13. Durmstrang
Ariana si Materializzò davanti a una cancellata di ferro battuto, Draco ancora al fianco. L'aria era gelida, e il grande giardino di Durmstrang era invaso dalla neve candida, quasi luminescente sotto i pallidi raggi lunari.
Entrambi si voltarono, per trovarsi di fronte un castello nero, più piccolo di Hogwarts ma molto più spaventoso. Aveva alte torri con i tetti a punta, e molte statue di mostri deformi occhieggiavano dall'alto. Aleggiava un'atmosfera lugubre e sinistra. Tutte le luci erano spente, e solo alcuni lampioni illuminavano la stradina di terra battuta che portava al portone d'entrata.
- Questa è Durmstrang? – domandò Draco, guardando la scuola di magia con una vaga apprensione.
- Sì – Ariana lo prese per il braccio e lo trascinò dietro ad alcuni grossi alberi scuri, - Leviamoci da qui, che se arrivano ci vedono –
Sbirciò oltre il fusto dell'albero, in attesa. Solo in quel momento si accorse di quanto facesse freddo: le tremavano le mani, e rimanere ferma non migliorava le cose. Il fiato si condensava in nuvolette bianche che evaporavano leggere.
- Voglio proprio vedere se riescono ad arrivare qui – mormorò Ariana, - Non hanno nemmeno idea di dove si trovi, questa scuola -
- Se la Granger ci ha messo del suo, sono sicuro che arriveranno – disse Draco dietro di lei, - Quella è furba come una volpe. Avrà trovato un modo per arrivare comunque... Ma non potevamo Materializzarci all'interno della scuola? –
Ariana si voltò a guardarlo: aveva ragione, ma doveva rimanere lì per vedere se il Trio si sarebbe fatto vivo. Il biondo si stringeva le mani sul busto e saltellava, in preda al freddo. – Sei tu che mi hai voluto seguire – disse, - Adesso non ti lamentare –
Sentì delle voci avvicinarsi e fece segno al Serpeverde di fare silenzio. Dietro il cancello sbucarono Harry, Ron ed Hermione, imbacuccati in grossi cappotti e sciarpe. Rimasero qualche minuto davanti alla cancellata, poi la Caposcuola fece un incantesimo e riuscì ad aprire i battenti.
- Che ti dicevo? – sussurrò Draco.
I tre entrarono nel giardino e percorsero di corsa il vialetto, fino ad arrivare al portone. Fu sempre Hermione ad aprire la porta.
Ariana fece segno a Draco di seguirla, e uscirono dal folto degli alberi. Prima che la porta si chiudesse, la ragazza infilò il piede e poi sgusciarono dentro la scuola. Si ritrovarono in un corridoio dalle pareti formate da grossi blocchi di pietra scura, con alcune torce magiche che ardevano appese alle pareti. Si nascosero dietro una grossa statua di bronzo, in attesa. Il Trio si era fermato, e i tre si guardavano intorno indecisi su dove andare.
"Voglio proprio vedere dove intendono cercare" pensò la ragazza, "Non sanno nemmeno se qui si nasconde un Horcrux".
Ad un certo punto Harry indicò il corridoio di destra, e i tre si avviarono fianco a fianco, le bacchette sguainante. Ariana e Draco li seguirono, mantenendosi a distanza.
- Spiegami perché li stiamo seguendo – sussurrò il biondo – Tu sai perché sono venuti fino a qui? -
- No – mentì Ariana, - So solo che devo riportare Harry vivo a Hogwarts, soprattutto senza che lui se ne accorga –
- Perché? –
- Ordini di Silente – ribatté Ariana, camminando come un grosso felino vicino al muro, - Ora sta zitto e tira fuori la bacchetta –
Il Trio decise di salire lungo una scala che portava al secondo piano del castello. Durmstrang era molto diversa da Hogwarts: la sua planimetria era semplice e regolare, e ogni piano era uguale a tutti gli altri. Erano tutti corridoi diritti che attraversavano il castello da parte a parte, ed era difficile perdersi.
"Grande scelta" pensò Ariana, ironica "Da quella parte ci sono i dormitori".
Seguirono il Trio a distanza, senza però perderli mai di vista. Per fortuna Draco era abbastanza silenzioso mentre camminava, e potevano rischiare ad avvicinarsi un po'.
- Dobbiamo seguirli così finché non decidono di andarsene? – domandò Draco, sarcastico.
