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7. Tipo Anakin Skywalker

Chissà perché tutti dicono di tenermi alla larga da Damon, non ci ho mai seriamente nemmeno parlato.

Elena questa sera ha organizzato una serata tra "amici" al grill.

Ha invitato anche me.

È inquietante il fatto che mi considerino già una del gruppo... Forse però è così che si fa a fare amicizia.

Non lo so, non ho mai avuto amici.

Sono in camera mia e sto scegliendo cosa mettere anche se alla fine so già che indosserò dei jeans e la maglietta di Star Wars.

Magari Damon é come Anakin, con un lato oscuro, o magari...

Qualcuno bussa alla porta "Tess" dice Alaric infilando la testa nella mia stanza.

Lo guardo.

"Stasera esco-"

"Con Jenna?" lo interrompo, sembra abbastanza interessato a lei.

Si gratta la nuca "Beh... Si... Uhm..."

"Tranquillo é tutto ok" dico legandomi i capelli "Io esco con Elena e i suoi amici"

Annuisce e fa per andarsene.

"Oh e papà!" lo richiamo "Non fare troppo tardi, sai, domani, la scuola"

Arrossisce leggermente "Si" abbassa lo sguardo "Nemmeno tu"

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Arrivare al Mystic Grill con quindici minuti di anticipo è la mia idea di serata, lo ammetto.

Ho sempre preferito arrivare prima e avere un po’ di tempo per ambientarmi, piuttosto che entrare nel caos già avviato.

E per caos intendo: gente che chiacchiera, ride, e fa cose normali che io non ho ancora capito bene come funzionino.

Non che la cosa mi dia fastidio.

Solo che, da quando sono arrivata a Mystic Falls, mi sembra di essere catapultata in un film di cui non ho letto il copione.

E lo strano è che sto cominciando a farci l’abitudine.

È inquietante quanto velocemente le persone qui mi abbiano fatto entrare nel loro mondo.

Amici.

Chi avrebbe mai detto che mi avrebbero etichettata così?

Certo, forse è così che si fa, si accetta l’invito a una serata al Grill e si diventa amici.

Entro nel locale e noto subito Matt.

Non mi sorprende che sia in anticipo.

Matt ha quell’aria da bravo ragazzo che sembra sempre disponibile, tipo quei personaggi che incontri nei vecchi film e ti chiedi come facciano a rimanere sani di mente in mezzo a tutto il caos.

Sta appoggiato al bancone con lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse riflettendo su qualche grande verità della vita.

Mi avvicino, cercando di non fare troppo rumore con le scarpe – sono comunque un po’ in ansia per questa serata.

“Ciao,” dico con un sorriso appena accennato.

“Ehi, Tess. Sei arrivata presto, eh?” risponde con un sorriso cortese.

Non è proprio uno di quelli che trasmettono entusiasmo, ma è calmo e tranquillo, come sempre.

“Già, pensavo di evitare la grande entrata da diva” scherzo, cercando di sembrare più rilassata di quanto mi senta.

La mia goffaggine sociale è una specie di costante, ma Matt sembra non farci caso.

“Non ti preoccupare, non sei l’unica. Io arrivo sempre troppo presto” dice, sollevando il bicchiere con nonchalance.

“Sei un abitudinario, eh? Il tipo che non arriva mai in ritardo.”

Mi accorgo che sto scivolando nel sarcasmo, ma non riesco a evitarlo.

È la mia difesa automatica, come quelle barriere che si alzano quando qualcuno cerca di invadere un territorio troppo personale.

Matt ride, ed è un suono gentile, non fastidioso come quello di altre persone che ridono solo per essere educati “Sì, credo di essere prevedibile.”

“Non è una cosa brutta, sai? In certi film i personaggi più prevedibili sono quelli che poi salvano tutti" dico "Pensa a 'Star Wars', dove Luke inizia come un personaggio piuttosto ordinario e poi… be', diventa chi sappiamo. O magari sei il tipo che sa tenere tutto insieme quando il resto del mondo va a pezzi."

Sembra apprezzare il paragone e sorride, ma prima che possa rispondere, la porta del Grill si apre ed entrano Bonnie, Elena e Stefan.

Oh, il trio perfetto, come al solito.

Sembrano appena usciti da una di quelle foto che appendi alle pareti per mostrare a tutti quanto sia "spontanea" la tua vita.

Bonnie mi saluta con un abbraccio rapido e Stefan fa un cenno con la testa, il che mi fa sempre ridere dentro.

È un gesto così... controllato.

Come se ogni movimento fosse parte di un piano più grande, come in una partita a scacchi.

