26. Ghiaccio scioglie ghiaccio
Il giorno di Natale Ariana si svegliò più tardi del solito. Il sole era già alto quando scese dal letto, e l'occhio le cadde su una mezza dozzina di pacchetti regalo adagiati sul tappeto del dormitorio. Incuriosita, mentre Argo annussava la carta colorata, ne prese uno a cui era attaccato un biglietto di auguri: Per Ariana da Hermione – Spero tu stia passando delle buone vacanze!
Gli altri erano da parte di Ginny, Harry e Ron, più uno dai gemelli Fred e George. E anche uno per Argo, che sembrava un osso gigante.
- Tieni, questo è per te. Te lo manda... Hermione – disse, scartanto il pacchetto e scoprendo un gigantesco osso per cani. Argo lo annussò un attimo dubbioso, poi lo prese con la bocca e si accucciò in un angolo, godendosi il suo regalo.
La Caposcuola le aveva comprato un romanzo d'avventura, che lei adorava; Ginny, invece, un bel paio di orecchini con il pendaglio a forma di cuore, e sul biglietto aveva scritto: Occhio ai biondi con gli occhi grigi!
Dopo aver scartato tutti i regali, Ariana si preparò per andare a pranzo. Colse l'occasione per indossare i nuovi orecchini e si legò i capelli in una lunga coda di cavallo. Infilò gli stivaletti di camoscio e scese verso la Sala Grande, con Argo dietro. Sperava, visto che era Natale, che si facesse un'eccezione alla regola e lo lasciassero stare con loro mentre mangiavano.
La Sala Grande era addobbata a festa, con un grande albero di Natale al centro, sfavillante di mille luci colorate. Era stato preparato un solo tavolo, apparecchiato con una tovaglia di lino rossa e piatti d'oro. Al centro, brillava la fiamma di una candela adagiata su un centrotavola intrecciato.
C'erano già la professoressa McGranitt, la Sprite, la Trollope e Hagrid, seduti a una estremità del tavolo. Dall'altra, c'erano tre studenti di Corvonero, e due di Tassorosso, più Blaise e Pansy, che la salutarono con la mano.
- Ma come siamo belle, oggi -
Ariana sussultò e si voltò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con Draco Malfoy. Indossava un bel completo nero e tanto di fiore all'occhiello, una rosa bianca che aveva preso chissà dove. Sorrideva, ed era decisamente bellissimo.
- Ciao... Buon Natale – disse Ariana, mentre Argo si lasciava accarezzare dal Serpeverde.
Draco prese la piccola rosa bianca che aveva nel taschino della giacca, e prima che lei potesse spostarsi, o volesse, l'aveva infilata nell'elastico che le legava i capelli.
- Buon Natale anche a te – disse.
Ariana si portò una mano alla testa, sentendo i morbidi petali della rosa sotto le dita. Sorrise, imbarazzata, e disse: - Grazie... Andiamo a sederci? –
Il biondo annuì, ed entrambi si diressero verso il tavolo. Augurarono buon Natale a tutti i presenti, e attesero che arrivassero tutti prima di mangiare. Ariana si sedette vicino a Pansy, con Draco davanti a lei.
I professori parlavano tra loro con allegria, ma le loro espressioni erano un po' tirate. Sarebbe stato uno dei Natali più freddi e tristi della storia.
Ariana si sentiva un po' fuori posto, lì in mezzo. Era l'unica Grifondoro, e al momento sedeva insieme ai Serpeverde: era una cosa decisamente fuori dal normale. Oltretutto, non sapeva cosa dire: con Pansy e Blaise non aveva così tanta confidenza.
Quando finalmente arrivò anche il professor Lumacorno, vennero serviti gli antipasti. E anche Argo non rimase a bocca asciutta: un elfo domestico portò per lui un grosso piatto pieno di arrosto di vitello, lasciandolo sul pavimento in modo che potesse mangiarlo in pace.
- Quindi partirete per l'Accademia Aurelius? – domandò all'improvviso Blaise.
Ariana si chiese come facesse a saperlo, ma rispose: - Sì... Come mai non siete tornati dalle vostre famiglie? –
Il ragazzo fece una smorfia. – Al momento i nostri genitori non sono proprio contenti di quello che stiamo facendo... - borbottò.
Ariana si pentì della domanda. Gettò un'occhiata a Draco, che la guardava con mezzo sorriso sul volto. Confusa, tornò a guardare nel suo piatto, sentendosi una cretina.