- Sì, ma non sarà tutto così tranquillo – ribatté Ariana, guardando i Tre che svoltavano in un corridoio buio, - Aspetta e vedrai –
Sapeva che da un momento all'altro avrebbero incontrato qualcuno, e allora avrebbe dovuto fare la sua parte. Presto si ritrovarono al terzo piano, dove c'erano le camere dei professori. Il Trio stava andando alla ceca, senza sapere cosa e dove cercare.
I tre si fermarono alla fine di un corridoio sul quale si affacciavano diverse porte di legno scuro. Si misero a discutere a bassa voce, mentre Ariana e Dracoorigliavano da dietro l'angolo. La ragazza sentì una delle serrature aprirsi, e il cuore le schizzò in gola. Harry, Ron ed Hermione non si accorsero di nulla, ma per fortuna sembravano aver scelto la strada da prendere.
- Qualunque cosa io faccia, rimani in assoluto silenzio – sussurrò Ariana, fulminando Draco con gli occhi.
Il Trio sparì proprio mentre la porta si apriva. Ariana scattò come una saetta e si piazzò davanti alla persona che stava per uscire dalla sua stanza: era il suo vecchio professore di Arti Oscure, Boris Bonislav. L'uomo si lasciò sfuggire un'esclamazione di sorpresa tra la folta barba rossiccia quando venne colpito dallo Schiantesimo di Ariana, e cadde a terra con un tonfo.
Draco non sembrò nemmeno lontanamente sconvolto, e l'aiutò a trascinare nella camera l'omone prendendolo per i piedi. Ariana chiuse velocemente la porta, e i due si guardarono intorno. La stanza era piena di oggetti di dubbia provenienza, gran parte per usi poco ortodossi.
- Fantastico – mormorò Draco, sarcastico - Sei anche autorizzata ad uccidere, per caso? -
Ariana lo guardò, poi con un piede toccò il corpo svenuto di Bonislav. – Vuoi la verità? –
Draco annuì.
- Sì – rispose Ariana.
Senza guardarlo si abbassò sul professore e gli puntò la bacchetta alla tempia. – Oblivius... Se ti fa piacere saperlo, però, cerco di non farlo – mormorò.
Draco la scrutò negli occhi, e Ariana fu tentata di distogliere lo sguardo. Con passo rapido raggiunse la porta e poggiò un orecchio sul legno: il corridoio era vuoto.
- Avanti, seguiamoli – disse, e sgusciò fuori senza guardarlo.
Draco la seguì a mezzo metro di distanza. Ariana aveva visto la strada che aveva preso il Trio, e sapeva che portava solo da una parte: l'aula delle riunioni dei professori. Li raggiunsero in breve tempo, proprio mentre entravano della sala.
- Fermo – sussurrò Ariana, fermando il biondo con una mano, - Quell'aula ha solo un'entrata, e presto torneranno da questa parte. Aspettiamo qui -
I due si nascosero in un corridoio laterale, in attesa. Il silenzio irreale fu rotto da uno scoppio di risate, che sembrava provenire da poco lontano. Ariana sussultò, e si voltò di scatto. Dalle scale si sentivano i passi di almeno una mezza dozzina di persone.
Se Ariana conosceva ancora le vecchie abitudini degli studenti di Durmstrang, quelli dovevano essere i ragazzi che andavano a fumare cose più o menolecite nelle soffitte del castello, e dovevano essere piuttosto "fatti", a giudicare dalle risate. Draco la guardò interrogativo.
Lei fece cenno si rimanere in silenzio, e continuò a guardare verso le scale. Un gruppo composto da cinque ragazzi e due ragazze scese la rampa, con qualcuno che barcollava vistosamente. Due di loro si tenevano a braccetto. Le sembrò di riconoscere un profilo familiare, tra quelle sagome lontane.
Per fortuna gli studenti proseguirono diretti molto probabilmente al secondo piano, dove c'erano i dormitori. Ariana tirò un sospiro di sollievo e gettò un'occhiata a Draco, impassibile.
- Perché ho l'impressione che tu sia già stata da queste parti? – mormorò, senza però essere minaccioso.
