu Draco a parlare. E all'improvviso capì che se gli avesse detto chi era veramente, avrebbe rischiato di perderlo, di allontanarlo. E lei non voleva, non ora che iniziava a capire.
- Ho vissuto tutta la mia vita a contatto con il male – rispose, con una nota dolente nella voce, - Tante volte ho pensato che sarei diventata anche io un essere dell'oscurità, ma non è successo. Ci sono arrivata molto vicina, ma per fortuna qualcosa dentro di me ha conservato la lucidità e mi ha impedito di diventare la vostra nemica. Se non fosse stato per Silente, non sarei ciò che sono ora -
"Già, e cosa saresti allora?" si domandò.
I quattro la fissavano, zitti. Alla fine, però, Hermione sorrise chiudendo il libro che aveva davanti.
- Non ci resta che cercare ancora qualcosa su quello strano potere... - disse, - Bene, credo che per oggi abbiamo provato già troppe forti emozioni. Andiamo a cena? –
Harry voltò piano la testa per guardarla, gli occhi spalancati. Ariana sorrise davanti alla sua espressione confusa. La Caposcuola le gettò un'occhiata che lei non riuscì a interpretare, poi si alzò.
- Andiamo, Ariana? Credo di aver bisogno di una doccia – disse.
Le due ragazze uscirono dalla biblioteca dirette alla loro camera, con Ariana che guardava Hermione divertita.
- Stai bene? – domandò la Caposcuola.
- Perché me lo chiedi? –
- Ho mandato io Malfoy, prima – rispose Hermione, precedendola dentro la stanza, - Stavo per venirti a cercare per farti vedere quella profezia, ma ho notato che c'era qualcosa che non andava. Così l'ho chiamato. E senza che Harry e Ron si accorgessero di niente –
- Oh... - fece Ariana, - Bè... Grazie –
Hermione si strinse nelle spalle con un sorriso. – Dovevi vedere l'espressione di Malfoy – disse, - Aveva lo sguardo di un Basilisco, e io ne ho visto uno veroal secondo anno –
Sparì dentro il bagno senza aggiungere altro, lasciando Ariana seduta sul letto con l'espressione persa.
Nessuno, in tutti gli anni che aveva passato a cacciarsi nei guai, aveva mai tentato di proteggerla. Sapevano tutti che era benissimo in grado di guardarsi da sola, e oltrettutto non amava le intromissioni. Questa volta, però, era stato diverso. La sensazione che aveva provato vedendolo aggredire Gabriele perché l'aveva sfiorata era difficile da descrivere. Per quanto le dispiacesse per l'amico, non poteva non ammettere che la cosa le aveva fatto un immenso piacere.
Si sdraiò sul letto, sentendo l'acqua della doccia scorrere oltre la porta del bagno, e mise le braccia dietro la testa. Si rese conto che stava sorridendo, fissando il soffitto del letto a baldacchino. Con un calcio si sfilò gli stivali e si mise comoda.
Forse iniziava a capire, cosa significava amore... Forse la soluzione del suo rompicapo era vicina...
Voleva portarlo da qualche parte, per stare da sola con lui. Voleva vedere se riusciva finalmente a capire.
Le venne un'idea, ma rimase a pensare qualche minuto per chiedersi se faceva bene o meno. Qualunque cosa facesse, sapeva che era comunque sbagliata: non poteva permettersi distrazioni, proprio adesso che aveva capito che cosa doveva fare. Ma stranamente il suo compito, la sua missione, stava passando in secondo piano. Sconfiggere Voldemort, al momento, le sembrava una cosa semplice... Di così poca importanza.
Afferrò una pinza e si legò i capelli dietro la testa, indecisa. Dondolava nervosamente un piede, ascoltando la voce di Hermione che canticchiava sotto la doccia. Voleva seguire il suo consiglio: ascolta il cuore e non la testa.
Con un agile balzo scese dal letto e ancora scalza uscì fuori. Rimase almeno un minuto buono a fissare la porta della stanza dei ragazzi, sperando che non ci fossero Harry e Ron. Trasse un respiro ed entrò.
