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5. Back to the Fabulous 50's

La mattina della festa anni '50 è più caotica di quanto avessi immaginato.

Mi ritrovo nella palestra della scuola, circondata da palloncini, bandierine e quel tipo di decorazioni che qualcuno ha probabilmente trovato in uno scatolone dimenticato da decenni.

L’atmosfera è un mix tra il ridicolo e il nostalgico, e mi chiedo chi possa davvero provare una qualche forma di eccitazione per un evento del genere.

Ah, giusto, Caroline.

“Sono così entusiasta che tu sia venuta ad aiutarci!” esclama Caroline con l'energia di qualcuno che ha bevuto troppo caffè.

Sta appendendo uno striscione che recita Back to the Fabulous 50’s con la precisione di un chirurgo.

“Certo, chi non vorrebbe passare una mattina intera a cercare di far stare in piedi palloncini senza che volino via?” rispondo, mentre lego l’ennesimo nastro rosso intorno a un tavolo.

Bonnie alza gli occhi al cielo con un sorriso “Ammettilo, non è così male. Almeno hai l'opportunità di passare del tempo con noi.”

“Sì, certo,” ribatto “Chi potrebbe resistere al richiamo della colla a caldo e delle decorazioni vintage?”

Caroline mi ignora o, più probabilmente, decide di non cogliere il sarcasmo.

In effetti, ha una sorprendente capacità di ignorare tutto ciò che potrebbe rovinare il suo entusiasmo.

Ed è una cosa che quasi ammiro, in un certo senso.

Io?

Io sarei crollata già da tempo.

Dopo qualche ora di lavoro – o, nel mio caso, di resistenza passiva-aggressiva al lavoro – l’allestimento è completo.

La palestra sembra appena uscita da un film anni '50, con jukebox finti e tavoli che simulano le vecchie tavole calde americane.

Caroline si guarda intorno soddisfatta, come se avesse appena diretto la decorazione di un set cinematografico.

“Perfetto!” esclama “Grazie mille per l’aiuto, Tess”

Mi limito a sorridere e a fare un vago cenno con la testa, pensando solo a come uscire da lì il prima possibile.

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Arrivo a casa con l’intento preciso di cancellare ogni traccia di sudore, colla e polvere accumulati durante la mattinata.

Mi faccio una doccia calda e mi lascio alle spalle l’odore di palloncini sgonfi e stendardi stantii.

L’acqua scorre e mi fa sentire, almeno per un po’, come se fossi in un mondo normale, senza feste retrò e senza la sensazione costante che ci sia qualcosa di pericoloso nascosto dietro ogni angolo.

Dopo essermi asciugata, apro l’armadio e osservo sconsolata i miei vestiti.

L’unico abbigliamento che ricordi vagamente gli anni '50 è una gonna a ruota rosa e nera.

Non sono mai stata una fan dei travestimenti, ma a Mystic Falls sembra che tutto si riduca a fare finta di essere qualcun altro.

Forse in questo non sono così diversa da chiunque altro qui.

Con un sospiro, mi metto la gonna e una blusa bianca e mi preparo per affrontare la serata.

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La festa è già iniziata quando arrivo.

Le luci soffuse della palestra creano un'atmosfera strana, quasi surreale.

Tutti sono vestiti a tema, ma, guardando le persone intorno a me, non posso fare a meno di sentirmi come una comparsa in un film di serie B.

“Ehi, Tess!” Elena mi chiama appena entro.

È con Bonnie e Caroline, ovviamente, e sembrano tutte entusiaste “Vieni, ti stavamo aspettando!”

Mi avvicino, cercando di sembrare più entusiasta di quanto in realtà non sia.

Ci sediamo a un tavolo vicino alla pista da ballo, e per un po’ chiacchieriamo. E

lena è sempre gentile, cercando di farmi sentire parte del gruppo, mentre Bonnie ascolta attentamente e Caroline... beh, Caroline è Caroline.

Sta già parlando di chi potrebbe essere nominato “re e regina della festa” con una determinazione che mi fa quasi ridere.

Mentre cerco di distrarmi con la conversazione, Stefan arriva e ci interrompe “Buonasera” dice con la solita calma che sembra nascondere tutto ciò che veramente gli passa per la testa.

Bacia Elena poi si unisce alla nostra conversazione che ha sorprendentemente cambiato argomento.

Dietro di lui c'è un uomo.

Alto, sguardo penetrante, occhi blu che sembrano bruciare di una luce fredda.

I capelli neri sono in perfetto contrasto con il suo sorriso ironico, quasi pericoloso.

Sembra la versione oscura e tormentata di Stefan, ma con una presenza che riempie la stanza.

“Lui è Damon” dice Stefan, con una leggera tensione nella voce.