Passarono tutto il pranzo a chiacchierare allegramente, e nemmeno per un attimo la sua testa tornò alla fatidica lettera di Voldemort. Almeno per quel giorno voleva sentirsi normale, anche se la presenza di Draco proprio davanti a lei la lasciava un po' intidimidita.
Ariana sedeva su una delle poltrone della Sala Comune, fissando il fuoco. Aveva appena spedito una lettera a Hermione per ringraziarla dei regali e per fare gli auguri a tutti. Erano le sei del pomeriggio, e dopo il pranzo di Natale si era ritirata nel suo dormitorio per digerire con calma tutto il cibo che si eramangiata. Argo continuava a rosicchiare il suo osso con evidente soddisfazione.
All'improvviso, il ritratto della Signora Grassa si aprì, ed entrò Draco. Si era tolto la giacca e ora la portava appoggiata a una spalla. Si guardò un momento intorno, per studiare il dormitorio dei Grifondoro.
- Come hai fatto ad entrare? – domandò lei, guardandolo mentre si avvicinava con passo lento e cadenzato.
Lui si strinse nelle spalle, e ghignò. – Un Malfoy ottiene sempre quello che vuole – rispose, enigmatico.
Si sedette sulla poltrona di fronte alla sua, con aria divertita.
- Perché sei venuto? – domandò Ariana.
- Eri l'unica del castello sola, al momento – rispose Draco, gettandole un'occhiata.
Ariana si alzò, dandogli le spalle. Mamma mia quanto era bello, seduto lì vicino al fuoco... Si avvicinò verso la finestra, guardando nel parco imbiancato. Si sentiva stranamente in soggezione, e non era una cosa che le capitava spesso.
- Ora mi ricordo dove ti ho già vista – disse il Serpeverde, - Frequentavamo la stessa scuola da piccoli -
La ragazza si girò e lo guardò in faccia. Si ricordava di un bambino biondo, che stava in una sezione diversa dalla sua... Possibile che fosse Malfoy? Non poteva dirlo, erano troppo piccoli.
- Può essere... – disse.
- Sei molto diversa da allora – disse Draco, sorridendo, - Ci ho messo davvero tanto a capire che eri proprio tu –
Ariana alzò gli occhi al cielo. Un minuto più tardi si avvicinava a Draco con una vecchia foto in mano. Era una delle poche foto di se stessa che possedeva: il ritratto di classe a Durmstrang. La porse al biondo e aggirò la poltrona, mettendosi alle sue spalle per potergli spiegare dov'era lei.
La foto mostrava un gruppo di circa quaranta studenti, tutti in uniforme nera con uno stemma marrone sul petto. Erano disposti in fila, quelli dietro in piedi su delle panche. Ariana indicò con il dito una bambina bassa, la più bassa del gruppo, con i capelli a caschetto e senza sorriso. Era piuttosto bruttina, e sembrava dimostrare molto meno dei suoi undici anni.
- Quella sono io – spiegò, - Il primo anno a Durmstrang -
Draco scoppiò a ridere guardando la foto. – Davvero? – disse, - Eri proprio bruttina! –
- Ora hai capito perché mi chiamavano Sgorbietto – disse lei, per niente offesa. Era la verità, lo sapeva.
- Bè, diciamo che sei nettamente migliorata – disse Draco, appoggiando la foto sul tavolo al centro della Sala Comune, - Se ti vedono adesso, ti saltano addosso –
- Spiritoso – disse Ariana, spostandosi e raggiungendo la poltrona.
- Guarda che è la verità –
La ragazza alzò di nuovo gli occhi al cielo, anche se il complimento le faceva piacere. Chissà perché le era passato per la testa di mostrargli quella foto...
- Lo sai, vero, che penso che vincerò la scommessa – disse d'un tratto Draco, gli occhi che scintillavano.
- Quale scommessa? –
- Quella sulla Granger e Weasley – rispose il biondo.
Aveva ragione. I due si erano praticamente lasciati... Incredibile, aveva azzeccato la previsione!
- D'accordo... - convenne Ariana – E' per questo che sei venuto, allora. Cosa vuoi che ti dia? -
- Quello che vuoi tu – rispose Draco, prendendola in contropiede. Lei si aspettava una proposta indecente.