La camera sembrava vuota, poi notò che Draco era a torso nudo dall'altra parte, vicino al balcone. Si ricordò all'improvviso che forse avrebbe dovuto bussare.
- Oh... scusa – disse, mentre l'altro la guardava divertito.
- A cosa devo una tale irruzione nella mia stanza? – domandò, avvicinandosi.
- Ehm... Volevo dirti una cosa – mormorò Ariana, sentendo la lingua stranamente pesante. Perché stava avendo una reazione del genere? Non gli doveva mica chiedere qualcosa di così imbarazzante!
- Stavo per venirti a chiamare – disse Draco.
- Devi dirmi qualcosa? – domandò Ariana, facendo un passo verso la porta. Forse lui voleva parlare della profezia...
- Non precisamente – rispose il biondo, mostrando il ghigno da lupo. Si avvicinò ancora e la prese per i fianchi, tirandola verso il suo letto.
- No! – sibilò lei, - Draco, no! Daì, che di la ci sono gli altri! -
Finirono sul letto, e Ariana si ritrovò proprio sopra il Serpeverde che ghignava alla grande. Sbuffò, divertita e arrabbiata al tempo stesso. Sentiva sotto lemani la pelle calda e i muscoli del torace di Draco, che si alzava e si abbassava impercettibilmente.
Il Serpeverde le prese il viso con una mano e lo avvicinò, dandole un bacio delicato sulle labbra. Intanto giocherellava con una delle sue ciocche di capelli, sfuggita all'acconciatura.
- Sono in astinenza – mormorò Draco, sorridendo.
Ariana abbassò la testa per nascondere il sorriso. – Sei sempre il solito – disse, poi gli scoccò un bel bacio appassionato. – Così ti basta? – chiese dopo un po'.
- No -
La ragazza gli poggiò le mani sul petto, cercando di tirarsi su, ma la mano del Serpeverde, poggiata sulla sua schiena, glielo impedì.
- Se ci vedono siamo finiti – disse Ariana, cercando di fare la minacciosa.
- Non ci vedranno – disse Draco, sciogliendole i capelli, - Gli ho detto di non entrare per un po' perché avevo da fare –
Ariana rimase a guardarlo in viso, cercando di non scoppiare a ridere. Erano decisamente agli opposti: lei non sarebbe mai stata così sfacciata. Tamburellò con le dita sul suo petto nudo, sui muscoli ben sviluppati dal Quiddich.
- Anche visto da qui hai un bel nasino – disse Draco, guardandola dal basso.
Ariana si portò istintivamente le mani al naso. – Dici? – disse dubbiosa, - Io ho sempre pensato che fosse un po' troppo a patata –
Draco scoppiò a ridere. – Ma smettila! – sbuffò, tirandola di nuovo verso di se per scoccargli un altro bacio. Sapeva essere molto dolce, anche se era l'algido Principe delle Serpi.
Ariana lo sentiva muoversi sotto di lei, ma non diede segni di volerla spogliare. Evidentemente aspettava che fosse lei a dargli il via, e per il momento lei non ne aveva l'intenzione.
- Ti sto schiacciando? – chiese la ragazza, sapendo di non essere esattamente un peso piuma.
- No, per niente – rispose Draco, - Hai anche una bella boccuccia –
Ariana arrossì di colpo. – La finisci?! – sbottò.
In quel momento la porta venne aperta all'improvviso, e Ariana voltò di scatto la testa. Sulla soglia c'era Harry, che al momento li fissava con sguardovaquo. I suoi occhi indugiarono prima su Draco, sdraiato sotto Ariana a petto nudo, e poi sulla ragazza, che aveva cambiato colore, adagiata addosso alSerpeverde.
Ariana guardò il Bambino Sopravvissuto, spaventata. Non sapeva che dire, ed evidentemente anche Harry pensava la stessa cosa. Cercò di mettersi a sedere, ma una mano le afferrò delicatamente il mento e un attimo si ritrovò a baciare di nuovo Draco, sentendo la sua presa sulla sua schiena farsi più salda.
La porta venne sbattuta con una forza tale che i vetri della stanza tremarono, e Ariana finalmente riuscì a liberarsi.
- Draco! – sibilò.
Il biondo ridacchiava come un matto.
- Che c'è? – chiese.
- Ma... Ma sei impazzito? – domandò Ariana, cercando invano di liberarsi di nuovo.
- Ormai ci aveva visto – spiegò Draco, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, - Tanto vale che finivamo l'opera. E poi non basta il Magnifico a interrompermi sul più bello –
Ariana lo fissò, chiedendosi come facesse ad essere così sicuro di sé.
- E ora che facciamo? – domandò a voce bassa.
- Niente – rispose Draco, - Facciamo la doccia –
Ariana si accorse che lui stava guardando da tutt'altra parte. Seguì i suoi occhi, per scoprire che stava sbirciando dentro lo scollo della sua maglietta.
- Ehi! – gridò, portandosi una mano al petto per coprire tutto e mettendosi a sedere.
Draco ridacchiò. – Non è colpa mia. Sei tu che mi hai istigato – disse.
Ariana si alzò dal letto e gli tirò una delicata sberla sulla spalla. Il biondo raccolse i suoi asciugamani e si tolse la cintura. – Io vado a farmi una doccia. Vieni con me? –
La ragazza lo guardò facendo l'offesa. – Sei dannatamente sfacciato – disse, - Magari facciamo venire anche Harry e Ron, già che ci siamo? –
- No, loro due no – ribatté Draco, aprendo la porta del bagno, - Voglio fare una cosa a due -
Ariana alzò gli occhi al cielo, poi si ricordò per cosa era venuta.
- Draco, sai andare a cavallo? – chiese.
Lui le gettò un'occhiata altezzosa. – Certo. Un Malfoy sa fare tutto – rispose.
Ariana si avvicinò e le regalò un ultimo bacio a fior di labbra, prima di uscire dalla stanza in silenzio.
- Draco... Draco, svegliati per favore – sussurrò Ariana, sfiorando la spalla del Serpeverde nella penombra nell'alba.
Il biondo si mosse tra le lenzuola, mentre Ariana guardava furtiva Harry e Ron che dormivano nei loro letti, sperando che non si svegliassero.
- Ariana, ma tu non dormi mai? – grugnì Draco, girandosi verso di lei.
- Shh – fece lei, - Per favore, alzati. Voglio portarti in un posto –
Draco per un momento non si mosse, poi con uno sbuffo scese dal letto, in boxer. La guardò un momento, molto probabilmente chiedendosi perché le fosse venuto in mente di svegliarlo a quell'ora, poi disse: - Lo faccio solo perché sei tu –
- Grazie... Ti aspetto fuori -
Ariana uscì dalla stanza e si appoggiò al muro, in attesa. Aveva accettato, alla fine. Pensava che non lo avrebbe fatto...
Cinque minuti dopo, Draco usciva dalla camera vestito di tutto punto, passandosi una mano tra i capelli. Ariana rimase a guardarlo per un momento, poi disse: - Vieni –
Scesero nelle scuderie senza dirsi una parola. Ariana sentiva i passi leggeri di Draco dietro di lei, sorridendo impercettibilmente. Quando furono all'interno della stalla, prese Brezza del Mattino e lo portò fuori.
- Scegli un cavallo – disse al Serpeverde.
Draco si guardò intorno, poi con un cenno del capo indicò uno stallone nero in fondo alla scuderia. Ariana fece uscire il cavallo e porse le briglie a Draco.
- Si chiama Auriga – disse, - Il nome di una costellazione... -
La ragazza attese che il biondo salisse sullo stallone, poi anche lei montò su Brezza del Mattino. Gettò un'occhiata a Draco, poi si avviò verso il portone.
Fecero insieme la strada che lei aveva percorso il mattino precedente, in silenzio. Il cielo si era tinto di rosa, e faceva molto freddo. Il fiato di Ariana si condensava in bianche nuvolette che evaporavano nell'aria di gennaio.
