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15. Memorie dimenticate


Sapere che era la figlia di Lord Voldemort, il mago più potente e malvagio di tutti i tempi, chiarì ad Ariana molti perché, che comprese pienamente solo con il tempo. A otto anni era troppo giovane per capire cosa significava essere la discendente dell'uomo che aveva stroncato centinaia di vite e aveva sconvolto il mondo magico con la sua cattiveria.

Fu per quel motivo che Silente le disse che le domande le avrebbe poste più avanti, quando l'esperienza e la vita l'avrebbero resa pronta e matura. Le disse solo di non rivelare mai a nessuno il suo vero nome e le sue origini, e Ariana tornò a scuola con una consapevolezza che diventò tale solo qualche anno dopo.

Al momento di partire per Durmstrang, arrivò finalmente il giorno in cui Ariana ebbe il coraggio di porre la prima domanda di una lunga serie, sentendo il bisogno di conoscere la verità.



- Perché vuole che io aiuti Harry Potter? – domandò Ariana, seduta su una sedia nella sua stanza alla Caverna di Hog.

Il Preside guardò la ragazzina al di sopra delle lenti degli occhiali, congiungendo la punta delle dita.

- Perché sei la figlia di colui che ha ucciso i suoi genitori, di colui che ha distrutto centinaia di famiglie – rispose con una nota d'accusa nella voce, - Tuo padre ha sconvolto il nostro mondo, e qualcuno deve rimettere a posto le cose. Tu sei sua figlia, e come tale, su vuoi in qualche modo riscattarti, devi rimediare agli errori di Lord Voldemort -

Ariana guardò Silente: non capiva ancora. Lei non era cattiva, lei non aveva ucciso nessuno, lei non era suo padre. Perché doveva pagare i suoi debiti con il mondo? Perché doveva farlo, se lei non voleva?

- Sei ancora immatura per capire, Ariana, ma la consapevolezza arriverà, un giorno – continuò Silente, e dal cui sguardo non traspariva alcuna compassione, - In ogni caso è giusto che tu sappia la verità, e sappia cosa ti viene affidato. Proprio tu che sei la figlia del suo nemico, potrai proteggere meglio di tutti Harry Potter -

La ragazzina abbassò il capo, confusa. Era troppo per i suoi undici anni, anche per lei che aveva imparato a essere adulta a otto.

- Allora è per questo che mi odia? Perché io sono la figlia di Voldemort? – domandò, con voce flebile.

Silente non sembrò colpito dalle sue parole, e si sedette davanti a lei per poterla guardare meglio negli occhi. Ariana si aspettava che negasse, che in qualche modo le dicesse che in realtà era fiero di lei, che le voleva bene come a una figlia. Ma presto seppe che quella era solo una vana speranza, l'ultima che si permise di avere nella sua vita.

- Il mio non è odio – rispose Silente, - Io non odio te in quanto persona. Odio ciò che rappresenti, ciò che ricordi. Odio il modo in cui tuo padre continua a comparirmidavanti quanto ti parlo. E non posso sopportare che i tuoi occhi siano così simili a quelli di Harry Potter, tu che sei l'unica persona che non dovrebbe avere legami con lui. -

Ariana sentì gli occhi riempirsi di lacrime, ma riuscì a trattenerle. Avrebbe preferito una bugia, al posto di quella dolorosa verità. Ma Silente non l'aveva mai illusa,nemmeno una volta. Voleva che lei soffrisse, e capisse.

- Per questo mi ha cambiato nome – disse, - Per questo ha voluto darmi un nome falso... Perché proprio Ariana? -

- Ariana era il nome di mia sorella – rispose Silente, - E ho pensato che un nome a me caro, forse sarei riuscito a trattarti con un po' più di benevolenza. Ho sbagliato, e me ne rendo conto. Ma ormai tu sei Ariana, e lo rimarrai fino a quando il tuo vero nome sarà dimenticato –

La ragazzina ascoltò, senza sentirsi orgogliosa. Un nome era l'unica cosa che Silente le aveva dato, e non ripagava la mancanza di affetto e stima che le aveva sempre mostrato. Un nome, per quanto significativo, non era niente di quello che lei desiderava.

