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12. Nel posto giusto al momento giusto


Il giorno seguente Ariana fece in modo che Hermione entrasse in possesso del libro "Maghi e streghe famosi: icone del passato", e le consigliò di leggere la parte dedicata a Godric Grifondoro, che lei aveva trovato "assolutamente interessante". Sperava che la ragazza notasse l'informazione sull'elmo e la passasse a Harry.

La giornata passò troppo in fretta per lei, tra le occhiate inquisitorie di Malfoy e il fastidio di essere stata scoperta. Passò in rassegna tutte le possibili bugie che poteva inventare, ma alla fine le sembrò più sicuro dirgli una parte della verità.

A pranzo notò che il Trio era sparito in Biblioteca, quindi forse i tre avevano iniziato a mettersi sulle tracce dell'Horcrux. Non li vide fino alla lezione di Trasfigurazione, che passarono confabulando tutto il tempo. Erano sulla strada giusta, almeno.

La sera, Ariana uscì dal dormitorio deserto, scalza come sempre e con la bacchetta sguainata. Come un'ombra raggiunse le scale, e precisamente dieci minuti dopo si parò davanti al muro dove sarebbe comparsa la porta della Stanza delle Necessità.

"Mi serve una stanza sicura, dove nessuno possa trovarci. Schermata da qualsiasi incantesimo e protetta da sguardi indiscreti" pensò Ariana.

Camminò avanti e indietro lungo il corridoio finché, senza nemmeno un rumore, una maniglia di ottone lucido comparve sul muro. Ariana la afferrò e aprì la porta con delicatezza.

La stanza non era molto grande, con le pareti spoglie e dipinte di azzurro. C'era un lampadario che gettava una tenue luce tutt'intorno, e una serie di banchi accatastati lungo la parete. Non era proprio il massimo, ma per quello che doveva fare andava benissimo.

Lasciò la porta socchiusa, in modo che Malfoy potesse entrare, e si sedette con le gambe a penzoloni su uno dei banchi. Era in anticipo di dieci minuti, ma arrivare prima le serviva per prendere in mano la situazione. Si accomodò sulla superficie dura del tavolo, appoggiò la schiena al muro e si stampò in faccia l'espressione più strafottente che riuscì a trovare. Incrociò le braccia e assunse una posa, che lei sapeva bene, la faceva sembrare una specie di dittatore.

Ariana sapeva come comportarsi: doveva dare l'impressione che fosse lei a dettare le regole della discussione. Con un po' di tattica avrebbe rovesciato le posizioni, e sarebbe stata lei ad avere il coltello dalla parte del manico. Arrivare prima e fargli vedere che lo stava aspettando contribuiva ad aumentare il senso di comando che doveva riuscire ad avere su di lui.

Aspettò dieci minuti, avvolta solo dal silenzio. Valutò attentamente cosa poteva dire e non dire, e soprattutto quanto rivelare della sua missione. Perché doveva fornire una risposta a Malfoy, e l'unico modo per toglierselo dai piedi era dargli l'impressione che lui sapesse qualcosa.

Sentì i passi del Serpeverde lungo il corridoio, constatando che aveva seguito la sua richiesta di venire solo. Strinse la presa sulla bacchetta e lo guardò entrare nella Stanza, i capelli biondi che scintillavano sotto la luce del lampadario.

Malfoy si richiuse la porta alle spalle, poi si voltò e il suo sguardo indugiò sui piedi nudi Ariana, che penzolavano a pochi centimetri dal pavimento. Inarcò un sopracciglio e domandò: - Perché sei scalza? –

- Senza scarpe i passi si sentono molto di meno – rispose Ariana.

- Per questo non ti ho mai sentita camminare... - mormorò Malfoy, anche lui con la bacchetta in mano. La scrutò, lì seduta sul banco con la determinazione di una guerriera, e sembrò divertito. Ariana si sentì all'improvviso stupida, e si innervosì. Lui non dava alcun segno di temerla.

- Allora? – disse Malfoy, - Cosa ci fai qui a Hogwarts? –

- Esattamente quello che ci fai tu – ribatté Ariana.