“Ciao ragazzi” dice Elena, tutta sorrisi. 

Ci sediamo tutti a un tavolo, e per qualche minuto sembra davvero una serata normale.

Parliamo di cose leggere: scuola, qualche gossip locale che non mi interessa molto, ma faccio finta di sì.

Bonnie racconta un aneddoto divertente su una delle sue cugine, e io mi rilasso un po’, pensando che, forse, questa serata non sarà così male.

E poi, naturalmente, entra Tyler.

Il rumore della porta che sbatte contro il muro lo annuncia come una specie di tormenta.

Ha il solito sorriso da spaccone che ti fa alzare gli occhi al cielo.

Si avvicina a Matt, che gli sorride.

Io mi limito a sospirare e a cercare di non fissarlo troppo.

Tyler ha quel modo di essere presente in una stanza che è impossibile da ignorare, come il tizio in un vecchio film di James Dean che cerca sempre di dimostrare di essere il più tosto.

“Ehi, tutti pronti per la grande serata?” chiede con il solito tono arrogante, sedendosi accanto a Matt come se fosse un posto riservato per lui.

Non rispondo.

Mi limito a sorridere appena e a concentrarmi sul bicchiere che ho davanti.

Sto per prendere un sorso quando, come se la serata non potesse peggiorare, la porta del Grill si apre di nuovo.

Caroline.

E con chi è?

Damon, ovviamente.

Ecco, perché la mia vita non può mai essere semplice?

Cerco di non fare troppo caso alla coppia, ma è impossibile.

Caroline è tutta risate e sguardi lanciati a Damon, e lui… beh, Damon è sempre Damon.

Non sembra minimamente interessato a quello che Caroline sta dicendo, e non posso fare a meno di notare come ogni suo movimento sia studiato.

Quasi teatrale.

E non perché penso che Damon abbia un reale interesse per Caroline – è piuttosto evidente che non ce l’ha.

Ma c'è qualcosa nel modo in cui si comporta che mi disturba.

Come se sapesse esattamente quanto il suo fascino possa confondere le persone, e lo usasse a suo vantaggio.

“Mi dà fastidio” dico sottovoce a Bonnie, mentre Damon si siede al tavolo con noi.
“Non so perché, ma mi dà fastidio.”

Bonnie mi lancia uno sguardo di comprensione "Caroline non è che un passatempo per lui.”

Annuisco.

Cerco di concentrarmi sulla conversazione attorno a me, ma non riesco.

C’è sempre quella presenza, quell'aria da predatore che Damon porta con sé.

Lo vedo ridere di qualcosa che dice Stefan, e non posso fare a meno di chiedermi cosa ci sia sotto quella facciata.

Forse è come Anakin, con un lato oscuro nascosto da qualche parte.

O forse è solo un attore che gioca un ruolo ben preciso, senza mai mostrare il vero volto.

Come in quei vecchi noir dove non puoi mai fidarti del protagonista, perché non sai mai se è davvero il buono o solo uno che si fa passare per tale.

Sto cercando di distrarmi con questi pensieri quando la porta del Grill si apre ancora una volta.

Questa volta sono Alaric e Jenna.

Oh, perfetto.

Proprio quello che ci voleva per completare il quadro della serata.

Alaric mi vede subito, ma cerca di non farci caso.

Jenna invece sorride e si avvicina con passo deciso, tutta sicura di sé “Ciao ragazze,” dice con quel tono amichevole che la rende così facile da apprezzare.

Non posso restare qui un secondo di più.

Troppa gente, troppi pensieri, troppe emozioni che non so gestire.

Mi alzo bruscamente, cercando di non sembrare troppo precipitosa “Penso che sia ora di andare.”

Elena mi guarda sorpresa “Di già? Ti va se ti do un passaggio a casa?”

La sua offerta mi coglie un po’ alla sprovvista, ma accetto con un cenno del capo “Sì, grazie. Mi farebbe comodo.”

"Ciao Tess" mi saluta Matt.

Gli faccio un cenno con la testa ed esco.

Uscire dal Grill è un sollievo.

L'aria fresca della sera mi schiaffeggia il viso e, per un attimo, mi sento più leggera.

Elena mi guida verso la sua macchina, e quando ci sistemiamo dentro, accende il motore in silenzio.

Per qualche minuto restiamo così, senza parlare.

Sto guardando fuori dal finestrino, osservando le luci di Mystic Falls che scorrono lentamente.

“Sembri pensierosa” dice infine, rompendo il silenzio.

“Lo sono” ammetto, senza distogliere lo sguardo dalla strada “C'è troppo in questa città. Troppa gente, troppe storie intrecciate.”