- Sa qualcosa di mia madre? – domandò alla fine, - Non mi ha mai parlato di lei -

Silente si alzò, e fece comparire dal nulla una grossa bacinella di pietra, piena di fregi. La adagiò sul tavolo, e rispose: - Tua madre è stata uccisa da Voldemort stesso. Amava fare il doppio gioco, e il Signore Oscuro l'ha punita per questo –

Si avvicinò con la bacchetta in mano.

- Vorrei che tu mi lasciassi estrarre l'ultimo ricordo che hai di tua madre – disse, - Forse credi di non avere memoria, ma tutto ciò che vediamo rimane nel nostro cervello, per sempre. Tali memorie di cui noi crediamo di non conservare nessun ricordo vengono chiamate Memorie Dimenticate. -

Ariana si portò una mano alla tempia. Il Preside le aveva mostrato molti suoi ricordi con il Pensatoio, ma era la prima volta che le parti si invertivano. Voleva vedere almeno una volta il viso di sua madre, anche se era morta?

Si alzò, e Silente le portò la bacchetta alla testa. Dopo pochi minuti estrasse un filamento grigio, che fece fluttuare nel Pensatoio. Dopodiché lui e Ariana entrarono.

Si ritrovarono in una grande casa spoglia, nella periferia di Londra. Era sera, e sembrava pieno inverno a giudicare dalla neve fuori dalle finestre. Si trovavano in una cucina spoglia e triste, e una donna di spalle stava preparando la cena.

Vicino al tavolo c'era una bambina dall'aria trascurata, dai grandi occhioni verdi, che giocava con un vecchio pupazzo spelacchiato. La piccola Merope. Lei con il suo vero nome.

All'improvviso la donna di spalle si girò, e Ariana vide per la prima volta sua madre. Era una strega bellissima, dagli occhi scuri e i capelli castano ambrati, le labbra rosso fuoco e la pelle candida. Si muoveva con leggiadria per la cucina, con movimenti aggraziati come quelli di una ballerina. Non degnava di uno sguardo la piccola Merope, e canticchiava con voce dolce una canzone d'amore.

Quando terminò di cucinare, Zahira si voltò e lasciò che due piatti e dei bicchieri fluttuassero sul tavolo. Abbassò gli occhi sulla bambina e la mise a sedere sulla sedia, con malagrazia. Merope singhiozzò, ma poi iniziò a mangiare quel poco che aveva nel piatto senza piangere.

A quanto pare, anche sua madre la odiava. La bambina non riusciva a mangiare la minestra da sola, ma Zahira non l'aiutò mai. Lasciò che si sporcasse con la pastina, poi le rivolse uno sguardo sprezzante, disgustato.

In quel momento qualcuno comparve all'improvviso fuori dalla casa, con un guizzo. La donna guardò oltre il vetro della finestra, e sul viso le si dipinse un'espressione estatica. Si alzò di scatto e raggiunse la porta. Ariana e Silente la seguirono.

Sulla soglia c'era Lord Voldemort, i lineamenti serpenteschi distesi in quello che sembrava un sorriso. Gli occhi rossi guizzarono sul volto della donna, e lei sorrise, mostrando denti perfetti e bianchissimi.

- Mio Signore – mormorò, - Sono lieta di vederti -

- Io un po' di meno, Zahira – disse Voldemort.

Il sorriso sul volto della donna sparì all'improvviso. Chinò il capo e disse: - Lo so, mio Signore, ma la nostra bambina mi tiene occupata. Non posso servirti come vorrei –

Voldemort guardò verso la cucina, dove Merope stava ancora tentando di mangiare la sua minestrina.