- Dove stiamo andando? – domandò Draco, nel silenzio più totale.
- In un posto – rispose Ariana, enigmatica, - Pronto a correre? –
- Quando vuoi –
Ariana spronò Brezza del Mattino al galoppo, mentre Auriga la seguiva a ruota. Con l'aria che frustava sui loro volti, attraversarono un campo d'erba e lasciarono il sentiero, inoltrandosi tra il folto degli alberi.
Mezz'ora dopo, Ariana e Draco arrivarono sull'argine di un fiume dalle acque grigie, che scorrevano ora lente ora impetuose. I due cavalli si fermarono, scalpitando dopo la lunga corsa.
Draco si guardò intorno mentre Ariana smontava dallo stallone, lasciandolo libero di brucare l'erba. Anche lui scese da Auriga, e raggiunse la ragazza che si era seduta sull'argine del fiume.
Ariana lanciò un'occhiata al ragazzo, poi afferrò un filo d'erba e iniziò a rigirarselo tra le dita. Lo guardava di sottecchi, come se potesse sparire da un momento all'altro.
- Perché mi hai portato qui? – chiese Draco.
Ariana si strinse nelle spalle. – Ci passavo molto tempo, quando stavo all'Aurelius – rispose, - Volevo che lo vedessi anche tu –
Draco la scrutò con un mezzo sorriso. – E' un bel posto – disse, - Anche se fa un po' freddo... -
Ariana sorrise. Il freddo in quel momento non lo sentiva proprio. Distese le gambe sul prato, guardando dall'altra parte del fiume.
- Draco... Ti ricordi cosa mi hai detto nella Stanza delle Necessità, un po' di tempo fa? – chiese con la voce bassa.
- Uhm... Non credo di ricordarmi... - disse Draco, facendo finta di essere assorto, - Avrei bisogno di una rinfrescatina... -
Ariana sorrise abbassando la testa. – Era qualcosa a proposito dei sentimenti... - lo incalzò.
- Mah... Forse ricordo qualcosa – fece Draco, portandosi una mano al mento.
- Dai, non fare la serpe – disse Ariana, - Non farlo diventare più difficile di quanto non lo è già –
Draco le gettò un'occhiata. – Uhm... D'accordo – disse.
- Per te vale ancora, quello che mi hai detto? – domandò.
La sua frase cadde nel silenzio più totale. Aveva il cuore che batteva talmente forte che era sicura che persino Draco lo potesse sentire.
E mentre aspettava che lui dicesse qualcosa, vide il suo riflesso nell'acqua del fiume. E capì.
Amore significava essere se stessi, senza paura del giudizio altrui. Amore significava poter svelare i propri difetti, le proprie paure a qualcuno pur sapendo di essere amati a propria volta. Draco era riuscito a vedere oltre la maschera che portava, a farla prima vacillare e poi cadere.
- Ariana... - sussurrò Draco, alzandosi e avvicinandosi a lei, - Credo sia cambiato qualcosa... -
Si sedette di fronte a lei e le prese il mento con la mano. Si guardarono negli occhi. Ariana aveva le viscere attorcigliate, ma non le interessava minimamente se la cosa traspariva dal suo sguardo. Voleva solo che le dicesse la verità, e solo quella.
- Ti amo più di prima – sussurrò Draco.
Lo sguardo di Ariana guizzò prima da una parte poi dall'altra, e infine incontrò gli occhi d'argento del Serpeverde. Doveva dirlo o sarebbe scoppiata.
- Ti amo anche io -
Erano parole che la sua bocca non aveva mai pronunciato, ma che le uscirono così naturali che si stupì di se stessa. E dire quello che provava la lasciò inspiegabilmente felice.
Draco la baciò con passione, una passione che prima non aveva mai usato con lei. Le passò una mano tra i capelli, mentre Ariana gli stringeva l'altra.
- Ci hai messo un po' – le sussurrò Draco sulle labbra, sorridendo.
- Meglio tardi che mai, no? – ribatté Ariana, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare in un altro bacio per niente casto.
