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14. L'unica risposta a tutti i perchè




- Draco? Draco, svegliati... -

Qualcuno accese all'improvviso la luce, facendo un baccano infernale. Doveva essere entrata Pansy, a giudicare dalla nuvola di profumo che aveva appena invaso l'aria. Le tende del sontuoso letto a baldacchino verde e argento vennero aperte di scatto, e la luce colpì il Serpeverde in pieno viso.

Il biondo si coprì la faccia con un braccio e si voltò dall'altra parte, chiaro segno che voleva dormire ancora. Non era stata una nottata facile, e il Principe delle Serpi amava dormire fino a tardi. Si coprì il petto nudo con la coperta e grugnì, sperando che i suoi due migliori amici se ne tornassero da dove erano venuti.

- Avanti, Draco. Datti una mossa che vogliamo sapere cosa è successo! – disse Blaise, scuotendolo.

Draco, irritato, si mise a sedere e afferrò il primo cuscino che trovò a portata di mano.

- Ma non mi rompere! – sbottò, lanciandoglielo, - Non puoi andare a rimirarti la Granger senza scocciare me?! -

Blaise schivò il colpo, mentre Pansy decideva di andare all'attacco.

- Dai Dracuccio – cinguettò, - Dicci cosa è successo -

Il biondo fulminò la ragazza con lo sguardo, ma lei non diede segno di spaventarsi. D'altronde si conoscevano tutti e tre troppo bene, e Pansy sapeva bene come farlo infuriare.

- Non chiamarmi Dracuccio – ringhiò, mettendosi a sedere. Scese dal letto, sapendo che non avrebbe avuto scampo da quei due finché non avesse spiattellato tutto. Odiava essere svegliato in quel modo. Si infilò la prima cosa che trovò a portata di mano (anche se la vergogna per un Malfoy non esisteva) e si passò una mano tra i capelli.

- Allora???!!!! – lo aggredì Blaise, gli occhi blu che lo trapassavano da parte a parte.

- Allora che? – sbuffò Draco. – Che vuoi sapere? –

- Come mai sembri esausto? – chiese Blaise avvicinandosi, lo sguardo che brillava, - E soprattutto, perché sei tornato alle sei? –

Draco alzò gli occhi al cielo. Aveva capito cosa stavano pensando quei due: altro che scambio di informazioni! Molto probabilmente pensavano che lui e Ariana avessero avuto scambi di tutt'altro genere...

- Non è come credete – disse vagamente divertito, infilandosi nel bagno. Guardò il suo riflesso nello specchio, e notò che in effetti aveva l'aria distrutta. Poteva giocare un po' con i sospetti di quei due, ma decise che come ogni volta era meglio dirgli la verità.

- Deve essere una belva, se ti ha ridotto a uno straccio – disse Blaise, infilando la testa nel bagno, gli occhi scintillanti di malizia. Chiuse di scatto la porta quando vide che il biondo stava per lanciargli una saponetta profumata.

- Blaise, se non vuoi che vada dalla Granger e le dica che covi un amore profondo e segreto per lei, piantala – sibilò Draco, sentendo i due che ridevano alla grande.

- E dai, Dracuccio! Non puoi farci rimanere sulle spine così! –

Draco iniziava a innervosirsi, ma c'era anche qualcosa che gli dava una strana sensazione. In effetti, forse non sarebbe stato poi troppo male se quello cheBlaise e Pansy pensassero fosse accaduto veramente...

Uscì dal bagno asciugandosi la faccia e li guardò, entrambi con un sorriso a trentaquattro denti. Sospirò.

- Non è successo niente – disse, - Abbiamo seguito Potter, che ha avuto la grandiosa idea di andarsene in giro -

Blaise sembrò deluso. – Quel demente... - mormorò, - Quindi, chi è Ariana? –

- Sta dalla parte di Silente, ma non fa ancora parte dell'Ordine – rispose Draco, contento del cambio di argomento, - Deve guardare le spalle al Magnifico, esattamente come me -

- Solo questo? – chiese Pansy.

- E' tutto quello che ha voluto dirmi – disse Draco, scrollando le spalle.