- Non è per questo, mia cara – disse, un ghigno serpentesco sul volto, - Lo so bene che tu non mi stai servendo come dovresti -

Zahira arretrò di un passo, assumendo un'espressione mortificata.

- Mio Signore, io non capisco – sussurrò.

- Non capisci? Ti reputavo una strega molto intelligente, Zahira – ribatté Voldemort, la voce ora minacciosa, - Troppo, forse. So che stai facendo il doppio gioco, mia cara. Sei esattamente come Codaliscia: stai dalla parte che ti fa più comodo.-

La donna congiunse le mani. – Non è vero, Mio Signore – disse, - Io ti amo. Io sono la tua serva più fedele. Guarda il frutto del nostro legame! –

Indicò verso la cucina, dove Merope era ancora seduta in bilico sulla sedia.

- Tu mi hai tradito, Zahira, e io non perdono i traditori – disse Voldemort, gelido.

La donna cadde in ginocchio, con le mani giunte e gli occhi pieni di lacrime.

- Ti prego!Io ti ho sempre amato! Non provi nulla per me? – supplicò.

Voldemort sorrise. – Io non ti ho mai amato, mia cara. Io ti ho solo e sempre usata – disse, - Io non provo quello che tu definisci amore. Ho scelto te solo perché eri superiore in bellezza e intelligenza alle altre donne, ma alla fine sei esattamente come loro –

All'improvviso, la piccola Merope comparve sulla porta della cucina; con passo inserto si diresse verso la madre. La strega l'afferrò per le ascelle e la tirò su, per mostrarla al Signore Oscuro.

- E' lei il motivo per cui non posso servirti come desideri – disse, - E' lei. Prendi lei. Prendila, uccidila. Allora sarò libera e potrò continuare a stare con te -

Ariana, che continuava a guardare, sussultò. Sua madre stava barattando la sua vita con quella della figlia. Chiedeva pietà sacrificando la vita di Merope, la sua bambina.

Voldemort guardò la piccola senza nessun sentimento che traspariva dagli occhi rossi.

- Non sono qui per Merope – disse, - E' te che voglio uccidere -

- Ti prego! – supplicò Zahira, scoppiando in lacrime, - Prendi lei e risparmia me! E' colpa sua se non posso servirti come desideri! Uccidi Merope e risparmia me! –

- Ti ho già detto tempo fa che non desidero uccidere Merope – disse Voldemort, gelido, - Tu hai commesso un errore, e tu pagherai -

Afferrò malamente Merope e la spinse lontano. La bimba scoppiò in lacrime, mentre Zahira si prostrava ai piedi del Signore Oscuro, implorando pietà e tremando come una foglia. Voldemort gettò un'ultima occhiata verso la figlia, poi alzò la bacchetta.

E fu solo luce verde.

Silente afferrò Ariana per un gomito, e uscirono dal ricordo. La ragazzina aveva gli occhi lucidi, e tremava. Non riusciva a credere che sua madre fosse morta implorando di scambiare la sua vita con quella di Merope. Con la sua vita.

Si rannicchiò sul letto, con le lacrime che scendevano sulle guancie delicate, gli occhi verdi arrossati.

- Perché? – gridò, rivolta a Silente che la guardava senza affetto, senza compassione – Perché ha voluto mostrarmi quel ricordo? Lei lo sapeva! -

Il Preside si voltò verso la finestra. – Volevo mostrarti la differenza che c'è tra te e Harry Potter – disse, - Suo padre era un grande mago, e sacrificò la vita per salvarlo. Sua madre ebbe la possibilità di salvarsi, ma non lo fece. E proprio il suo sacrificio permise a Harry di sopravvivere. E giusto che tu sappia tutto, che sappia la verità. Nondovrai mai essere come i tuoi genitori. Mai –

Ariana guardò le spalle curve di Silente, e sentì di odiarlo. Avrebbe preferito morire quel giorno, al posto di sua madre. Forse avrebbe sofferto molto di meno.

