19. Falsi e sospetti
Ariana si Materializzò in uno dei vicoli di Notturn Alley, imbacuccata nel mantello nero da viaggio. Con il cappuccio tirato sul viso si diresse verso la strada maestra, l'aria gelida che soffiava per le vie.
Notturn Alley era notevolmente peggiorata, da due anni a quella parte. Se prima era un posto pieno di gente poco raccomandabile, ora era quasi impossibile uscirne illesi se non si sapeva come comportarsi e dove andare. La strada principale brulicava di megere dalla faccia rovinata e i capelli arruffati, maghi dall'aria equivoca e dall'alito che sapeva di alcool.
Tutti i negozi erano aperti, con capannelli di gente davanti che barattavano, scambiavano e compravano di tutto. C'era una fattucchiera che vendeva quelli che lei garantiva essere occhi umani.
Disgustata, Ariana si mosse veloce verso il negozio che cercava. Era stata diverse volte a Notturn Alley, e non aveva paura, ma preferiva fare in fretta. Lasciare Harry a Hogwarts da solo la preoccupava.
Il piccolo negozio in cui si stava recando era incastrato tra due vetrine che esponevano tutti i tipi di aggeggi per torturare che esistevano sulla faccia della terra. Entrò spingendo la porta senza maniglia, ritrovandosi in un locale stipato di oggetti di ogni genere, magici e non.
Con passo sicuro raggiunse il bancone, dove c'era un uomo gigantesco dalla barba sfatta e i capelli neri, impastati di sporco.
- Buongiorno – disse Ariana, togliendosi il cappuccio.
- Cosa stai cercando? – domandò l'uomo, squadrandola da capo a piedi. – Hai sbagliato posto –
- Non credo – disse la ragazza, - Sto cercando un oggetto che è stato rubato un mese fa dalla casa di Dorian Steveer. Lei ne sa qualcosa? –
- No – rispose secco l'uomo, - Vattene –
Ariana tirò fuori un sacchetto pieno di monete e ne appoggiò qualcuna sul banco, gettando un'occhiata significativa al negoziante.
- Esattamente di cosa di tratta? – chiese lui.
- Un pettine – rispose Ariana, - Un pettine d'argento che dovrebbe essere appartenuto alla compagna di Salazar Serpeverde, Isabel La Felì. Ne ha sentito parlare? –
L'uomo si mise a pensare con aria di chi ha bisogno di un'aiutino per ricordare. Lasciò altre due monete d'oro sul bancone.
- Forse posso guardare... -
Sparì nel retro e tornò con un involto di velluto nero. Lo srotolò, scoprendo dei piccoli pettini d'argento intarsiato. Alcuni erano identici tra loro, altri diversi.
- E' uno di questi? – domandò lui.
Ariana esaminò attentamente gli oggetti: non poteva saperlo con certezza, ma credeva che quello che stava cercando doveva essere simile a quelli con incisi fiori e serpenti che c'erano lì. Ne prese uno in mano, ben conscia che dovevano trattarsi di falsi.
- Io cerco l'originale – disse, rigirando l'oggetto tra le mani, - E questi non lo sono -
- Certo che lo sono – ribatté l'uomo.
Ariana gli gettò una rapida occhiata. – No, questi non lo sono. Ma immagino che avrà avuto tra le mani l'originale, se li ha copiati così bene... Chi ha quello vero? –
- Non lo so – rispose il negoziante, richiudendo il velluto.
Ariana gettò altre quattro monete d'oro, che l'uomo prese al volo. Afferrò un foglio e scrisse qualcosa, poi glielo diede.
- Vai a quell'indirizzo, e chiedi di Morgana – disse.
- Bene – disse Ariana, - Arrivederci –
- Tu non sei mai stata qui – aggiunse l'uomo, - Chiaro? –
Ariana annuì e si voltò. Quando uscì dal negozio si strinse nel mantello e lesse l'indirizzo: Whiteskull Street, un nome molto azzeccato, per i tempi.
Raggiunse la parte più malfamata di Notturn Alley mezz'ora dopo, con le mani e la punta del naso gelate. Il negozio si chiamava "L'Antro del ladro", ed era a dir poco gigantesco. L'insegna ricca ed elaborata contrastava con quelle rovinate e consunte dei vicini, e una grande tenda parasole a righe nere e viola riparava l'ingresso dal sole.