Malfoy sorrise. – Cioè tenti di uccidere San Potter? –

- So che sei dell'Ordine della Fenice – disse Ariana, la voce neutra e tranquilla. Il biondo smise di sorridere e i suoi occhi d'argento si ridussero a due fessure.

- Come lo sai? – disse, assumendo un tono minaccioso.

- Mi manda Silente – rispose Ariana, - Sono qui perché, come te, devo aiutare Harry Potter –

Malfoy non sembrò convinto. Fece qualche passo verso di lei, alzando impercettibilmente la bacchetta.

- E come mai? – domandò.

- Se ti fidavi di Silente, ti devi fidare anche di me – ribatté Ariana, - Devo fare in modo che Potter non si faccia ammazzare prima di terminare la scuola. Siamo dalla stessa parte –

- Perché non ho mai sentito parlare di te, ne da lui ne dall'Ordine? – chiese Malfoy.

- Perché nessuno deve sapere che io esisto. L'Ordine della Fenice non sa che sono qui, e non sa nemmeno che Silente dopo la sua morte avrebbe mandato me a Hogwarts – Ariana guardava il biondo negli occhi: stava dicendo la verità, almeno una volta – Nessuno a parte lui sa della mia esistenza... Anzi, sapeva –

Malfoy abbassò la bacchetta, avvicinandosi ancora.

- Perché? – mormorò.

- Perché deve essere così e basta – rispose Ariana, seccata, - Ci sono cose che Silente ha tenuto nascoste anche a me. Questa è la mia verità. Puoi accettarla o meno –

Il Serpeverde rimase in silenzio, e abbassò un momento lo sguardo a terra. Sembrava combattuto: molto probabilmente non le credeva ancora. Ariana trovò buffa la situazione: certe volte era più difficile convincere con la pura e semplice verità che non le bugie. Quello che gli aveva appena detto era tutto vero, ed era il massimo che era disposta a rivelare.

- Chi mi dice che non stai mentendo? – chiese Malfoy, - Potresti essere un'alleata di Tu Sai Chi -

Ariana colse al balzo l'idea che le venne quando lui pronunciò quelle parole.

- Forse non ti convincerà a credermi - disse, - Ma io non temo il Signore Oscuro, e pronuncio il suo nome come fanno le persone che non lo temono... Lui èVoldermort, e non lo chiamerò mai come la gente codarda che si limita a riferirsi a lui come Colui Che Non Deve Essere Nominato. -

Attese che la sua frase andasse a segno: nemmeno i servi del Signore Oscuro osavano pronunciare il suo nome. Potter e Silente erano i suoi più acerriminemici, ed erano gli unici che lo facevano.

Malfoy la guardò, con la sorpresa dipinta sul volto. Sorrise mostrando i denti perfetti, e abbassò definitivamente la bacchetta.

- Non mi hai garantito di stare dalla parte giusta – disse, - Ma posso sperare che tu mi stia dicendo la verità. E almeno sono sicuro che non sei unaMangiamorte, visto che non hai il marchio -

Ariana sorrise, e Malfoy fece altrettanto. Era la prima volta che lo facevano: poteva essere un buon inizio. Il biondo si appoggiò a uno dei banchi, dall'altra parte della stanza.

- Quindi anche tu cerchi di tenere sotto controllo il Magnifico? – domandò, divertito.

- Il Magnifico? – disse Ariana, perplessa per il soprannome che Malfoy aveva dato a Harry.

Il biondo sorrise divertito e fece un gesto con la mano. – Prescelto, Magnifico, sono tutti la stessa cosa – disse, - Lo adorano tutti come una divinità; credo che qualcuno presto inizierà il processo di beatificazione. Almeno Potter il Magnifico suona meglio che Harry Potter il Predestinato, no? –

Ariana non poté fare a meno di farsi scappare un sorriso.

- Quindi, immagino che nonostante stiate dalla stessa parte, ti piace ancora sfotterlo – disse.