- Perché Voldemort non ha ucciso anche me? – domandò, con la voce improvvisamente dura.

- Non lo so, ma credo pensasse che potessi tornargli utile, un giorno – rispose Silente, - Se non ti avesse voluto, ti avrebbe potuto uccidere subito. Da quello che ho capito,Zahira non ti voleva, eppure lui non ha voluto eliminarti –

Forse era affetto? No, non era affetto: quando Voldemort l'aveva guardata, non c'era dolcezza nei suoi occhi, ne nessun altro sentimento. Come non aveva amato sua madre, non avrebbe potuto amare lei.



Zahira Piton era la sorellastra di Severus Piton: il padre dell'ex professore di Pozioni di Hogwarts aveva tradito la moglie con una certa Selene Godcrick, di cui poi non si era saputo più nulla. Solo sul letto di morte Piton senior scoprì di aver avuto una figlia, che però non conobbe mai.

La bambina visse sempre con la madre, una strega dalle dubbie qualità mentali ma di grande bellezza, che la figlia ereditò in tutto e per tutto.

Zahira frequentò Hogwarts, finendo naturalmente a Serpeverde, completando con ottimi voti la scuola. Un anno dopo entrò a far parte dei Mangiamorte, e conobbe ilSignore Oscuro. Molti di coloro che la incontrarono poterono riferire che il suo amore per Voldemort travalicava la semplice bramosia di potere, e che lei lo amava veramente. Per lui fu disposta a fare di tutto, tanto da guadagnarsi l'inimicizia di alcuni Mangiamorte, gelosi delle sue qualità e della sua fedeltà.

Lo stesso Voldemort rimase profondamente colpito da Zahira, così tanto da farla diventare presto la sua prediletta. A lei affidava i compiti più importanti e rischiosi, lodandola come nessun altro. Alla fine finì per assecondare il sentimento, considerandola la sua "compagna".

Il suo non fu mai veramente amore, solo bramosia di possedere una delle donne più belle del mondo magico. Qualche anno dopo, Zahira rimase incinta e diede poi alla luce una bambina, che lei volle chiamare Merope, in onore della madre del suo Signore. Nessuno, nemmeno gli stessi Mangiamorte, seppe che Voldemort aveva risparmiato la bambina, il giorno in cui assassinò Zahira: tutti credevano che avesse ucciso anche lei. E visto che poco meno di dieci mesi dopo lui stesso sparì in seguito all'omicidio dei Potter, nessuno seppe più nulla della bambina.

Silente scoprì l'esistenza di Merope poco dopo la morte dei genitori di Harry Potter, e si mise a cercarla. Quando riuscì a trovarla, ormai lei aveva sei anni, e la prelevò dall'orfanotrofio per poi affidarle il tanto sospirato compito. Il Preside aveva messo in moto il suo piano appena aveva scoperto dell'esistenza della bambina, sapendo che poteva rappresentare un'arma contro il ritorno del Signore Oscuro.

Ariana ci mise anni a capire ciò che era veramente, ciò che doveva fare. Era la figlia di Voldemort, e come tale la responsabilità di ciò che aveva fatto suo padre ricadeva anche su di lei. Silente voleva che fosse lei a contribuire alla sua sconfitta, che aiutasse il Bambino Sopravvissuto nella guerra contro il Signore Oscuro.

Harry doveva arrivare vivo allo scontro con Voldemort, ma doveva soprattutto arrivarci "pulito": doveva crescere come tutti gli altri bambini, doveva frequentare la scuola, fare le esperienze che lo avrebbero fatto maturare. E se lui doveva cercare di essere normale, Ariana doveva essere il suo contrario. A lei spettava di compiere quello che il Bambino Sopravvisuto non poteva fare.

Ariana era quella che si sarebbe sporcata le mani. Era quella che l'avrebbe sorvegliato sempre, pronta a uccidere, a ferire pur di tenerlo in vita. Pronta a perdere la propria innocenza per far vivere a Harry la sua.