Ariana entrò nel negozio, ancora con il foglio dell'indirizzo in mano. C'erano grandi vetrine piene di oggetti preziosi, e scaffali con libri proibiti di magia nera.
Da dietro un pilastro su cui erano appese centinaia di perle luminescenti sbucò un ragazzo abbastanza giovane, con un paio di occhiali di corno.
- Desidera? -
- Vorrei parlare con Morgana – disse Ariana.
Il ragazzo annuì e le fece cenno di seguirlo. Entrarono in una piccola sala da thè, vuota. La fece sedere in una poltrona e le disse di attendere qualche minuto.
Dopo un po' arrivò una donna tarchiata, dai capelli ramati e gli occhi scurissimi. Vestiva di viola e portava uno scialle bianco. Le sorrise e si sedette.
- Non le chiedo il suo nome perché so già che molti clienti preferiscono non dirmelo – esordì, stringendole la mano. – Cosa sta cercando? -
- Il pettine d'argento appartenuto a Isabel La Felì, la presunta compagna di Salazar Serpeverde – rispose Ariana.
La donna annuì. Schioccò le dita e il ragazzo le porse una scatola nera che aveva tirato fuori da chi sa dove. L'aprì: conteneva un piccolo pettine d'argento, uguale a quelli che aveva visto poco prima.
- A cosa le serve? – domandò Morgana.
- Colleziono oggetti del genere – rispose Ariana con un sorriso finto, - Un po' di tempo fa ho letto che era stato rubato, così ho pensato che avrebbe potuto cambiare facilmente proprietario –
- Capisco – disse la donna, appoggiando la scatola aperta sul tavolo, - E' un oggetto molto affascinante... La compagna di Salazar Serpeverde... Era francese, sa? Dicevano che era una donna bellissima, tanto che molti uomini impazzirono davanti al rifiuto del loro amore. Morì molto giovane, e diede un solo erede a Serpeverde... Non è la prima che viene qui per questo oggetto –
- Sono disposta a pagare molto – disse Ariana, facendo tintinnare la borsa del denaro.
Morgana annuì con un sorriso. – Ci sono già molti potenziali acquirenti che mi hanno detto di volerlo acquistare... - disse.
- Posso vederlo? – chiese Ariana.
La strega le porse la scatola nera, e lei la poggiò con cautela sulle ginocchia. Prima di pagare un cifra esorbitante per quel cimelio, doveva almeno verificare che fosse veramente un Horcrux.
Estrasse la bacchetta, puntandola sul pettine d'argento.
- Cosa fa?! – domandò allarmata Morgana, alzandosi in piedi.
Ariana le rivolse un'occhiata rassicurante. – Non si preoccupi, voglio assicurarmi sia l'originale – rispose.
Ricorse agli incantesimi non verbali, anche se non li usava spesso. "Revelio Horcrux" pensò.
Con suo grande stupore, non accadde nulla. Il pettine non era un Horcrux, oppure era un altro falso. Lo prese in mano, ma anche a un occhio poco esperto come il suo l'oggetto risultava di ottima fattura, ed era impossibile che fosse una copia...
- Quanto vuole? – domandò con un sorriso, restituendo il pettine a Morgana.
- Almeno cinquemila galeoni – rispose la donna.
"Non è un falso. Con un prezzo del genere", pensò Ariana. Visto che il pettine non era un Horcrux, era inutile che lo acquistasse. Doveva cambiare strategia. Assunse un'aria scioccata, e si strinse le mani.
- Uhm... Bè, credo che per me sia un po' troppo – disse, fingendosi imbarazzata, - Non pensavo avesse un prezzo del genere... --
- E' una reliquia di inestimabile valore – spiegò Morgana, - Per questo costa molto –
Ariana si alzò. – La ringrazio per il suo tempo, signora – disse, - Ma non credo di potermelo permettere. Arrivederci –
Morgana la guardò guadagnare l'uscita con aria confusa, ma non fece domande. Ariana tornò in strada delusa e un po' infastidita. Aveva fatto tutta quella strada per niente.