- Perché, in effetti, ci sono già stata – rispose Ariana, tenendo d'occhio la porta della sala, - Mi farai tutte le domande che vuoi al ritorno, se torniamo –
- E' una scuola – borbottò Draco, - Mica ci ammazzano se ci trovano. Al massimo finiamo espulsi da Hogwarts –
Ariana fece una smorfia. – Questa è Durmstrang, caro Principino – sibilò, - Il 99% dei maghi che c'è qui è un fan sfegatato del tuo ex migliore amicoVoldemort. Se non ci uccidono loro, ci consegnano a lui, e magari tu ti salvi pure, visto che il tuo paparino sta dalla sua parte. Sicuramente Potter finisce in una bara prima di noi, ma vedrai che lo raggiungiamo presto. Almeno il processo di beatificazione di San Potter può iniziare subito –
Ariana voleva spaventarlo, ma non ci riuscì. Draco la guardò scettico, fece una smorfia e sventolò una mano nell'aria.
- Tanto mio padre mi ammazzerà comunque appena esce da Azkaban... Prima o dopo fa poca differenza – disse, - Mi dispiacerebbe solo non averti battuto a duello -
Ariana guardò il biondo con un sopracciglio inarcato.
- Non prendermi in giro – disse, - Io non sto scherzando -
- Nemmeno io –
In quel momento la porta della Sala si riaprì e il Trio uscì in fila, guardandosi intorno. Tornarono sui propri passi, e Ariana e Draco si nascosero per bene nell'ombra del corridoio. Harry decise di salire ancora, così risalirono la rampa di scale dove poco prima era passato il gruppo di studenti mezzi ubriachi.
- Ma cosa stanno facendo? – chiese Draco.
- Credo cerchino qualcosa – rispose Ariana, abbassandosi per evitare di entrare nel cono di luce di una lampada.
All'improvviso sentì delle voci provenire dal piano di sotto, e si bloccò con la mano sul mancorrente. Si sporse oltre la balaustra e vide gli stessi studenti diprima risalire la rampa, facendo un baccano tremendo. Draco si fermò e la guardò preoccupato.
Ariana scese qualche gradino e tenne stretta la bacchetta. Forse non avrebbe dovuto, ma voleva aspettarli. Tra di loro c'era una faccia che non gli era per niente nuova.
- Che fai? – sibilò Draco.
- Non ti preoccupare. Va avanti e segui Harry –
Draco per un momento non diede segno di volersi muovere, poi si voltò e salì di corsa le scale. Ariana rimase ferma in cima alla rampa, in attesa. Non poteva fare a meno di sorridere: forse poteva togliersi uno sfizio...
I sette ragazzi stavano ridendo a crepapelle di qualcosa quando si accorsero che Ariana li stava guardando dall'alto, la bacchetta ancora abbassata. Dovevano avere più o meno la sua stessa età, ma tra loro c'e n'era uno che dimostrava qualche anno in più.
Ivan non era cambiato molto dall'ultima volta che lei lo aveva visto, ma si rese conto che non era bello come se lo ricordava. I capelli biondo cenere erano sempre gli stessi, anche se un po' più lunghi, e i suoi occhi erano di quell'azzurro chiaro che lei aveva visto poche volte. Sembrava più pallido del solito, rovinato dalle abitudini non troppo raccomandabili. Certo, era abbastanza carino, ma la sua era una bellezza in qualche modo volgare. Si chiese come facesse a piacergli, una volta.
- Ciao Ivan – disse Ariana, un ghigno lupesco dipinto sul volto.
Il ragazzo la scrutò senza capire, e lo stesso fecero gli altri. Solo una ragazza bionda e con le trecce sembrò in qualche modo trovarla familiare.
- Chi sei? – chiese Ivan, strizzando gli occhi per metterla a fuoco.
- Come? Non ti ricordi di me? Del tuo caro Sgorbietto? – Ariana pronunciò quelle parole con tutta la freddezza di cui era capace.
Ivan spalancò gli occhi e li puntò in quelli della ragazza. Era cambiata così tanto che non l'aveva riconosciuta... Dello Sgorbio non rimanevano che gli occhi verdi.
- Tu... - mormorò, sconvolto, - Tu? Cosa ci fai qui, Drake? -
- Sono venuta a prendermi una piccola rivincita personale – rispose Ariana, - Ti avevo detto di ricordarti di me, un giorno –
La ragazza bionda spalancò gli occhi, terrorizzata. Cercò freneticamente la bacchetta nel vestito, poi la puntò verso Ariana.
- Allora ti ricordi ancora di me, Sophia – disse lei, sorridendo. Era la sua cara amichetta traditrice e priva di scrupoli, di cui lei si era fidata. Sbagliando completamente.
