9. "Beh... Sei senza dubbio inquietante"
Il ballo anni '60 è, per usare un eufemismo, più surreale di quanto mi aspettassi.
La palestra della scuola è stata trasformata in una scena che sembra uscita direttamente da "Grease", ma senza John Travolta e con un sacco di adolescenti moderni che fingono di apprezzare la musica dei loro nonni.
Mi guardo intorno e vedo ragazzi con vestiti vintage, gonne a ruota e giacche di pelle, come se Mystic Falls avesse fatto un viaggio indietro nel tempo.
Persino io, nel mio modesto outfit, mi sento fuori posto in un modo che non è del tutto spiacevole.
È come se per una notte avessi deciso di abbracciare il cliché del liceo americano, e una parte di me si sta anche divertendo.
Matt mi viene incontro con un sorriso nervoso ma dolce.
È il ragazzo della porta accanto, il tipo di cui si innamorerebbe la protagonista di una vecchia commedia romantica.
Il problema è che io non sono mai stata quel tipo di protagonista, quindi tutto questo sembra... strano.
"Sei pronta?" chiede, e il modo in cui mi guarda mi fa pensare che forse lo sia davvero.
"Se per 'pronta' intendi che non sono ancora scappata via urlando, allora sì, sono pronta," rispondo con un sorriso storto, cercando di allentare la tensione.
Ride, ma lo vedo ancora un po' teso.
Forse è solo nervoso.
Forse è la solita insicurezza che gli ho visto addosso tante volte.
O forse... sta cercando di nascondere qualcos'altro.
Ma non è il momento di pensarci troppo.
La musica cambia e sento partire una di quelle canzoni che sembrano fatte apposta per un lento.
Matt, con un gesto un po' impacciato, mi prende la mano e mi guida verso la pista da ballo.
Cerco di rilassarmi, di lasciarmi andare all'atmosfera, ma ballare con qualcuno è sempre stata una delle mie tante debolezze sociali.
"Meglio ballare che appendere decorazioni, no?" scherza Matt, cercando di rompere il ghiaccio.
"Non è una gara difficile da vincere," rispondo ridendo "Anche restare seduti in silenzio in un angolo avrebbe vinto quella gara."
Mentre balliamo, mi accorgo che i miei occhi vagano per la sala, forse in cerca di una distrazione.
E proprio in quel momento lo vedo.
Damon.
Naturalmente.
È al centro della sala, accanto a nientemeno che la madre di Tyler.
Li vedo parlare, e anche se non riesco a sentire cosa stanno dicendo, è chiaro che c'è una tensione particolare tra di loro.
Il sindaco, che solitamente è sempre accanto a lei durante queste occasioni, è stranamente assente.
Damon nota che lo sto fissando, e mi fa un sorriso che è tanto affascinante quanto irritante.
Sembra quasi divertito dalla mia attenzione, come se avesse già capito tutto quello che mi passa per la testa.
Mi domando se stia cercando di manipolare anche me, ma in fondo... forse non gli interessa nemmeno.
Prima che possa distogliere lo sguardo, Damon si avvicina.
Naturalmente.
Saluta me e Matt con quel tono che suona come se stesse facendo una battuta che solo lui capisce.
"Ehi, ragazzi" dice con la sua solita voce rilassata "Bella serata, eh? Matt, perché non vai a prendere qualcosa da bere per voi due? Magari fai un salto anche da Caroline, sembra che si stia annoiando."
Stranamente, Matt sembra non esitare nemmeno per un attimo.
Lo vedo annuire, quasi come se fosse ipnotizzato.
Mi guarda e sorride debolmente "Sì, certo, torno subito."
Lo seguo con lo sguardo mentre si allontana.
È successo tutto così velocemente che non ho nemmeno avuto il tempo di protestare.
Damon sorride, compiaciuto, come se la serata fosse appena diventata molto più interessante per lui.
"Cosa gli hai fatto?" chiedo, forse con un tono più brusco del necessario.
"Niente di grave. Solo un po' di persuasione amichevole" risponde con un sorrisetto "Sai, non volevo che si sentisse escluso dalla serata. Penso che Caroline potrebbe aver bisogno di un po' di compagnia."
Alzo un sopracciglio "Giusto. Persuasione amichevole. Molto gentile da parte tua."
"Vedi? Finalmente qualcuno che apprezza la mia generosità" Poi, con un gesto fluido e quasi teatrale, allunga una mano verso di me "Balliamo?"
Esito.
Parte di me vorrebbe semplicemente rifiutare e trovare una scusa per andare a cercare Matt.
Ma un'altra parte, quella curiosa e forse un po' masochista, mi spinge a dire di sì.
"Solo per evitare che tu convinca qualcun altro a farlo al posto mio" rispondo, posando la mia mano sulla sua.
Mentre ci muoviamo al ritmo della musica, mi accorgo che è incredibilmente facile ballare con Damon.
Non c'è l'insicurezza di Matt, né la goffaggine che spesso accompagna i balli liceali.
Damon si muove con una grazia innata, come se fosse abituato a questo tipo di situazioni da secoli.
Forse lo è davvero.
"Ti stai divertendo?" chiede, inclinando leggermente la testa e guardandomi con quel suo sguardo penetrante.
"Sì, certo. Sai, sempre sognato di essere parte di un revival anni '60," rispondo, il sarcasmo scivola naturale dalle mie labbra.
Lui ride, un suono caldo e melodioso, e per un attimo mi sento a disagio per quanto sia piacevole "Mi piaci, Tess. Hai un senso dell'umorismo interessante."
"Be', grazie, suppongo" rispondo, distogliendo lo sguardo per un attimo.
Poi, senza nemmeno rendermene conto, lo fisso di nuovo.
C'è qualcosa di magnetico in lui, qualcosa che mi spinge a cercare di capire cosa nasconde.
Come una di quelle vecchie pellicole di Hitchcock, dove sai che c'è un segreto in agguato, ma non riesci a decifrarlo fino all'ultimo.
"Quindi," dico, cercando di cambiare argomento "hai qualche interesse oltre al... fascino e al mistero?"
Sorride "Ho una collezione di dischi in vinile che farebbe invidia a qualsiasi appassionato di musica retrò."
"Wow" sussurro "E hai anche qualche vinile rock? O colonne sonore... Sai, tipo John Williams, Ennio Morricone, quella roba epica."
Damon annuisce, e per la prima volta sembra genuinamente interessato "Ah, finalmente qualcosa di interessante. Dimmi, hai un preferito?"
Non posso fare a meno di sorridere "Il tema di 'Star Wars'. Classico. Ma adoro anche 'C'era una volta il West'."
"Morricone ha una magia tutta sua," risponde Damon, con un'aria quasi nostalgica "Ti piace. Mi piace."
Proseguiamo così, parlando di film e musica, finché la musica non rallenta e ci fermiamo.
Mi accorgo che ho passato più tempo a parlare con lui di quanto avessi previsto, ma non mi dispiace.
C'è qualcosa di intrigante in Damon, qualcosa che mi fa venire voglia di capire cosa lo rende così... diverso.
Forse è per questo che gli altri continuano a mettermi in guardia.
A quel punto, però, fa qualcosa di strano. Mi guarda negli occhi, con un'intensità che non avevo notato prima "Che ne dici se ce ne andiamo?"
Lo fisso per un attimo, confusa.
Per un secondo penso che stia cercando di... soggiogarmi?
Come nei film sui vampiri, dove i protagonisti usano gli occhi per manipolare le persone.
Ma poi scuoto la testa.
La storia dei vampiri è assurda.
Deve esserlo.
Sorrido, cercando di mascherare il disagio "Ora capisco perché tutti dicono di stare alla larga da te. Sei davvero inquietante quando guardi in quel modo."
Per un attimo, sembra perplesso.
Forse non si aspettava quella risposta.
Poi, con un sorriso che potrebbe sciogliere il ghiaccio, si riprende
"Inquietante, eh? Complimento interessante."
Cercando di alleggerire l'atmosfera, cambio argomento "Allora... Stefan mi ha detto che hai una Camaro. È vero?"
I suoi occhi brillano "Ah, la mia Camaro. Sì, è una bellezza."
"Devo ammettere che sono curiosa di vederla."
"Allora perché non andiamo a fare un giro?" chiede, con quel sorriso che sembra un invito a qualcosa di più di una semplice corsa in auto.
Mentre ci avviamo verso l'uscita della palestra, ho questa strana sensazione che il resto della serata potrebbe diventare ancora più surreale.
Non so se sia la musica retrò che continua a risuonare nelle mie orecchie o il fatto che sto camminando accanto a Damon Salvatore, uno che sembra uscito direttamente da un vecchio film noir.
Il modo in cui mi guarda, poi, è come se stesse valutando ogni mia singola mossa, e non posso fare a meno di chiedermi: quanto sa davvero?
E quanto sta fingendo di non sapere?
Passiamo accanto a una folla di studenti che ballano, completamente ignari della strana energia che mi circonda in questo momento.
Mi fermo per un attimo, come se stessi cercando una scusa per non andare via con Damon, ma lui è troppo veloce.
"Non ci ripenserai, vero?" mi dice con quel sorriso sfacciato che ormai mi è familiare.
"No, non sono una di quelle che si tira indietro all'ultimo" rispondo, anche se una parte di me lo farebbe volentieri.
Non posso permettermi di sembrare troppo curiosa, troppo coinvolta.
Damon è pericoloso, e anche se non so ancora esattamente perché, qualcosa mi dice che non dovrei abbassare la guardia.
Quando usciamo dalla palestra, l'aria fresca della notte mi colpisce in faccia, e per un attimo mi sento sollevata.
C'è un certo sollievo nel lasciare dietro di noi l'atmosfera soffocante del ballo, con tutte quelle facce conosciute e gli sguardi curiosi.
Damon si dirige verso un parcheggio poco illuminato, e lì, proprio sotto un lampione che sembra sul punto di spegnersi, c'è la sua Camaro.