Non avendo altre idee per la testa, decise di tornare a Hogwarts. Si infilò in un vicolo buio e vuoto e si Smaterializzò, ritrovandosi poi sul solito gradino della scalinata del terzo piano. Corse per i corridoi deserti e raggiunse il dormitorio. Cambiò mantello, afferrò la borsa e attaccò il guinzaglio ad Argo.
Dieci minuti dopo, usciva dal portone della scuola, diretta a Hogsmade. Qualcuno le gridò qualcosa dietro.
- Ehi, dove credi di andare?! -
Ariana si voltò per vedere Gazza in piedi davanti al portone di quercia, che scuoteva un pugno. La ragazza tornò indietro di corsa con un foglietto in mano e disse: - Ho il permesso, ho il permesso! –
Il Custone controllò l'autorizzazione, mentre Mrs Purr se la dava a gambe davanti allo sguardo famelico del dobermann. Soddisfatto, Gazza la lasciò andare.
Venti minuti più tardi, Ariana passeggiava per la via principale di Hogsmade, affollata di studenti di Hogwarts, ma anche di manifesti che raccomandavano la prudenza e il rispetto delle regole in fatto di sicurezza del Ministero. Salutò con un cenno della mano alcuni ragazzi di Grifondoro delterzo anno, stringendosi la sciarpa intorno al collo.
Doveva trovare Harry, almeno per assicurarsi che fosse tutto a posto. Incrociò delle ragazze di Tassorosso del suo anno, così domandò loro se avevano visto il Trio: si erano diretti verso I Due Manici di Scopa.
Con passo rapido, arrivò al bar e guardò attraverso le vetrine. Dentro non sembrava esserci traccia di Harry. Una ventata di aria fredda la fece rabbrividire, così afferrò Argo per il collare ed entrò, decisa a scaldarsi con una tazza di thè. Madama Rosmerta guardò malissimo il dobermann, ma non le proibì di entrare.
C'erano molti ragazzi di Hogwarts, e in un angolo, inconfondibile, il guardiacaccia Hagrid che occupava da solo un tavolino. Parlava con il professor Vitiuse la professoressa Sprite.
Ariana li salutò rispettosamente con un cenno del capo e si scelse un tavolino vicino alla vetrina, in modo da poter guardare fuori. Ordinò un thè, e mentreaspettava coccolava Argo, accucciato sotto le gambe del tavolo.
Quindi il pettine era fuori dalla lista. Doveva cercare altrove. Ma dove?
Madama Rosmerta le poggiò davanti una tazza bianca e la zuccheriera. Lei la prese e sorseggiò il thè, con aria stanca. Fuori iniziava a spirare un vento forte e freddo, e molti ragazzi si tenevano i cappelli con le mani.
All'improvviso, vide un'inconfondibile testa rossa passare davanti alla vetrina. Era Ron, ma era da solo. Ariana si alzò e si sbracciò per farsi notare.
Il rosso la vide e con un cenno la salutò. Lei gli fece cenno di raggiungerla, così dopo un momento Ron entrò nel locale.
- Ciao – disse, - Dov'eri? -
- Ho avuto da fare a scuola – rispose Ariana, facendogli segno di sedersi, - Harry? –
- E' con Ginny – disse Ron, - Credo siano andati in un bar poco distante... Sai, roba da coppiette –
Ariana annuì con un sorriso. – Hermione? –
Ron si rabbuiò. – Ha detto che aveva una commissione da fare – rispose, con l'aria di uno che ci crede poco, - Non l'ho vista da quando siamo arrivati aHogsmade –
Ariana si sarebbe stupita del comportamento di Hermione, ma non dopo quello che aveva visto la notte prima. Che si fosse incontrata di nuovo conMalfoy? Guardò Ron in faccia per cercare di capire cosa stava pensando, ma il ragazzo sembrava giù.
- Ron? Tutto bene? – domandò.
Il rosso sembrò essere in imbarazzo. – Bè, veramente... - balbettò. – Era strana... -
Ariana si spaventò. Hermione era strana? Non è che per caso era sotto effetto della maledizione Imperius? Ordinò un caffè per Ron e chiese: - In che senso strana? –
- Mah... Sembrava un po' sopra le nuvole – rispose Ron, - Non so, sembrava stesse pensando a qualcosa... -
- Ha fatto delle cose strane? Che normalmente non fa, tipo andare in giro da sola di notte? – chiese Ariana.
