8. Matt Donovan
È ufficiale.
Sono a Mystic Falls da quasi un mese e, a quanto pare, il mio nome è stato pronunciato in più conversazioni di quanto sia salutare per un essere umano.
E non è nemmeno perché ho fatto qualcosa di eclatante.
No, secondo Bonnie, Elena e Caroline, Matt ha una cotta per me.
Sì, proprio quel Matt, il bravo ragazzo, biondo e dolce, che sembra essere uscito direttamente da una commedia romantica degli anni '90, quando tutto era più semplice e i problemi più grandi riguardavano balli scolastici e amori non corrisposti.
La conferma mi arriva oggi a scuola, durante una delle lezioni più noiose di sempre.
Siamo nell'aula di storia, e sì, a tenerla c'è proprio mio padre.
Un uomo che riesce a rendere interessante anche la Rivoluzione Industriale, ma che oggi, sfortunatamente, ha deciso di parlare per venti minuti buoni di riforme agricole.
Mentre cerco disperatamente di non addormentarmi, Matt si avvicina e, con un sorriso leggermente imbarazzato, mi porge un bigliettino.
Oh, no.
Siamo tornati in quinta elementare?
Con un respiro profondo, apro il pezzo di carta piegato.
Vuoi venire al ballo anni '60 con me? Sì o no?
Sospiro.
Questo è esattamente quello che dicevano le ragazze.
Sembra carino, no?
Beh, è carino.
È che... io?
Al ballo?
Ho già partecipato a più eventi sociali in questo mese che in tutta la mia vita precedente.
Guardo Matt, che mi sorride ancora come un cucciolo speranzoso, e sento che non posso essere crudele.
Così, con una mezza risata, annuisco.
Lui si illumina come se gli avessi appena detto che ha vinto alla lotteria.
A quanto pare, andare a un ballo con me è il premio di Mystic Falls.
---
Le lezioni proseguono, e anche se mi sforzo di concentrarmi su quello che succede in classe, la mia mente continua a vagare.
L'idea di questo ballo, di come mi sento catapultata in una versione bizzarra di "Ritorno al futuro" o "Carrie" - sperando di evitare la parte del sangue e della telecinesi - mi dà una strana sensazione allo stomaco.
Dopo scuola, mi ritrovo a dare una mano con gli allestimenti per il ballo.
Caroline è, ovviamente, la regina dell'organizzazione.
Sembra aver tutto sotto controllo, con liste infinite di cose da fare e un esercito di volontari (o forse schiavi, non sono sicura) che seguono ogni sua indicazione.
Io sono incaricata di appendere decorazioni luminose.
Davvero emozionante, lo so.
Ma c'è qualcosa di strano nel modo in cui Caroline controlla ogni dettaglio.
Ha un modo tutto suo di creare l'illusione che la vita sia perfetta e normale, quando in realtà... siamo a Mystic Falls.
Niente qui è mai veramente normale.
Mentre finisco di sistemare l'ultimo pezzo di nastro colorato, Elena si avvicina con Bonnie.
"Matt ti ha chiesto di andare al ballo con lui, vero?" chiede, con un sorriso complice.
"Wow, non vi sfugge niente, eh?" rispondo sarcastica, alzando un sopracciglio.
"Te l'avevamo detto!" Bonnie ride, dandomi una leggera gomitata "E comunque, è un ragazzo dolce. Sarà divertente."
"Sì, divertente" ripeto, cercando di convincermi che sia davvero così.
Ma la verità è che non so bene come sentirmi.
Forse un po' come se fossi in una di quelle vecchie pellicole in bianco e nero dove il protagonista viene trascinato in un'avventura senza volerlo davvero.
---
Torno a casa più tardi del previsto e mi preparo per il ballo.
È divertente pensare a come la mia vita sia cambiata in così poco tempo.
Prima ero un'osservatrice passiva della vita, rifugiandomi nei libri e nei film, ma ora mi ritrovo ad essere la protagonista di una commedia liceale.
Mentre mi guardo allo specchio, indossando i soliti jeans e una maglietta più vintage del solito - ho trovato una con il logo di Star Trek stile anni '70, che sembra perfettamente a tema - mi rendo conto che è tutto un po' surreale.
Non ho mai partecipato a così tante feste in vita mia.
Sono sul punto di uscire quando papà bussa alla porta "Tess?" dice, aprendo appena la porta e infilando la testa.
"Entra pure" dico, fissando ancora lo specchio.
Sta diventando un'abitudine, questa cosa del 'parlare con mio padre mentre mi preparo'.
Non so se è rassicurante o solo strano.
Si siede sul letto, guardandomi con quell'aria preoccupata che lo caratterizza ultimamente "Allora, ballo anni '60, eh?"
"Già, una delle tante feste a cui non pensavo mai di partecipare" rispondo, cercando di dare un tono ironico alla situazione "Sembra che Mystic Falls ami i balli e le feste a tema."
"Te lo avevo detto, è una cittadina piena di... tradizioni" risponde, ma c'è qualcosa nel suo tono che mi fa scattare.
Tradizioni?
Sì, certo.
Lo fisso per un attimo, cercando di decidere se dirgli quello che mi passa per la testa.
Poi, prima di potermi fermare, le parole mi scappano fuori "Papà... mi stai nascondendo qualcosa?"
Alaric mi guarda, sorpreso, come se non si aspettasse una domanda del genere "Di cosa parli?"
Alzo un sopracciglio "Mystic Falls. I vampiri. L'atmosfera da 'film horror di serie B'. Tutto questo. Cosa c'è che non mi stai dicendo?"
Per un attimo, sembra voler rispondere, poi si ferma.
Scuote la testa, come se volesse scrollarsi di dosso una conversazione che non vuole avere "Tess... non è il momento."
"Quando lo sarà?" ribatto, cercando di mantenere la calma.
Ma la verità è che ho la sensazione che ci sia molto di più in questa città di quanto vogliano farmi credere.
E ho il sospetto che mio padre sappia molto di più di quanto ammetta.
Lui sospira, passando una mano tra i capelli "Tess, certe cose... è meglio non saperle, ok? Fidati di me."
Ecco, il classico "fidati di me".
Se c'è una frase che mi fa arrabbiare, è proprio questa.
Non perché non mi fidi di mio padre, ma perché implica che c'è qualcosa di grosso in ballo e io non posso farne parte.
"Sì, certo. Come sempre" rispondo freddamente, prendendo la mia giacca "Andiamo. Non voglio arrivare in ritardo a questa festa."
---
Siamo in macchina, diretti alla scuola.
Il tragitto è silenzioso, quasi imbarazzante.
Continuo a pensare a quello che non ha detto, a quello che ha evitato di dire.
Mi dà fastidio.
Più di quanto dovrebbe.
Quando arriviamo, vedo già il parcheggio pieno.
Luci colorate illuminano l'ingresso della scuola, trasformandola per una notte in qualcosa che sembra meno una prigione adolescenziale e più una scena di un vecchio film.
"Divertiti," mi dice papà mentre scendo dall'auto, senza nemmeno guardarmi davvero.
"Tu fai lo stesso" ribatto, riferendomi al suo appuntamento con Jenna, anche se la mia voce è piatta.
Mi dirigo verso l'ingresso, cercando di scacciare i pensieri cupi dalla mente.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro