27. L'Accademia Aurelius
- Bene, è tutto pronto -
Ariana controllò per l'ultima volta che nello zaino ci fosse tutto il necessario per il viaggio. Infilò la bacchetta nella tasca dei pantaloni, calzò gli stivaletti e si mise il matello nero che usava durante gli spostamenti. Argo, dietro di lei, era pronto a partire.
La ragazza diede un ultimo sguardo al dormitorio delle ragazze, poi scese in Sala Comune con lo zaino in spalla e uscì nel corridoio. Erano le due del pomeriggio del 2 gennaio, e fuori il parco di Hogwarts era coperto di neve.
Con i suoi soliti passi rapidi e silenziosi, Ariana raggiunse la scala del terzo piano, dove c'era il gradino su cui potersi Smaterializzare. Draco la aspettava, con il bagaglio in spalla.
- Già qui? – domandò lei, vedendolo.
- Avevi detto di essere puntuale – ribatté lui, con un sorriso. Si avvicinò per scambiare un rapido bacio a fior di labbra, ma lei si scostò, lesta.
- Cosa ti avevo detto? – lo aggredì.
Il Serpeverde alzò gli occhi al cielo. – Tanto lo sai che non riesci a resistere – disse.
Dopo il giorno di Natale, Ariana aveva cercato di mantenere una certa distanza tra loro due, fedele alla promessa che aveva fatto a se stessa. Nonostante tutta la sua forza di volontà, però, Draco era riuscito comunque a rubarle qualche bacio piuttosto appassionato, al quale lei aveva fatto fatica a sottrarsi. Stargli lontano stava diventando più difficile del previsto.
- Io non so di preciso dove si trovi il Quartier Generale dell'Ordine – disse Ariana per cambiare argomento, - Dovrai guidarmi tu -
Disse le ultime parole con una certa apprensione: doveva affidarsi a qualcun altro che non fosse lei stessa, e anche se era per un breve istante, la cosa la infastidiva. Draco sembrò cogliere i suoi pensieri e disse: - Tranquilla. Ti fidi di me, no? –
Ariana non rispose subito: si fidava di lui? Sì, dopo quello che era successo a Natale. Gli rivolse un sorriso, prima di afferrargli il braccio con delicatezza. Il biondo la tirò verso di lui e sfiorò le labbra con le sue, prendendola come sempre contropiede.
- Sei una Serpe – mormorò Ariana.
- Anche tu – ribattè Draco, - Proibirmi di toccarti è un tipico comportamento da Serpeverde –
Quando si materializzarono in una piazza di una città deserta erano ancora uno di fronte all'altro, con Ariana che faceva di tutto per cercare di fare l'arrabbiata ma che proprio non ci riusciva.
Si guardarono intorno per vedere se c'era qualche movimento sospetto, poi il biondo si diresse verso uno spazio che c'era tra due case, tra il numero 11 e il numero 13.
- Vieni – disse alla ragazza.
Tra le due case ne era appena apparsa una terza, sulla cui porta c'era un grosso numero 12. Dopo essersi nuovamente guardati alle spalle, Draco bussò e attesero.
Dopo due minuti arrivò ad aprirgli Remus Lupin, il volto pallido ed emaciato come al solito. Li squadrò da capo a piedi, poi domandò a Draco: - Qual è ilPatronus di Kingslay Shakebolt? –
- Una lince – rispose il biondo.
Lupin si fece da parte e li lasciò entrare in casa. Era un luogo lugubre e tetro, anche se Silente le aveva detto che era perfetto per essere il Quartier Generale dell'Ordine della Fenice. Attraversarono un lungo corridoio in cui erano appese delle teste di elfi domestici, e arrivarono in una grande sala da pranzo. Dentro, c'erano la Signora e il Signor Weasley, Fred e George, Ninfadora Tonks e Malocchio Moody. I loro sguardi si posarono su Ariana, alcuni incuriositi altri sospettosi.
- Buonasera – disse Ariana, cercando di apparire perfettamente a proprio agio.
- Allora tu saresti la spia di Silente – disse Tonks, ormai al quinto mese di gravidanza. – Piacere di conoscerti –
- Piacere mio –
Ariana strinse la mano alla donna e alla Signora Weasley, che erano le uniche due lì dentro che non aveva conosciuto dopo l'attacco a Hogwarts. Sembravano molto incuriosite da lei.
Draco venne accolto con molta più benevolenza di quanto lei si aspettasse: evidentemente i membri dell'Ordine si fidavano molto di lui, perché Arthur gli rivolse un grande sorriso stringendogli la mano.
In quel momento entrarono nella sala da pranzo Harry, Ron, Hermione e Ginny. Le due ragazze squadrarono prima Draco poi Ariana, come per vedere se lei fosse ancora tutta intera. Harry e Ron, invece, sembravano contenti di rivedere lei ma non il Serpeverde.
- Hai passato delle belle vacanze? – chiese Ginny, gettando un'occhiata divertita a Malfoy.
- Ehm... Sì, abbastanza – rispose Ariana, leggermente imbarazzata.
- Drake – disse all'improvviso Moody, - Ci garantisci che Potter sarà al sicuro? Altrimenti dobbiamo mandare una squadra con voi –
Ariana divenne seria e annuì. – Certamente – disse, - L'Accademia Aurelius è uno dei posti più sicuri al mondo. E in ogni caso sono pronta a tutto: ho un piano di emergenza che riporterà Harry qui o a Hogwarts se si presenterà la necessità di fuggire –
Moody grugnì, e Ariana rivolse uno sguardo a tutti i presenti. Doveva mettere bene in chiaro ogni cosa, da subito. Si voltò verso Harry, Ron ed Hermione: - Voglio essere chiara con voi. Sono abituata a lavorare da sola. Se volete che tutto fili liscio, dovrete seguire i miei ordini, qualunque essi siano. Soprattutto tu, Harry: se ti dirò di fuggire, dovrai farlo, è chiaro? – Si rivolse agli altri. – Per questo motivo mi assumo ogni responsabilità di questa missione: qualunque cosa accadrà sarà fatta ricadere su di me –
Tutti sembrarono colpiti dall'autorità della voce di Ariana: nessuno ebbe nulla da obiettare, perché rimasero tutti in silenzio.
- Il camino è pronto? – domandò a Moody.
- Quando volete partire... - rispose l'Auror.
Ariana si diresse verso il camino con passo sicuro, ed esaminò il fuoco verde con aria critica. Entrò tra le fiamme tenendo Argo per il collare e disse: - Andrò io per prima con Argo. Se sarà tutto a posto dall'altra parte, vedrete una fiamma blu balenare all'interno del camino. A quel punto entrerete secondo quest'ordine: prima Harry, poi Draco, poi Hermione e per ultimo Ron. Se non ricevete nessun mio messaggio, non seguitemi e chiudete immediatamente laMetropolvere. Tutto chiaro? –
Guardò uno a uno i presenti. Draco le rivolse un'occhiata preoccupata e sembrò sul punto di dire qualcosa, ma rimase in silenzio.
- E' stato un piacere. Arrivederci – disse Ariana, - A presto, Ginny. Accademia Aurelius! -
Dopo aver vorticato furiosamente per trenta secondi tra le fiamme verdi, Ariana uscì da un enorme camino di pietra scura, seguita da Argo, ritrovandosi in un immenso salone dalle alte finestre a cuneo, da cui filtrava la luce del sole che illuminava il pavimento liscio e le colonne bianche dell'AccademiaAurelius. Delle statue di marmo che rappresentavano busti di maghi famosi erano dispose lungo le pareti, in alcune nicchie ricavate tra i finestroni. Non c'era nessuno, a parte tre persone che attendevano che Ariana parlasse.
Il primo era un'uomo non molto alto, anziano e vestito con un completo babbano verde scuro. Aveva due grossi occhiali da vista dalla montatura d'oro e due baffi grigi che spuntavano da sotto il grosso naso. Era Cesare Augusto, il Preside dell'Accademia.
Le altre erano due donne, entrambe di circa quarantacinque anni. Una aveva una chioma di riccioli biondo scuro e un paio di occhiali brillanti di strass, e indossava un lungo abito blu scuro. L'altra, aveva corti capelli neri ed era piuttosto grassottella, con gli occhi piccoli e scuri.
- Buongiorno, Preside Augusto – salutò Ariana con un cenno del capo – Professoressa Traverso, professoressa Ferraris -
- Bentornata, Ariana – disse il Preside, mentre la ragazza tratteneva Argo per il collare. – Bentornata –
Strinse le mani di tutti e tre, poi disse lei: - Vi chiedo solo un momento, per favore. Devo dare il via libera ai miei compagni –
Si voltò verso il camino e pronunciò un'incantesimo a labbra strette. Un piccolo fuoco blu baluginò per qualche istante, poi scomparve. Uno dopo l'altro, Harry, Draco, Hermione e Ron uscirono dal camino, guardandosi intorno incuriositi.
Il Preside soffermò il suo sguardo su Harry e sulla sua cicatrice. Lo studiò attentamente, poi andò a stringergli la mano.
Dopo le dovute presentazioni, il Preside disse loro: - Sono lieto che voi studenti di Hogwarts abbiate scelto proprio questa scuola, come luogo per le vostre ricerche. Vi abbiamo preparato delle stanze nell'ala ovest della Reggia. La professoressa Traverso vi mostrerà la strada –
Il gruppetto seguì la strega con i riccioli biondi su per una scalinata di marmo bianco, arrivando in un lungo corridoio luminoso, con un lungo tappeto sul pavimento. Dalle finestre si poteva vedere il cortile illuminato dal sole di gennaio, deserto.
Ariana si sentiva benissimo. Conosceva come le sue tasche ogni angolo della scuola, e ripercorrerli adesso la rendeva entusiasta. L'Accademia era molto diversa da Hogwarts: era un luogo luminoso e pieno di verde. Seguiva la professoressa con passi leggeri, ricordando quando al quinto anno passava sempre di lì per andare alle lezioni, o quando usciva per andare a giocare nel parco con Argo.
- Eccoci – disse la Traverso, - Qui ci sono le vostre camere. I ragazzi staranno da questa parte, mentre le ragazze da questa -
Indicò con la mano due porte vicine, e Ariana gettò una rapida occhiata a Draco: evidentemente non pensava di dover dividere la stanza con il Magnifico e Lenticchia. E gli altri due sembravano altrettanto scocciati. Ridacchiò ed entrò nella camera delle ragazze.
La loro stanza non era grandissima, ma molto confortevole. C'erano due morbidi letti a baldacchino ai due estremi, e una grande balconata che dava sul parco. Al centro c'era un'ampio tappeto rotondo con un tavolino e due sedie. Una porta azzurra conduceva al bagno.
Ariana tornò fuori, dove la Traverso l'attendeva.
- Sono perfette – disse, - Ringrazi da parte mia il Preside. E' stato molto gentile -
- Per noi è un piacere riaverla qui, signorina Drake – disse la Traverso. – Avete già accesso alla Biblioteca, se volete cominciare. In ogni caso siete liberi di girare per la scuola, possibilmente senza fare danni –
Ariana sorrise. La professoressa era sempre la stessa. – Non si preoccupi – disse, - Ci penso io a tenerli a bada. Lo sa come sono fatta, no? –
La strega ricambiò il suo sorriso. – Mi ricordo benissimo. Se ha bisogno, sa dove andare a chiedere –
La ragazza guardò la sua vecchia professoressa allontanarsi, poi andò a sbirciare nella stanza dei ragazzi, lasciando Hermione a disfare i bagagli.
- Sfregiato, non iniziare a rompere – stava dicendo Draco, - Non era nemmeno nei miei piani condividere la stessa stanza -
Ariana si schiarì la voce, per far notare la sua presenza. Il Serpeverde si voltò a guardarla con una smorfia. – Di questo non mi avevi detto nulla – disse.
La ragazza sorrise. – Non sapevo dove ci avrebbero messo – spiegò, - Ma sono solo cinque giorni. Puoi resistere, no? –
Draco grugnì e tornò a disfare i suoi bagagli. Si era appriato del letto vicino al balcone, e aveva schiaffato Harry e Ron dall'altra parte della camera, nei due letti vicini. Entrambi avevano due facce da funerale.
- Allora, cosa ne dite di questo posto? – domandò lei.
- Non abbiamo visto nulla – rispose Ron.
- A questo problema si può porre subito rimedio – disse Ariana, con gli occhi che brillavano.
L'Accademia Aurelius si trovava nel nord-ovest dell'Italia, immersa in un grandissimo parco verde. Era un'enorme reggia settecentesca, che persino iBabbani conoscevano: per loro era un monumento famoso in tutto il paese, dovuto alla sua somiglianza con la famosa Reggia di Versailles, a Parigi. Naturalmente non sapevano che dentro si nascondeva una delle scuole di magia più belle del mondo. Con un piccolo ma geniale incantesimo, i Babbanivenivano ingannati e non notavano assolutamente nulla di strano.
- In pratica – spiegò Ariana, - C'è solo un'ala della Reggia aperta a loro, più precisamente una sala. Con la magia è stata creata l'illusione ai Babbani che in realtà si tratti di tutta la Reggia. Fanno il loro giro turistico, ma alla fine sono sempre rimasti nella stessa stanza -
Ariana camminava spedita per uno dei corridoi, seguita da Draco, Harry, Ron ed Hermione. Presero una porta e uscirono nel cortile interno.
- All'interno dell'Accademia non si può entrare se non si è autorizzati dai Guardiani – continuò Ariana, - I Guardiani sono quattro, e conoscono i nomi e i volti di tutte le persone che entrano ed escono da qui. Anche i vostri, altrimenti non sareste potuti entrare. E' una cosa un po' complicata da spiegare... Eccoci, qui ci sono le scuderie -
Erano arrivati davanti a una grande stalla: da dentro provenivano nitriti e scalpiccii. Ariana aprì i battenti ed entrò dentro. C'era odore di fieno fresco, e faceva molto caldo rispetto a fuori. Una ventina di cavalli nitrivano dai loro box, infastiditi dalla loro presenza.
- Ariana Drake? – disse qualcuno in fondo alla stalla, parlando in italiano - Sei tu? -
All'improvviso, da uno dei box uscì fuori un ragazzo molto carino, dai capelli scurissimi e gli occhi azzurri. Era poco più basso di Draco, e aveva due belle braccia muscolose, frutto dei lavori nella scuderia. La squadrò da capo a piedi, poi gettò una rapida occhiata a Harry e agli altri.
- Allora non ti hanno ancora espluso, Gabriele. Anzi, ti hanno anche affidato la cura della scuderia – disse Ariana nella stessa lingua, avvicinandosi al ragazzo per stringergli la mano, - Niente vacanze a casa, quest'anno? -
- E tu ancora a cercare cose che non dovresti? – domandò il ragazzo, avvolgendo la sua mano in una stretta possente.
- Come sempre – ribatté Ariana con un sorriso passando all'inglese, poi si voltò verso gli altri. – Ragazzi, vi presento Gabriele Casali. Eravamo compagni di classe. Loro sono Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley e... Harry Potter –
Gabriele strabuzzò gli occhi quando vide la cicatrice del Bambino Sopravvissuto, e andò subito a stringergli la mano. – Harry Potter? Non ci posso credere, qui all'Accademia? Ma è fantastico! – disse, con una perfetta pronuncia inglese. Per fortuna che all'Aurelius lo insegnavano!