- No, no – rispose Ron, - Sembrava perennemente soprappensiero, ma per il resto era normale – Tacque, stringendosi le mani, - Senti, tu sei una ragazza e sei sua amica... Non è che sta vedendo qualcuno? –
Ariana pensò un momento prima di rispondere. Hermione non sembrava sotto Imperius, ma non capiva perché si comportasse in modo strano... C'era di sicuro Malfoy in mezzo.
- Non lo so, Ron – rispose Ariana, con un sorriso rassicurante, - Non credo, però. Con me non ha parlato di nessuno. Forse a Ginny, dovresti chiedere a lei -
- Ah – il rosso non sembrò molto rincuorato.
- Ron... Se ti piace Hermione, è meglio che tu glielo dica prima che ci pensi qualcun altro – disse Ariana, cercando di metterci più tatto possibile. Il problema del ragazzo era quello, lo aveva capito.
Le orecchie di Ron diventarono rosse, e lui abbassò lo sguardo sul caffè.
- Lo so, ma... - mormorò Ron, - Lei è così... così, non so... intelligente. Io in confronto non sono niente... Come posso piacerle? -
Ariana sorrise davanti all'imbarazzo del ragazzo. Si sporse sul tavolo, cercando il suo sguardo per fargli capire che stava dicendo la verità.
- Senti – disse, - L'amore non si misura in quoziente intellettivo. Perché non dovresti piacerle? Sei simpatico, hai tante qualità e hai coraggio da vendere... Tutte le avventure con Harry, dove le metti? Avanti, abbi un po' di fiducia in te stesso... Al massimo ti dice che non è lo stesso per lei, no? -
Ron si lasciò scappare un sorriso, e le sue orecchie iniziarono a riprendere il loro colore naturale. Bevve il caffè e disse: - Grazie, Ariana –
- Figurati – disse lei, scrollando le spalle. – Che ne dici, l'andiamo a cercare? -
Lasciarono I Due Manici di Scopa insieme, con Argo ancora al guinzaglio. Ariana si strinse il collo della giacca, infreddolita; Ron teneva le mani in tasca, taciturno. Camminarono avanti e indietro per la strada principale di Hogsmade, cercando con lo sguardo la Caposcuola. Mezz'ora dopo, di lei non c'era ancora traccia.
Ad un certo punto incontrarono Harry e Ginny, mano nella mano. Si unirono a loro, e percorsero le poche viuzze del villaggio fianco a fianco, chiacchierando allegramente.
Fu Hermione a trovare loro, mezz'ora più tardi, quando ormai mancava poco al ritorno a Hogwarts. Li raggiunse correndo, le guancie rosse per il freddo.
- Ragazzi! – gridò.
- Hermione – disse Ariana, - Dov'eri? –
Lei li guardò imbarazzati, e rispose: - Avevo una faccenda da sbrigare... -
Ariana non insistette, e lasciò che la Caposcuola si unisse al gruppo. La studiò in faccia, per cercare di cogliere qualche emozione: sembrava contenta. Aveva davvero incontrato Malfoy, o era lei che era paranoica?
Argo strattonò il guinzaglio, trascinandola di alcuni passi davanti agli amici. Colse l'occasione per vedere se riusciva a scovare Malfoy e chiedergli cosa stava facendo.
- Ci vediamo a scuola – disse, trattenendo Argo.
- Non torni con noi? – domandò Ginny.
- Devo cercare un giardino per Argo – rispose Ariana, - Non vi preoccupate, ci vediamo a Hogwarts –
Appena i quattro furono spariti lungo la strada, Ariana saldò la presa sul guinzaglio e si diresse dalla parte opposta, verso il centro del villaggio. Nonsapeva dove cercare Malfoy, e sperava di trovarlo ancora a Hogsmade.
Incrociò Fred e George che si guardavano intorno interessati. Uno dei due indicò un negozio chiuso, con le vetrine sprangate.