Finirono sdraiati sul prato gelido, Ariana completamente abbandonata sul petto del Serpeverde. Non sentiva né lo scorrere dell'acqua, né il respiro dei cavalli a pochi metri da loro. Non si rendeva nemmeno tanto conto di dove si trovava, perché al momento il suo cuore era impegnato a gioire per qualcosa che aveva cercato per tanti anni e che ora, inaspettatamente aveva trovato.
Amore.
- Ariana... - sussurrò Draco, - Non è per fare il rompiscatole, ma non è proprio un posto che può dirsi comodo, questo -
La ragazza si mise a sedere. – Scusa, mi sono lasciata prendere – disse, imbarazzata.
Draco si tirò su e la guardò. – Dovresti farlo più spesso – disse, alzandosi, - Ci cerchiamo un posto più caldo? –
- Va bene... -
Ariana si alzò in piedi, e guardò Draco montare in sella ad Auriga. Rimase ferma, tenendo Brezza del Mattino per le briglie.
- Draco... -
- Sì? –
- Posso salire con te? –
Non era una domanda molto logica: c'erano due cavalli, potevano benissimo andare uno su uno e l'altro sull'altro. Ma lei non voleva; voleva sentirsi il biondo addosso, per sperare che non fosse tutto un sogno.
Draco la guardò, e una scintilla di divertimento passò nei suoi occhi di tempesta.
- Sali – disse.
Ariana legò Brezza del Mattino alla parte posteriore della sella di Auriga, e poi si issò sullo stallone nero.
- Tu davanti – disse Draco.
La ragazza si sedette, con il biondo le faceva spazio sulla sella. Le scostò i capelli su una spalla, mentre un brivido le percorreva la schiena. Sentì la sua bocca a un centimetro dal suo orecchio.
- Sei strana, Ariana – mormorò.
- Non chiedermi perché – disse lei, arrossendo.
- Non te lo sto chiedendo – ribatté lui, - Ti sto solo dicendo che sei strana... Ma non è un male, in questo caso –
Con una mano saldò la presa sulle redini, mentre con il braccio le avvolgeva il ventre in una stretta forte e delicata al tempo stesso. Ariana sospirò. Quella sensazione di protezione era una novità per lei, abituata lei a proteggere, e capì che cosa si provava. Incredibile e assoluto abbandono, conscia che qualcun altro pensava per lei.
Sentì che il cavallo partiva al passo, seguito da Brezza del Mattino.
Percorsero la strada fino alla Reggia lentamente, ammirando il paesaggio intorno e scambiandosi solo qualche sussurro. Faceva freddo, ma Ariana non lo sentiva. Percepiva solo il lieve movimento del torace di Draco che si alzava e si abbassava sulla sua schiena, che le confermava che il suo poteva anche non essere un sogno.
Quando vide il portone dell'Accademia, Ariana si ritrovò a pensare cosa avrebbero detto gli altri, vedendoli arrivare entrambi sullo stesso cavallo, abbracciati. Poi, capì che non le importava proprio nulla. Potevano pensare quello che volevano. A lei importava solo di aver trovato la sua metà, di averla finalmente trovata. Che il mondo vedesse quello che provava, che non aveva più paura del giudizio degli altri.
Arrivati nel cortile, Draco aiutò Ariana a scendere dallo stallone, poi smontò anche lui. La ragazza gettò uno sguardo verso la finestra delle loro stanze e vide Hermione affacciata. Le rivolse un sorriso raggiante e la salutò con la mano. Poi intrecciò le dita con quelle del Serpeverde ed entrò nella Reggia.
- Avanti, cerchiamo -
Ariana ricoprì il suo tavolo di libri grossi e pesanti come mattoni, scegliendo quelli che potevano esserle utili. Ne scartò una decina, poi guardò Draco, Harry, Ron ed Hermione.
- Vediamo se troviamo qualcosa su questo strano Potere – disse, - Anche se non ho idea di cosa sia... -
Così come avevano fatto il giorno prima, passarono tutto il pomeriggio chiusi in biblioteca, sfogliando libri su libri. Fuori aveva iniziato a piovere, e almeno il brutto tempo impediva ad Ariana di fuggire e trascinare Draco in un'altra passeggiata romantica.