Ariana sorrise davanti all'occhiataccia che Draco rivolse al ragazzo, poi chiese: - Chi altro c'è qui? –
Gabriele smise di tempestare Harry di domande e le si avvicinò per risponderle. – Quest'anno sono rimasti Antonio, Claudia e Marta. Adesso credo siano nei dormitori, a parte Antonio che è uscito a cavallo mezz'ora fa –
Ariana annuì e si avvicinò ad un box, per accarezzare uno stallone nero. – Ha preso Brezza del Mattino, immagino –
- Già... A proposito, ma cosa ci fai qui? – domandò Gabriele.
- Sono venuta per la Biblioteca – rispose Ariana, - Dobbiamo fare qualche ricerca... -
- Ho capito – la interruppe Gabriele, - Missione segreta... Tanto per cambiare –
Ariana si strinse nelle spalle, con noncuranza. – Sai come sono fatta... Bè, noi continuiamo il nostro giro panoramico. Ci vediamo a cena –
Salutò il vecchio amico e uscì, seguita da Draco, Harry, Ron ed Hermione. Varcarono uno dei grandi portoni della Reggia e uscirono su una strada sterrata, in mezzo a una lunga serie di alti alberi. Intorno a loro c'era un grandissimo campo, con un fosso attraversato da un rigagnolo d'acqua. In cielo volava alto un falchetto.
Quello che Ariana amava di più di quel posto erano i suoi immensi spazi verdi. Agli studenti era consentito uscire dalla Reggia quando volevano, perché il parco era delimitato dai cancelli sorvegliati dai Guardiani, quindi non vi era alcun pericolo. Chi lo desiderava, poteva anche uscire a cavallo: la scuola metteva a disposizione delle lezioni di equitazione per gli allievi che volevano frequentarle, oltre ai consueti allenamente di Quiddich.
Camminarono per mezz'ora sulla strada battuta, poi Ariana li condusse lungo alcuni sentieri tra le macchie di vegetazione. Conosceva quel posto a memoria, perché al quinto anno aveva passato metà del tempo in giro a piedi o a cavallo. Mentre camminavano, spiegava che anche i Babbani avevano accesso al parco, ma che grazie ad incatensimi potentissimi non si accorgevano di nulla.
Arrivarono a un cancello di ferro battuto che si apriva su un ponte di pietra largo circa cinque metri, e che conduceva ad una strada asfaltata che portava alla città. Di fianco al cancello, c'era una piccola casetta di pietra, e un'anziano signore sulla soglia, che controllava chi entrava e chi usciva.
- Questo è l'Ingresso Ponte Verde – spiegò Ariana, - Ma ci sono altri ingressi, tutti controllati da un guardiano. Lui è Fernando, il Guardiano di questa entrata -
Il vecchio, sentendo pronunciare il suo nome, si voltò a guardarli. Aveva perso quasi tutti i capelli, e gli occhi erano grigio chiaro. Il volto, solcato da centinaia di rughe, era tirato in una smorfia.
- Drake... - grugnì l'uomo, - Sei arrivata -
- Già... Come stai? – chiese Ariana, ricordando quanto fosse scorbutico quel vecchio.
- Abbastanza bene per andare avanti ancora cent'anni – borbottò Fernando.
Ariana rivolse un'occhiata significativa ai suoi amici, quindi salutò il guardiano e iniziarono a tornare indietro.
- E' un tipo un po' taciturno – disse agli altri, - Ma alla fine è una brava persona... Oh, guarda un po' chi c'è -
A circa cinquanta metri da loro un cavallo grigio correva lungo un sentiero battuto, con in sella un ragazzo dai capelli castani. Il cavaliere gli rivolse una rapida occhiata, poi svoltò verso la scuola.