- Ma non spiega il fatto che siate rimasti tutto questo tempo da soli... Ci avete messo quattro ore per dirvi due cose? - buttò lì Blaise, apparentemente disinteressato.

- Te l'ho detto, abbiamo seguito Potter – ribatté Draco.

- Dai, a noi hai sempre detto tutto – disse Blaise, cercando di fare l'amicone offeso, - Perché questa volta vuoi così tanto riserbo? –

- Sto seriamente iniziando a pensare che tu non sia totalmente normale, Blaise, - disse Draco, - Hai sentito cosa ho detto? –

- Ma un po' ti piace, almeno? – chiese Pansy, diventando un po' più seria.

Draco non rispose. Il viso di Ariana gli tornò alla mente, con quella frase che lei aveva pronunciato con un certo malcelato imbarazzo: "Non sono mai stata una ragazza particolarmente carina".

"Diamine, Ariana, se non sei bella tu, allora le altre ragazze cosa devono dire?" si ritrovò a pensare.

Essendo un Malfoy, gli era stato insegnato fin da piccolo che la cosa più importante nella vita era la bellezza. Se una cosa era bella, allora era degna di essere amata, osservata, posseduta. Il brutto era da detestare in tutte le sue forme.

Con gli anni aveva però capito che la bellezza è una cosa soggettiva. Ciò che può piacere a una persona, a un'altra può fare ribrezzo. Lui che era cresciuto con canoni di bellezza molto elevati, non si accontentava di poco.

E secondo il suo non tanto modesto parere, Ariana era molto bella. Non come la Greengrass, che faceva voltare le teste di tutti i ragazzi con gonne corte e atteggiamenti frivoli o provocanti. La sua era una bellezza discreta, quasi nascosta, che a un occhio esperto come il suo non sfuggiva.

- Sì, fisicamente mi piace – disse alla fine, e Pansy sorrise. – Ma questo non significa che voglia portarmela a letto –

Era una frase strana, pronunciata da Draco Malfoy, ma non stava mentendo. Trovava Ariana bella, ma non c'era nessuna attrazione fisica; non ancora, per lo meno. Forse se fossero rimasti per tutta la notte nella Stanza delle Necessità non ci avrebbe nemmeno provato con lei. Ed era una cosa assolutamente fuori dal normale, per lui. Guardò i due amici, e capì che anche loro pensavano la stessa cosa.

Scrollò le spalle, e tutti e tre si diressero alla Sala Grande per il pranzo.




Ariana si svegliò a mezzogiorno, il mattino seguente. Per fortuna era domenica, e nessuno badò al fatto che rimanesse a letto più del dovuto, visto che non fu nemmeno l'unica. Hermione si svegliò un'ora dopo, e insieme andarono a pranzo.

Harry e Ron erano seduti al tavolo dei Grifondoro, con due facce da zombi. Ariana ed Hermione li raggiunsero, ed erano talmente storditi che nessuno di loro tre fece domande sul perché lei sembrasse esausta quanto loro.

Si servirono un'abbondante porzione di patate arrosto, mentre Ariana gettava una rapida occhiata al tavolo dei Serpeverde. Draco si stava sedendo in quel momento, e sembrava abbastanza stanco. Le rivolse comunque uno sfuggevole sorriso, prima di iniziare a mangiare con Zabini e la Parkinson.

Chissà cosa stava pensando, il Serpeverde. Aveva capito che era già stata a Durmstrang, e aveva scoperto che lei era disposta a tutto pur di salvare Harry, anche a uccidere. Non aveva potuto fare altro se non portarselo dietro, ma stranamente non si stava pentendo. In fondo era stato bello poter scambiare duechiacchere con qualcuno, mentre cercavano di far tornare Harry a Hogwarts vivo.

Sapeva, però, che presto Draco le avrebbe posto la fatidica domanda: perché? Perché proteggeva Harry Potter? Perché Silente aveva mandato proprio lei? Non era il tipo da desistere, e sicuramente avrebbe cercato in tutti i modi di estorcerle altre informazioni sul suo conto.

Ma questa volta, Ariana sapeva di non poter rispondere.




- Oggi, Ariana, comprerai la tua bacchetta – disse Albus Silente.