Da quella mattina di due giorni prima, tutto brillava sotto una nuova luce. Era strano come all'improvviso tutto sembrasse meno importante, meno pericoloso. C'era qualcosa che rendeva l'aria frizzante, incredibilmente diversa. C'era qualcosa che rendeva Ariana euforica, felice.
Con un sorriso sulle labbra, alzò impercettibilmente lo sguardo per incontrare quello di Draco, davanti a lei. Averlo proprio li davanti la distraeva. Gli sfiorò con il piede la gamba, ridacchiando.
Harry e Ron, che li avevano notati, distolsero lo sguardo, molto probabilmente disgustati. La loro reazione alla relazione tra Draco e Ariana era stata singolare: avevano fatto gli indifferenti, ma lei era sicura che la stessero maledicendo in tutte le lingue che conoscevano. Hermione, invece, era stata contenta per lei e non le aveva mosso nessuna accusa di tradimento (come immaginava avessero fatto Harry e Ron).
Ariana chiuse bruscamente il libro che aveva davanti e si alzò per andare a rimetterlo dov'era. Anche se era un po' distratta, non poteva negare che la ricerca non andava bene. Non avevano abbastanza informazioni riguardo al Potere Dimenticato menzionato dalla Profezia, e non riuscivano a trovare nulladi importante.
Il problema che si poneva era solo uno: credere o non credere. Per quanto fosse azzeccata e ricalcasse in modo molto simile le loro storie, Ariana aveva pensato che potesse essere solo una coincidenza. In fondo, quella profezia era un vecchio mito riguardo a tre creature antiche, ma che comunque esistevano.
Aveva ragionato sotto tutti i punti di vista, e quello che si chiedeva era se Silente avesse mai sospettato qualcosa... E la sua domanda aveva trovato parziale risposta quando si era ricordata come si chiamava il gruppo che il Preside aveva fondato per combattere Voldemort: l'Ordine della Fenice. E se Harry era veramente la Fenice, non c'era nome più appropriato...
Tuttavia, non poteva basarsi solo su quello per decretare se Silente sapesse qualcosa o meno. Le aveva rivelato tutto in quegli anni, perché non parlarle di quella profezia? Perché tacerle una cosa così importante?
"Perché anche tu ne fai parte" fu la risposta che le diede la sua testa.
Vero. Anche lei ne faceva parte, ma proprio per questo doveva sapere. Se avesse saputo prima cosa cercavano i Mangiamorte, avrebbe potuto risparmiare vite che erano state inutilmente stroncate.
Non le rimase che il dubbio, che non poteva sperare di togliersi. Silente era morto, e non poteva parlare con lui. Non poteva chiedergli i tanti perché che le erano venuti in mente in pochi mesi.
Ariana scese al piano di sotto della biblioteca, gettando un'occhiata fuori dalla finestra. Si stava facendo buio, e il cortile era bagnato di pioggia.
All'improvviso, avvertì una strana sensazione. Istintivamente portò una mano alla bacchetta, la estrasse e si voltò.
Non c'era nessuno. Solo lei.
Si guardò intorno, nella sala illuminata dalla luce di tante candele. I titoli d'oro dei libri brillavano tranquillizzanti sui loro scaffali, la polvere che svolazzava silenziosa. Rimise la bacchetta a posto, dandosi della sciocca per quella reazione esagerata. Non aveva i nervi a fior di pelle come Harry.
E poi, la sentì.
Una risata. Una risata fredda come il ghiaccio, così malvagia che la notte sembrò ancora più scura. Una risata acuta, che lei non aveva mai sentito ma che non poteva non riconoscere.
Ariana sguainò la bacchetta, e allora le vide.
Fuori, sotto la pioggia torrenziale, c'erano delle ombre scure. Ombre avvolte in mantelli che avanzavano verso la Reggia, le bacchette illuminate.
E una di quelle ombre era Lord Voldemort.
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