- Lì sarebbe perfetto – disse George, - E' proprio sulla strada principale... Faremo affari d'oro, se apriamo il secondo negozio -
Fred studiò il locale diroccato con aria critica. – Uhm... Hai ragione, fratello. Però ci sarà da spendere un po'... Ciao Ariana –
La ragazza passò loro accanto, e li salutò con la mano. Quei due sembravano in vacanza, altro che sorvegliare la scuola.
Poco dopo, quando notò che tutti i ragazzi di Hogwarts iniziavano a dirigersi verso la scuola, decise di tornare indietro anche lei. Attese ai margini del villaggio, appoggiata a un muro, nella speranza di vedere Malfoy tra gli altri studenti. Argo si sedette di fianco a lei, le orecchie dritte.
Dovette attendere parecchio, perché il Principe delle Serpi sembrava odiare gli orari. Draco fu l'ultimo, insieme a Blaise e Pansy a lasciare il villaggio, e li vide camminare lentamente verso di lei.
I tre la guardarono incuriositi, e Ariana disse, gelida: - Devo parlare con te, Malfoy -
Draco sorrise e si avvicinò, facendo cenno ai due amici di proseguire per la scuola. Incrociò le braccia con aria strafottente, in attesa che lei parlasse.
- Ti sei incontrato con la Granger oggi, vero? – chiese Ariana.
Il Serpeverde ghignò. – Gelosa, forse? – disse.
Ariana si staccò dal muro e si avviò verso la strada che portava alla scuola. Argo la seguì subito.
- Non so cosa sia, la gelosia – ribatté Ariana, - Voglio solo sapere come mai vi state vedendo... Non le avrai detto di me, vero? -
Sentiva i passi di Draco sul selciato dietro di lei, e avrebbe scommesso che lui stava ridacchiando.
- La Granger mi ha chiesto con quale coraggio mi sono fatto rivedere a Hogwarts, e io le ho spiegato che sto dalla parte dell'Ordine – rispose, - Di te non sa niente, se è di questo che hai paura -
Ariana si voltò a guardarlo. – Come mai glielo hai detto? –
- L'altra notte eravamo di turno per sorvegliare i corridoi – disse Draco, - Ci siamo incontrati e lei mi ha chiesto perché fossi qui. Visto che è la più intelligente del Trio dei Miracoli, ho pensato che a lei potessi dire la verità -
La ragazza riprese a camminare, guardando verso il castello. – Quindi oggi vi siete visti per parlare di questo – disse.
- Sì, pensavi fossimo usciti per piacere? – la provocò il Serpeverde.
Ariana si voltò, minacciosa.
- Per me Malfoy puoi fare quello che ti pare – disse, - Ma non azzardarti a portar via Hermione a Ron, chiaro? Lui non merita una cosa simile, mi sono spiegata? -
Draco alzò le mani in segno di resa. – Ci avevo fatto un pensierino, ma se la metti così... - ghignò, - D'accordo, non ci proverò –
Soddisfatta dalla risposta, la ragazza si voltò e proseguì dritta fino al portone della scuola. Gli studenti si stavano sottoponendo al controllo di Gazza, tutti scocciati.
- Dimmi la verità, cosa hai pensato quando ci hai visti? – chiese Draco, divertito.
- Che non sono fatti tuoi, Malfoy – sibilò Ariana, lasciando che Gazza la perquisisse con un detector rileva oggetti oscuri.
- Dai, sono curioso –
Ariana varcò il portone senza guardarlo, sbottonandosi la giacca. Si tolse la sciarpa e salì le gradinate che portavano al piano superiore, sempre seguita dalSerpeverde.
- Tornatene al tuo dormitorio – disse lei, gettandogli un'occhiata – Non sei il mio psicologo, mi sembra. Fatti scappare qualcosa su di me, e ti stacco la lingua con un solo incantesimo -
Quando sentì che non la stava più seguendo, Ariana rallentò l'andatura e raggiunse il ritratto della Signora Grassa. Disse la parola d'ordine ed entrò nella Sala Comune, affollata di studenti che mostravano gli acquisti fatti a Hogsmade. Harry, Ginny, Ron ed Hermione stavano parlando seduti sulle poltrone davanti al fuoco, e non la videro quando entrò. La ragazza raggiunse il dormitorio, decisa a sbollire la rabbia.
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