Un attimo dopo il cavallo inchiodava con un nitrito, poi si girava e correva verso di loro.
- Ariana?! – gridò il ragazzo in sella.
Lo stallone si fermò a mezzo metro da loro, scalpitando. Il cavaliere aveva un viso rotondo e portava un paio di occhiali dalla montatura di metallo blu. Guardò Ariana come se non credesse ai propri occhi.
- Ciao Antonio – disse la ragazza, - Sorpreso di verdermi? -
Il ragazzo smontò dal cavallo, e scoprirono che era molto basso. Persino Hermione era più alta di lui.
- Sorpreso? Cosa ci fai qui? – disse, dandole una manata sulla spalla. – Credevamo di non rivederti mai più da queste parti -
- L'avevo detto che un giorno sarei tornata – disse Ariana, prendendo per i finimenti il cavallo grigio, - Sempre in forma, vedo. E continui a rubarmi il mio cavallo preferito –
Antonio sorrise per niente imbarazzato. – E' un peccato lasciarlo nella scuderia – disse, - Ah, questi sono i tuoi nuovi amici... -
Il ragazzo si presentò stringendo la mano a Harry, Ron, Hermione e Draco, con un sorriso a trentadue denti. Ariana gli lasciò le briglie del cavallo, e tornaroinsieme a scuola.
- Vi piace questo posto? – domandò Antonio al gruppo.
- E' assolutamente fantastico – rispose Hermione, guardandosi attorno eccitata come una bambina, - A Hogwarts abbiamo anche noi un parco, ma è molto più selvaggio di questo. Qui si potrebbe venire tranquillamente a studiare –
- Studiare? – ridacchiò Antonio, - Di solito è quella l'intenzione, ma si finisce sempre per fare altro – Gettò un'occhiata innocente ad Ariana, e Draco la guardò male.
- La verità è che spesso si finisce a giocare a pallone, come i Babbani – disse lei, per evitare qualsiasi equivoco.
Vista da fuori, l'Accademia sembrava proprio un'antica Reggia settecentesca, con lunghi portici e le finestre a punta. Alcune bandiere sventolavano nel vento della sera, con i simboli delle vecchie contrade disegnati sopra.
Rientrarono nella scuola quando iniziava a fare buio. Lasciarono Antonio davanti alla scuderia, e tornarono nelle loro camere. Proprio davanti alle stanze, era stata preparata per loro una piccola saletta con tanto di tavolino e divani. La finestra dava sul cortile.
- Cosa ne pensate, allora? – domandò Ariana, quando si furono tutti accomodati nel loro salottino, davanti al camino acceso.
- E' un bel posto, davvero – disse Harry, - E' totalmente diversa da Hogwarts. Ed è anche pazzesco come i Babbani non si accorgano di nulla –
Ariana gettò a Draco un'occhiata, per riuscire a capire cosa stava pensado, visto che parlava poco. Naturalmente, non ci riuscì, ma decise di non chiedergli niente: doveva essere ancora arrabbiato per dover dividere la stanza con Harry.
Guardò l'orologio: erano le sette e mezza.
- Andiamo a cena – disse.
Condusse i suoi amici per le scale, finché non arrivarono in un'ampia sala piena di tavoli apparecchiati con tovaglie bianche. Al momento era vuota, a parte per Antonio e Gabriele che erano seduti allo stesso lungo tavolo. Appena li videro, Antonio si sbracciò per dirgli di venire a sedersi di fianco a loro.
- Le altre? – domandò Ariana, prendendo posto di fianco a Gabriele.
- Sai come sono fatte – rispose lui, alzando gli occhi al cielo. – Ah, parli del diavolo... -
Ariana guardò verso l'entrata, e vide due ragazze; una molto bassa e grassottella, con i capelli neri, era Marta. L'altra, un po' più alta e dai capelli biondo platino, era Claudia. Appena la videro spalancarono gli occhi e corsero verso di lei.