- Visto che rischio la pelle per lui, almeno mi prendo la libertà di deriderlo un po' – disse Malfoy, come se fosse una cosa dovuta.

Ariana osservò il biondo Serpeverde appoggiato al banco, non poi molto distante da lei. C'era qualcosa in lui di assolutamente spiazzante: era passato dal male al bene nel giro di pochissimo tempo, eppure sembrava molto più sereno di lei. Non riusciva a capire come potesse prendere la situazione così alla leggera.

- Come mai non hai detto a Potter di essere dell'Ordine? – domandò.

- E' stata una decisione che in realtà non ho preso io – rispose Malfoy, - L'Ordine ha ritenuto che fosse meglio che lui non lo sapesse: pensano che non l'avrebbe presa bene. Credo vogliano preservare la sua già vacillante sanità mentale –

Ariana non capì se la stesse prendendo in giro o se fosse la verità. In effetti, a pensarci bene, forse Harry non era ancora pronto a sapere che Draco Malfoylo teneva d'occhio per conto dell'Ordine... Chissà cosa avrebbe fatto quando lo avesse scoperto.

- Lo odi così tanto? – domandò Ariana, dondolando i piedi.

- Non lo odio – rispose Malfoy, - Solo non sopporto che certe volte faccia il Salvatore del Mondo incompreso. In fondo non ha fatto ancora nulla: il SignoreOscuro è ancora in giro che ammazza la gente. E poi, io sono un Serpeverde e lui un Grifondoro: non possiamo fare altro che disprezzarci. E' nella nostra natura –

- Blaise sa che sei dell'Ordine? – chiese Ariana, ricordando che la notte prima c'era anche lui nell'agguato che il biondo le aveva teso.

- Sì, lui e Pansy sanno tutto – spiegò Draco, - I loro genitori stanno dalla parte di Tu Sai Chi, ma loro hanno un'idea totalmente diversa. Mi stanno dando una mano, anche se non sembra –

- E la McGranitt? Anche lei è dell'Ordine. Per questo ti ha fatto diventare Caposcuola? –

- Sì, la Preside sa tutto – spiegò Malfoy, - Solo che lei si deve occupare della sicurezza della scuola, e non può stare attenta a quello che fa Potter -

Ariana sorrise e scese dal banco con un piccolo saltello. Erano riusciti a sostenere una conversazione tranquilla e senza ricorrere alla magia: era un miracolo.

A qualche metro dalla porta si fermò e guardò il biondo Serpeverde ancora appoggiato al banco.

- Deduco che da un Serpeverde mi sarei dovuta aspettare un attacco come quello di ieri sera: due contro una ragazza indifesa – disse serafica, giusto per provocarlo.

- Era solo per precauzione – rispose Malfoy, ghignando, - Non volevamo che nessuno si facesse male. E poi tu sei tutt'altro che indifesa, Drake –

- Chiamami Ariana – disse la ragazza, mettendo la mano sulla maniglia della porta.

- Perché? – chiese Malfoy, un po' sorpreso.

- Perché il nostro cognome a volte ci identifica per qualcosa che non siamo – rispose Ariana con un sorriso, - Tu dovresti saperlo meglio di me, Malfoy

Malfoy la guardò scettico, si alzò e si avvicinò. Alla fine sorrise e disse: - Forse hai ragione. Non sono un Mangiamorte come mio padre e la maggior parte della mia famiglia, quindi deduco che tu possa chiamarmi Draco –

Le porse la mano, e la ragazza la strinse.

- Credo che da oggi possiamo seppellire almeno un po' l'ascia di guerra – disse, - Sei d'accordo? -

Malfoy annuì. – Immagino che dovremmo far finta comunque di trattarci come facevamo prima –

- Se per te non è un problema – ribatté Ariana, ironica.

Il biondo ghignò. – Forse non sarà poi tanto difficile – disse.

Ariana aprì la porta e gli fece cenno di uscire prima di lei. Draco uscì e si guardò intorno, circospetto.

La ragazza non riuscì nemmeno a chiudere la porta, perché il Serpeverde la spinse di nuovo dentro, mettendole una mano sulla bocca, il viso a pochi centimetri dal suo.