Mi limito a fissarlo, sentendo qualcosa di strano nel modo in cui mi sta guardando.

C’è qualcosa di magnetico, quasi ipnotico in lui.

Damon mi sorride, un sorriso che sembra conoscere ogni segreto che sto cercando di nascondere, anche quelli che non so nemmeno di avere.

“Piacere di conoscerti” dice, la sua voce profonda e vellutata.

“Sì... A-anche per me” balbetto, cosa che raramente mi capita.

Non so esattamente perché, ma sono completamente incantata da questo sconosciuto.

Stefan lo guarda con disapprovazione, chiaramente non contento della presenza del fratello “Damon, credo ti stiano chiamando al tavolo degli alcolici”

Damon sorride ancora, questa volta in modo apertamente provocatorio “Certo, fratellino. Non voglio disturbare.”

E con un ultimo sguardo a me, si allontana nella folla, muovendosi con una grazia che non dovrebbe appartenere a un essere umano.

Non posso fare a meno di seguirlo con lo sguardo, anche quando è ormai lontano.

Cosa diavolo è appena successo?

“Tutto bene?” mi chiede Elena, vedendo che sono rimasta un po' troppo a fissare nel vuoto.

Il suo tono è preoccupato, ma non invadente.

Distolgo lo sguardo da Damon con difficoltà e torno alla realtà “Sì, sì, tutto a posto. Stavo solo... pensando.”

“Non lasciarti incantare da Damon” dice Stefan, tornando a sedersi accanto a noi “Non è... come sembra.”

Non sono sicura di cosa voglia dire con questo.

È come se Stefan volesse mettermi in guardia, ma non volesse nemmeno rivelare troppo.

Elena lo guarda, poi rivolge di nuovo lo sguardo verso di me.

“Damon è... complicato” aggiunge Elena con un sorriso incerto.

Certo.

Tutto qui è complicato.

Mi guardo intorno e noto che Alaric è in fondo alla palestra.

Sta parlando con una donna che non conosco.

Li osservo per un attimo, cercando di capire chi sia quella persona.

“Quella è mia zia Jenna” dice Elena, notando il mio sguardo.

“Jenna?” ripeto, sorprendendomi.

“Sì, vive con noi da quando... beh, da quando i miei genitori sono morti.” Elena abbassa lo sguardo per un attimo, e c'è un silenzio che cala tra di noi “È stato un incidente stradale.”

Ora capisco.

E mi sento anche un po’ in colpa per aver chiesto “Mi dispiace,” dico sinceramente.

Elena sorride debolmente, ma il dolore è ancora lì, visibile nei suoi occhi “È successo ormai un po’ di tempo fa, ma fa sempre male.”

Cerco di concentrarmi sulla conversazione, ma i miei occhi continuano a scivolare su Damon, che si è spostato vicino al bancone, parlando con qualcuno che non riconosco.

Ogni tanto il mio sguardo incrocia il suo, e lui sorride come se sapesse esattamente cosa sto pensando.

Non so perché, ma c’è qualcosa in lui che mi intriga e mi spaventa allo stesso tempo.

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Durante il tragitto in macchina verso casa, non posso fare a meno di pensare a tutto quello che è successo.

Non riesco a togliermi Damon dalla testa.

“Così, sembra che tu ti sia divertita” dice papà, spezzando il silenzio.

“È stato interessante” rispondo, cercando di sembrare disinvolta.

Poi, non riesco a trattenere la curiosità “Hai conosciuto il fratello di Stefan? Si chiama Damon.”

Alaric si irrigidisce leggermente al volante “Damon Salvatore?”

“Sì,” rispondo lentamente “Perché? Lo conosci?”

Papà resta in silenzio per un attimo, concentrato sulla strada davanti a noi.

L’aria nella macchina si fa un po’ tesa, e posso sentire che non vuole parlare di Damon.

Strano.

Ma prima che possa chiedere altro, decido di cambiare argomento, per alleviare la tensione.

Non è il momento di insistere su cose che chiaramente non mi vuole raccontare.

“Parlando di persone misteriose” inizio con tono casuale, fingendo di essere disinteressata “ho visto che hai passato tutta la sera a parlare con Jenna.”

Lo osservo di lato, aspettandomi qualche reazione.

Un tic nervoso della bocca, un accenno di rossore, qualunque segno che mi confermi di aver toccato il punto giusto.

E voilà, eccolo lì.

Papà si schiarisce la gola e sistema la presa sul volante, il che è praticamente la sua versione di 'sono imbarazzato, ma non voglio che tu lo sappia'

“Jenna è una persona simpatica” dice, cercando di mantenere un tono serio e professionale. Ma non ci casco “Voleva solo parlare un po’ del lavoro... della scuola.”