Lo studiò un attimo in faccia, indugiando negli occhi color tempesta. Cosa poteva dargli? In fondo, aveva vinto lui...
- Chiudi gli occhi – disse.
- Va bene – Draco ghignò, e chiuse le palpebre.
Ariana si avvicinò, dandosi dell'idiota per quello che stava per fare. Rimase in un momento immobile, studiando i lineamenti affilati del biondo, i capelli illuminati dalla fiamma del camino. Fece un respiro profondo, poi gli prese il viso con le mani e lo baciò sulle labbra. E questa volta ci mise decisamente più impegno.
Trenta secondi più tardi, staccava la bocca da quella del biondo, che la guardava malizioso.
- Che voto dai a questo, professore? – lo prese in giro Ariana, poi aggiunse: - Hai appena fumato, vero? -
- Immagino che se te lo avessi chiesto, non me lo avresti mai dato – le soffiò lui sul viso.
- Consideralo il mio regalo di Natale – disse lei.
Ariana abbassò lo sguardo, imbarazzata. Draco la trasse a se, appogiandosi contro il tavolo, e la baciò con tutta la passione di cui era capace. Con una mano le sciolse i capelli, passandoci le dita in mezzo, mentre con l'altra la teneva stretta al suo torace.
Ad Ariana non le interessava perché lo stessero facendo. Gli appoggiò le mani sulle spalle larghe, sentendo che lui la stava facendo scivolare sul pavimento. Un attimo più tardi, erano sdraiati sul tappeto davanti al camino, lei sotto e lui sopra.
Il Serpeverde appoggiò le mani a terra, e smise un momento di baciarla per guardarla in faccia. Sorrideva davanti allo sguardo imbarazzato e sconcertato di Ariana, che si vergognava troppo per essersi lasciata andare.
- Diciamo che per il momento hai una sufficienza tirata, signorina – sussurrò.
Ariana gli afferrò la cravatta e lo tirò verso di lei, ricongiungendo le labbra alle sue. Era impazzita! Prendeva l'iniziativa!
Sentì la mano di Draco correre verso i bottoni della sua camicetta, e lei si bloccò all'improvviso. No, non era ancora pronta per quello.
- Aspetta, Draco... - sussurrò, mentre lui si scioglieva il nodo della cravatta con l'altra mano.
Il biondo aprì i primi tre bottoni, e Ariana iniziò ad avere paura che non si fermasse. Si sentì cogliere dal panico: non era preparata...
- Draco... Fermati -
Il biondo si bloccò, guardandola divertito. Avvicinò il viso al suo, mentre Ariana gli metteva una mano sul petto.
- Sei l'unica Grifondoro della scuola – disse, - Non c'è nessun pericolo che qualcuno entri qui dentro -
Ariana tentò di mettersi a sedere, ma il corpo di Draco la bloccava.
- Non è per quello... - mormorò, - Sono... Sono io che non voglio -
Il Serpeverde si accigliò per un momento. – Perché? – chiese.
Ariana non riusciva a sostenere il suo sguardo. – Non credo di sentirmi abbastanza pronta... - rispose, arrossendo leggermente.
Draco ghignò, divertito. – Deduco che sarebbe la tua prima volta – disse.
Ariana rimase in silenzio, senza guardarlo negli occhi. – Fammi alzare, per favore – disse.
Il biondo non si mosse nemmeno di un millimetro. – Prima dimmi la verità –
- Oh, d'accordo Draco! – sbuffò lei, infastidita, - Prima volta, abbastanza chiaro così? -
Per un terribile momento, davanti allo sguardo compiaciuto del Serpeverde, Ariana pensò che non si sarebbe spostato e che avrebbe cercato di forzarla. Invece, con enorme sollievo, il biondo la liberò e la prese delicatamente per un braccio, mettendola seduta sul morbido tappeto.
- Avanti... Commenta – disse Ariana, incrociando le gambe e gettandogli un'occhiata gelida.
- Cosa dovrei dire? – ribetté lui, angelico.
Ariana rimase in silenzio, confusa. Succedeva sempre così quando rivelava qualcosa di se stessa, e questa volta aveva detto qualcosa di grosso. Era terrorizzata del giudizio altrui, soprattutto di quello di Draco.
Fissava le fiamme con gli occhi vaqui, presa dalla solita crisi di rimorso. Ma era impazzita? Che stava facendo? Era completamente andata fuori di testa: era bastato un camino, una Sala Comune sgombra e un giorno di solitudine per farla cadere...