- Ariana?! Cosa ci fai qui? – gridarono, agitate.
La ragazza si alzò e le salutò, per poi tornare al suo posto. Le due si sedettero vicino ad Antonio, e Claudia rivolse una strana occhiata a Draco. Lui non la degnò nemmeno di uno sguardo, e si limitò a stringerle la mano con aria svogliata.
Nessuno dei quattro vecchi amici le fece troppe domande, perché sapevano che Ariana non dava mai risposte soddisfacenti, almeno a loro. Erano abituati ai suoi strani comportamenti, esattamente come si erano abituate Hermione e Ginny.
Passarono tutto il tempo della cena, che veniva servita a buffet, a parlare di quello che avevano fatto durante il quinto anno e a raccontarsi cos'era successo da quando non si erano visti. Una sera non sarebbe certo bastata, ma Ariana aveva intenzione si ascoltare più che di parlare. Come al solito non amava rivelare troppo di sé.
Dopo cena, Ariana decise di portare i suoi amici alla Biblioteca, per mostrargli dove sarebbero stati nei giorni seguenti. Si trovava nell'ala est della Reggia, e occupava due piani.
- E' questa?! – disse Hermione, fissando con gli occhi che brillavano l'enorme sala stipata di scaffali e tavoli rotondi. I libri arrivavano fino al soffitto, e a confronto la biblioteca di Hogwarts non era nulla.
Ariana guardò la Caposcuola con un sorriso, invitandola ad entrare. Per fortuna, la maggior parte dei libri erano in lingua inglese, per agevolare la consultazione a tutti coloro che ne avevano bisogno: non solo agli allievi, ma anche a studiosi che arrivavano da qualsiasi parte del mondo.
- Sapevo che ti sarebbe piaciuta – disse Ariana, mentre lei, Draco, Harry e Ron entravano guardandosi attorno.
Hermione girava tra gli scaffali, passando il dito sui tomi rilegati in pelle, leggendo sotto voce i titoli. Prese tra le mani qualche libro, sfogliandolo lentamente per poi riporlo con delicatezza al suo posto.
- E' assolutamente fantastico – mormorò, - Qui ci sono libri antichissimi... -
Ariana guardò l'orologio, divertita dalla felicità di Hermione. – Andiamo? Domani avrai tutto il tempo di sfogliare l'intera biblioteca –
La Caposcuola sembrò uscire a malincuore, gettando occhiate ai libri stipati negli scaffali. Augurarono la buona notte ai ragazzi, e poi entrarono nella loro stanza.
Sdraiata al buio nel suo letto, Ariana ripensava alla giornata appena trascorsa. Era stata contenta di rivedere i suoi vecchi amici: Gabriele era cambiato parecchio, e anche Claudia. Antonio e Marta, invece, erano sempre gli stessi. Poi le venne in mente una cosa...
- Hermione? – disse nell'oscurità, per vedere se la Caposcuola era ancora sveglia.
- Sì? –
- Come va con Ron? –
Hermione sospirò. – Abbiamo chiuso prima di rovinare anche l'amicizia – rispose, - Non funzionava proprio –
- Mi dispiace – disse Ariana, e lo pensava veramente, - Ron sembrava... -
- Sembrava, appunto – disse Hermione, - Siamo troppo diversi. Lo sapevo fin dall'inizio, ma ho cercato di passarci su. Abbiamo sbagliato entrambi. Anche lui se n'è reso conto –
Ariana rimase in silenzio, perché le parole della Caposcuola le avevano fatto venire da pensare... Anche lei e Draco erano molto diversi... Era meglio non pensarci, forse, visto che si era ripromessa di chiudere la storia.
- E tu? – la incalzò Hermione, - Con Draco? -
- Eh, con Draco... – mormorò Ariana, - Diciamo che è un po' tira e molla... -
- Ma almeno ti piace? –
Ariana sorrise nel buio. – Mi piace? – mormorò, ripetendo la domanda a se stessa, - Diamine... Non lo so! –
Sentì Hermione ridacchiare nell'oscurità. – Lo sai che è un brutto segno, vero? – disse.
