11.
Torno a casa tardi, la mente ancora piena delle parole di Damon, dell’atmosfera opprimente nella sua casa, della Camaro che ruggiva come una bestia sotto di me.
Il battito del cuore sembra un rumore di sottofondo che non riesco a ignorare, mentre cerco di entrare in casa senza fare rumore.
Mi fermo un istante sulla porta, cercando di raccogliere i pensieri confusi che mi assalgono.
Cosa ci faccio davvero in questa città?
Cosa mi stavo cercando, di preciso, mentre seguivo Damon Salvatore nel cuore della notte?
E se le storie di papà non fossero solo fantasie?
Mi fa un po’ paura ammettere che c'è qualcosa di magnetico in lui, qualcosa che non riesco a spiegare con parole razionali.
È come se mi stesse coinvolgendo in un gioco pericoloso, eppure non posso fare a meno di sentirmi attratta.
Ho promesso tante volte di stare lontano da lui, ma ogni volta che ci incontriamo, è come se un mistero più grande mi chiamasse.
Provo a scacciare questi pensieri, a concentrarmi sulla realtà della casa.
Quando entro, il tappeto mi fa inciampare e la mia mente ritorna immediatamente al presente.
La casa è buia e silenziosa, ma non completamente vuota.
La luce del salotto è accesa, e mentre cammino cautamente lungo il corridoio, sento il rumore dei passi di mio padre che si avvicina.
Alaric sbuca con la testa dal salotto, il suo sguardo immediatamente vigile.
“Sei tornata tardi” dice con quel tono che mi fa capire subito che qualcosa non va.
Non c'è rabbia nei suoi occhi, ma una sorta di preoccupazione sottile “Dove sei stata?”
Mi blocco, cercando di capire come rispondere senza sembrare troppo evasiva.
So che la verità, quella che riguarda Damon e la sua casa, sarebbe fuori luogo.
Eppure, so che se mento, lui lo percepirà.
Ma non posso dire di essere stata da Damon.
Non ora, non così.
“Ho... ho fatto una passeggiata” rispondo, cercando di sembrare disinvolta “Con gli altri”
Mio padre alza un sopracciglio.
Non è convinto, ma non insiste subito.
Lo conosco troppo bene, e so che sta valutando ogni parola, ogni piccolo gesto “Tess” dice poi, il tono diventando più serio “lo so che sei adulta e capace di prendere le tue decisioni, ma ricorda che sei nuova in città. Devi stare attenta.”
“Lo so, papà” rispondo velocemente, anche se dentro di me non riesco a liberarmi della sensazione di trovarmi in un territorio pericoloso, senza una mappa.
Mi sembra che in qualche modo lui stia cercando di proteggermi, ma da cosa?
Non so se è la sua solita preoccupazione da genitore o se c’è qualcosa di più che non mi sta dicendo.
Annuisce, ma il suo sguardo rimane sospetto.
So che sta cercando di leggere tra le righe della mia risposta, ma decide di lasciar perdere per il momento “Non dimenticare che a Mystic Falls ci sono molte cose che non conosci. Siamo tutti... legati a questa città in modi che non capisci ancora.”
Mi blocco un momento, confusa.
Cosa intende dire?
So che c'è qualcosa di più, qualcosa di oscuro che si nasconde sotto la superficie di Mystic Falls.
Ma non riesco a capire se stia parlando di Damon o di altro.
C'è una sensazione di inquietudine che cresce in me, come se ogni parola di mio padre fosse una pietra che aggiunge peso al mio già incerto stato d’animo.
Provo a cambiare argomento per alleggerire la tensione.
Non voglio che si accorga che qualcosa non va.
Voglio che il nostro dialogo torni alla normalità, che la casa ritorni ad essere quel luogo familiare che conosco, e che i misteri della notte svaniscano “Allora, papà, ti sei divertito con la zia di Elena? Spero che non ti sia annoiato troppo con lei.”
Alaric sembra rilassarsi un po’, ma c'è ancora qualcosa nei suoi occhi che non mi piace.
Un misto di sarcasmo e di imbarazzo “Non è stato male” dice, come se stesse cercando di giustificare qualcosa “Ha sempre un modo tutto suo di vedere le cose.”
Mi trovo a sorridere, forse un po’ troppo forzatamente “Immagino,” rispondo “Beh, spero che non sia stato troppo... Strano”
Alaric si strofina la testa, quasi a cercare di non ridere ma non ci riesce “Tutt'altro. Mi sono divertito molto”
Annuisco, ma dentro di me c'è un altro nodo che si stringe.
Sospirando papà si alza e si avvicina a me, come per cercare di distrarmi “Domani parleremo delle nostre avventure Tess. Vado a letto.”
“Va bene, buona notte” rispondo distrattamente, ma la mia mente è già altrove.
Mi dirigo verso la mia stanza con un altro nodo in gola.
Così tanto è accaduto stasera, eppure non so come mettere insieme i pezzi.
Mi sdraio nel letto e chiudo gli occhi, ma non riesco a fare a meno di pensare.
La sua voce.
Quel sorriso che non riuscivo a interpretare del tutto.
L’atmosfera che si era creata, come se tutto fosse sospeso tra la realtà e un sogno oscuro.
Quello che Damon aveva detto sulle storie oscure di Mystic Falls... i vampiri, le creature della notte.
Eppure, tutto mi sembra così lontano dalla realtà, da quello che conosco.
Come posso prendere sul serio qualcosa che sembra uscito da una leggenda?
Eppure, c’era qualcosa nei suoi occhi che mi aveva fatto dubitare di tutto ciò che pensavo di sapere.
Quel sorriso, quella sfumatura predatoria che sembrava nascondere più di quanto mostrasse.
Mi sento confusa, ma anche curiosa.
E questa curiosità mi spaventa.
So che non dovrei, che dovrei stare lontana, ma Damon è come una calamita.
Ogni volta che ci vediamo, mi sento come se stessi crollando in un abisso che non posso evitare.
E se questo abisso fosse pericoloso?
Mi giro nel letto, cercando di trovare una posizione comoda, ma non riesco a smettere di pensare.
La sensazione che qualcosa non vada, che ci sia una verità più grande nascosta sotto la superficie.
Il pensiero mi tormenta, ma non so come fare a fermarlo.
Mi sento come una marionetta, sospinta da un filo invisibile che mi trascina dentro qualcosa che non posso comprendere.
Alla fine, crollo nel sonno, ma non è un sonno tranquillo.
I sogni sono frammentari, veloci, inquietanti.
Vedo Damon, vedo Mystic Falls, vedo le ombre che si allungano più lunghe di quanto dovrebbero.
Ogni scena è confusa, sfocata, eppure so che c'è qualcosa di oscuro, di irrisolto che mi attende.
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