Erano in piedi in mezzo alla strada principale di Diagon Alley, davanti a un negozio nella cui unica vetrina polverosa c'era una sola bacchetta adagiata su un cuscino di velluto. "Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C." recitava il cartello consunto e cigolante appeso sull'entrata.

Silente aprì la porta del negozio, ed entrarono. Un vecchio mago dall'aria consumata li attendeva dietro al bancone, e sorrise alla loro vista. Aveva due enormi occhiazzurro slavato, e sembrava non avere bisogno di battere le palpebre. Il locale era stipato di piccole statole di cartone, che occupavano tutta la parete destra.

Ariana provò una strana sensazione, appena entrò. C'era qualcosa di magico, lì dentro.

- Professor Silente – disse Olivander, stringendo la mano al vecchio, - Come sta? -

- Bene, bene, ti ringrazio – rispose Silente con un sorriso cordiale, - Sono qui per acquistare una bacchetta –

Olivander guardò Ariana, e lei si sentì in soggezione. Lo sguardo dell'uomo la trapassò da parte a parte, e lei rimase immobile come una statua, stringendosi le mani.

- Quanti anni hai? – domandò il negoziante con voce gentile.

- Otto – rispose Ariana.

Olivander si girò verso Silente, lo sguardo preoccupato.

- Lo sa che è ancora giovane, vero? – domandò, raggiungendo il bancone. – Non potrebbe ancora possedere una bacchetta -

- Certo, lo so – ribatté Silente, - Ma so esattamente quello che sto facendo. Ci conosciamo da tanti anni, Olivander. E' un favore che ti chiedo da amico -

Il negoziante abbassò il capo e lo scosse, poi tornò a guardare la bambina.

- Come ti chiami? – chiese.

- Ariana Drake –

Olivander non ebbe nessuna reazione, ma tirò fuori un metro. Iniziò a prenderle le misure di braccia, gambe, testa, finché non fu soddisfatto. Poi scelse alcune scatoline e le adagiò sul bancone. Prese una bacchetta e gliela porse.

- Otto pollici, legno di faggio, crine di unicorno. Prova -

Ariana prese la bacchetta, ma Olivander gliela tolse subito dalle mani. Ne prese un'altra, e quando la bambina l'afferrò non sembrò soddisfatto.

- Olivander – disse all'improvviso Silente, - Falle provare quella con la piuma di fenice che io ti ho fornito -

Il vecchio negoziante guardò lo stregone con aria poco convinta. Ariana spostò lo sguardo da uno all'altro, mentre i due parlavano.

- Ne è sicuro? – domandò Olivander.

- Proviamo – ribatté Silente, e guardò Ariana con distacco, - Penso che potrebbe spettare a lei –

Olivander prese un'ultima bacchetta.

- Agrifoglio e piume di fenice, undici pollici, bella flessibile -

Porse la bacchetta ad Ariana con una strana espressione, e lei la prese. Come prima, non accadde assolutamente nulla. Qualcosa guizzò negli occhi di Silente, ma Olivandersembrò felice che non fosse quella giusta. La riprese e la ripose con cura nella sua scatola.

- Proviamo con qualcos'altro – mormorò.

Ariana attese che il vecchio portasse altre bacchette. Ne provò a decine, finché anche Olivander sembrò perdere la pazienza. Guardò Silente e disse: - Credo sia ancora troppo presto per lei –

- Lasciala scegliere a lei, allora – disse lo stregone.

Ariana guardò Silente senza capire. Perché voleva per forza comprarle una bacchetta? Non si acquistava a undici anni?

Olivander fece un cenno alla bambina, e lei si avvicinò. La condusse sul retro, dove c'era un'enorme stanza piena di scatoline impilate l'una sull'altra, di diversi colori. Le diede una leggera spinta e disse: - Avanti, scegline una –

Ariana guardò la parete tutta occupata dalle scatole, e si chiese come avrebbe fatto a scegliere. Dovevano essere centinaia. Per un momento provò l'impulso di indicare una confezione azzurra in cima alla pila, ma rimase in silenzio. Passò la mano sulla parete, e guardò attentamente le scatoline.

Infine, ne indicò una nera, incastrata in un angolo, quasi invisibile. Olivander la prese e l'aprì, lasciandosi scappare un'esclamazione.