“Ah, certo. Della scuola” La mia voce è un concentrato di sarcasmo “Come no. Di sicuro tutta quella conversazione appassionata riguardava i protocolli d’insegnamento e l’importanza della disciplina in classe, vero?”

Papà lancia un’occhiata di sbieco, senza mollare il colpo “È la tutrice di Elena e Jeremy. Era giusto conoscerla meglio.”

Lo guardo per qualche secondo, in attesa che si tradisca con qualche segno rivelatore, ma niente.

È bravo a mantenere la calma, troppo bravo

Questo mi irrita.

“Papà, ammettilo. Ti piace,” lo provoco, appoggiandomi contro il finestrino con un sorriso divertito “E non tirarmi fuori la scusa del lavoro. Ci hai parlato tutta la sera, l’ho visto.”

Si schiarisce di nuovo la gola, segnale inequivocabile che l’ho colpito nel segno “Non è così, Tessa,” insiste, ma la sua voce si incrina leggermente.

Quasi impercettibile, ma c’è.

“Oh, no. Ma certo, come no. Allora, perché ho visto che ti sei avvicinato di nuovo a lei a fine serata, eh? A fare che cosa esattamente? Parlare di altro lavoro?”

Lo prendo sempre più in giro, e stavolta lui sorride un po’, anche se cerca di nasconderlo.

Ho vinto.

So di aver vinto.

“Tess” mi avverte lui con un tono che cerca di essere severo, ma fallisce miseramente.

“Cosa? Sto solo dicendo quello che vedo,” rispondo innocente, sollevando le mani in segno di resa “Voglio solo dire che non sarebbe male se... sai, uscissi con qualcuno ogni tanto. Jenna mi sembra simpatica. Anche se non capisco cosa possa trovare di affascinante nel tuo modo noioso di parlare di storia per ore.”

Papà scuote la testa, ma non può fare a meno di sorridere “Dovresti concentrarti di più su te stessa, piuttosto che psicoanalizzarmi”

“Sì, sì, come vuoi.” Faccio finta di sbuffare, ma dentro sono divertita.

È un buon diversivo, in fondo.

Qualcosa che toglie la mia mente da Damon, anche se solo per un momento.

Restiamo in silenzio per qualche minuto, con solo il rumore della macchina che attraversa le strade deserte di Mystic Falls.

Ma non posso fare a meno di tornare a pensare a Damon.

Il suo volto mi torna in mente, quella sicurezza con cui si muove, come se il mondo intero gli appartenesse.

E quel sorriso… inquietante e affascinante allo stesso tempo.

“Jenna sembra una persona in gamba” dico, ritornando sull'argomento prima che papà sospetti che ho la testa da un’altra parte.

“Lo è” risponde lui, tornando subito alla normalità “È una donna forte. Non deve essere facile prendersi cura di due ragazzi, specialmente dopo tutto quello che è successo.”

Rimango in silenzio, riflettendo su quelle parole.

Jenna sembra davvero una tipa in gamba, ma mi viene da pensare a Elena e a quello che mi ha detto dei suoi genitori.

Un'altra famiglia con una storia tragica.

Sembra che Mystic Falls sia piena di segreti e dolori nascosti.

Forse è proprio per questo che Damon mi incuriosisce così tanto.

Sembra avere un’aria di mistero ancora più densa di quella di Stefan, qualcosa di oscuro che non riesco a decifrare.

“Papà,” inizio, cercando di trovare le parole “Cosa sai di Damon?”

Questa volta la tensione ritorna immediatamente.

Lo vedo stringere leggermente la mascella, e so che la mia domanda lo ha colpito nel punto giusto.

Non risponde subito, il che è strano per lui.

Di solito ha sempre una risposta pronta, anche per le domande più complicate.

“Damon... è qualcuno di cui devi stare alla larga” dice infine, con una voce seria che non avevo sentito spesso.

Questa risposta, ovviamente, non fa altro che accrescere la mia curiosità “Perché?"

Papà scuote la testa. Non voglio che ti metti nei guai con lui.”

Sento il solito nodo di frustrazione formarsi nello stomaco.

Il solito discorso vago e protettivo.

Ma so riconoscere quando è il momento di insistere e quando no, quindi per ora lascio perdere.

Ma solo per ora.

“Okay, okay, ho capito” dico, alzando le mani come segno di resa “Starò alla larga da lui.”

Papà annuisce, ma non sembra completamente convinto.

E francamente, nemmeno io lo sono.

Damon è una specie di calamita per la mia attenzione, e qualcosa mi dice che non sarà così facile tenermi lontana da lui, indipendentemente da quanto pericoloso possa essere.

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