Silente aveva fatto in modo che, a partire da quando lei compì undici anni, tutte le estati si recasse di nascosto a casa dei Dursley, a sorvegliare Harry da lontano. E tante volte aveva fatto in modo che lui non si facesse male, che non rischiasse troppo la pelle.

Quando si trovava a Hogwarts, il Bambino Sopravvissuto era sotto lo sguardo protettivo di Silente, finché il Preside ci fosse stato. Quando lui non avrebbe più potuto sorvegliare Harry, allora sarebbe subentrata Ariana.

Aveva frequentato ogni anno una scuola di magia diversa, per conoscere quello che i potenziali maghi oscuri di tutto il mondo dicevano e pensavano. Era stata tra di loro, li aveva spiati, li aveva ingannati. Aveva imparato a pensare come loro, a prevedere le loro mosse. Aveva imparato cosa significava il male.

E dal giorno in cui comprò la bacchetta, Silente le fece da maestro privato, insegnandole ogni genere di incantesimi che avrebbero potuto tornarle utili. Insegnandole cose che forse non avrebbe dovuto sapere, ma che una come lei era tenuta a conoscere. Come l'esistenza degli Horcrux.

Silente aveva iniziato a sospettare degli Horcrux molto prima di coinvolgere Harry Potter, e aveva chiesto ad Ariana di iniziare delle piccole ricerche riguardo agli oggettidei fondatori di Hogwarts. Le aveva brevemente spiegato cosa potevano essere, e lei si era informata, ottenendo ben pochi risultati.

Quando anche Harry venne a sapere degli Horcrux, Silente incaricò Ariana, oltre di proteggere Harry, anche di cercare quei possibili oggetti e fare in modo che Potter li distruggesse.




Ufficio di Silente, un anno prima.

- Pensa che sia possibile che Harry Potter stesso sia un Horcrux? - chiese Ariana a Silente.

Il vecchio rimase in silenzio per qualche secondo, congiungendo le punte delle dita. Osservò la ragazza attentamente.

- Sì - rispose infine, - Può essere. Anche io ho pensato la stessa cosa, ma riflettendoci a lungo sono giunto alla conclusione che sia poco probabile -.

- Perché? -

- Semplicemente perché Voldemort vuole Harry Potter morto. Perché fare di lui un Horcrux, quando pensa di doverlo uccidere? Non avrebbe alcun senso, sarebbe solo un pericolo in più per lui -

- Però potrebbe anche risultare un vantaggio - ribattè Ariana, - Harry Potter dovrebbe uccidere se stesso prima di tentare di uccidere Voldemort. Sicuramente non pensa che un ragazzo così giovane abbia il coraggio di compiere un gesto del genere, non dopo che ha lottato così arduamente per sopravvivere -

Silente rimase immobile, ancora con le mani congiunte, e fissò Ariana con i suoi occhi azzurro chiaro. Lei si pentì di ciò che aveva detto: forse era una sciocchezza. Silente sospirò, poi disse: - Ogni giorno mi stupisco di quanto assomigli a tuo padre, Ariana. Ciò che hai detto riflette esattamente ciò che Voldemort penserebbe... Pensate nello stesso identico modo -

La ragazza rimase in silenzio, abbassando lo sguardo. Non era un complimento per lei: non voleva assomigliare a Voldemort, anche se era sua figlia. Si sentì insultata, ma succedeva spesso quando Silente le parlava: molte volte l'aveva paragonata al Signore Oscuro.

- Crede che io corra il rischio di diventare come lui?- chiese tutto d'un fiato Ariana. Era una domanda che voleva porgli da tanto tempo, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo. Fino ad ora.