Lei sorride debolmente “Mystic Falls è così. A volte sembra che tutto sia connesso in qualche modo.”

“E tu come fai a gestirlo?” chiedo, girandomi finalmente verso di lei "Come fai a non impazzire con tutto quello che succede?" le chiedo, guardandola di sfuggita mentre continuo a fissare le luci fuori dal finestrino.

Elena si prende un secondo prima di rispondere.

Lo capisco dal modo in cui stringe appena il volante, come se stesse cercando di trovare le parole giuste.

Lei è così: sempre attenta a non dire qualcosa di troppo o troppo poco.

"Non lo so, forse non ci penso troppo," dice infine con un sorriso malinconico "Oppure ci penso troppo, e ho imparato a convivere con il caos."

Il caos.

Mystic Falls è il sinonimo perfetto di quella parola.

E io ci sono finita dentro senza nemmeno rendermene conto.

Ripenso a mio padre, ai suoi avvertimenti su Damon, su come dovrei stare alla larga da lui.

E poi ripenso a questa serata, a come mi ritrovo sempre nel mezzo di queste dinamiche complesse senza volere davvero esserci.

"Non deve essere facile" mormoro, tornando a guardare fuori dal finestrino.

Le strade sono tranquille, come se la città si fosse finalmente presa una pausa dal dramma infinito che la avvolge.

Elena sospira piano, e posso sentire la sua stanchezza in quel suono, come se portasse sulle spalle il peso di più cose di quante ne riesca a sopportare.

"Non lo è. Ma siamo qui, no? Facciamo quello che possiamo con quello che ci viene dato."

"Già," rispondo, anche se non sono sicura di cosa significhi davvero.

Fare quello che possiamo.

Cosa posso fare io?

Non mi sento nemmeno parte di tutto questo, eppure ne sono inevitabilmente coinvolta.

È come essere intrappolata in una di quelle vecchie storie di mistero, dove non sai mai chi è davvero dalla tua parte e chi sta solo giocando un ruolo.

Per qualche secondo, regna il silenzio.

La macchina scivola lentamente attraverso le strade deserte di Mystic Falls, e io mi sento quasi come in un film di David Lynch, dove tutto sembra normale in superficie, ma sai che sotto c’è qualcosa di profondamente sbagliato.

"Come stai?" Elena mi chiede all'improvviso, interrompendo i miei pensieri.

Il suo tono è sincero, gentile, e mi costringe a guardarla.

Alzo un sopracciglio. "In che senso?"

"Nel senso che... beh, da quando sei arrivata, non dev'essere facile per te. Nuova città, nuove persone, nuove... stranezze."

Ah, le "stranezze".

Una parola delicata per indicare tutto quello che non va a Mystic Falls.

Non posso fare a meno di sorridere, un sorriso amaro però "È strano. Tutto qui. Non lo so... come dovrei sentirlo."

Elena annuisce, come se capisse perfettamente.

E forse lo fa davvero.

"Ci si abitua, col tempo. O forse no. Forse semplicemente impari a gestire tutto in modo diverso. A convivere con l'incertezza."

La guardo, cercando di decifrare quello che dice.

"Convivere con l'incertezza, eh? Tipo giocare a carte scoperte, ma senza sapere quali carte ha l'altro?"

"Esattamente," dice ridendo "Ogni giorno è una scommessa."

Siamo quasi arrivate a casa.

La riconosco dal modo in cui la luce della veranda illumina leggermente la strada.

Mi sento stanca, e non solo fisicamente.

È come se ogni singola interazione a Mystic Falls mi drenasse più energia di quanta io ne abbia da dare.

Quando Elena ferma la macchina, mi giro verso di lei "Grazie del passaggio."

Lei mi sorride, ma è un sorriso che nasconde qualcosa.

Come se sapesse più di quanto voglia dire "Non c'è di che. E se hai bisogno di parlare... sai dove trovarmi."

Annuisco, ma non dico altro.

Mi lascio scivolare fuori dalla macchina, chiudendo la portiera con un leggero clic.

Cammino verso la porta di casa, sentendo il rumore delle gomme sull'asfalto mentre Elena si allontana.

Non so se quella conversazione mi ha aiutato a capire qualcosa di più, o se mi ha lasciato ancora più confusa.

La verità è che Mystic Falls sembra una città normale solo a chi non guarda troppo da vicino.

Ma quando lo fai, quando ti fermi e osservi davvero... tutto comincia a sembrare fuori posto.

Come in quei sogni in cui cammini in un posto familiare, ma sai che qualcosa è profondamente sbagliato.




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