Ariana sospirò profondamente. – Lo so, Hermione – sussurrò, - Ma... è sbagliato, no? Non dovrebbe piacermi... In fondo, suo padre è un Mangiamorte. Ha tentato di uccidere me, di uccidere Harry... Non sarebbe giusto –
- Quella che sta parlando adesso è la tua testa... – disse Hermione, - Ariana, ho imparato una cosa in tutti questi anni passati di fianco a Harry a combattere contro Tu-Sai-Chi: non ci sono cose giuste o sbagliate. Il mondo è fatto di sfumature, e a volte ci sembra che queste sfumature siano più scure di altre... Per poi scoprire che le stavamo guardando all'ombra -
- Quanto vorrei riuscire a ragionare come te – disse Ariana.
- Ma tu ragioni... Solo che lo fai troppo. Devi trovare la giusta misura tra la logica e l'istinto. A volte è meglio seguire la testa, altre volte il cuore –
- Mi stai dicendo che devo provare... -
- Non ti sto dicendo cosa devi fare. Io non sono certo te. Sto solo dicendo che in questi casi devi lasciar perdere la testa, e decidere con il cuore –
Calò il silenzio. Ariana rimaneva immobile, le braccia piegate dietro la testa, ruminando nella testa le parole della Caposcuola. Era abituata ad avere il perfetto controllo di se stessa e su tutto quello che la circondava, e quindi l'idea di lasciare che qualcuno entrasse così profondamente nella sua vita la spaventava un po'.
Da quando aveva sei anni si era abituata a portare una maschera che ormai le era rimasta appiccicata al viso: la maschera dell'Ariana distante, sicura di sé, determinata, dall'incredibile sangue freddo. Aveva cercato di apparire perfetta, perché essere perfetta significava essere in grado di mettere paura al mondo. E mettere paura al mondo significava fare in modo che nessuno osasse ferirla.
Perché se Ariana non temeva il dolore fisico, era invece terrorizzata dalle ferite dell'anima. Sapeva cosa significava essere derisa, disprezzata, odiata. E sapeva quanto facesse male. Era un dolore profondo, una ferita che non si cicatrizzava mai completamente, e rimaneva sempre lì a pulsare insistentemente. Che non si riesce a dimenticare, perché il disprezzo si continua a vederlo negli occhi di chi ti guarda.
E la vera Ariana era quella ragazza che arrossiva davanti a un complimento, che si sentiva piccola piccola di fronte a un mondo caotico e pieno di sentimenti contrastanti. Era la ragazza che riversava tutto il suo affetto su coloro di cui si fidava ciecamente, che sapeva di essere più debole di tutti gli altri. Era la ragazza che per anni era riuscita a nascondersi dietro a una maschera di cinismo e freddezza.
E qualcuno, quella maschera la stava facendo improvvisamente vacillare. Qualcuno che era l'opposto di lei, che era sfacciato, sicuro di sé, forte sia fisicamente che mentalmente, bello e apparentemente distante. Quello che lei cercava di essere, ma che in realtà non era. Il Principe delle Serpi, il figlio di uno dei Mangiamorte più spietati, l'algido e perfido angelo caduto dal cielo. Draco Malfoy.
Era amore?
La risposta non la conosceva, perché l'amore vero per lei non aveva ancora un significato preciso. Amore significava sentirsi a volte sciocca e fragile davanti a qualcuno? Amore significava poter contare sempre e comunque su qualcuno, e fidarsi ciecamente di lui?
- Hermione, è normale che io non riesca a dare un significato all'amore? – domandò Ariana, temendo la risposta con tutta sé stessa.
- E' normale, Ariana. E' normale – furono le sole parole che sentì nell'oscurità, prima che la stanza piombasse nel silenzio.
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