Sentì la mano di Draco sulla sua guancia. La stava guardando affettuosamente, e nei suoi occhi non c'era traccia di derisione o di disprezzo. Si sentiva una stupida bambina ingenua, ma l'idea di perdere il controllo e mostrare una parte di se stessa e del suo corpo la spaventava a morte.
- Ariana... Non c'è nessun problema – disse Draco, - Non ti voglio costringere -
La ragazza sospirò. La trattava con troppa gentilezza, più di quanto lei si meritasse. Fosse stato chiunque altro, avrebbe cercato di forzarla almeno un po'. Cercò di calmare il cuore che batteva troppo forte, e sospirò.
- Scusami, ma... - sussurrò, - Non so cosa mi sia preso... -
Sentì il braccio si Draco insinuarsi intorno ai suoi fianchi, tirandola delicatamente verso di sé. Ariana non oppose resistenza, e lasciò che la sua schiena toccasse il petto del Serpeverde.
- Non mi devi chiedere scusa – disse lui, con il fiato che le solleticava l'orecchio, - Sono stato un po' troppo precipitoso, per i tuoi standard -
Si accorse che stava sorridendo, e Ariana rimase colpita da quell'improvvisa dolcezza nella voce di Draco. E apprezzò molto di più il fatto che lui non si fosse opposto alla sua richiesta di fermarsi e non andare oltre: lui era abituato a non sentirsi dire mai di no.
All'improvviso la situazione le sembrò incredibile: lei, Ariana Drake, seduta sul tappeto davanti al camino della Sala Comune di Grifondoro, tra le braccia di Draco Malfoy, il ragazzo più bello della scuola... Ma soprattutto, il ragazzo che le aveva rubato il cuore con la facilità con cui si rubano le caramelle ai bambini.
Draco la stava stringendo con delicatezza quando Ariana sentì il suo viso avvicinarsi al suo. Gli strinse una mano, e sentì che era decisamente più calda delle sue.
- Dicono che sono la persona più fredda che esista sulla faccia della terra – mormorò lui con il sorriso che gli increspava le labbra sottili, - Ma tu mi stai battendo alla grande -
Ariana si rese conto solo in quel momento di quanto fosse rigida. Sussultò, imbarazzata, ma per la prima volta ascoltò il suo cuore, e non la sua testa: con un attimo di esitazione, si abbandonò completamente sul petto del Serpeverde.
Era una sensazione bellissima, stare lì. Avrebbe voluto dire tante, troppe cose, ma la lingua si era annodata. Sentiva il mento di Draco appoggiato sul suo collo, con il suo irresistibile profumo che le arrivava dritto dritto alle narici.
Non poteva credere di piacere a uno come Draco Malfoy, così bello, così algido, così incredibilmente perfetto. Non poteva credere che lui fosse lì per lei, che l'avesse baciata con quelle labbra sottili e disegnate per raggiungere la perfezione. Non poteva credere che la stesse abbracciando, lei tra milioni di ragazze.
C'era solo una cosa che non permetteva ad Ariana di godere appieno di quel momento così simile ad un sogno: la consapevolezza del fatto che lei non era Ariana Drake. Era Merope Zahira Riddle.
- Cosa c'è che ti preoccupa? – domandò Draco, stringendola un po' di più.
- Niente... - rispose Ariana, - Niente... Solo, mi sembra così assurdo. Cioè, perché proprio io? –
Sentì il torace del Serpeverde scosso da una risatina: non lo vedeva in faccia, e sapeva che era meglio così, altrimenti sarebbe arrossita come un peperone.
- Perché tu sei perfetta – rispose.
- Io non sono perfetta – obiettò Ariana, seria, - Quello perfetto sei tu –
- Oh, non posso credere alle mie orecchie – ghignò Draco, - Mi hai fatto un complimento! –
- Dai, non prendermi sempre in giro – disse Ariana, - Cos'ho io che ti ha... Non so... Colpito? Piaciuto? –
- Bè, prima di tutto sei bellissima – mormorò il biondo a mezzo centimetro dal suo orecchio.
- Io non sono bellissima –
- Ariana, sei esasperante – sbottò Draco, - Ma ti sei mai guardata in uno specchio? E comunque, mi hai chiesto tu cosa mi piace di te: posso rispondere senza essere interrotto? –
La ragazza chiuse la bocca e si accoccolò meglio sul suo petto, con un sorriso che le illuminava il volto. – D'accordo, scusa –
- Allora... Sei bellissima, e che tu ci creda o no continuerò a riperterlo all'infinito – disse Draco, appoggiando il mento sulla sua spalla, - Secondo, mi faimpazzire il fatto che pensi sia il contrario. Terzo, non ho mai visto degli occhi come i tuoi. E ultimo, ma non di minore importanza, mi piaci e basta. Hai qualcosa da dire? -
- Ehm... Credo di sì – disse Ariana.
Si liberò dall'abbraccio e si voltò verso di lui, che non capiva cosa volesse fare. Gli infilò una mano tra i capelli biondo platino perfettamente pettinati e glieli scompigliò tutti, ridacchiando.
- Cosa fai? – chiese Draco inarcando un sopracciglio, quando lei ebbe finito.
Ariana arretrò di mezzo metro per ammirare la sua opera, e sorrise. – Oh, tu sei sempre così perfettamente perfetto... Adesso non lo sei più –
Draco sembrò sbalordito dalla sua affermazione, poi sorrise a sua volta e si avvicinò con aria furtiva.
- Ah, davvero? – disse malizioso, - Vieni qui che ti faccio vedere io quanto sono perfetto -
L'attirò a se, ma fu Ariana a baciarlo per prima. Ormai aveva perso la testa, e non le importava nulla del resto. Voleva godersi quella giornata fino all'ultimo, per poi tornare bruscamente alla sua realtà. Per un giorno, per un momento, poteva e voleva dimenticare di essere la figlia di Lord Voldemort.
- Lo sai che impari in fretta? – disse Draco un minuto più tardi, con un ghigno.
- Ho un ottimo maestro – ribatté Ariana, appoggiando la fronte contro la sua.
- E lo sai che sono settimane che non tocco una ragazza? – disse il Serpeverde, una scintilla maliziosa negli occhi color tempesta.
- Credevi di poterti rifare con me? –
- No. Volevo te e basta –
Ariana lo guardò negli occhi, per scoprire che lui stava dicendo la verità. E lo baciò di nuovo, con una passione di cui nemmeno lei si credeva capace.
- E tutte le remore dell'altra volta, dove sono andate a finire? -
Draco ridacchiava, divertito dall'improvvisa sfacciataggine della ragazza. Ariana sapeva che aveva ragione, ma non voleva rovinare quel momento. Non voleva dirgli che sarebbe stato solo per un giorno, per quel pomeriggio, e poi lei sarebbe tornata a chiudersi dentro se stessa. Non voleva dirgli, che per quanto volesse, non poteva.
- Draco... Non dimenticare le parole che ti ho detto quella volta – mormorò, - Perché da domani sarà tutto come prima. Finché questa storia non finirà, io non troverò la mia pace. E continuerò a seguire la mia testa -
- Scommettiamo che non riuscirai? – sussurrò il biondo, ghignando.
Ariana si accomodò meglio sul tappeto, lasciandosi scappare un sorriso divertito.
- Non voglio fare più scommesse con te, Malfoy – disse, - Vinci troppo spesso per i miei gusti -
Draco ridacchiò. – Adesso che so come prenderti... - mormorò.
- Che vuoi dire? -
- Che in fondo non sei tanto fredda come vuoi far credere. Anzi... –
Ariana arrossì e lo spinse con una mano, ridendo. – Parli tu, l'algido Principe delle Serpi! –
Risero tutti e due finché Argo, che era rimasto a dormicchiare fino a quel momento sotto il tavolo, decise di intromettersi. Saltò addosso ad Ariana cercando di leccarle la faccia, mentre Draco se la ridacchiava. Il biondo afferrò Argo per il collare e lo spinse delicatamente via.
- Eh, caro mio – disse, - Non sarà così facile portarmela via -
E rimasero così fino a sera, sdraiati sul tappeto davanti al camino della Sala Comune, vicini, scambiandosi ogni tanto qualche bacio che per Ariana voleva essere l'ultimo prima di tornare a essere se stessa, ma che per Draco voleva essere invece il primo di una lunga serie. Rimasero insieme a guardare il soffitto, mano nella mano, parlando e ridendo come nessuno dei due avrebbe pensato fino a qualche mese prima. Come nessuno avrebbe mai pensato.
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