- Certo che mi ricordo! – disse la bionda, la voce stridula, - Come posso dimenticarmi di un mostro come te? Per poco non lo ammazzavi! – Fece un cenno con la testa verso Ivan.
Ariana diventò seria. – Non avreste dovuto attaccarmi, quella volta. Non eravate abbastanza contenti di avermi lasciato una cicatrice addosso? Eravatecinque contro una... Ero io il mostro? Avevate addirittura aspettato l'ultimo giorno di scuola, così avreste anche evitato una punizione... -
Ivan sembrò tornare in se stesso, e arretrò. Uno dei suoi amici lo guardò, inquieto.
- Quante volte di hanno bocciato, Ivan? – domandò Ariana, ritrovando il sorriso - Non dovresti trovarti ancora qui -
Il ragazzo ringhiò. – Fatti i cazzi tuoi, Drake. E già che sei qui, ne approfitto per spaccarti quel bel musetto che ti ritrovi –
Ariana fu più rapida di tutti. Alzò la bacchetta e gridò: - Stupeficium! –
Ivan crollò a terra, svenuto. Trenta secondi dopo, tutti i suoi amici lo seguirono nel mondo dei sogni, comprese le due ragazze. Ariana scese dalle scale e gli praticò l'incantesimo di modifica della memoria, in modo che pensassero di essersi addormentati in mezzo alla rampa perché troppo ubriachi.
Si girò, ma si accorse che Draco la stava aspettando al piano superiore, lo sguardo d'argento che la scrutava da capo a piedi.
- Cosa c'è? – domandò lei.
- Immagino me lo spiegherai dopo – ribatté lui, - Sono andati di là –
Indicò la strada che portava alle aule del quarto piano, e insieme andarono da quella parte. Avrebbe potuto evitare di scontrarsi con i suoi ex compagni, ma la tentazione era stata troppo forte. Si era trattenuta, e li aveva solo Schiantati: non era niente in confronto a quello che avrebbe voluto fargli. La sua coscienza aveva vinto ancora.
"Bè, qualcosa di buono lo hai fatto, Harry. Ho avuto modo di prendermi una rivincita. Piccola, ma meglio di niente" si ritrovò a pensare.
Ariana, seguita a ruota da Draco, percorse il lungo corridoio di corsa, la rabbia dei ricordi destati da Ivan ancora nel corpo. Avrebbe potuto vendicarsi, ma non l'aveva fatto... Sapeva che era stata la scelta migliore, ma non riusciva a essere soddisfatta di se stessa.
- Che ore sono? – domandò all'improvviso Draco.
Ariana guardò l'orologio. – Le quattro e mezza – rispose.
Nonostante la tensione, la ragazza iniziava a sentire la fatica. Nei giorni precedenti aveva dormito poco, e ora la stanchezza le stava per crollare addosso come un masso.
"Avanti, Harry, non vedi che non c'è niente qui?" pensò.
Passarono vicino a una grande finestra, e Ariana notò che in una delle torri nere c'era una luce accesa. Doveva essere quella dell'ufficio del Preside. CaritaGorislaf era la strega che era succeduta a Igor Karkaroff, ed era una delle donne più astute che lei avesse incontrato. Per fortuna era diventata direttrice dopo che lei aveva lasciato la scuola, ma sapeva che era un'indemoniata.
- Ho paura che la Preside si sia accorta che c'è qualche estraneo nella scuola... - mormorò Ariana.
- Come lo sai? –
- Non lo so con certezza – rispose la ragazza, - Ma le luci del suo ufficio sono accese, e quella è furba come una faina. Aspettiamoci di tutto –
Draco annuì, e insieme continuarono a seguire Harry, Ron ed Hermione. I tre sembravano confusi, e sperava che presto si sarebbero stufati di stare lì a girare come degli idioti senza sapere cosa cercare. Una delle solite idee brillanti di Harry Potter.
Finalmente, Ariana udì Hermione sussurrare: - Torniamo a Hogwarts. Abbiamo solo sprecato tempo –
Harry la guardò in cagnesco, ma annuì e disse: - D'accordo. Cerchiamo l'uscita –
Il Trio ci mise mezz'ora a trovare il portone d'uscita, e per miracolo evitarono la scala dove Ivan, Sophia e i loro amici giacevano svenuti a terra. Raggiunsero i battenti, e Ariana e Draco uscirono tre minuti dopo di loro, la fredda aria pungente dell'alba che gli tolse il fiato.