È blu, lucida, e ha quell'aria vintage e un po' maledetta che le conferisce un fascino particolare.
Perfetta per uno come lui.
"Eccola," dice con un pizzico di orgoglio nella voce "Non è uno spettacolo?"
Lo guardo, poi guardo l'auto.
Ammetto che è impressionante "Sei sicuro che non l'hai rubata da un set cinematografico? Sembra troppo perfetta."
Ride "Ah, ecco la mia piccola amante del cinema che esce fuori. No, non l'ho rubata. Ma non nego che potrebbe tranquillamente appartenere a qualche eroe ribelle in un vecchio film d'azione."
Mi avvicino alla macchina e passo una mano sul cofano, come per assicurarmi che sia reale "E poi dov'è il tuo giubbotto di pelle? Se vuoi essere il protagonista di un film anni '60, devi almeno essere vestito in tema."
"Ah, il giubbotto di pelle. Lo tengo per le occasioni speciali" Mi apre la portiera del passeggero con un gesto teatrale "Salga, signorina."
Entro nella macchina e subito mi accorgo di quanto sia... intima.
Gli interni sono di pelle nera, e c'è quel leggero profumo di tabacco misto a cuoio che ti fa immaginare scene di inseguimenti a tutta velocità su una strada deserta.
Damon entra dall'altro lato e accende il motore, che ruggisce come una bestia risvegliata da un lungo sonno.
"Pronta?" mi chiede, guardandomi di nuovo con quel sorriso da far venire i brividi.
"Pronta per cosa?" rispondo, cercando di mantenere il mio tono leggero, anche se il cuore mi batte un po' più veloce.
"Per scoprire perché tutti dicono di stare lontano da me" dice, accelerando leggermente mentre ci allontaniamo dalla scuola.
Guidiamo in silenzio per qualche minuto.
Le strade di Mystic Falls sono quasi deserte a quest'ora della sera, e il paesaggio fuori dal finestrino sembra sfocarsi sotto le luci dei lampioni.
Ho questa sensazione, un misto di adrenalina e inquietudine, come se stessi per fare qualcosa di terribilmente sbagliato ma allo stesso tempo irresistibile.
"Quindi," comincio, cercando di rompere il silenzio "a parte il mistero e questa macchina, cos'altro dovrei sapere di te, Damon?"
Lui mi guarda di sfuggita, come se stesse valutando se rispondere o meno "Be', per cominciare, sono incredibilmente interessante. Ma questo lo sai già"
"Modesto, anche," replico "Ma seriamente, Damon. Tutti mi dicono di stare lontana da te, ma finora l'unica cosa che ho visto è un ragazzo un po' troppo sicuro di sé con una strana ossessione per gli sguardi intensi. C'è qualcos'altro che dovrei sapere?"
Damon sorride, ma questa volta c'è qualcosa di più scuro nel suo sguardo "Forse dovresti ascoltarli. Non sempre sono il tipo di persona con cui è sicuro uscire."
Mi blocco.
C'è una sottile minaccia nelle sue parole, e non sono sicura se stia scherzando o se sia serio.
Con Damon, ogni parola sembra essere detta con un doppio significato.
"Ti piace spaventare la gente, vero?" chiedo, cercando di sembrare più sicura di quanto mi senta.
Lui ridacchia. "Non è spaventare, è... tenere le persone sulla loro punta dei piedi. Mantiene le cose interessanti."
"E cosa dovrei fare, adesso? Scappare? O magari chiederti di mostrarmi i canini affilati che nascondi?"
Questa volta ride più forte, come se avessi appena raccontato la battuta più divertente della serata "Ah, Tess, sei adorabile. Ma lascia perdere le storie di vampiri, sono solo leggende. O almeno, così dicono."
Lo fisso per un attimo, cercando di capire se sta mentendo o meno.
Ma alla fine mi rendo conto che non importa.
Che siano leggende o no, Damon Salvatore è pericoloso, e io devo essere abbastanza intelligente da non cadere nel suo gioco.
"Quindi, niente denti affilati e sete di sangue, eh?" rispondo con un sorriso.
"Niente del genere" risponde, ma c'è un bagliore nei suoi occhi che mi fa capire che forse non sto facendo tutte le domande giuste.
Mentre la macchina continua a sfrecciare nella notte, mi lascio andare contro il sedile e osservo Mystic Falls scivolare via attraverso il finestrino.
Ho questa strana sensazione che, nonostante le risposte vaghe e i giochi mentali, ci sia molto di più dietro Damon Salvatore.
E che forse, prima o poi, scoprirò esattamente cosa.
Ma per adesso, mi accontento di lasciarmi trasportare dalla velocità, dalla notte, e da questo mistero che si fa sempre più intrigante.
"Dimmi, Damon," dico infine, rompendo di nuovo il silenzio "quanto è lunga questa corsa?"
Lui mi guarda, il solito sorriso enigmatico "Dipende. Sei pronta per scoprire dove ti porterà?"
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