Silente non sembrò stupito dalla domanda, ma la fissò in silenzio per qualche secondo. Si allontanò leggermente dalla scrivania dietro la quale era seduto e poi rispose, calmo: - Tutti noi corriamo il rischio di farci dominare dall'odio e dalla brama di potere. Tuttavia, sì, io penso tu sia più in pericolo di molti altri. Sei la figlia del mago oscuro più potente di tutti i tempi, ragioni allo stesso modo e sei dotata esattamente come lui... Hai molte probabilità di sviluppare le stesse idee di Lord Voldemort, anche se lui alla tua età aveva già iniziato il suo folle piano. Io non posso sapere con esattezza quali saranno le tue azioni in futuro. Solo tu puoi sapere cosa diventerai -

Ariana abbassò di nuovo lo sguardo. Silente non le aveva dato una risposta completa, le aveva detto solo che sarebbe stata lei a scegliere, alla fine. Ma poteva veramente scegliere? Sapeva cosa voleva essere?

Quello che sapeva per certo era che non voleva essere la figlia di Voldemort. Non voleva diventare come lui. Ma un conto è ciò che si vuole, un conto è quello che si ottiene. Che lei lo accettasse o meno, rimaneva sempre e comunque la discendente del Signore Oscuro. Silente le stava dando l'illusione di poter scegliere, di poter decidere da sola il proprio destino.



Van Hovenbarger, sei mesi prima.

Ariana si svegliò all'improvviso, disturbata da un flebile rumore. Aprì gli occhi e vide, appollaiata ai piedi del suo letto, Fanny la fenice, con una lettera nel becco. I suoi occhi scuri e liquidi erano tristi, e la ragazza si rese immediatamente conto di quello che era accaduto: Silente era morto.

Senza fare un rumore, prese la lettera e fece una carezza alla fenice, che tubò lugubre.

- Addio, Fanny – disse Ariana.

La fenice si librò in volo, e poi scomparve con un guizzo di fuoco. Non l'avrebbe mai più rivista.

Con mani tremanti, Ariana ruppe il sigillo di ceralacca e aprì la busta: la calligrafia sottile e aggraziata di Silente riempiva il foglio di pergamena.


Ariana,

se stai leggendo questa lettera, avrai già capito che io sono morto. Ho passato tutto l'anno a spiegare a Harry Potter ciò che ho rivelato a te nel corso degli anni, quindi lui sa degli Horcrux e sa che ne ho anche distrutto uno. Ho intenzione di recarmi con lui nella baia che ha cercato di esplorare quale che tempo fa, dove Voldermort aveva trascorso le sue vacanze quando si trovava all'orfanotrofio: lì spero di trovare un altro Horcrux e di distruggerlo.

Sta a te ora trovare gli altri e fare in modo che vengano distrutti. Il prossimo anno ti recherai a Hogwarts come avevamo progettato, e sarai smistata nella casa deiGrifondoro: ho scritto alcuni documenti che perverranno a Minerva McGranitt e che lei sarà costretta a seguire. Dovrai fare in modo che i Mangiamorte non riescano adentrare nella scuola e a fare del male a Harry Potter, a qualunque costo. Forse ci saranno dei membri dell'Ordine della Fenice a pattugliare la scuola, ma non posso garantirti nulla. E in ogni caso loro non dovranno sapere della tua esistenza.

Mi dispiace affidare a te questo compito, ma è l'unico modo per riscattare te stessa e forse anche me. Tuo padre ha commesso tanti errori, ma anche io. Il primo è stato quello di sottovalutare Tom Riddle e di lasciarlo diventare ciò che è diventato.

Ora che non temo più il giudizio del mondo, voglio confidarti il vero motivo per cui ho deciso di renderti l'ombra di Harry Potter, l'antagonista del Signore Oscuro: volevo rimediare al mio errore, facendo diventare sua figlia il suo primo nemico. Se tu riuscirai nel tuo intento, allora anche io forse sarò perdonato... Sono stato crudele con te, Ariana, ma il destino ha voluto farti sopravvivere per affidarti questo compito.

Albus Silente

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