Harry, Ron ed Hermione uscirono dal cancello, diretti forse al posto dove erano sicuri di potersi Smaterializzare. Nel giro di qualche minuto sparirono nella neve candida.
Ariana tirò un sospiro di sollievo, e guardò Draco davanti a lei.
- Credo che possiamo andare... - disse.
All'improvviso il biondo l'afferrò per un braccio e la tirò malamente verso di lui. Prima che lei avesse modo di dire qualcosa, Draco puntò la bacchetta alle spalle della ragazza e gridò: - Stupeficium! –
Ariana si liberò dalla presa del Serpeverde e si voltò: Carita Gorislaf giaceva riversa a terra in modo scomposto, con la bacchetta ancora in mano. Era un donnone alto almeno un metro e ottanta, dalla mascella prominente e il vestito che si tendeva sopra la sua mole elefantesca.
- Dicevi, scusa? - disse Draco, - Non avevi tempo di salvarmi la vita? -
La ragazza alzò gli occhi al cielo, si avvicinò al corpo della Preside e le puntò la bacchetta alla tempia, ancora leggermente scossa. Con la coda dell'occhio guardò il bel Serpeverde che se la ghignava di gusto, e si rese conto che forse le aveva appena salvato la vita. Emise un sospiro e disse: - Grazie –
- Come, scusa? – Draco fece finta di non capire, portandosi una mano all'orecchio.
- Grazie, Draco Malfoy – ripeté Ariana con uno sbuffo. – E adesso andiamocene. Dobbiamo tornare a Hogwarts prima di loro –
Raggiunse il biondo e lo afferrò per un braccio.
All'ultimo le venne in mente un cosa: si voltò verso la scuola e pronunciò: - Revelio Horcrux –
Non accadde nulla. Almeno, però, aveva provato, e si era tolta un dubbio. Il Mangiamorte Macnair non avrebbe trovato qualcosa che non c'era.
- Cosa hai fatto? – chiese Draco.
- Non farmi domande e non riceverai bugie – ribatté Ariana. – Avanti, tieniti. Ce ne andiamo -
- Ci Materializzeremo esattamente sulle scale? – domandò il biondo.
- Sì, e prega che non ci sia nessuno da quelle parti – disse Ariana.
Poi si Smaterializzarono.
L'aria tiepida di Hogwarts sembrò bollente quando Ariana e Draco si Materializzarono sul terzo gradino della rampa delle scale. La ragazza si sentì pizzicare le orecchie e il naso, per un momento insensibili. Lasciò andare il Serpeverde e guardò l'orologio: erano le cinque e mezza.
- Per fortuna non c'era nessuno – mormorò Ariana, - Fammi un favore, non chiamarmi per nome in pubblico, se non puoi farne a meno. Meglio che nessuno sappia che ci conosciamo –
- D'accordo – convenne Draco, - Allora lo stesso vale per me -
- Bene, - disse Ariana - Me ne torno nel mio dormitorio... Buonanotte-
- Aspetta – disse Draco, trattenendola per un braccio.
Ariana guardò la mano che le impediva di andarsene e fulminò il Serpeverde con gli occhi. Lui sorrise e la lasciò.
- Mi sembra chiaro che non hai capito una cosa fondamentale: non mi devi toccare se non è strettamente necessario – sibilò, stizzita.
- D'accordo – disse Draco, con tono noncurante, - Però, devi spiegarmi un po' di cose –
- Ti concedo una sola domanda – ribatté Ariana, guardandosi intorno nella speranza di non vedere nessuno sbucare dal nulla - Se ti va bene è così, altrimenti non saprai nulla –
Draco la guardò per un momento in faccia, pensieroso.
- Perché ti chiamavano Sgorbietto? – domandò infine.
Ariana per un attimo pensò fosse idiota: con tutto quello che poteva chiederle, gli interessava sapere l'origine di quel soprannome? Poi si disse che era meglio così, tanto non poteva ne voleva dirgli un gran che.
- Bé, non sono mai stata una ragazza particolarmente carina – rispose evasiva con un mezzo sorriso.
Draco la guardò perplesso e un po' sorpreso. La scrutò in viso, forse credendo che lo stesse prendendo in giro, ma era la pura e semplice verità. Ariana si rabbuiò, gli voltò le spalle e lo salutò con la mano, diretta alla torre dei Grifondoro.
- E' la verità?! – le gridò dietro il Serpeverde.
- Sì – rispose Ariana, e sparì su per la rampa di scale.
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