- Mi ero quasi dimenticato che fosse ancora qui, questa bacchetta – disse, - Quercia, corde del cuore di un drago, dodici pollici, abbastanza flessibile -

Ariana prese la bacchetta, e dalla punta sprizzarono scintille argentate. La bambina si spaventò, ma Olivander sembrò colpito. Le prese delicatamente la bacchetta di mano e la ripose della sua scatola.

- Lo sa, Silente, che quella bacchetta attendeva da anni? – disse, impacchettando la scatola con della carta da pacchi marrone.

Lo stregone rimase in silenzio, in attesa che il negoziante dicesse altro.

- Le corde di cuore di drago che sono contenute nel nucleo sono quelle di un Ungaro Spinato – continuò Olivander, - Uno Spinato che uccise centinaia di persone... Ci vollero trenta maghi per fermarlo, talmente era grosso e forte. Nessuno voleva produrre una bacchetta con una parte di quel drago, ma la notte che fu abbattuto un mago rubò il cuore dello Spinato e lo portò a mio nonno. Lui fabbricò una sola bacchetta che avrebbe dovuto essere di quell'uomo, ma lui non venne mai a ritirarla. Nessuno venne più a reclamare la bacchetta, e per duecento anni è rimasta qui, in attesa di un proprietario. Fino a oggi -

Silente ascoltò in silenzio senza commentare, e Ariana rimase a guardarlo mentre Olivander impacchettava la sua nuova bacchetta. Non capiva cosa stava succedendo, ma preferì rimanere in silenzio. Il suo tutore non sembrava stupito dalla storia della bacchetta.

Quando tornarono alla Tana di Hog, Ariana si sedette sul letto della sua stanza e guardò Silente che esaminava la sua bacchetta alla luce del sole che filtrava dalla finestra.

- Mi scusi Signore, ma la bacchetta non si compra a undici anni? – chiese la bambina, timorosa.

Silente si voltò a guardarla. – Sì, è così – rispose.

- Perché ha voluto che io la prendessi ora? – domandò Ariana. – Gli altri bambini a scuola non ce l'hanno -

Silente le diede la bacchetta, e la bambina la prese, rigirandosela tra le mani. Il vecchio avvicinò una sedia e si sedette con aria stanca.

- Dimmi, Ariana. Tu sai chi è Voldemort? -

Ariana annuì: aveva sentito parlare di lui da tutti i suoi compagni di scuola. Era stato un mago potentissimo, e molto cattivo.

- Bene, saprai anche che è sparito misteriosamente sette anni fa – disse Silente.

- Sì. E' stato Harry Potter – disse Ariana.

Silente sorrise attraverso la barba bianca, ma quel sorriso non era diretto a lei. Era il solito sorriso gentile che si lasciava sfuggire quando si menzionava il Bambino Sopravvissuto.

- Giusto. Tu credi che Voldemort sia morto? -

- Non lo so – rispose Ariana, sperando di non deluderlo con la sua risposta.

- Voldemort non è morto, Ariana – spiegò Silente, - E' solo molto debole, ma un giorno tornerà. E vorrà prendersi la sua vendetta prima di tornare al potere. Vorrà uccidere Harry Potter –

Ariana ascoltò in silenzio. Silente parlava di quell'Harry Potter con molta dolcezza.

- Tu, Ariana, dovrai proteggere Harry Potter quando io non potrò più farlo – continuò Silente, - Sono vecchio, e non potrò proteggerlo per sempre -

- Perché devo farlo io? – domandò la bambina, gli occhi verdi che scrutavano il volto del Preside, senza capire. Aveva solo otto anni, e perché doveva proteggere un bambino che non conosceva nemmeno?

- Conosci il vero nome di Voldemort, Ariana? – domandò Silente, voltandosi verso la finestra.

- No –

- Si chiamva Tom Orvoloson Riddle – disse Silente, e si voltò a guardarla.

Gli occhi azzurri del vecchio incontrarono quelli verde smeraldo della bambina, e fu allora che ogni perché trovò la sua risposta.

- E tu, Merope Zahira Riddle, sei sua figlia -

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