- Shh! – le soffiò in faccia.

Ariana si liberò dalla sua mano.

- Rimettimi di nuovo le mani addosso Malfoy, e giuro che te le stacco – mormorò. – Cosa c'è? -

Draco fece un cenno con la testa verso la porta che ora nascondeva il corridoio, tenendola per le spalle per impedirle di uscire fuori.

- C'è qualcuno nel corridoio – disse.

- E' ti sembra il caso di spingermi così?! – sbottò Ariana.

- Si da il caso che quel qualcuno sia Potter – ribatté Draco.

Ariana si abbassò e sgusciò dalla presa del Serpeverde. Harry?

- Ci ha visti? – chiese, mordendosi un labbro.

- Non credo. Stava parlottando con Lenticchia e la Granger – rispose Draco.

Ariana capì immediatamente cosa stava succedendo: Harry voleva andare a Durmstrang. Aveva creduto avessero lasciato perdere.

- Maledizione – sussurrò, rivolta a se stessa.

- Bé, non mi sembra il caso di farla così grave – disse Draco, - Aspettiamo che se ne vadano e poi usciamo –

- Loro se ne stanno andando – ribatté Ariana, - Vogliono lasciare la scuola –

- Cosa? – domandò Draco, guardandola senza capire.

- Vogliono andare a Durmstrang – spiegò Ariana, asciutta.

- E perché? –

- E' troppo lungo da spiegare – Ariana si guardò i piedi scalzi, - Senti, devi farmi un favore. Tienili d'occhio e vedi se riescono a lasciare la scuola. Io vado a mettermi le scarpe così posso seguirli –

Draco la guardò scettico. – Vuoi seguirli? –

- Certo – ribadì Ariana, - Lo sai meglio di me quanto sono bravi a rischiare la pelle -

Aprì la porta e sbirciò fuori. Quando vide che non c'era nessuno uscì nel corridoio, seguita da Draco.

- Troviamoci sulle scale del terzo piano – disse, - Tra cinque minuti -

Senza aspettare che il Serpeverde dicesse qualcosa, Ariana scattò di corsa verso il dormitorio di Grifondoro, in barba alla segretezza. Si fiondò verso la sua stanza e afferrò al volo gli stivali accantonati in un angolo e il mantello appeso all'appendiabiti.

Cinque minuti dopo, si fermò con uno scivolone ai piedi della scala dove Draco la stava aspettando.

- Allora? – ansimò.

- Si sono messi il mantello dell'Invisibilità, ma ho visto che hanno preso il passaggio della Strega Orba, quello che porta a Mielandia – rispose Draco, - Stanno uscendo dalla scuola –

- Bene, grazie – Ariana si mise il cappuccio del mantello in testa, - Se non torniamo entro domani mattina, non avvertire nessuno. Se non torniamo entro domani sera, allora dillo alla McGranitt –

Si voltò e raggiunse lo scalino finto, quello dove Neville si incastrava sempre.

- Ehi, guarda che vengo anche io! – sbottò Draco.

- Certo che no – ribatté Ariana, contando il terzo scalino.

- Invece vengo anche io, e non sarà una ragazza come te a fermarmi – disse Draco, - O preferisci che spifferi tutto alla McGranitt? –

Ariana gli lanciò un'occhiata incendiaria. – Sei il solito Serpeverde – sibilò, - Avanti, non ho tempo di stare a discutere con te –

- Vengo – disse Draco.

- Allora fai quello che vuoi – sospirò Ariana, - Ma non posso salvare la vita anche a te, ricordatelo. La mia priorità è Potter –

Draco fece un salto e la raggiunse, sfoderando la bacchetta.

- Come facciamo a raggiungerli? – domandò.

- Ti trovi sopra uno degli unici tre posti di tutta Hogwarts ci si può Smaterializzare – rispose Ariana, e Draco guardò scettico il gradino su cui stavano in piedi.

- Stai scherzando, vero? –

- No –

Ariana si sentì afferrare per un gomito, e si Smaterializzarono.

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